Un anno senza Mariano: l’uovo del serpente


Ad un anno dall’uccisione di Mariano Ferreyra la giustizia ha già stabilito chi sono gli autori del crimine, che ruolo hanno avuto nel realizzarlo e perché lo fecero. “L’indagine giudiziaria dimostra che la squadraccia dell’Unione Ferroviaria fu organizzata per controllare con la violenza i lavoratori delle ditte in subappalto ed evitare che si ripetessero le loro proteste”, sintetizza un rapporto del CELS che riassume il contenuto della causa che il prossimo 20 febbraio sarà portata in dibattimento.

 Sette componenti della squadraccia sono stati accusati di omicidio aggravato, tre dirigenti sindacali processati per istigazione, tra i quali il segretario generale dell’Unione Ferroviaria, José Ángel Pedraza. Due commissari della Polizia Federale, che dirigevano l’operazione, furono responsabili di aver liberato la zona, ed un vicecommissario di aver ordinato il blocco che permise agli assassini di ritirarsi dalla scena del crimine senza conseguenze. È stato anche identificato l’agente della Polizia Federale che filmò tutta l’operazione, eccetto i 5 minuti in cui avvenne l’assassinio di Mariano. La dimensione della “squadraccia”, secondo quanto descritto nell’indagine giudiziaria, mette in chiaro l’uovo di serpente che si stava allevando a difesa dell’affare ferroviario.

Il rapporto

Il minuzioso rapporto del CELS riassume così il contenuto della causa:

• Il 20 ottobre 2010 una squadraccia dell’Unione Ferroviaria assassinò il militante del Partito Operaio Mariano Ferreyra e ferì Elsa Rodríguez, Nelson Aguirre y Ariel Pintos, che partecipavano ad una protesta dei dipendenti dei subappalti della ferrovia Roca per reclamare il loro passaggio alla pianta stabile. La Polizia Federale fu presente sul posto fin dall’inizio della manifestazione ed ebbe, per fatti ed omissioni, una indubbia responsabilità. I funzionari della polizia collaborarono a liberare la zona dell’aggressione e non furono capaci di evitare la morte del giovane di ventitre anni né riuscirono ad identificare gli aggressori. Per questo è fondamentale che ambedue gli episodi siano analizzati come parte del medesimo avvenimento nel quale hanno avuto parte tanto i membri dell’Unione Ferroviaria come i poliziotti implicati.
• L’indagine per i fatti avvenuti nel quartiere portegno di Barracas ricadde sul Tribunale Nazionale per l’Istruttoria Penale n° 38, a carico della giudice Wilma López. La procuratrice che intervenne in prima istanza fu Cristina Camaño, che successivamente fu sostituita da Fernando Fiszer. Il CELS si presentò nella causa come querelante in rappresentanza dei familiari di Mariano.
• La giudice ed i procuratori fecero perquisizioni, presero delle testimonianze, raccolsero prove e garantirono un processo giudiziario serio e trasparente. Il loro primo risultato fu la messa sotto processo con la prigione preventiva dei sette presunti autori materiali: Cristian Favale, Pablo Díaz, Juan Carlos Pérez, Gabriel Sánchez, Guillermo Uño, Salvador Pipitó e Jorge Daniel González, tutti per il delitto di omicidio aggravato con il concorso premeditato di due o più persone, tentativo di omicidio aggravato (tre fatti) e violenza aggravata. Questa decisione fu confermata il 28 dicembre dalla I Sala della Camera Penale e Correzionale Nazionale, che stabilì che Favale e Sánchez dovevano essere considerati coautori, Pérez e Uño come principali partecipanti, Díaz come istigatore, e Pipitó e González come partecipanti secondari.
• D’altra parte, l’ 11 marzo 2011 López decise la messa sotto processo del segretario generale dell’Unione Ferroviaria, José Ángel Pedraza e dei suoi collaboratori, Juan Carlos Fernández y Claudio Alcorcel, per gli stessi fatti. Questa misura è stata confermata dalla Camera, nella sua sentenza del 4 aprile che stabilì che Pedraza e Fernández dovevano essere processati come istigatori, mentre Alcorcel doveva essere considerato un partecipante secondario.

Chi fece che

• L’indagine giudiziaria dimostra che la squadraccia dell’Unione Ferroviaria fu organizzata per controllare con la violenza i dipendenti delle ditte in subappalto ed evitare che ripetessero le loro proteste. Gabriel Sánchez y Cristian Favale spararono; Claudio Alcorcel facilitò l’arrivo sul posto di Favale e controllò la sua azione, contemporaneamente incoraggiò il gruppo dell’Unione Ferroviaria ad attaccare i manifestanti; le armi furono nascoste da Juan Carlos Pérez y Guillermo Uño; ‘nello stesso tempo, Jorge González y Salvador Pipitó liberarono la scena di fronte alla presenza dei giornalisti del canale di notizie C5N. Nel frattempo, Díaz coordinò il gruppo sul luogo dei fatti e si mantenne costantemente in contatto con Fernández y Pedraza.
La responsabilità della Polizia Federale
• L’indagine sulla responsabilità dei poliziotti coinvolti nell’operazione è ancora nella fase istruttoria presso lo stesso tribunale. Il 22 giugno la giudice López ha messo sotto processo i sei membri della Polizia Federale che avevano partecipato nell’operazione del 20 ottobre 2010: i commissari Jorge Ferreyra, Luis Mansilla e Hugo Lompizano, il vicecommissario Rolando Garay e gli effettivi Luis Alberto Echavarría y Gastón Conti. Nella risoluzione, la giudice ha archiviato la posizione di David Villalba, considerando che non esistevano prove sufficienti per coinvolgerlo nel fatto ed ha attribuito la mancata perquisizione nell’assalto all’adempimento di ordini dei suoi superiori che gli impedirono di avvicinarsi al luogo. La messa sotto processo è stata per i delitti di abbandono aggravato di persona con la conseguente morte, nel caso di Mariano Ferreyra, e di grave danno alla salute per le ferite che soffrì Elsa Rodríguez. Sebbene il CELS avesse chiesto che i poliziotti fossero considerati partecipi dell’omicidio di Ferreyra, la decisione della giudice rappresenta un nuovo progresso per chiarire il caso.
• I dirigenti dell’operazione, commissari Ferreyra, in carico presso la Divisione Roca della Polizia Federale, e Mansilla, capo del Dipartimento per il Controllo delle Linee, permisero che gli agenti liberassero la zona per rendere possibile l’attacco. Il vicecommissario Garay, presente sul luogo dei fatti, fu colui che permise agli aggressori di avvicinarsi ai militanti che si stavano spostando e successivamente ordinò di bloccare la zona per proteggere il gruppo dell’Unione Ferroviaria. Da parte sua, l’agente Villalba aveva il compito di filmare i fatti, funzione a cui ottemperò per tutta l’operazione, ad eccezione dei cinque minuti in cui avvenne l’attacco, che non furono registrati. Nel frattempo il commissario Lompizano e gli agenti Echavarría e Conti si occupavano di monitorare e controllare l’operazione nella Sala Operativa situata presso il Dipartimento Centrale di Polizia della città di Buenos Aires, dove ricevevano le immagini in tempo reale. Da quel luogo, con l’assenso dei suoi superiori, Conti ordinò il ripiegamento delle forze di polizia che permise l’attacco ai manifestanti.
• Il 24 maggio la giudice López ha portato al dibattimento orale la causa che è ricadura presso il Tribunale Criminale Orale n° 21, a carico dei giudici Carlos María Bossi, Diego Barroetaveña e Horacio Días. Le udienze cominceranno il 20 febbraio 2012.

20/10/2011

lavaca

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da
Un año sin Mariano: el huevo de laserpiente” traducido para lavaca por S., pubblicato il 20-10-2011 su [http://lavaca.org/notas/un-ano-sin-mariano-el-huevo-de-la-serpiente/], ultimo accesso 02-11-2011.

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