Colombia: Non è possibile la pace totale con il neoparamilitarismo in attività


Horacio Duque

La “pace totale” come strategia del governo per sradicare definitivamente la violenza dalla società colombiana è un grande risultato del presidente Gustavo Petro.

La stessa ha progressivamente mostrato ognuno dei suoi componenti per affrontare manifestazioni specifiche e regionali del conflitto sociale e armato con i suoi differenti attori come espressione di diversi fenomeni sociali, politici, ideologici, storici, territoriali, etnici e criminali.

Le riforme della Legge 418 del 1997 che sono state trasmesse con un messaggio di urgenza al Congresso della Repubblica con importanti progressi saranno, senza dubbio, una piattaforma istituzionale adeguata come quadro legale di riferimento dei dialoghi e accordi che saranno raggiunti con le guerriglie rivoluzionarie (FARC-EP, ELN, Nuova Marquetalia e EPL) di tipo marxista, leninista, camilista e maoista che sono presenti nel territorio e alle frontiere.

Una nuova legge penale vuole fissare le regole per sottomettere le strutture criminali (Urabeños, Rastrojos, Pachencas, Zotas, Espartanos, Milagrosa, Caparros, Flacos, Palustres e altri), legate all’affare internazionale del narcotraffico e al nazionale del microtraffico, alla corruzione e allo sfollamento dei contadini per depredarli delle loro terre.

Nonostante ciò, c’è un problema molto grave che continuerà a gravitare sui progressi della Pace totale. Mi riferisco al neoparamilitarismo differenziato come fatto politico e militare associato al potere delle Forze Armate e delle élite oligarchiche, che lo utilizzano per sostenere con la violenza i privilegi e le strutture di dominazione sulla società e lo stato come chiaramente dimostra Samuel Huntington nella sua opera classica “The Soldier and the State”, che raccomando di riprendere per la validità delle sue considerazioni analitiche.

Come si sa bene, i paramilitari sorsero in Colombia nel febbraio del 1962, dopo una visita nel paese del Generale William P. Yarborough, (1962), direttore delle ricerche del Centro di Guerra Speciale di Fort Bragg, Carolina del Nord in USA), incaricato di riconsiderare la strategia militare degli Stati Uniti in Vietnam, Algeria e Cuba, che redasse un Supplemento Segreto del Rapporto della sua visita che faceva riferimento alla creazione di organizzazioni di “tipo antiterrorista” e per la “lotta anticomunista”, nei seguenti termini: “si deve creare proprio ora un gruppo clandestino per operazioni di repressione, se saranno necessarie in seguito”.

Attuando questa strategia controinsurrezionale, e sostenuta nella Dottrina della Sicurezza Nazionale, il 27 dicembre 1965 il governo del presidente Valencia inviò il Decreto 3398 (dopo Legge 48 del 1968 durante il governo di Lleras Restrepo) che permette alla Forze Militari di organizzare la “difesa nazionale” e la “difesa civile”, e di addestrare e dotare di armi di uso esclusivo ad abitanti in zone di resistenza guerrigliera e di organizzare gruppi armati di Autodifesa coordinati dall’Esercito Nazionale, allo scopo di coinvolgerli direttamente nello scontro per farsi appoggiare nella lotta controinsurezionale, come dire, queste norme furono la base legale per la promozione e l’organizzazione delle autodenominate “autodifese” o paramilitari. Normativa che fu dichiarata ineseguibile o incostituzionale dalla Corte Suprema di Giustizia il 25 maggio 1989. Dal 1969 fu emessa una serie di Manuali e Regolamenti di Controguerriglia dall’Esercito colombiano, i quali dimostrerebbero la creazione di gruppi paramilitari con l’approvazione del governo colombiano, nella prospettiva analitica di Huntington.

Successivamente queste autodifese come quelle del Magdalena Medio, quelle dell’Urabá, Córdoba, di Llanos, Cundinamarca e Valle del Cauca diventarono le conosciute Convivir, create durante il governo di Ernesto Samper (1995), che in seguito avrebbero dato adito alla massificazione dei gruppi paramilitari guidati dai fratelli Castaño e accompagnati dalle fazioni dell’ultradestra coinvolte con le mafie del narcotraffico come quelle legate all’uribismo e al Centro Democratico.

Tali gruppi paramilitari e i loro blocchi furono apparentemente smobilitati nell’anno 2005 e sottoposti alla Legge di Giustizia e Pace (o Legge 975) che concesse benefici giudiziari ai gruppi coinvolti in massacri, sfollamenti, saccheggi di terre e in delitti di lesa umanità.

Ciò nonostante, è riapparso un fenomeno di simili caratteristiche negli anni successivi (2006-2022) che è stato denominato neoparamilitarismo nel quale sono stati coinvolti centinaia di paramilitari, militari, politici e altri funzionari pubblici. Il neoparamilitarismo controinsurrezionale continua ad essere il braccio armato e violento delle élite regionali (politiche, imprenditoriali e militari) per conservare i propri privilegi su tutti gli ordini sociali.

Gruppi neoparamilitari sono gli Urabeños, i Rastrojos, i Paisas, i Caparros, i Pachencas, i Puntilleros, i Cuchillitos, i Centauros, i Carranceros, i Pradas, i Flacos, l’Oficina de Envigado, la Cordillera e altri che sarà necessario distinguere a proposito della Pace totale, che sono promossi attivamente da battaglioni, brigate e Fudra (Forze di Dispiegamento Rapido) dell’esercito, nonostante i limitati cambi avvenuti recentemente nelle Forze Armate dopo l’insediamento del presidente Gustavo Petro lo scorso 7 agosto.

I capi di questo neoparamilitarismo sono già conosciuti. Ci sono vari nomi: Siopas, Chiquito Malo, Gonzalito, Palustre, alias il Mono, Coronel Mira (Cartago), Toto (Quindío), Jorge 40, i Prada (Aguachica), Don Antonio, Diego Vecino, Ramon Quintero RQ, Rodrigo Flechas, Macaco e suo fratello, Juan Sin Miedo (GZuluaga), Jorge 40, figli di Ramon Isaza, Jorge Pirata (Pacho, Cundinamarca), AGasca, Nebio Echeverry (Guayabero), il Gurre (Granada, Meta), Don Antonio (Barranquilla), Juancho Dique, Ismael (San Andresito di Bogotá nella Jiménez con la 20) e altri che già stanno uscendo alla luce pubblica, che, per mano dell’uribismo, stanno riorganizzando nell’Antioquia, Urabá e nel Meta nuove reti del neoparamilitarismo.

Sfortunatamente gli attuali capi della pace totale stanno ignorando questa grave problematica che sicuramente colpirà i dialoghi e i negoziati in corso con i vari gruppi guerriglieri, perché così se si stabiliranno tregue bilaterali o multilaterali l’esercito continuerà con le sue operazioni e offensive gestendo questo nefasto neoparamilitarismo che già causa stragi nei territori del Cauca, Nariño, Caquetá, Guaviare, Meta, Arauca, Catatumbo, Córdoba, Choco, Antioquia e alla frontiera con il Venezuela, provocando incidenti con morte di soldati come quello avvenuto vari giorni fa ad Argelia, Cauca.

Senza sradicare questo neoparamilitarismo i progressi della pace totale si complicano e si dilatano.

Nota. Molto sicuramente i Tavoli di dialogo e negoziato che saranno formati con le guerriglie dell’ELN, delle FARC-EP, della Nuova Marquetalia e dell’EPL richiederanno nuovi studi del fenomeno della violenza affinché non si ripetano i documenti dei cosiddetti violentologi e piuttosto si riprenda la linea dei lavori di Monsignor Guzmán, di Umaña e di Fals Borda (1960), sostenuti oggi nelle epistemologie del sud, negli studi complessi della povertà, nelle analisi filosofiche transdisciplinari e nei saperi delle comunità locali. Gli “studi locali” dovrebbero essere la strada da seguire in questi casi, per eludere i documenti di esperti accademici bogotani isolati dai territori e pieni di teorie che sono il risultato di lavori da scrivania decontestualizzati.

20/10/2022

Rebelión

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Horacio Duque, No es posible la paz total con el neoparamilitarismo activopubblicato il 20-10-2022 in Rebeliónsu [https://rebelion.org/no-es-posible-la-paz-total-con-el-neoparamilitarismo-activo/] ultimo accesso 26-10-2022.

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