Articoli con tag Multinazionali

Perù: proteste contro la miniera, scontri con la polizia due morti

Oltre a due morti, gli scontri con la polizia hanno causato decine di feriti e portato il governo di Ollanta Humala a dichiarare lo stato di emergenza, che prevede che per 30 giorni la polizia diventi responsabile dell’ordine pubblico. La popolazione chiede la chiusura della miniera Xstrata Tintaya e il ripristino dell’ambiente.

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Perché è caduto Lugo? Il peso delle agromultinazionali

Atilio A. Boron
Alainet

Il Congresso del Paraguay ha consumato questo venerdì una delle frodi più sfacciate della storia politica latinoamericana: ha destituito in un processo sommarissimo, che assomigliava molto di più ad un linciamento politico che a un processo costituzionale, il presidente Fernando Lugo. Con una rapidità proporzionale alla sua legittimità il Senato più corrotto delle Americhe, – ed è tutto dire! – lo ha trovato colpevole di “cattivo svolgimento” delle sue funzioni a causa delle morti provocate dallo sgombero di una fattoria a Curuguaty. Questo massacro è stata una trappola montata dalla destra che da quando Lugo aveva assunto il potere stava aspettando il momento propizio per mettere fine ad un regime che, nonostante non avesse danneggiato i suoi interessi, apriva uno spazio per la protesta sociale e l’organizzazione popolare incompatibile con il suo dominio di classe. Prosegui la lettura »

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Cosa c’è dietro la destituzione di Lugo in Paraguay

Comitato Carlos Fonseca
comitatocarlosfonseca.noblogs.org

Il presidente paraguayano Lugo, ex vescovo e seguace della teologia della liberazione, è stato destituito. Al suo posto un governo formato dalla dal Partito Colorado e da quello Liberale, che prima lo appoggiava. Ecuador, Venezuela, Brasile affermano di non riconoscere altro presidente al di fuori di Lugo e protestano contro il “colpo di Stato”.

Motivo apparente della sfiducia votata dal Senato c’è il massacro di una settimana fa di Curuguaty, dove sono morti 11 contadini e 6 poliziotti, dietro ci sono gli interessi dei proprietari terrieri e delle agromultinazionali in un Paese che è tutto un campo di soia. Prosegui la lettura »

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Argentina: Ricchezza altrui. I piani del governo per la nuova YPF

Juan Kornblihtt

Chi realmente beneficia dell’acquisto di YPF? Siamo di fronte ad un governo rivoluzionario? Se vuoi sapere il perché di questa nazionalizzazione non ne vedremo un peso (moneta argentina, n.d.t.), leggi questo articolo.

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Argentina nazionalizza YPF

a cura di Aldo Zanchetta

La presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner ha annunciato la nazionalizzazione dell’impresa petrolifera detenuta dalla spagnola Repsol. Evviva Cristina Fernandez de Kirchner!!! Evviva Argentina!!!

Questo il messaggio semplificato, al quale molti subito hanno applaudito incondizionatamente all’udire la parola “nazionalizzazione”. La quale, beninteso, quando riguarda risorse strategiche, è sempre meglio di “privatizzazione”, comunque sia. Ma la realtà talvolta non è riducibile all’annuncio.

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La Bolivia nazionalizza l’elettricità, atto di sovranità tra le proteste

Pablo Stefanoni

Evo Morales, da quando il 1° maggio 2006 occupò i campi di gas e petrolio con le Forze Armata e obbligò le aziende straniere a rinegoziare i loro contratti, in quasi tutti i successivi Giorni del Lavoro ha nazionalizzato qualche impresa per consolidare il suo progetto di “recupero statale delle risorse naturali e dei servizi di base”. E ieri ha ripetuto questo programma simbolico con l’occupazione militare dell’impresa elettrica  Transportadora de Electricidad.

Anche se queste nazionalizzazioni sono andate perdendo forza per la loro prevedibilità e per la decrescente importanza delle imprese “recuperate”, quest’anno l’impatto della misura a danno di capitali spagnoli è aumentato dopo le ripercussioni causate in Argentina dalla statalizzazione delle azioni della Repsol.

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Argentina: luci ed ombre del petrolio di stato

Cristina Fernandez – a reti unificate e con la figura di Evita Peron sullo sfondo – rende lo stato argentino azionista di maggioranza della Ypf (Yacimientos Petroliferos Fiscales), la prima azienda petrolifera del paese; e segna l’ennesima tappa di un percorso iniziato con la rinazionalizzazione delle linee aeree, dei fondi pensione e delle aziende idriche, prostrate da anni di mala gestione e liberismo.

Un saccheggio iniziato ai tempi delle grandi privatizzazioni del ’93-’99, periodo in cui l’azienda era stata scalata dall’iberica Repsol (a sua volta espressione di banche di banche ed enti istituzionali spagnoli, e partecipata dalla petrolifera messicana PEMEX) dopo essere stata artificialmente esposta ad altissimi livelli di indebitamento dalla propria dirigenza e svenduta in base a valutazioni truffaldine.

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La nazionalizzazione di YPF, filiale di Repsol, da parte del governo dell’Argentina

Alberto Garzón

Il governo dell’Argentina, presieduto da Cristina Fernández in Kirchner, ha confermato le voci degli ultimi giorni ed ha annunciato la nazionalizzazione dell’impresa YPF, filiale della multinazionale Repsol. In questo articolo riassumiamo le informazioni più importanti che abbiamo pubblicato in questi giorni su questa situazione.

In primo luogo conviene fare alcuni chiarimenti sulla stessa misura, dal momento che le informazioni sono imprecise. Si parla sia di “espropriazione” come di “nazionalizzazione” e di “acquisto”, senza precisare molto di più. Le definizioni sono importanti e debbono accompagnare i concetti, ma fino al momento l’informazione disponibile ci indica che si tratta, effettivamente, di una nazionalizzazione – pertanto pagata, ma al momento senza prezzo stabilito – da parte del governo argentino. Non si tratta di una decisione volontaria delle due parti, ma di una decisione unilaterale che, nonostante tutto, assegna un prezzo alla società da acquisire.

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Cile, la condanna a morte della Patagonia

Stella Spinelli

La Corte Suprema del Cile ha dato il via libera al contestato progetto multimilionario HidroAysén, che prevede la costruzione di cinque dighe nella Patagonia del sud. Una triste notizia per tutti quei cittadini, la maggioranza, e le tante associazioni in difesa dell’ambiente che considerano questo megaprogetto fatale per l’anima stessa della Patagonia.

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La gente contro Enel. La partita è ancora aperta.

Dopo lo sgombero di martedí scorso, quando l’impresa italiana ENEL ha sollecitato l’intervento degli agenti anti sommossa contro pescatori e contadini che difendevano il fiume Magdalena, nel sud del paese, dal progetto idroelettrico EL Quimbo,  la partita sembra aprirsi nuovamente. Prosegui la lettura »

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Argentina: In Catamarca cresce la resistenza contro la megaminiera

Centinaia di persone resistono con fermezza alla repressione e alle squadracce armate delle miniere.

I partecipanti all’assemblea che rifiutano la miniera a cielo aperto in Catamarca oggi hanno denunciato che c’è una presunta “squadraccia pro-miniera che controlla gli accessi” alla città di Andalgalá con l’obiettivo, sembrerebbe, di impedire l’ingresso dei manifestanti che arrivano per unirsi alla protesta.

Gli abitanti catamarchini hanno fatto conoscere la situazione attraverso un comunicato distribuito dall’Unione delle Assemblee Cittadine che manifesta in varie parti del paese per richiedere la protezione dell’ambiente.

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Sotto l’Enel in solidarietà con la resistenza alla diga del Quimbo

Decine di persone hanno partecipato all’iniziativa sotto la sede centrale dell’ENEL a Roma in solidarietà con le popolazioni colombiane del HUILA in lotta da anni contro la realizzazione della diga sul RIO MAGDALENA e che da settimane occupavano i terreni sui quali apriranno i cantieri del MEGAPROGETTO. Proprio nelle giornate del 14 e 15 febbraio le comunità occupanti erano state sgomberate dalle forze di polizia colombiana che hanno agito spesso con il supporto e la supervisione della Sorveglianza privata della EMGESA (la società locale controllata da ENEL-ENDESA). Nel corso degli sgomberi di ieri era stato fermato e anche rilasciato un attivista – free lance italiano rilasciato dopo poche ore. Prosegui la lettura »

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Dirigenti del Sinaltrainal vittime di false accuse dei paramilitari

19 gennaio 2012

In data 14 dicembre 2011, la Procura 28 dell’Unità Nazionale contro il Terrorismo – Indagini sulla Parapolitica, ha informato Juan Carlos Galvis e William Mendoza, lavoratori della Coca Cola e dirigenti del Sinaltrainal, di aver aperto una indagine preliminare per i delitti di associazione a delinquere e probabilmente di terrorismo.

L’indagine preliminare è stata aperta il 26 gennaio 2010, fondandosi sulle accuse fatte nelle loro deposizioni libere dai paramilitari Saúl Rincón, Wilfred Martínez Giraldo chiamato  “Gavilán” e Rodrigo Alzate chiamato “Julián Bolívar”.

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Diga ENEL in Colombia, il governo promette di rivedere il progetto e viene interrotto il blocco del cantiere dopo 14 giorni

Martedì notte Asoquimbo, che raccoglie la popolazione locale ostile al megaprogetto, ha tolto i blocchi stradali che impedivano ad Impregilo l’inizio dei lavori. La deviazione del fiume Magdalena finalizzata alla costruzione della centrale idroelettrica è stata scongiurata. Enel vuole costruire la diga in un’area dove si trova una Riserva Forestale Amazzonica e terreni ad alta produttività agricola, l’energia prodotta serve a sostenere l’estrazione mineraria in altre zone. Prosegui la lettura »

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Bande criminali in Colombia: il nuovo volto degli smobilitati

Neirlay Andrade

In Colombia i paramilitari continuano ad operare, benché il governo si vanti dei suoi presunti piani di smobilitazione.

Sei dipartimenti della Colombia hanno cominciato l’anno con una recrudescenza del conflitto armato. Il nordest del paese ha vissuto, in meno di una settimana, l’esecuzione di uno dei capi del crimine organizzato della zona, l’imposizione di uno sciopero armato e la militarizzazione della regione.

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