Archivio per la categoria Bolivia

Patria grande e soiera

Darío Aranda

Questo rapporto che oggi diventa pubblico, ma che MU ha anticipato nella sua edizione di luglio, rivela come la monocoltura della soia avanzi in Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay provocando disboscamenti, concentrazione delle terre e sfollamenti. In questo articolo Darío Aranda traccia la cartografia geopolitica ed economica del modello.

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Bolivia: viver bene?

Evo Morales è venuto ancora una volta in Italia, accolto da un pubblico numeroso ed entusiasta che giustamente vede in lui la nuova America Latina che resiste all’imperialismo e cerca una strada originale. Tuttavia mi sembra che il sostegno convinto a questa ed altre esperienze non debba escludere una visione a tutto tondo dei problemi e delle contraddizioni di questa ricerca del “buen vivir”. Prosegui la lettura »

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Dentro la rivoluzione tutto, fuori…

Sono 45 giorni che la Bolivia vive quotidianamente conflitti e tensioni nelle sue strade. Cortei contro e a favore del governo in un paese segnato storicamente dalla mobilitazione popolare.

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La Bolivia nazionalizza l’elettricità, atto di sovranità tra le proteste

Pablo Stefanoni

Evo Morales, da quando il 1° maggio 2006 occupò i campi di gas e petrolio con le Forze Armata e obbligò le aziende straniere a rinegoziare i loro contratti, in quasi tutti i successivi Giorni del Lavoro ha nazionalizzato qualche impresa per consolidare il suo progetto di “recupero statale delle risorse naturali e dei servizi di base”. E ieri ha ripetuto questo programma simbolico con l’occupazione militare dell’impresa elettrica  Transportadora de Electricidad.

Anche se queste nazionalizzazioni sono andate perdendo forza per la loro prevedibilità e per la decrescente importanza delle imprese “recuperate”, quest’anno l’impatto della misura a danno di capitali spagnoli è aumentato dopo le ripercussioni causate in Argentina dalla statalizzazione delle azioni della Repsol.

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Evo Morales: “L’ambientalismo è il nuovo colonialismo”

Affermando che “la destra non ha una proposta politica, democratica, strutturale o sociale”, il presidente della Bolivia ha ricordato il conflitto per la costruzione della strada che attraversa il Territorio Indigeno Parco Nazionale Isiboro Sécure (TIPNIS), ed ha dichiarato che “i nemici storici del movimento indigeno si presentano come difensori dell’ambiente quando le loro politiche non sono mai state dirette alla sua conservazione”.

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La Bolivia si oppone al Foro Mondiale dell’Acqua

J. Marcos y Mª Ángeles Fernández

 “L’equità e la giustizia nell’accesso all’acqua sono fondamentali ma sfortunatamente non sono state considerate”. Delle più di 130 delegazioni partecipanti al Foro Mondiale dell’Acqua, la Bolivia è stato l’unico paese che si è opposto in modo ufficiale e pubblico alla dichiarazione ministeriale, il risultato più importante di questa riunione che si celebra a Marsiglia (Francia), da lunedì 12 marzo fino a sabato 17.

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Bolivia: Le contraddizioni non sono bellissime ma catastrofiche

Pablo Mamani Ramirez

Il Vicepresidente della Bolivia, Álvaro García Linera, nella sua presentazione presso l’Istituto di Ricerche Economiche dell’Università Nazionale Autonoma del Messico dello scorso 7 febbraio, ha affermato riguardo le ultime lotte sociali: “Sono i problemi che viviamo, le tensioni, le bellissime tensioni rivoluzionarie di un processo vivo, di un processo che in ogni momento si retroalimenta, che modestamente offre le sue esperienze alle esperienze di altri popoli e del continente”.

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Il popolo boliviano vive la più grande rivoluzione sociale

Luis Hernández Navarro

Intervista al vicepresidente della Bolivia, Álvaro García Linera

“Gli indigeni, che erano predestinati ad essere contadini, operai, portieri o camerieri, oggi sono ministri, legislatori, direttori di imprese pubbliche, magistrati, governatori o presidente”.

Álvaro García Linera, oltre ad essere il vicepresidente della Bolivia, è uno degli intellettuali latinoamericani di sinistra più importanti del continente. Anche se la sua professione iniziale è quella di matematico (la studiò nell’Università Nazionale Autonoma del Messico), si è formato come sociologo nel carcere e nella pratica.

Ha teorizzato l’esperienza boliviana di cambiamento come nessuno lo ha fatto, come dire, con originalità, profondità e freschezza. E l’esperienza boliviana oggi è un riferimento obbligato e sempre più di maggior influenza sul movimento popolare latinoamericano. García Linera conosce e domina a fondo il marxismo classico, ma è molto lontano dall’essere dottrinario. Il suo pensiero è molto influenzato dall’opera di Pierre Bordieu.

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Pachamamismo eurocentrico

Andrés Soliz Rada

Raúl (Prada) Alcoreza ha commentato la mia nota “Territori Ancestrali nella Costituzione Boliviana” (“Rebelión”, 28-10-11), in questi termini:

“Andrés (Soliz) Rada è un nazionalista. Non ha superato quell’orizzonte, continua con l’illusione dello stato-nazione, come la maggioranza del governo. Non intende che questo modello è subalterno e sottomesso alla geopolitica di dominazione del sistema-mondo capitalista. Questi stati ci sono per garantire il trasferimento delle risorse naturali al centro dell’economia-mondo capitalista. Puntano a mantenere la dipendenza attraverso il modello estrattivista. I nazionalisti si illudono con il progressismo e l’estrattivismo allo stesso modo come facevano le elite liberali del XIX secolo. I nazionalisti non intendono lo spostamento epistemologico, teorico, politico, culturale e civilizzatore della proposta decolonizzatrice indigena della costruzione dello stato plurinazionale comunitario ed autonomo, non intendono che è una proposta di transizione integrale che rompe con la modernità, l’unica forma per vincere il capitalismo. L’altro, il progressismo e l’estrattivismo, è tornare a consegnare le nostre ricchezze alla voragine capitalista, il nazionalismo è una ideologia che legittima quella dominazione” (“Foro Bolivia”, 07-11-11).

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“Il più abile presidente nel danneggiare i piccoli paesi dell’America Latina è stato Lula, ti puntava il pugnale mentre ti sorrideva”

Martín Cúneo

Per comprendere perché le multinazionali continuano a controllare in Bolivia il settore degli idrocarburi bisogna ricordarsi i primi mesi del Governo di Evo Morales, quando fu decretata la nazionalizzazione. E alcuni mesi dopo, quando furono firmati i contratti di sfruttamento delle imprese multinazionali. Per questo, niente di meglio che parlare con Andrés Soliz Rada, il ministro degli Idrocarburi che firmò il decreto di nazionalizzazione. E che dopo poco tempo rinunciò, quando dichiarò che la nazionalizzazione aveva perso il suo significato originale per le pressioni delle multinazionali.

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Bolivia: Tensioni nel processo di cambiamento

Alfredo Serrano e Iñigo Errejón

Recentemente la Bolivia è tornata all’attualità mediatica internazionale per un aumento delle tensioni sociali: le proteste di gennaio 2011 per l’eliminazione dei sussidi alla benzina, la controversia per il progetto della strada che univa le vallate subandine con l’amazzonia, il cui secondo tratto passa per il Territorio Indigeno Parco Naturale Isiboro Secure (Tipnis), ed i risultati delle recenti elezioni di tutto l’organo giudiziario. La maggioranza delle letture, alcune conservatrici ed altre irresponsabilmente critiche, dimenticano tre aspetti fondamentali; da una parte, che in Bolivia la protesta sociale è il mezzo privilegiato per rivolgere le richieste politiche allo stato – e non un fatto anormale o necessariamente espressione di crisi –, dall’altra parte, che l’opposizione non potrà capitalizzare l’erosione governativa senza un programma, una leadership ed una proposta credibile per il paese; e per ultimo, la ridefinizione negli ultimi anni in Bolivia del termine politica e democrazia.

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Evo Morales rettifica ed annuncia che nessuna strada attraverserà il TIPNIS

Assicura di accogliere testualmente la proposta presentata dai dirigenti della marcia e dai parlamentari indigeni.

Ieri il presidente Evo Morales ha posto il veto al progetto di Legge Breve approvata dall’Assemblea Legislativa Plurinazionale ed ne ha proposto una nuova stesura nella quale accetta il progetto dei nativi del Territorio Indigeno Parco Nazionale Isiboro Sécure (TIPNIS) per cui la strada Villa Tunari-San Ignacio de Moxos, o qualsiasi altra, non attraverserà questo parco nazionale, ed inoltre dichiara la regione come zona di tutela ecologica intangibile.

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L’ostinata potenza della decolonizzazione

Non è facile incontrare un presidente che si discolpi in pubblico di fronte al suo popolo, per qualsiasi ragione, e ancor meno quando quelli di cui sollecita il perdono si oppongono ad un progetto difeso con veemenza dalla massima autorità. Evo Morales è l’unico presidente, che io sappia, che negli ultimi anni lo ha fatto.
Non è facile incontrare un movimento popolare capace di mobilitarsi con energia in difesa di un modo di vita che nel mondo si sta estinguendo, e di farlo anche contro un governo presieduto da qualcuno dello stesso sangue, che considerano un fratello.

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Bolivia: Il Governo indigeno reprime gli indigeni in corteo contro un’autostrada

Alex Contreras Baspineiro

Come nei migliori tempi dei governi dittatoriali, ieri centinaia di effettivi della polizia hanno brutalmente represso donne, bambini, anziani e uomini indigeni che da 41 giorni partecipavano alla marcia “Per la Difesa del Territorio, la Dignità e la Vita”. Una repressione di un governo indigeno, con un presidente indigeno, contro i popoli indigeni.

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Rinuncia la Ministra della Difesa per protesta contro gli avvenimenti relativi alla marcia del TIPNIS

Oggi la Ministra della Difesa María Cecilia Chacón ha rinunciato al gabinetto del Presidente Evo Morales, rifiutando la repressione contro gli indigeni in marcia per opporsi alla costruzione di una strada che attraversa il Territorio Indigeno e Parco Nazionale Isiboro Sécure (TIPNIS). In una lettera inviata oggi al Presidente Morales, Chacón ha comunicato la sua “irrevocabile” rinuncia come ministra della Difesa dello Stato Plurinazionale della Bolivia. “Assumo questa decisione perché non condivido la misura, che ha assunto il Governo, di intervenire nella marcia e non posso difendere o giustificare la stessa fin tanto che esistono altre alternative nell’ambito del dialogo, rispetto i Diritti Umani, la non violenza e la difesa della Madre Terra”, argomenta l’ex autorità.

 

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