Articoli con tag Difesa territori

Rinuncia la Ministra della Difesa per protesta contro gli avvenimenti relativi alla marcia del TIPNIS

Oggi la Ministra della Difesa María Cecilia Chacón ha rinunciato al gabinetto del Presidente Evo Morales, rifiutando la repressione contro gli indigeni in marcia per opporsi alla costruzione di una strada che attraversa il Territorio Indigeno e Parco Nazionale Isiboro Sécure (TIPNIS). In una lettera inviata oggi al Presidente Morales, Chacón ha comunicato la sua “irrevocabile” rinuncia come ministra della Difesa dello Stato Plurinazionale della Bolivia. “Assumo questa decisione perché non condivido la misura, che ha assunto il Governo, di intervenire nella marcia e non posso difendere o giustificare la stessa fin tanto che esistono altre alternative nell’ambito del dialogo, rispetto i Diritti Umani, la non violenza e la difesa della Madre Terra”, argomenta l’ex autorità.

 

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Sciopero cittadino nel Beni; veglie e marce in cinque città; sciopero a Santa Cruz

Lo scontro per il Territorio Indigeno Parco Nazionale Isiboro Sécure (TIPNIS) si sposta nelle principali capitali del paese. Lunedì scorso nelle città di Cochabamba, Sucre, Oruro, Potosí e La Paz si sono registrate veglie e marce di protesta; mentre a Santa Cruz è stato fatto un picchetto per lo sciopero della fame con più di 20 persone e a Trinidad è cominciato lo sciopero cittadino dipartimentale indefinito con blocchi delle strade e dei viali.

Dopo il violento intervento della polizia contro coloro che marciavano per difendere il TIPNIS, autorizzato dal governo di Evo Morales, differenti settori della società boliviana hanno reagito con indignazione di fronte ai fatti.

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Petrolio e risorse naturali nel conflitto con gli indigeni della Bolivia

Eduardo Paz Rada

 

Priorità dei profitti delle multinazionali in un momento in cui si accresce in Bolivia la crisi per l’approvvigionamento di benzina, energia elettrica, gas liquido e gasolio.

Un nuovo conflitto tra gli indigeni del Parco Isidoro Secure, nella regione centrale della Bolivia, ed il governo del presidente Evo Morales Ayma, è scoppiato a causa del progetto di costruzione di una strada che unirà la zona cocalera del Chapare con la regione delle pianure di Moxos, regione in cui, secondo studi di prospezione satellitari, esistono importanti riserve petrolifere e grandi estensioni di risorse forestali, idriche e di biodiversità.

 

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Messico: l’autodifesa delle comunità indigene senza il “permesso” del governo

Gloria Muñoz Ramirez

Cherán e Ostula, nel Michoacán, e San Luis Acatlán, nel Guerrero. In diverse regioni del Messico le comunità indigene organizzano la sicurezza dei propri territori, in modo indipendente dal governo e da tutte le istituzioni, rivendicando il diritto all’autodifesa dei propri popoli. Non si tratta di gruppi armati o di guerriglieri, ma di ristabilire le proprie istituzioni tradizionali di vigilanza che il diritto internazionale gli conferisce.

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Bolivia – La teoria e la pratica a proposito del TIPNIS

Ramiro Garavito

La valutazione di questo governo, o di qualsiasi altro, dovrebbe presupporre sempre una attitudine riflessiva, critica, propositiva, capace di segnalare virtù e difetti, in funzione di un paese migliore, di un mondo migliore, aldilà della meschinità dell’interesse individuale o settoriale, ossia quello economico, politico o corporativo.

In questo senso bisogna riconoscere al governo la virtù di aver potuto costruire concetti e principi teorici innovatori per lo stato e la società. Gran parte di questi buoni principi sono rappresentati nella nuova Costituzione: il vivere bene, il rispetto della diversità, il rispetto della madre terra fatto conoscere al mondo come coscienza planetaria basata sulla pace, la solidarietà, l’interculturalità e la complementarietà.

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Le false interpretazioni dei conflitti socioambientali

Wilwer Vilca Quispe

 

Sono trascorse due settimane da quando Ollanta Humala si è insediato, un breve periodo nel quale il nuovo governo ha preso in quasi tutti i settori una serie di misure di emergenza destinate a rendere possibile la propria gestione. Una di quelle, l’attenzione ai conflitti socioambientali, che sono stati il tallone di Achille del governo precedente, che non ha saputo o non ha voluto considerare questo problema né intenderlo nella sua reale dimensione.

 

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Ecuador: la costruzione di un nuovo modello di dominazione

Raúl Zibechi

Gli stessi dirigenti indigeni e sindacali che hanno lottato affinché Rafael Correa giungesse alla presidenza, subiscono la prigione e sono posti sotto processo

La politica ecuatoriana mostra chiari segni di schizzofrenia. Il governo utilizza un linguaggio rivoluzionario, in tutti i discorsi fa appello alla “Rivoluzione Cittadina”, ma gli artefici di questo processo, coloro che con le loro lotte fin dalla sollevazione di Inti Raymi del 1990 delegittimarono il neoliberismo e fecero cadere tre presidenti, sono accusati di essere “infantili” e “terroristi”.

Gli stessi dirigenti indigeni e sindacali che hanno lottato affinché Rafael Correa giungesse alla presidenza, subiscono la prigione e sono posti sotto processo. Più di 180 dirigenti indigeni sono stati accusati di “terrorismo e sabotaggio”, tra loro il presidente della CONAIE, Marlon Santi, e quello di Ecuarunari, Delfín Tenesaca, che dirigono le due più importanti organizzazioni sociali del paese.

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Primo stop temporaneo alle dighe in Patagonia

La Corte d’Appello di Puerto Montt ha accolto 3 ricorsi contro la Commissione di Impatto Ambientale che ha dato l’ok al progetto. Ora le opere dovranno paralizzarsi per almeno 6-7 mesi per esaminare le obiezioni alla valutazione di impatto ambientale. Prosegui la lettura »

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Martedì 14 giugno: Presidio sotto l’Enel per una Patagonia senza dighe!

Il prossimo martedì 14 giugno dalle ore 11:30 alle 13:30, la comunità dei cileni residenti a Roma manifesterà nuovamente contro il progetto Hidroaysen, di fronte alla sede della ENEL, in Viale Regina Margherita 137, Roma.

Questa manifestazione è un appello non solo all’impresa ma  a tutta la comunità italiana, come ripudio a questo progetto, ma non solo: ENEL minaccia anche altri territori del Cile (sopratutto indigeni), come quello di Panguipulli. Per questo diciamo:

ENEL FUORI DAL CILE!

BASTA DI NEOCOLONIALISMO!

Per maggiori informazioni sul progetto Hidroaysen:
Intervista a due compagne della Campagna Patagonia senza dighe, che spiegano il progetto e le sue conseguenze, ascolta
Sito della Campagna, in Italia, in Cile
Documentario in italiano sul progetto, guarda
Video in spagnolo sul progetto, guarda

 

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Manifestazioni contro le dighe Enel nella Patagonia cilena: 55 arresti a Coyhaique

Venerdì si sono tenute manifestazioni in tutto il Cile in opposizione al progetto di costruzione di 5 dighe nel sud del Paese ad opera di Endesa (controllata dall’Enel) che serviranno a portare elettricità nelle miniere del nord, quella di Coyhaique è stata duramente repressa. Prosegui la lettura »

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Sabato 21 maggio presidio contro le dighe Enel in Cile

CONTRO LE DIGHE ENEL-ENDESA IN PATAGONIA
SABATO 21 MAGGIO PRESIDIO A P.ZZA S.MARCO (ADIACENTE P.ZZA VENEZIA)
H. 11.00 – 13.00 Prosegui la lettura »

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Coca Codo Sinclair: megaprogetti contro diritti della natura

La diga Coca Codo Sinclair progettata dal governo dell’Equador con il finanziamento di una Banca d’investimenti cinese dovrebbe dare un grande contributo energetico al Paese, ma presenta grandi dubbi dovuti all’impatto ambientale.

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La Procura accusa di sfollamento palmicoltori del Chocó

La Procura ha accusato 15 palmicoltori per una loro presunta responsabilità nel reato di sfollamento attuato con la forza, di invasione di aree di straordinaria importanza ecologica e di associazione a delinquere aggravata.

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Nuovi sfide per il movimento indigeno

Luis Ángel Saavedra

Il Congresso indigeno rinnova i dirigenti ma mette in evidenza divergenze interne

Nuove sfide e moniti ha lasciato il IV Congresso della Confederazione delle Organizzazioni Indigene dell’Ecuador (CONAIE), la principale organizzazione indigena del paese, realizzato il 1 e 2 aprile nella città amazzonica di Puyo.

L’evento ha avuto lo scopo di rinnovare la dirigenza e di analizzare la posizione di questa organizzazione indigena di fronte ai programmi governativi, specialmente la convocazione della consultazione popolare e del referendum per modificare la Costituzione riguardo la giustizia, i mezzi di comunicazione, il carcere preventivo ed altri temi generali, come la proibizione di corride di tori od il funzionamento delle case di tolleranza. Questa consultazione, nella quale il movimento indigeno ha anticipato che opterebbe per il No, è stata convocata dal presidente Rafael Correa per il prossimo 7 maggio.

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15 anni di soia: la prova del delitto

La soia transgenica e l’uso del glifosato furono approvati 15 anni fa con una procedura espressa, solo 81 giorni, ed in base a studi della stessa impresa Monsanto. Per la prima volta il rapporto di 146 pagine è analizzato in modo scientifico da sei ricercatori (un articolo di Darío Aranda per lavaca).

Lunedì 25 marzo 1996 era un giorno soleggiato nella città di Buenos Aires, fresco di mattina, caldo di pomeriggio, come tanti all’inizio dell’autunno. Nell’ampio ufficio di Paseo Colón 982, allora Segreteria dell’Agricoltura, fu approvato il rapporto che avrebbe modificato radicalmente la struttura agricola e dell’allevamento dell’Argentina. Dopo una procedura che durò solo 81 giorni, il segretario per l’Agricoltura, Felipe Solá, firmò il decreto 167 che autorizzò la produzione e la commercializzazione della soia transgenica, con l’uso del glifosato. Per la prima volta, a quindici anni da quel giorno, scienziati di varie discipline hanno avuto la possibilità di leggere il rapporto e di studiare le prove sulla presunta non pericolosità della coltivazione. Dalla lettura viene confermato che l’autorizzazione è carente di studi sugli effetti sugli uomini e sull’ambiente, l’informazione è incompleta e tendenziosa, ed hanno messo in discussione il fatto che lo Stato argentino non abbia effettuato proprie indagini ed abbia preso come proprie le relazioni presentate dalla parte interessata (l’impresa Monsanto). In Argentina ce ne sono 19 milioni di ettari (il 56 per cento della superficie coltivata) e sono utilizzati 200 milioni di litri di glifosato.

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