Archivio per la categoria Argentina

Come uscire dalla sconfitta

Luis Mattini

Indubbiamente, sarebbe molto pretenzioso da parte mia dare una risposta a questa preposizione. In cambio propongo di mettere sul tavolo alcuni fatti e riflessioni che potrebbero contribuire all’uscita. Iniziamo a ridefinire la sconfitta. Non si tratta più dell’evidente sconfitta militare subita a partire dall’instaurazione del terrorismo di stato, piuttosto delle conseguenze di quel processo, il quale, quando si ritirarono i militari, più sconfitti dagli inglesi che dal nostro popolo, si aprì a ciò che viene chiamato democrazia, ed in effetti si instaurò un sistema democratico che si mantiene stabile già da decenni ma che, con tutto il buono che c’è rispetto alle dittature, ha governato una delle epoche di maggior oscurità della storia nazionale. La maggiore oscurità è quando si riescono a sconfiggere i sogni.

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Ledesma: Dopo 4 morti, l’espropriazione

In sessione straordinaria, la Legislatura jujeña ha approvato, ieri lunedì, l’espropriazione all’impresa Ledesma di quaranta ettari, destinati a “soddisfare le necessità sociali della popolazione del luogo”. Giovedì passato avevano tentato di sgomberare con gas e pallottole 15 dei 135 mila ettari che Ledesma ha nella provincia, con un saldo di quattro morti, più di 30 feriti, 10 donne e 12 uomini arrestati. L’avvocatessa Mariana Vargas a voce fa l’ovvia conclusione: “Si sono dovuti avere quattro morti per espropriare alla fine le terre, che sono una richiesta sociale di anni fa”.

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“Non c’è ancora una vera democrazia, per questo bisogna continuare a fare pressione”

Emma Gascó e Martín Cúneo

Intervista a Osvaldo Bayer, storico e scrittore argentino

Questo storico rilegge l’origine dell’attuale disuguaglianza nella distribuzione delle terre: la spogliazione sofferta dai popoli originari da parte dei grandi proprietari terrieri argentini.

Nel 1963, Osvaldo Bayer suggerì in una conferenza su Rauch (Buenos Aires) la realizzazione di un plebiscito per cambiare il nome del paese con quello di Arbolito. La proposta non avrebbe suscitato tante controversie se il nome originale non avesse fatto riferimento ad uno dei generali che diresse la prima grande campagna contro i popoli originari: quello di Arbolito, all’indigeno ranquel che lo uccise.

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Zanon: blocco stradale per l’esproprio

Nonostante che fu votata nell’agosto del 2009,  durante la Legislatura, mai si è concretizzata la procedura che permette l’esproprio dell’importante fabbrica di ceramiche Zanón ed il suo trasferimento nelle mani della Cooperativa FASIPAT (Fabbrica senza Padroni), che da più di 9 anni la occupa continuando la produzione. Così, questo lunedì 18 aprile, i 470 lavoratori hanno protestato lungo la strada 7 facendo un blocco per chiedere al governo di Jorge Sapag di effettuare il pagamento di 22 milioni di pesos, con fondi del bilancio provinciale, ai creditori privilegiati (tra i quali la Banca Mondiale) ed il trasferimento definitivo delle attività e della proprietà dell’impresa. Cristian Mellado, del settore stampa della cooperativa, ha spiegato a lavaca che: “per due anni il governo non fa questo pagamento e fa sì che altri creditori incomincino a presentare senza fondamento istanze di incostituzionalità, e ciò comporta che sia ritardata la fine della procedura”. L’esproprio definitivo permetterebbe ai lavoratori di contrarre dei crediti, di rinnovare i macchinari che datano dal decennio degli anni 80 e così di aumentare la produzione ed i posti di lavoro, istanze che lo stesso Sapag ha considerato come “manovre politiche”. Cristian e i lavoratori si chiedono: “È politico protestare per il lavoro?” Sicuramente lo è, ma in un senso molto differente da quello che indica il governatore.

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“È chiaro che il Consenso di Washington è già morto”

Intervista ad Amado Boudou, ministro dell’Economia

Roberto Navarro

“Le principali potenze del mondo stanno dando il certificato di morte al Consenso di Washington ed ora si è aperto un dibattito sull’economia che verrà”, ha sentenziato il ministro dell’Economia, Amado Boudou, in una intervista telefonica dagli Stati Uniti con Página/12, dove ha partecipato ai dibattiti della riunione dei ministri delle Finanze del Gruppo dei 20 e, da ieri, all’Assemblea Annuale di Primavera del FMI e della Banca Mondiale. Il ministro dell’Economia, Amado Boudou, ha definito in questi termini la discussione che c’è stata tra i membri del Gruppo dei 20 nell’ambito all’Assemblea Annuale di Primavera del FMI. Uno dei temi centrali del dibattito è stato il rialzo dei prezzi delle derrate. Boudou ha sottolineato che “se le potenze vogliono mitigare la fame nei paesi poveri, che li aiutino a creare lavoro”. Rispetto al nuovo indice nazionale dei prezzi al consumatore, ha precisato che verrà fatta una nuova indagine dei costi e che lo strumento che nascerà sarà usato per i buoni vincolati al CER.

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15 anni di soia: la prova del delitto

La soia transgenica e l’uso del glifosato furono approvati 15 anni fa con una procedura espressa, solo 81 giorni, ed in base a studi della stessa impresa Monsanto. Per la prima volta il rapporto di 146 pagine è analizzato in modo scientifico da sei ricercatori (un articolo di Darío Aranda per lavaca).

Lunedì 25 marzo 1996 era un giorno soleggiato nella città di Buenos Aires, fresco di mattina, caldo di pomeriggio, come tanti all’inizio dell’autunno. Nell’ampio ufficio di Paseo Colón 982, allora Segreteria dell’Agricoltura, fu approvato il rapporto che avrebbe modificato radicalmente la struttura agricola e dell’allevamento dell’Argentina. Dopo una procedura che durò solo 81 giorni, il segretario per l’Agricoltura, Felipe Solá, firmò il decreto 167 che autorizzò la produzione e la commercializzazione della soia transgenica, con l’uso del glifosato. Per la prima volta, a quindici anni da quel giorno, scienziati di varie discipline hanno avuto la possibilità di leggere il rapporto e di studiare le prove sulla presunta non pericolosità della coltivazione. Dalla lettura viene confermato che l’autorizzazione è carente di studi sugli effetti sugli uomini e sull’ambiente, l’informazione è incompleta e tendenziosa, ed hanno messo in discussione il fatto che lo Stato argentino non abbia effettuato proprie indagini ed abbia preso come proprie le relazioni presentate dalla parte interessata (l’impresa Monsanto). In Argentina ce ne sono 19 milioni di ettari (il 56 per cento della superficie coltivata) e sono utilizzati 200 milioni di litri di glifosato.

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In Argentina i movimenti sociali costruiscono il potere popolare a partire dall’agire quotidiano

Leandro Albani

Lo scrittore e membro del FPDS parla della realtà dei movimenti sociali in Argentina, delle loro lotte e sfide.

Resumen Latinoamericano/AVN – Per i movimenti sociali argentini la costruzione del potere popolare è una questione quotidiana che viene realizzata nei territori più colpiti dal neoliberismo.

In una intervista all’Agenzia Venezolana di Notizie (AVN), lo scrittore e membro del Frente Popular Darío Santillán (FPDS), Guillermo Cieza, ha affermato questo.

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Argentina: tribunale a favore della Benetton contro gli indigeni di cui ha comprato le terre

Pochi giorni dopo l’annuncio fatto dalla presidente argentina Cristina Fernández su un progetto di legge per limitare l’acquisto di terre da parte di imprese straniere, lo scorso 3 marzo il tribunale di Esquivel nell aprovincia di Chubut nella Patagonia ha definito illegale l’occupazione di terre fatta dalla comunità Santa Rosa e obbliga la comunità ad andarsene. Prosegui la lettura »

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Gli “investimenti” delle multinazionali della globalizzazione nei paesi del Sud

Schiavi moderni nei “campi d’oro” della Pioneer-DuPont

Guadalupe Rodríguez

 “Camminiamo su campi d’oro” (We walk in Fields of Gold) (1), dice letteralmente la canzone che accompagna un video nella pagina web del produttore di semi Pioneer, proprietà della multinazionale nordamericana DuPont. E non è strano che si riempiano di oro, giacché questi straordinari profitti vengono accumulati alle spalle dei lavoratori schiavi che questa impresa tiene nell’umida pampa argentina e che sono venuti alla luce del sole a gennaio 2011. La prima cosa che attira l’attenzione è l’immagine, apparsa nella stampa argentina, dei stretti cassoni o ripiani in cui debbono dormire i lavoratori. Approfondendo, torniamo a constatare la perversità dell’affare agricolo, del sistema agricolo industriale che si espande e viene imposto, e delle bugie su cui si sostiene nel nostro mondo globalizzato questo sistema.

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Lavoratori e sindacalisti sono protagonisti di manifestazioni

 Tatiana Félix

Lavoratori e organizzazioni sindacali dell’Argentina tra ieri ed oggi hanno dato vita a manifestazioni per rivendicare i propri diritti ed esigere migliori condizioni di lavoro. La prima manifestazione è avvenuta questo mercoledì sulla linea ferroviaria per Mar del Plata, quando i ferrovieri hanno attuato un blocco per chiedere, una volta di più, il compimento dei propri diritti lavorativi “non riconosciuti dall’impresa e dimenticati dai sindacati”.

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L’occupazione

Raúl Zibechi 

L’irruzione dei più poveri di Buenos Aires sullo scenario urbano, attraverso le massicce occupazioni di terreni per richiedere abitazioni degne, è stata sul punto di generare una crisi politica nel momento in cui svelava i limiti dell’attuale modello di accumulazione. Alla fine, quando la repressione e l’odio classista si sono mostrati impotenti a contenere ciò che minacciava di trasformarsi in una ondata di occupazioni, i governi, nazionale e della città, hanno messo da parte le loro discussioni preelettorali  per firmare un accordo che non apporta soluzioni di fondo ma stabilisce una difficile tregua tra tutti gli attori.

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Le Madri possono essere memoria, ma non storia

Luis Mattini

Per la sinistra ufficiale, quella che nei settanta fu passiva e critica del progetto rivoluzionario che rappresentammo, e per molti delle nuove generazioni la Presidentessa delle Madri di Plaza de Mayo, Hebe de Bonafini, è la memoria di quell’epoca, e sicuramente lo è dal punto di vista della denuncia delle atrocità dei militari, ossia i crimini di guerra. Questo spiega il lamentevole fatto che quasi tutto il ricordo che viene dai tempi immediatamente successivi ai fatti, è la memoria della morte. La parte negativa di questa visione limitata, parziale, è che stiamo riempiendo l’Argentina di musei della memoria che sembrano Panteon della morte.

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Argentina: Le relazioni commerciali con la Cina ed il modello produttivo

Nave da carico dalla Cina per Buenos Aires

Julio C. Gambina

Tra i dati che negli ultimi anni spiccano circa la crescita economica dell’Argentina appare il surplus commerciale, prodotto dalla diversificazione geografica del commercio estero e da una specializzazione primaria della produzione nazionale, favorita dall’aumento dei prezzi internazionali, specialmente degli alimenti, e tra quelli della soia e dei suoi derivati. Forse è un’eccezione a questa regola l’importante presenza del cartello dell’automobile e la crescita dell’oro tra i prodotti minerari.

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L’ammiraglio che ha mostrato il suo vero volto

Emilio Massera

Sulla morte del genocida Massera: articolo di Osvaldo Bayer

Un personaggio così assoluto come il morto non si può trovare in tutta la storia argentina. Assoluto nella sua totale decadenza morale, crudeltà, ambizione fuori da ogni misura. Ammiraglio della Marina da Guerra Nazionale. Solamente Massera.

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“K”

“… gli stessi “nessuno” che quasi dieci anni fa scesero in strada gridando “che se ne vadano tutti” ritornano oggi per garantire che quelli che già ci sono rimangano. La qual cosa non è un paradosso, ma una conseguenza.”,  lavaca, 28 ottobre 2010.
Néstor Kirchner riciclò il “che se ne vadano tutti”, che permise nel 2003 il suo accidentale arrivo alla nuova istituzione, dalla Patagonia alla presidenza dell’Argentina, con solo un 22% di appoggio elettorale. Non ha senso criticarlo per non essere stato ciò che mai pretese di essere, a meno che si parta da una visione idealizzata di questo mutante che è il peronismo.
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