Archivio per la categoria America Latina

La democrazia elettorale nella crisi del sistema

Raúl Zibechi

Dal colpo di stato in Honduras, già più di due anni fa, si sono moltiplicati i segnali del fatto che le elite mondiali cercano di affrontare la crisi del sistema in modo autoritario, passando sopra alle forme democratiche che a suo tempo loro stesse hanno fissato come modo di risolvere i conflitti sociali e politici. Anche se per ora i golpe sono l’eccezione, le pratiche autoritarie stanno diventando normali e si stanno estendendo in quello che può trasformarsi in un accerchiamento politico-militare delle forze antisistema.

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Politiche sociali, governi progressisti e movimenti antisistema

Raúl Zibechi

Ondate di attivismo sociale hanno in America Latina modificato la relazione di forze ed hanno avuto come conseguenza indiretta l’insediamento nella maggior parte dei paesi del Sudamerica di un insieme di governi progressisti e di sinistra. L’azione collettiva ha cancellato il periodo neoliberale caratterizzato dalle privatizzazioni, dalla deregolamentazione e dall’apertura delle economie, ed ha aperto una fase più complessa nella quale convivono linee di uno stesso modello con la ricerca di percorsi basati su un maggiore protagonismo degli stati e la costruzione dell’integrazione regionale. Riguardo le politiche sociali il protagonismo dei movimenti sociali è stato decisivo nel configurare situazioni di crisi dove l’influenza dei soggetti popolari è risultata determinante al momento di chiudere una fase. A sua volta, le risposte date dagli stati nelle situazioni di maggior emergenza sociale, hanno permesso la nascita di una seconda generazione di politiche sociali che in qualche modo sostituiscono le politiche centrate e compensatorie del periodo neoliberale (Clemente; Girolami, 2006). Questa nuova gamma di politiche non solo estende ma aumenta anche le diverse prestazioni già esistenti, stabilendo nuovi modi di relazione società-stato che influiscono sul tipo di governabilità che i governi della regione, chiamati progressisti, in qualche modo inaugurano. Le nuove forme di governo, nelle quali le politiche sociali giocano un ruolo rilevante, si confrontano e si ripercuotono, allo stesso tempo, sulle caratteristiche dei movimenti nati in questa fase che si differenziano da quelli del periodo precedente in cui i sindacati avevano un ruolo centrale. I movimenti che sono stati protagonisti nel decennio del 1990 sono su base territoriale, rappresentano gli esclusi dal neoliberismo, i disoccupati, i senza tetto, i senza terra e senza diritti, insomma quelli che abitano la cantina delle società, hanno una forte impronta culturale e identitaria, ed un ruolo protagonista delle donne e delle famiglie (Zibechi, 2003).

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Una riflessione dall’America Latina sul tema: le sinistre e la fine del capitalismo

Raúl Zibechi

L’attuale crisi mondiale sta frammentando il pianeta in regioni a tal punto che il sistema-mondo è prossimo ad una crescente disarticolazione. Uno degli effetti di questa crescente regionalizzazione del pianeta è che i processi politici, sociali ed economici non si manifestano più nello stesso modo in tutto il mondo e producono divergenze – in futuro, forse, biforcazioni – tra il centro e la periferia.

Per le forze antisistemiche questa disarticolazione globale rende impossibile il disegno di un’unica e sola strategia planetaria e inutili i tentativi di stabilire tattiche universali. Sebbene esistano ispirazioni comuni e obbiettivi generali condivisi, le diverse velocità che registra la transizione al postcapitalismo e le notevoli differenze tra i soggetti antisistemici minano possibili generalizzazioni.

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La seconda guerra fredda e l’America del Sud

Raúl Zibechi

La “guerra contro il terrore” inaugurata da George W. Bush dopo gli attentati dell’ 11 S, viene sostituita dalla “contenzione” della Cina, la nuova strategia delineata dal Pentagono per accerchiare ed, eventualmente, soffocare la potenza asiatica, con l’obiettivo di mantenere la supremazia globale. L’ultima svolta dell’impero coinvolge in pieno il Sudamerica.

Novembre è stato il mese in cui si è concretizzato il cambiamento di percorso. “Per il futuro nei nostri piani e bilanci, assegneremo le risorse in modo di mantenere una nostra forte presenza militare in questa regione”, ha detto Barack Obana il 17 novembre di fronte al parlamento australiano. Nell’edizione di novembre del Foreing Policy, il segretario di stato Hillary Clinton ha fatto alcune precisazioni. “Durante gli ultimi dieci anni abbiamo attribuito ingenti quantità di risorse all’Irak e all’Afganistan. Nei prossimi dieci anni, dobbiamo essere intelligenti su dove investire il nostro tempo e la nostra energia, in modo di ottenere la migliore posizione possibile, per mantenere la nostra leadership”.

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America Latina 2011-2012: bilancio e prospettive

Luismi Uharte

Progetti di taglio estrattivista, che vengono amministrati non più solo da Amministratori di destra ma anche da governi progressisti e di sinistra.

Il recente terminato 2011 ci ha lasciato una fotografia geopolitica dell’America Latina abbastanza stabile per quanto riguarda la composizione dei blocchi in lotta (eccetto il prevedibile cambio peruviano), e una dinamica macroeconomica relativamente di successo in un contesto di acuta crisi internazionale, unita ad una conflittualità ricorrente per quanto riguarda le lotte sociali contro i progetti di taglio estrattivista, che vengono amministrati non più solo da Amministratori di destra ma anche da governi progressisti e di sinistra.

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Il sequestro di emigranti

Jorge Durand

La Commissione Nazionale dei Diritti Umani (CNDU) ha recentemente pubblicato il Rapporto speciale sul sequestro di emigranti in Messico. Si tratta di un documento dettagliato e sostentato da un ampio lavoro di indagine in differenti luoghi di sosta migratori, dipartimenti governativi, case per emigranti e luoghi di transito. In più di 2 mila visite di lavoro sul campo si sono potuti costatare 214 casi di sequestro di indocumentati e, dato che si tratta di rapimenti di massa sono varie migliaia le persone coinvolte in queste azioni.

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Iniziativa: contro le dighe Enel in America Latina

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Le sinistre nell’occhio del ciclone

Raúl Zibechi

Nell’edizione di novembre di Le Monde Diplomatique, Serge Halimi svolge un lungo articolo sul panorama dei problemi che la sinistra europea attraversa. Sulla Sinistra che non vogliamo più, apre una forte critica ai governi che si proclamano socialisti per la loro gestione della crisi, giacché non trova molte grandi differenze tra ciò che fanno i conservatori ed i progressisti una volta che dirigono la cosa pubblica.

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L’irresistibile aumento della militarizzazione

Raúl Zibechi

La recente approvazione del Trattato di Libero Commercio (TLC) tra la Colombia e gli Stati Uniti conferma la politica militarista del governo di Barack Obama verso l’America Latina, come la principale maniera per risolvere la crisi economica e il declino dell’egemonia globale e regionale. Ironie della vita, il TLC sollecitato dal conservatore George W. Bush dopo cinque anni è stato promulgato dal Congresso, sotto il progressista Obama, mostrando che quando si tratta degli interessi imperiali e multinazionali non ci sono differenze sostanziali tra i due partiti statunitensi.

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Estrattivismo seconda fase del neoliberismo

Raúl Zibechi

http://www.inredh.org/

Intervento fatto all’Incontro dei Popoli di Abya Yala per l’Acqua e la Pachamama, 21 giugno 2011.

Molte grazie. Buongiorno, a tutti e tutte. È una grande gioia essere qui a partecipare con tutti i compagni e le compagne di differenti popoli e differenti paesi.  Tutti uniti per la stessa cosa, per resistere, per non dimenticare, per non essere servili di fronte ai potenti, di qualsiasi colore si vestano questi potenti. Allora, un saluto ribelle, un saluto rivoluzionario a tutti i popoli dell’America Latina che lottano contro l’estrattivismo e contro la dominazione.

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Política & Miseria: il nuovo libro di Raúl Zibechi

Che impatto hanno sui movimenti sociali latinoamericani le politiche sociali dei governi progressisti? Perché la cosiddetta “lotta contro la povertà” occulta il vero problema della regione: la concentrazione della ricchezza? Le ONG sono la forma moderata dell’imperialismo? Chi mette in discussione il modello economico di estrazione delle risorse naturali? In questa intervista pubblica su MU, la rivista di lavaca, Zibechi sintetizza le sue ipotesi ed anticipa le battaglie a venire.

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Un programma per sconnettersi

Con 700 miliardi di dollari di riserve monetarie, 400 milioni di abitanti, grandi riserve di idrocarburi, autonomia energetica, importanti giacimenti minerari, la maggiore biodiversità del pianeta, la regione sudamericana non ha nessun motivo per non sganciarsi dalla crisi sistemica in corso ed elaborare un suo proprio programma politico ed economico.
Nelle ultime settimane, ministri e presidenti della regione si sono pronunciati per decidere misure difensive al fine di evitare contagi dalla crisi che colpisce il primo mondo. Cristina Fernández ha detto che “dobbiamo blindare la regione per non perdere quello che abbiamo ottenuto” [1]. Guido Mantega, ministro dell’Industria del Brasile, si è pronunciato per stabilire “un cordone di isolamento” al fine di evitare danni [2]. Perfino il conservatore presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, ha avvertito nell’Assemblea dell’UNASUR a Lima che si debbono neutralizzare gli effetti nocivi delle crisi economiche che attraversano gli Stati Uniti e l’Europa che svalutano i risparmi della regione [3].

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Ecuador: la costruzione di un nuovo modello di dominazione

Raúl Zibechi

Gli stessi dirigenti indigeni e sindacali che hanno lottato affinché Rafael Correa giungesse alla presidenza, subiscono la prigione e sono posti sotto processo

La politica ecuatoriana mostra chiari segni di schizzofrenia. Il governo utilizza un linguaggio rivoluzionario, in tutti i discorsi fa appello alla “Rivoluzione Cittadina”, ma gli artefici di questo processo, coloro che con le loro lotte fin dalla sollevazione di Inti Raymi del 1990 delegittimarono il neoliberismo e fecero cadere tre presidenti, sono accusati di essere “infantili” e “terroristi”.

Gli stessi dirigenti indigeni e sindacali che hanno lottato affinché Rafael Correa giungesse alla presidenza, subiscono la prigione e sono posti sotto processo. Più di 180 dirigenti indigeni sono stati accusati di “terrorismo e sabotaggio”, tra loro il presidente della CONAIE, Marlon Santi, e quello di Ecuarunari, Delfín Tenesaca, che dirigono le due più importanti organizzazioni sociali del paese.

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Il Sudamerica di fronte alla tormenta globale

Raúl Zibechi

La guerra per la successione del direttore del FMI rivela quanto sia cambiato il mondo e quanto bloccate siano le sue elite, disposte ad aggrapparsi ai propri privilegi anche a rischio di porre il pianeta sul bordo dell’abisso. Per il Sudamerica, è il momento di rafforzare l’unità regionale o di camminare verso la disintegrazione.

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In difesa dell’acqua pubblica

SABATO 28 Maggio dalle 15 al tramonto

all’Iniziativa:

IN DIFESA DELL’ACQUA PUBBLICA
al Parco di Prima Valle (Via San Igino Papa)

VIDEO:
Immagini e voci che raccontano le lotte dei popoli latinoamericani
in difesa dell’Acqua pubblica

GIOCHIAMO INSIEME:
La battaglia dell’Acqua: Riempiamo d’Acqua le nostre pistole e
battiamoci
insieme per la difesa dell’Acqua Pubblica.
(Porta le tue pistole ad Acqua, noi portiamo le nostre).

L’Acqua è poca e la papera non galleggia: lancia il dado e scopri i
segreti
dell’Acqua

Piantiamo il primo seme … e ti porti a casa la piantina

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