Il sequestro di emigranti


Jorge Durand

La Commissione Nazionale dei Diritti Umani (CNDU) ha recentemente pubblicato il Rapporto speciale sul sequestro di emigranti in Messico. Si tratta di un documento dettagliato e sostentato da un ampio lavoro di indagine in differenti luoghi di sosta migratori, dipartimenti governativi, case per emigranti e luoghi di transito. In più di 2 mila visite di lavoro sul campo si sono potuti costatare 214 casi di sequestro di indocumentati e, dato che si tratta di rapimenti di massa sono varie migliaia le persone coinvolte in queste azioni.

In questi casi l’indagine contraddice la pratica politica di, per prima cosa, negare i fatti e successivamente, per la pressione pubblica, di procedere ad indagare quanto accaduto in modo ambiguo e poco efficace. Il rapporto della CNDH sul sequestro offre dati concreti ed informazioni affidabili su un fenomeno dove la situazione di vulnerabilità non presenta una diminuzione e i gruppi che commettono violenze a loro danno si sono specializzati ed hanno diversificato le loro strategie.

Si constata anche e si denuncia che nel 9 per cento dei casi i testimoni segnalano che ci sono diversi poliziotti e funzionari dell’emigrazione coinvolti, l’unico che si salva è l’esercito. Ma oltre ai funzionari ed alle autorità sono collusi un insieme intricato di informatori, falconi, tassisti, macchinisti e coyote che servono d’appoggio ai gruppi di delinquenti dediti al sequestro, alla violenza e all’estorsione.

Dall’anno 2006 nelle case per emigranti, nella loro maggioranza rette dalla Chiesa cattolica e da analoghe organizzazioni, si è incominciato a riportare il fenomeno come una nuova modalità delinquenziale. Il culmine si è avuto nel 2010 con il sequestro ed il massacro di 72 emigranti centroamericani a San Fernando, Tamaulipas.

Uno dei sopravvissuti di San Fernando è stato intervistato dalla CNDH e la sua testimonianza figura alla fine del rapporto, insieme a tanti altri che danno conto della ferocia e brutalità che i sequestratori esercitano sulle loro vittime.

Sebbene le modalità di questo delitto e l’uso di informatori varino secondo i casi e le regioni, il modus operandi per stabilire il contatto con i familiari degli emigranti e l’invio del denaro è esattamente lo stesso. Gli estorsori utilizzano la stessa modalità a cui ricorrono gli indocumentati per sollecitare denaro ed appoggio alle proprie famiglie. Gli invii arrivano attraverso la Western Union ed altri sistemi di invio delle rimesse. Molti di quelli in banche, che sono dotate di telecamere, che richiedono l’identificazione ed hanno archivi di dati che possono essere controllati con facilità dalle autorità competenti, se facessero il loro lavoro.

Come misura di sicurezza gli emigranti vanno chiedendo il denaro alle proprie famiglie poco per volta, mentre avanzano lungo il percorso e in questo modo si sentono protetti dagli assalitori che gli rubano il denaro. Dopo essere arrivati alla frontiera l’emigrante contratta un coyote il quale viene pagato nel luogo di destinazione quando viene consegnata la mercanzia. Fino al cambio di secolo si trattava di un servizio garantito, il coyote veniva pagato solo quando l’indocumentato era giunto al suo luogo di destinazione Ovviamente, il coyote si occupava della propria mercanzia e la consegnava solo quando aveva ricevuto il pagamento e venivano prese le dovute precauzioni, tanto da parte dei famigliari come da parte dei coyote.

A volte i coyote venivano picchiati quando consegnavano la mercanzia o non gli veniva pagato quanto convenuto. Da lì al momento di arrivare a destinazione gli emigranti erano praticamente legati e custoditi affinché non scappassero senza pagare. Nonostante ciò, era solito che gli accordi fossero rispettati da ambedue le parti e molte volte venivano utilizzati coyote conosciuti o che appartenevano alla popolazione d origine. L’affare si basava sulla mutua fiducia ed era abbastanza sicuro.

Gli emigranti senza reti sociali e senza contatti erano quelli che erano più esposti all’estorsione e all’inganno. Ugualmente gli indocumentati delle zone emergenti come, per esempio, Veracruz si trovano più esposti e vulnerabili al momento dell’attraversamento. Qualcosa di simile succede ai centroamericani, soprattutto agli honduregni, che sono il gruppo più recente coinvolto nel processo migratorio internazionale che attraversa il Messico.

L’arrivo massiccio di emigranti dalle nuove zone di origine del Messico e del Centroamerica ha creato una maggiore domanda di servizi, cosa che è sfociata nell’improvvisazione di coyote senza  esperienza ch abbandonano gli indocumentati nel deserto e l’ingresso del crimine organizzato nell’affare.

Il sequestro di emigranti si basa sulla quantità dei sequestrati e non nella qualità del rapito e dell’ammontare delle sue risorse. È l’estorsione dei poveri in cambio della loro vita. Si suppone che l’emigrante abbia risorse equivalenti al pagamento del coyote, per cui le somme si limitano ad alcune poche migliaia di dollari, che moltiplicati per 10 o 20 persone, diventano significative.

Il sequestro di emigranti si è moltiplicato poiché i poveri non reclamano e se lo fanno nessuno li attende, soprattutto se sono stranieri indocumentati. In tre anni e mezzo, da dicembre 2006 a giugno 2010, l’Unità Specializzata in Indagini di Sequestri della PGR ha incominciato solo tre interrogatori per questo delitto. Un record nazionale di un interrogatorio ad anno. Dall’altra parte, in un anno e mezzo la Sedena ha compiuto
17 operazioni ed ha liberato 486 emigranti, di varie nazionalità inclusa la messicana, vittime di sequestro.

Il rapporto della CNDH dimostra in modo indubitabile che la Strategia Nazionale e Integrale per la Lotta al Sequestro non funziona e che l’Unità di Indagine nemmeno fa il suo lavoro. Paradossalmente le tracce sono chiare, il modus operandi non è cambiato, bisogna solo controllare gli invii.

25-11-2011

La Jornada

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da
Jorge Durand, “El secuestro de migrantes” traducido para La Jornada por S., pubblicato il 25-11-2011 su [http://www.jornada.unam.mx/2011/11/20/opinion/018a2pol], ultimo accesso 25-11-2011.

 

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