Archivio per la categoria Mondo

“Il tipo di città in cui vogliamo vivere è legato a che tipo di persone vogliamo essere”

David Harvey

Traduciamo la prima parte dell’intervista radiofonica realizzata da Vince Emanuele a David Harvey a seguito della pubblicazione del suo recente libro “Rebel Cities”.

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Cambogia: l’emergere di una nuova classe operaia

Juan Andrés Gallardo

Migliaia di lavoratoratrici dell’industria tessile della Cambogia che produce per la Nike lunedì scorso si sono scontrate con la polizia, che le ha represse.

Sono state brutalmente attaccate con manganelli elettrici con un saldo di 23 manifestanti ferite, una delle quali incinta di due mesi.

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Occupy Wall Street e la nuova rivoluzione urbana. Intervista a David Harvey

A completamento dell’articolo di Raúl Zibechi “Può lo stato essere il (bene) comune?” pubblichiamo questa intervista del 2012 a David Harvey.

Rivlin-Nadler, Max

Lunga intervista a David Harvey sui temi del suo ultimo libro Città Ribelli, di prossima pubblicazione in Italia. Dalla Comune di Parigi a Occupy Wall Street. Salon, 29 aprile 2012.

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Può lo stato essere il (bene) comune?

Raúl Zibechi

Le riflessioni e le analisi rigorose e impegnate sono imprescindibili in questo periodo turbolento e caotico, in cui le forze antisistema hanno difficoltà ad orientarsi e a definire un cammino. Alcune di queste analisi hanno giocato un ruolo rilevante nei dibattiti che i movimenti fanno, perché illuminano i temi più importanti per orientarsi sul lungo periodo.

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Appello per una campagna internazionale contro il modello energetico dell’ENEL

L’ENEL è la più grande società elettrica italiana e la seconda in Europa per potenza installata. Nel 1999 è stata privatizzata ed oggi è quotata in borsa contando 1,2 milioni di azionisti. In parte resta una società pubblica in quanto il 31% è proprietà del Ministero dell’Economia e delle finanze, quindi dei cittadini italiani.

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La seconda guerra fredda e l’America del Sud

Raúl Zibechi

La “guerra contro il terrore” inaugurata da George W. Bush dopo gli attentati dell’ 11 S, viene sostituita dalla “contenzione” della Cina, la nuova strategia delineata dal Pentagono per accerchiare ed, eventualmente, soffocare la potenza asiatica, con l’obiettivo di mantenere la supremazia globale. L’ultima svolta dell’impero coinvolge in pieno il Sudamerica.

Novembre è stato il mese in cui si è concretizzato il cambiamento di percorso. “Per il futuro nei nostri piani e bilanci, assegneremo le risorse in modo di mantenere una nostra forte presenza militare in questa regione”, ha detto Barack Obana il 17 novembre di fronte al parlamento australiano. Nell’edizione di novembre del Foreing Policy, il segretario di stato Hillary Clinton ha fatto alcune precisazioni. “Durante gli ultimi dieci anni abbiamo attribuito ingenti quantità di risorse all’Irak e all’Afganistan. Nei prossimi dieci anni, dobbiamo essere intelligenti su dove investire il nostro tempo e la nostra energia, in modo di ottenere la migliore posizione possibile, per mantenere la nostra leadership”.

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Le rivoluzioni contro le avanguardie

Raúl Zibechi

 

Le grandi mobilitazioni che attraversano il mondo stanno andando sia oltre le democrazie sia oltre le dittature, regimi nati da elezioni e da colpi di stato, governi del primo e del terzo mondo. Non solo questo. Vanno oltre i muri di contenzione dei partiti socialdemocratici e di sinistra, nelle loro più diverse varianti. Vanno oltre i saperi accumulati dalle pratiche emancipatorie di più di un secolo, per lo meno dalla Comune di Parigi.

Naturalmente, questo produce sconcerto e sfiducia tra le vecchie guardie rivoluzionarie, che reclamano una organizzazione più solida, un programma con obiettivi raggiungibili e percorsi per conseguirli. Insomma, una strategia ed una tattica che consolidino l’unità dei movimenti che sarebbero condannati al fracasso se persistono nella loro dispersione ed improvvisazione attuali. Lo dicono spesso persone che partecipano ai movimenti e che si felicitano della loro esistenza, ma che non accettano che possano marciare per conto loro senza mediare interventi che stabiliscano un certo orientamento e direzione.

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La difficile unità delle forze antisistema

Raúl Zibechi

Se le forze che cercano di cambiare il mondo optano per un percorso statale, questa logica impone di sostenere lo Stato di cui si sono fatte carico e, di conseguenza, debbono accettare lo sviluppo e ampliarlo.

Ora che a medio termine il sistema attraversa serie difficoltà di sopravvivenza, l’atteggiamento delle forze antisistema incomincia a giocare un ruolo decisivo. Molto prima di pensare ad una qualche forma di unità o di coordinamento stabile, bisogna constatare che coesiste nell’universo di coloro che sono per i cambiamenti di fondo una gamma di differenze che rende difficile una minima visione comune dei fatti.

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La lezione nucleare

Kenzaburo Oe

Il disastro nucleare sembra una ipotesi distante, improbabile; ma in qualche modo la possibilità è sempre tra noi

Casualmente il giorno prima del terremoto ho scritto un articolo che è stato pubblicato pochi giorni più tardi, nell’edizione mattutina del Asahi Shimbun. L’articolo era su un pescatore della mia generazione che era stato esposto alle radiazioni nel 1954, durante le prove della bomba all’idrogeno nell’atollo di Bikini. Sentii per la prima volta di lui quando aveva diciannove anni. Più tardi dedicò la sua vita a denunciare il mito della dissuasione nucleare e l’arroganza di coloro che intercedevano per quella.

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