Comunicato del Comitato “Carlos Fonseca”


Colombia: c’è chi crede che una vittoria elettorale cambi la realtà di un paese e chi forse continua a speculare sulla storica tragedia di un popolo.

Signore e Signori, compagne e compagni; un caloroso saluto dalle compagne e dai compagni del Comitato “Carlos Fonseca” di Roma.

Considerando l’eventuale mancanza di reciproca conoscenza, le distanze geografiche e a volte – perché no – politiche, vorremmo anzitutto farvi sapere che il Comitato “Carlos Fonseca” è fondamentalmente un comitato di solidarietà internazionalista nato nell’autunno del 1984 a Roma all’interno dell’esperienza dei Comitati Autonomi Operai.

Nasce durante la partecipazione, il sostegno e lo sviluppo della Rivoluzione Popolare Sandinista in Nicaragua. Un’esperienza che ha permesso sin da subito il successivo legame e lo scambio di relazioni politiche con la stragrande maggioranza dei Movimenti di Liberazione e le organizzazioni politiche e sociali attive in America Latina.

Ci permettiamo però ora di inviarvi urgentemente questo messaggio per informarvi che da oltre un anno sono apparsi sulla piazza romana, e in alcuni casi nazionale, alcune figure molto controverse che, celandosi dietro formali ed altisonanti attività di solidarietà con la Colombia, perseguono “fini” estremamente ambigui se non particolarmente alieni alla stessa logica della solidarietà internazionale.

Parliamo del tentativo di ricostruzione particolarmente “meschina, fantasiosa e edulcorata” della vera storia che riguarda le vicende del “signor” Bernardo Gutiérrez Zuluaga Moreno, ex capo paramilitare “premiato” dal governo narco/paramilitare della Colombia a rappresentante consolare presso la FAO a Roma, ed oggi paradossalmente presentato come “uomo di Pace”, e della “signora” Gloria Mendiola, capa del gruppo “Tejidos Resilientes” che continua a nascondere platealmente anche ai suoi connazionali la sua stretta parentela con il “signor” General Ricardo Andrés Bernal Mendiola, tuttora sotto accusa per aver ordinato l’eliminazione di ignari giovani, presentati come guerriglieri… i tristemente famosi, “Falsi Positivi”.

È da molto tempo che, tra i tanti, abbiamo avviato una necessaria campagna di contro informazione proprio sulla figura di questi personaggi; sopratutto per contro-arrestare l’ostinato tentativo di riscrivere pagine terribili della storia colombiana, attraverso film, libri ed iniziative pubbliche, dimenticando ed omettendo le reali responsabilità dei “loro cari” e dello stato colombiano rispetto alla sistematica repressione delle organizzazioni popolari e politiche colombiane. 

Vi preghiamo di leggere attentamente il comunicato che segue, inviato purtroppo già a molte realtà di mezza Italia, proprio per definire uno spartiacque politico e di classe con cui cercare, incluso, il ripristino di ineludibili verità storiche ed evitare sciocche e ingenue ricostruzioni soggettive che, probabilmente, hanno ben altri fini ed interessi che la narrazione storica.

Restiamo in attesa di qualsiasi vostra comunicazione.

Come forse saprete o avrete saputo, dalla primavera del 2021, in Colombia si è scatenata un’enorme mobilitazione popolare contro alcune riforme economiche e politiche che erano state introdotte “formalmente” per mitigare gli effetti devastanti della pandemia, ma che in realtà avrebbero ulteriormente aggravato le già compromesse condizioni di vita delle classi medie e basse di tutto il paese.

Per mesi interi le proteste popolari si sono estese in tutto il paese generando una mobilitazione tale che non si vedeva dal 1948, quando gli scontri sanguinosi tra Liberali e Conservatori produssero oltre 200.000 morti.Ma anche se la Colombia sin dai primi anni 60 ha vissuto poi una incredibile effervescenza guerrigliera e una violentissima repressione da parte dei governi che si sono alternati al potere con il beneplacito degli USA e delle multinazionali, le organizzazioni sociali, sindacali, studentesche e femminili, hanno resistito e plasmato in molti casi quello che più semplicemente possiamo considerare la sincera esperienza del Poder Popular.

Questo è e resta, nonostante le sue forme e contraddizioni, quanto e si sta manifestando ancora oggi nelle piazze, nelle fabbriche e nei luoghi più reconditi della Colombia. Ma anche in questa occasione la repressione del Governo, dell’Esercito e dei loro apparati Paramilitari ha causato centinaia di morti, migliaia di feriti ed altrettanti desaparecidos.

LA DENUNCIA

Fortunatamente in tutto il mondo ci sono state ampie e spontanee mobilitazioni sia a carico dei migranti colombiani che delle strutture solidali. Questo è accaduto anche in Italia e chiaramente – per quanto ci riguarda direttamente – anche a Roma, dove si sono mobilitati diversi gruppi di migranti colombiani, latini e italiani. Durante questa dinamica di solidarietà diffusa sono apparse però alcune “figure” e “istanze” abbastanza controverse.

Ad esempio sappiamo che dopo la firma dei – cosiddetti – Accordi di Pace tra il Governo colombiano e le FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia) sono stati creati dei “Nodi”, una serie de gruppi di persone selezionate a livello nazionale e continentale che dovrebbero incaricarsi di ricontattare e ubicare i/le colombiani/e dispersi/e durante i lunghi anni del conflitto armato contro le Farc e le organizzazioni popolari colombiane. In realtà nessuno sa chi compone esattamente questi Nodi; chi li ha  nominati e quale sia poi il reale obbiettivo del progetto. Abbiamo saputo che alcuni anni fa in Italia si è riunito un ristretto gruppo di colombiani con matrici (diciamo politiche) differenti e che in detta riunione è stato “eletto”, come responsabile del Nodo in Italia, tal Juan Camilo Acevedo, o meglio, Juan Camilo Gutiérrez…

Questo signore risulta essere il figlio di Bernardo Gutiérrez Zuluaga Moreno, ex militante del 5º Frente delle Farc, che tradendo la sua organizzazione per poi confluire nel EPL (Esercito Popolare di Liberazione filo-maoista) portò via un cospicuo numero di guerriglieri, ingenti somme di denaro delle Farc e armi. Da quel momento divenne un comandante dell’EPL dirigendo le sue colonne guerrigliere principalmente nella regione di Urabà; una zona di intensa produzione bananiera praticamente sotto il controllo delle multinazionali della “Unite Fruite Company”.

Secondo dettagliate e documentate accuse, papà Bernardo, tradendo ulteriormente anche i principi della sua nuova organizzazione (EPL) in breve tempo ha concordando azioni militari e obiettivi comuni con i “paramilitari” delle Autodifese Unite di Colombia “AUC”, del tristemente noto Carlos Castaño; con loro ha successivamente fondato i cosiddetti “Commandos Popolari”, una struttura armata urbana che aveva come obiettivo lo sterminio fisico dell’opposizione sociale e politica nella regione per incoraggiare la realizzazione di mega-progetti, in particolare nel settore di produzione delle banane.

Parliamo in sintesi della tristemente nota “Operazione Genesis”

Ma in seguito ai surreali accordi di pace tra il Governo e i cosiddetti paramilitari (dopo averli inventati, armati e sostenuti), Bernardo Gutierrez ha ottenuto l’ennesimo encomio come servitore dei servigi allo Stato (sic !) promosso a Coordinatore di una commissione di osservatori dall’Assemblea Costituente del 1991 e poi a senatore dell’AD-M19 (Alleanza Democratica M-19), fino a diventare addirittura rappresentante del governo colombiano presso la FAO a Roma.

Ora si da il caso che il signor Juan Camilo Zuluaga, (figlio del Bernardo) grazie alla non adeguata conoscenza della storia che riguarda suo padre, e da parte di quanti magari in buona fede collaborano ad iniziative di solidarietà, sta girovagando per Centri Sociali, per librerie e (purtroppo) per sedi e aree contigue alle realtà antagoniste tentando di rifilare al ignaro popolo della solidarietà, prodotti, o meglio “Gadget” di immaginarie memorie del padre paramilitare titolati: “Senza perdere la speranza- memorie di una vita di guerriglia”; oppure “I morti non parlano”, di Flavia Famà (altra attenta “storica” dell’immaginazione), o ancora di un lungometraggio dal titolo “Los Zuluagas”…

Libri e video che rappresentano già di per sé una evidente speculazione storica e politica.

Il rumoroso silenzio della famiglia Gutierrez/Zuluaga sul reale passato del caro estinto, dimostra l’interesse a ripulire l’immagine del guerrigliero/paramilitare; la manovra editoriale e politica tesa a contrabbandare una realtà storica scomoda con un incauto maquillage, dimostra che c’è una volontà sottaciuta di ricollocare personaggi ingombranti – già condannati dalla  storia del loro paese – all’interno di quel coacervo che è oggi il microcosmo della solidarietà internazionalista per poi presentarsi, loro, all’opinione pubblica internazionale come immaginari “rappresentanti” della Colombia del futuro…

Ma il signor Zuluaga non si presenta da solo; da tempo è in “ottima” compagnia… Durante le iniziative di solidarietà con le lotte e le mobilitazioni in Colombia, è apparso dal nulla un gruppo sconosciuto, autodenominato “Tejidos Resilientes” che, oltre a cercare di organizzare attività con gruppi di colombiani e con slogan decisamente molto generici, ha cercato contatti anche con il nostro Comitato Carlos Fonseca.

Abbiamo capito sin da subito che la figura “guru” di questo gruppo è una colombiana che vive in Italia da molti anni; si chiama Gloria Mendiola.

Una figura piuttosto controversa di donna influente che pur avendo grandi mezzi e presenza tra i cosiddetti “social”, è praticamente irraggiungibile e quasi invisibile; che raramente, se non mai, appare di persona nel corso di qualsiasi attività politica, evitando quindi confronto e contraddittori pubblici che la possano coinvolgere direttamente. Ma, proprio per non apparire semplici investigatori in erba, abbiamo soprattutto appreso che la Mendiola non ha mai chiarito pubblicamente il suo intimo segreto personale: perché questa signora è parente stretta del Generale Ricardo Andrés Bernal Mendiola, accusato ufficialmente in Colombia per la pratica dei cosiddetti “falsi positivi”… più di 6400 giovani innocenti dapprima rastrellati a caso nelle zone più depresse del paese con promesse di lavoro ed occupazione e poi invece, obbligati a vestirsi con uniformi militari per poi essere fucilati a freddo dall’esercito colombiano ed essere infine presentati come guerriglieri abbattuti in combattimento…

Ma sembra che in Italia, la collettiva – e ovvia – mancanza di conoscenza degli “scheletri negli armadi” della signora Mendiola e del signor Zuluaga non gli impediscano di lanciare campagne di presunta richiesta di “giustizia” da parte del popolo colombiano… Emblematico no? Parlare di un popolo oppresso e nascondere il ruolo dei loro parenti in quella stessa oppressione…!!

Purtroppo ad oggi, e per quanto ci è dato sapere, non sono pochi i centri sociali, le organizzazioni come l’Arci e alcuni partiti come il PRC che hanno “ospitato” (speriamo involontariamente) iniziative di questo stampo…Ma oggi la Colombia è anche entrata nuovamente in una difficile e sanguinosa campagna presidenziale. I morti, a migliaia, non votano ma potrebbero fare la differenza se la memoria e la consapevolezza collettiva di quanto sta avvenendo nel paese latino fossero capaci di fare giustizia del passato e del presente. Esistono varie alternative politiche che si affacciano da anni sullo scenario nazionale colombiano, includendo le varie ramificazioni e delegazioni di partiti e organizzazioni politiche “democratiche” che si stanno collocando già a livello internazionale; ma nulla cambia se la Verità di quanto è avvenuto in Colombia in questi ultimi 60 anni non viene avallata dalla Pace con una imprescindibile Giustizia sociale.

Concludendo :

È fin troppo evidente che questo tipo di iniziative nate e proposte da “soggetti” non definiti politicamente ora potrebbero coinvolgere anche voi e le vostre strutture di riferimento; possono diventare mere speculazioni a basso costo con cui edificare una pietosa e asettica verginità politica di qualcun@ che (probabilmente) ha necessità di collocarsi nello scenario elettorale colombiano (o un giorno in altre latitudini) e in quello politico internazionale. Come Comitato che da quasi 40 anni è interno alle dinamiche e a tutte le espressioni dell’internazionalismo, e tutto lo svariato mondo della solidarietà di classe, abbiamo comunque evidenti responsabilità nei confronti delle umanità, delle organizzazioni e delle strutture con cui siamo indissolubilmente e storicamente legati; lasciare nel silenzio alcune macroscopiche evidenze e distorsioni della realtà, equivarrebbe ad una implicita complicità con il potere.

A voi la libera scelta di decidere da quale parte stare.

Un abbraccio forte, Comitato “Carlos Fonseca”, Roma.

* Per dovere di cronaca e per smentire (se mai ce ne fosse bisogno) eventuali accuse di inutili “illazioni”, provocazioni o fantomatiche ricostruzioni, vi alleghiamo qualche link:

https://caracol.com.co/radio/2015/07/01/judicial/1435768800_832078.html

https://www.eltiempo.com/archivo/documento/CMS-15995855

https://www.eltiempo.com/archivo/documento/CMS-16014877

https://www.colombia.com/actualidad/nacionales/sdi/117730/judicial-fiscalia-cita-a-declarar-a-cuatro-generales-por-falsos-positivos

* E per quanto riguarda il tentativo di edulcorare l’immagine del signor Bernardo Gutierrez, oltre i comunicati dell’epoca, date un’occhiata anche alle dichiarazioni di vecchi comandanti paramilitari sul menzionato Gutierrez…:

—-Original Message—–

From: Un’altra Colombia è possibile!

To: NuevaColombia

Sent: Tuesday, March 18, 2008 11:23 PM

Subject: [latina] MORTO UN TRADITORE DEL POPOLO COLOMBIANO! E’ MORTO UN RINNEGATO E TRADITORE DEL POPOLO COLOMBIANO!

Solo alcuni mesi fa, quando nel corso di un’iniziativa sui diritti umani in Svezia la dirigente popolare Aída Avella, sradicata dalla Colombia a colpi di bazooka dall’intolleranza del regime borghese colombiano, segnalò la presenza nelle fila del Polo Democratico dell’assassino di appartenenti all’Unión Patriótica ed ex EPL BERNARDO GUTIERREZ ZULUAGA MORENO, molti dei “ravanelli” (rossi di fuori e bianchi di dentro) di questo minestrone indigesto e smemorato si sono strappati le vesti in difesa del criminale in questione.

Seppur tardi, nella sua saggezza la natura lo ha tolto di mezzo sabato scorso (23 febbraio), applicando giustizia per i crimini che questo soggetto commise quando, in alleanza col narcotrafficante e fondatore dei gruppi paramilitari Vicente Castaño Gil, bagnò le terre di Córdoba e dell’Urabá antioqueño col sangue di umili ed innocenti membri dell’Unión Patriótica e del Partito Comunista Colombiano.

Questo voltafaccia e traditore, che ricopriva il ruolo di direttore del Polo Democratico Alternativo (PDA) in Italia, dove appariva come pseudo-intellettuale e democratico, dalle comodità del suo auto-esilio e godendosi una lauta provvigione quale ex funzionario diplomatico, dedicava le poche ore rimastegli della sua spregevole esistenza a realizzare estese diatribe sulla pace in Colombia. Alias Bernardo Gutiérrez, faccia di bronzo fin da giovane, aveva dimostrato sin dai suoi primi passi politici le sue vere intenzioni. Nel suo passaggio per le FARC, è ricordato come un individuo divisionista che voleva diventare a tutti i costi comandante del V Fronte; non riuscendo a realizzare i suoi piani, disertò con 9 uomini rubando alcune armi, munizioni, strumenti di propaganda ed altri beni di quell’organizzazione.

Successivamente si infiltrò nell’Esercito Popolare di Liberazione (EPL), in cui ha svolto uno dei suoi massimi compiti come nemico della causa popolare, conseguendo -unitamente ad altri meschini uomini come Sergio Fajardo (ex sindaco di Medellín), Anibal Palacio e Carlos Franco (oggi capo dell’ufficio dei diritti umani di Alvaro Uribe)- la smobilitazione, la svendita e la consegna di quell’organizzazione rivoluzionaria.

Una volta realizzata la sua missione smobilitatrice e diventato portavoce di “Esperanza, Paz y Libertad” (EPL), alleato con i paramilitari Fidel e Carlos Castaño Gil e forte dell’appoggio economico delle corporazioni delle banane e degli allevatori, fondò i cosiddetti “Comandos Populares”, gruppi di assassini prezzolati che ebbero come prerogativa lo sterminio fisico dell’opposizione e la “pulizia” della zona di Urabá, funzionale 

all’implementazione di megaprogetti economici delle transnazionali delle banane, dei grandi allevatori e dei latifondisti.

La mattina del 26 ottobre 1991, nel chiosco all’entrata della famosa tenuta “Las Tangas”, Bernardo Gutiérrez Zuluaga (EPL) e Fidel Castaño Gil (AUCC), uno dei fondatori paramilitari in Colombia, si strinsero la mano e siglarono un patto criminale. Da quel momento in poi i paramilitari delle AUC, i Comandos Populares (smobilitati dell’EPL) e le cooperative Convivir (fondate da Alvaro Uribe), tutti addestrati e coordinati dalle forze militari e di polizia e finanziati dalle transnazionali delle banane (come la statunitense Chiquita Brands) e dai latifondisti, si dedicarono allo sterminio di militanti della sinistra e di leaders contadini e sindacali, trasformando l’Urabá e Córdoba in un laboratorio della morte che è costato la vita a centinaia e lo sfollamento a migliaia e migliaia di persone, nonché l’appropriazione delle terre abbandonate dai contadini a colpi di omicidi, minacce e terrore di Stato.Tutto ciò fu conosciuto come Plan Retorno ed Operación Génesis, ossia il famoso piano di “pacificazione” della regione coordinato e sviluppato dal Generale Rito Alejo del Río, criminale di guerra colombiano, di concerto con Fernando Millán, altro Generale assassino.

Bernardo Gutiérrez Zuluaga, promotore della formula del “pareggio negativo” (la smobilitazione popolare come unica via), ha beneficiato della relativa ricompensa prima come osservatore all’Assemblea Costituente del 1991 e senatore dell’AD-M19, e poi come primo segretario all’ambasciata colombiana nei Paesi Bassi e Rappresentante Permanente Aggiunto a Roma alla FAO, finendo per sistemarsi in Italia alla direzione del Polo, in cui si mascherava da uomo di pace.

Per la verità, la giustizia ed il risarcimento, né perdono né oblio, la soluzione è la giustizia popolare!

UNITA’ INVESTIGATIVA POPOLARE BOLIVARIANA (UIPB)

25 febbraio 2008, barricate e montagne della Nuova Colombia

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Declaration of Libardo Duarte

iradvocates.mayfirst.org/sites/default/files/2.27.11 Duarte Decl Eng Final.pdf

Declaration of Libardo Duarte I, Libardo Duarte, declare under penalty of perjury of the laws of the United States of America, and the State of Alabama, that: 1. I am over 18 years of age, am of sound mind, and have no disabilities that would prevent me from providing truthful facts based on my personal knowledge that are in this Declaration.

Io, Libardo Duarte, dichiaro sotto pena di spergiuro delle leggi degli Stati Uniti d’America, e lo Stato dell’Alabama, che:

1. Ho più di 18 anni, sono sano di mente e non ho disabilità che potrebbero impedirmi di fornire fatti veritieri basati sulla mia conoscenza personale che sono in questa Dichiarazione. Non parlo inglese fluentemente quindi ho fornito questa Dichiarazione in Spagnolo, la mia lingua madre, e capisco che sarà tradotto in inglese per essere utilizzato presso la Corte Distrettuale Federale nello Stato dell’Alabama per un caso contro il Drummond Company per violazioni dei diritti umani commesse in Colombia.

2. Faccio questa dichiarazione veritiera nonostante sappia che farlo è contro il mio interesse personale. Confesso di aver partecipato a crimini molto gravi, ma come parte del processo di Giustizia e Pace, ho un impegno per la verità, la giustizia e risarcimenti ai sensi della Legge Giustizia e Pace 975 del 2005. Mi sono arreso volontariamente ed è mio obbligo dire la verità su tutto ciò che ho fatto e sugli atti del Forze Unite di Autodifesa della Colombia (di seguito “AUC”).

3. Inoltre, non c’è dubbio che attraverso questa dichiarazione, mi espongo a grande rischio collegando persone molto potenti a crimini gravi. Queste persone, nel contesto della Colombia, non esiterò a usare violenza e minacce contro di me e la mia famiglia per farmi tacere, o uccidermi. Infatti, proprio di recente, all’inizio di gennaio 2011, cioè stato un attacco alla mia vita. Ho rilasciato un’intervista a un giornalista, Gonzalo Guillen, che videoregistrato l’intervista. Era la prima volta che dichiaravo in pubblico che, come Comandante AUC, ho collaborato con la Drummond. Subito dopo un estratto del l’intervista è stata trasmessa alla radio, sono stato aggredito mentre ero nel patio fuori dal blocco di celle. Un altro prigioniero mi ha attaccato con un coltello. Gli ho voltato le spalle, ma si girò appena in tempo per bloccare l’attacco e colpì l’aggressore al petto.

In seguito a questo attacco, sono stato trasferito nell’ala di massima sicurezza del carcere di Picota, dove ora sono molto limitato nei miei movimenti. Non so se Drummond lo fosse dietro l’attacco, ma so che sono stato quasi ucciso mentre ero in prigione e ora…vivere in grande paura per la mia vita.

4. Ero un membro e alla fine sono diventato un Comandante dell’UAC. Mio padre, insieme ai fratelli Carlos e Fidel Castaño, fu uno dei fondatori della prima armata gruppo in Urabà, i Tangeros. Questo gruppo ha combattuto le FARC e l’EPL in Urabà e in Antioquia. Essi esistettero fino al 1991 quando Fidel Castaño fece il primo accordo di pace con il comandante del gruppo guerrigliero, l’Esercito Popolare di Liberazione (“EPL”), Bernardo Gutierrez, e formarono l’Autodefensas Campesinas de Urabà (“ACU”). Nel periodo 1995-96, Carlos Castaño unì diversi piccoli armati gruppi e formarono le Autodefensas Campesinas de Córdoba y Urabà (“ACCU”), le predecessore dell’UAC. Le UAC sono state costituite tra il 1998 e il 1999, e la loro visione e ideologia principale era quella di riconquistare le terre dominate dalla guerriglia con l’aiuto del governo, dell’esercito, degli allevatori, degli uomini d’affari, della polizia, multinazionali e politici.

5. Quando avevo 6 anni, mio padre è stato ucciso in battaglia. Fidel Castaño poi è diventato mio custode. Mi sono unito alle forze dei Castaños quando avevo 12 anni. In seguito ho iniziato a servire come leader di un’unità delle forze speciali per Carlos Castaño. Mi manderebbe su missioni importanti, e io avevo la sua fiducia. Mi occupavo di pubbliche relazioni e finanziamento e mi occupavo di vendere l’immagine dell’ACCU e dell’AUC come unica soluzione ai guerriglieri, che avevano oppresso gran parte del paese, la governo e gruppi imprenditoriali. Ho prestato servizio nell’ACCU e poi nell’AUC fino ad aprile 28, 2006, quando mi sono consegnato volontariamente alle autorità colombiane sotto il tutela della Legge Giustizia e Pace 975 del 2005. Come Comandante UAC, come la maggior parte dei leader di questo movimento armato, ho usato vari pseudonimi. Il più comune che io ho usato erano “Bam Bam”, “Maicol” e “Paisa”….. (….)

Declaration of Libardo Duarte

I, Libardo Duarte, declare under penalty of perjury of the laws of the United States of America, and the State of Alabama, that:

1. I am over 18 years of age, am of sound mind, and have no disabilities that would prevent me from providing truthful facts based on my personal knowledge that are in this Declaration. I do not speak English fluently so I have provided this Declaration in Spanish, my native tongue, and I understand that it will be translated into English to be used in the federal District Court in the State of Alabama for a case against theDrummond Company for human rights violations committed in Colombia.

2. I make this truthful statement despite my knowledge that doing so is against my personal interest. I am confessing to participating in very serious crimes, but as part of the Justice and Peace process, I have a commitment to the truth, justice, and reparations under the Justice and Peace Law 975 of 2005. I surrendered voluntarily and it is my obligation to tell the truth about all that I did and about the acts of the United Self-Defense Forces of Colombia (hereafter “AUC”).

3. Additionally, there is no doubt that through this declaration, I am exposing myself to great risk by linking very powerful people to serious crimes. These people, in the context of Colombia, will not hesitate to use violence and threats against me and my family to silence me, or kill me. In fact, just recently, in early January, 2011, there was an attack on my life. I gave an interview to a journalist, Gonzalo Guillen, who videotaped the interview. This was the first time I had declared in public that, as an AUC Commander, I collaborated with Drummond. Right after an excerpt of  the interview was played on the radio, I was attacked while I was on the patio outside the cellblock. Another prisoner attacked me with a knife. I had my back to him, but turned around just in time to block the attack and hit the assailant in the chest. Following this attack, I was moved to the high security wing of the Picota prison, where I am now highly restricted in my movements. I don’t know if  Drummond was behind the attack, but I do know that I was nearly killed while in prison and I now live in great fear for my life.

4. I was a member of and ultimately became a Commander of the AUC. My father, along with the brothers Carlos and Fidel Castaño, was a founder of the first armed group in Uraba, the Tangeros. This group fought the FARC and the EPL in Uraba and Antioquia. The Tangeros existed until 1991 when Fidel Castaño made the first peace agreement with the commander of the guerrilla group, the Popular Liberation Army (“EPL”), Bernardo Gutierrez, and they formed the Autodefensas Campesinas de Urabá (“ACU”). In the period of 1995-96, Carlos Castaño united several small armed groups and formed the Autodefensas Campesinas de Córdoba y Uraba (“ACCU”), the predecessor to the AUC. The AUC were formed between 1998 and 1999, and their principal vision and ideology was to regain the lands dominated by the guerrillas with the help of the government, the military, ranchers, businessmen, police, multinationals, and politicians.5. When I was 6 years old, my father was killed in battle. Fidel Castaño then became my guardian. I joined the Castaños’ forces when I was 12 years old. I later began serving as a leader of a Special Forces Unit for Carlos Castaño. He would send me on important missions, and I had his trust. I was responsible for public relations and financing and I was in charge of selling the image of the ACCU and AUC as the only solution to the guerrillas, who had oppressed a large part of the country, the government and business groups. I served in the ACCU and then the AUC until April 28, 2006, when I voluntarily turned myself in to the Colombian authorities under the protection of the Justice and Peace Law 975 of 2005. As an AUC Commander, like most leaders of this armed movement, I used various aliases. The most common that I used were “Bam Bam,” “Maicol,” and “Paisa.” …. (….)

Comitato “Carlos Fonseca”

Comitato “Carlos Fonseca”, Comunicato del Comitato “Carlos Fonseca”” pubblicato il 06-06-2022 in Comitato Carlos Fonseca, su [https://comitatocarlosfonseca.noblogs.org/post/2022/06/06/comunicato-del-comitato-carlos-fonseca/] ultimo accesso 06-06-2022.

 

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