Perù: I sette saggi di Mariátegui da una prospettiva attuale


Gustavo Espinoza M.

I 7 saggi di interpretazione della realtà peruviana

Contributo, conseguenze e proiezioni

All’inaugurazione dell’evento che oggi ci riunisce, ho avuto l’occasione di occuparmi di alcuni aspetti precisi dell’opera dell’Amauta*: la sua origine, lo scenario in cui è stata scritta, la sua ripercussione interna ed esterna e la sua attualità. Ora, devo parlare un poco della sua importanza come contributo al pensiero peruviano, le sue conseguenza, e le sue proiezioni nella vita nazionale. In quel modo, e sviluppando all’unisono una valutazione intorno al suo contenuto, avrò un’opinione d’insieme da condividere con voi.

Come sappiamo, il lavoro volto a scrivere i “7 Saggi”, Mariátegui lo iniziò nel 1924, appena tornò dal vecchio mondo. Anche se il peggioramento della sua salute lo obbligò ad interrompere la sua attività intellettuale, tra il 1925 e il 1928 pubblicò nella rivista “Mundial” diversi lavori che dopo ordinò in un libro. Adattandoli alle sue necessità basilari, alla fine di quel anno (1928) pubblicò quella che sarebbe la sua opera più importante.

Altre, certamente, sono molto illustri: “La escena contemporánea”,  “Il romanzo e la vita” , “El alma matinal”, “Historia de la crisis mundial” e “Difesa del marxismo”; riflettono non solo la coraggiosa volontà di lavoro dell’Amauta, ma descrivono anche gli obiettivi della sua vita, derivati dalle sue convinzioni essenziali. Ma i “7 Saggi” rivestono le caratteristiche di un’opera monumentale.

Fu scritta in una delle fasi più complicate del processo peruviano, quando il regime di Leguía passò dalla sua fase di splendore -a metà del decennio del venti- al suo declino. E quando cominciarono ad aggravarsi i conflitti sociali che nel 1919 avevano raggiunto un punto alto con la lotta per la Giornata di 8 ore.

Bisogna, ulteriormente, considerare che questa fase generò altre espressioni della creatività dell’Amauta. Tra il 1927 e il 1930 -quelli che Jorge del Prado avrebbe chiamato “gli anni apicali di Mariátegui”- l’autore dei 7 Saggi puntualmente scrisse su diverse riviste, fece conferenze e riunioni pubbliche, pubblicò alcuni libri, fondò il Partito Socialista e la rivista Amata. Pubblicò Labor, e dopo stilò il certificato di nascita alla Confederazione Generale dei Lavoratori del Perù. Un insieme di creazioni di primo livello, che hanno dato valore alla sua vita e lo hanno posto nello scenario dell’eternità.

Se oggi, Mariátegui, è sempre evocato e lo si considera il pensatore più prestigioso del Perù nel XX secolo, il fatto deve esser attribuito alla sua immensa produzione intellettuale; ma, sopratutto, a che quella fu prodotta in un tempo molto breve, appena in cinque anni d’attività intellettuale e politica. L’insieme della sua opera fu come un’eredità d’oro per la storia peruviana.

L’importanza dei 7 saggi

Diremmo che tre furono i fattori che aiuterebbero ad ubicare i “7 Saggi” come l’opera più importante e trascendentale della politica peruviana del nostro tempo. Fu, certamente, il primo sforzo orientato ad analizzare la realtà nazionale.

Fino a quel momento si erano conosciuti apporti puntuali, riflessioni relative ad un momento, o ad una fase del processo peruviano; ma non era stata prodotta un’opera d’insieme che abbracciasse distinti tempi e aspetti. I “7 Saggi” affrontano informazioni e analisi riguardanti l’Impero degli Inca e in generale le culture pre-ispaniche, il vicereame e la Repubblica in tutte le sue fasi e momenti. Ma, al medesimo tempo, allude all’economia, alla problematica sociale, alla terra, alla razza, all’educazione, al centralismo, al regionalismo, alla religione, all’istruzione pubblica e al processo della letteratura. Abbraccia, allora, uno spettro molto ampio della realtà nazionale e permette di guardare il paese con una vera visione d’insieme.

In secondo luogo, bisogna riconoscere che fu la prima versione marxista del processo peruviano. Con la Rivoluzione Socialista d’Ottobre, l’immagine del socialismo arrivò nel nostro continente. Prima, in America era esistita una sorte di visione messianica riferita al pensiero socialista. Lo si intuiva come qualcosa di nuovo, folgorante, ma anche molto lontano; come qualcosa che rispondeva alla riflessione di un altro mondo, distante e distinto da questa America ancora semi coloniale e dipendente.

Mariátegui -come si sa- assimilò in Europa non solo il dominio della realtà del suo tempo. Anche il dominio del Marxismo come una vera concezione di vita, e un metodo certo per lo studio della realtà mondiale. Poté, in effetti in Francia, Italia e Germania -soprattutto in quei paesi- assimilare non solo la teoria del marxismo, ma anche la sua pratica concreta. Apprezzare in vivo e in diretta le lotte dei lavoratori e il processo di formazione dei Partiti Socialisti e Comunisti, che riempirono buona parte del secolo passato.

Poté, inoltre, vedere da vicino la Rivoluzione Russa e la sua incidenza nel processo mondiale.  Il Bolscevismo fu, per José Carlos, un’inesauribile fonte di ispirazione intellettuale e politica e un’intensa esperienza, dalla quale seppe estrarre insegnamenti e lezioni.

E il fatto è che Mariátegui vide il Marxismo nei libri e nella vita. E poté avvalersi di questo, non solo per comprendere serenamente la realtà nazionale; ma anche per giudicare i fatti raccolti nella storia. Con la precisione scientifica di un prestigioso chirurgo, vide le viscere di un paese addormentato e piegato. E poté percepire che i suoi mali erano motivati da un’alleanza contraria agli interessi del paese; quella che unì -e ancora unisce- le oligarchie interne al Gran Capitale, espressioni del modello di dominazione vigente.

Il terzo elemento che bisogna sottolineare, è che questo libro -i “7 Saggi”- fu prodotto “dal basso”. Mariátegui non ebbe una formazione accademica. Neppure elementari studi universitari. Anzi, come il medesimo avrebbe detto, fu extra universitario e perfino anti universitario, scontrandosi sempre con la visione ottocentesca di una università piena di burocrazia e riti. In termini formali, non giunse neppure a concludere il terzo anno di primaria, di modo che fu un vero autodidatta.

Non aveva a disposizione squadre di ricerca, né Fondazioni che incoraggiassero i suoi sforzi di indagine. Non ricevette alcun sostegno esterno di alcun tipo. E dovette battersi sempre con le sue stesse risorse e le sue precarie forze. Se progredì nella vita, e nella ricerca scientifica, fu per il suo impegno, la sua disciplina di lavoro e la sua prodigiosa intelligenza. Dovette, infatti, affrontare gravi problemi di salute, ma anche difficoltà di ordine economico. Molti dei libri che lesse, gli furono inviati o consegnati dagli stessi autori, o gli arrivarono dall’estero come riconoscimento della sua capacità creativa e del suo duro lavoro.

Elaborato in queste condizioni, il libro che commentiamo ha immensi meriti, non solo per le circostanze in cui fu creato, ma anche per le sue qualità, che non sono state superate, e nemmeno eguagliate nel tempo.

Un’opera trascendentale:

Abbiamo già detto che quando questo libro nacque, fu semplicemente accantonato. I mezzi di comunicazione dell’epoca, virtualmente lo misero a tacere. Non ci fu alcuna traccia della sua edizione, né pubblicazione che incoraggiasse l’analisi più elementare del suo contenuto. La stampa dell’epoca -anche quella in cui l’autore scriveva qualificate colonne- scelse di ignorare i “7 Saggi” obbedendo -forse- al mandato espresso -o tacito- della classe dominante, per la quale, in nessun caso un libro di ispirazione marxista avrebbe potuto sembrarle interessante o attraente.

Ma c’è di più. Dalla sua prima edizione, nel 1928, il libro smise di circolare fino al 1943. E una terza edizione fu fatta solo nel 1952. Ciò significa che, nei 24 anni che separano il 1928 e il 1952, ci fu appena una edizione dei “7 Saggi”. Tuttavia, una seconda edizione dei “7 Saggi” fu quella che nel 1934 fu pubblicata in Cile, frutto, sicuramente, della volontà di alcuni peruviani stabilitisi in questo paese, o del Partito Comunista del Cile, che sempre mostrò un’alta considerazione per l’Amauta.

Ma in ogni caso, quell’edizione, conferma l’importanza dell’opera. Perché, ancora ignorata in Perù, si diffuse oltre i confini nazionali. Dal Cile, passò in Argentina, dove cadde nelle mani di un’intelligenza qualificata che seppe comprenderne la natura. Successivamente, come già noto, i “7 Saggi” fu pubblicato in tutte le lingue conosciute della terra. Edizioni in russo, cinese, vietnamita, finlandese, ungherese, tedesco, italiano, inglese, francese, e altre lingue, hanno fatto del libro di Mariátegui, una delle pubblicazioni più conosciute e richieste.

Mentre crebbe l’interesse per il suo contenuto, aumentò anche il desiderio di approfondire il pensiero dell’Amauta. E nella misura in cui si riconobbe la sfida della sua vita, andò anche aumentando l’ammirazione per quest’uomo il cui genio non è stato ancora sufficientemente determinato.

Quando Mariátegui, nel marzo 1924, accennò ai tratti preminenti della personalità di Lenin, disse che il leader bolscevico possedeva una straordinaria intelligenza, una vasta cultura, una volontà potente e uno spirito altruista ed austero. Tutte queste caratteristiche possono anche definire ciò che era la personalità dell’Amauta. Se uno ebbe la possibilità di mettere in pratica i propri sogni e di guidare una Rivoluzione trionfante nel 1917, José Carlos riuscì a progettare il cammino attraverso il quale i popoli, il peruviano, e quello di altri paesi, sarebbero passati alla ricerca di un futuro migliore.

L’importanza dell’opera dell’Amauta va apprezzata anche considerando il fatto che sopravvisse a tutte le difficoltà. Le successive dittature registrate nel paese dal 1930 in poi, hanno voluto non solo minimizzare la sua opera, ma anche cancellare la sua immagine, e impedire che diventasse un simbolo per le nuove generazioni di peruviani. Non l’hanno ottenuto.

In particolare negli anni di Sánchez Cerro e Samanez Ocampo, Benavides, Odría, Pérez Godoy, Morales Bermúdez e Alberto Fujimori, sono stati messi in atto vari sforzi per sminuire il suo contributo e addirittura per schernirlo. Ci sono stati momenti in cui parlare di Mariátegui era motivo di prigionia o di confino. Potremmo alludere, infatti, al maggio 1935, quando Isidoro Gamarra, Asunción Caballero ed altri, furono rinchiusi nell’Intendenza di Lima; o dopo, quando Hugo Pesce, Jorge del Prado, Alberto Tauro e molti altri, furono confinati a El Frontón o a El Sepa, per aver rivendicato l’opera dell’Amauta.

Anche negli anni più recenti -il primo governo di García e la dittatura Fujimorista- gli abitanti dell’interno del paese rischiarono la vita per avere tra i loro libri, i “7 Saggi”, espressione di un “pensiero sovversivo”, secondo i parametri ufficiali. Nonostante ciò, la volontà di denigrare la sua opera andò oltre quando una struttura terroristica autrice di numerosi crimini, volle quel percorso creando grossolanamente l’idea che corrispondeva al “sentiero luminoso” di José Carlos Mariátegui.

Qualunque persona che leggesse i “7 Saggi”, o che riesaminasse altri libri dell’autore, potrebbe rendersi conto che le sue riflessioni, insegnamenti e lezioni furono assolutamente distanti dal terrorismo in qualunque delle sue modalità. Il significato di questo libro, allora, non ha nulla in comune con la pratica corrosiva e dissolvente di alcune persone confuse. In questo contesto, allora bisogna domandarsi, perché ha raggiunto questa importanza? Vediamo.

I “7 Saggi” ci hanno portato a guardare il Perù e pensare ad esso. Prima, a suo modo e nel suo contesto, lo avevano fatto anche Guamán Poma e alcuni cronisti, e dopo l’Inca Garcilaso de la Vega. Ma poi ci fu un lungo interregno di opacità e silenzio. Forse fu il viceregno, che ci fece piombare in questo lungo periodo.  Con la Repubblica, in qualche misura cambiò lo scenario, ma forse non la volontà dei peruviani. Avvenne che i creoli si impadronirono della causa e portarono via la Repubblica ai peruviani di un tempo. E poi apparve sul palco una classe che, come disse a suo tempo Jorge Basadre, imparò ad essere classe dominante, ma mai classe dirigente.

Fu con il XX secolo, che apparve un nuovo messaggio. Il fatto è che fin dall’inizio, quella fase brillò suggestiva. Anche se il capitalismo non si era sviluppato correttamente, il proletariato era sorto con forza, e all’orizzonte spuntavano i grandi conflitti sociali. Essi, nel 1905 avrebbero generato due episodi della storia: l’insurrezione di Varsavia e le barricate di Mosca. Entrambe, premonitrici di quello che sarebbe successo più tardi: la Rivoluzione Russa.

Come si ricorda, il capitalismo volle risolvere la propria crisi attraverso la guerra. E generò per questo, il conflitto del 14 che si protrasse fino al 1918, causando terrore nel mondo. Ma né l’economia di guerra, né la vendita di armi, né la nuova ripartizione delle colonie, in particolare in Asia e in Africa, misero in salvo le cose. Al contrario, la crisi si aggravò e il grande capitale non ebbe altra alternativa che ricorrere al fascismo. Mariátegui era uno spettatore di questo scenario.

Il secondo fattore fu che i “7 Saggi” ci insegnarono a vedere la realtà. A non illuderci con elucubrazioni di taglio intellettuale o accademico, per quanto belle potessero essere; ma a scoprire nella vita stessa i problemi e le sfide poste davanti agli occhi dei popoli. E il terzo da considerare, fu che Mariátegui ci mostrò -come lui stesso avrebbe detto- che la realtà peruviana era più strettamente legata alla scena mondiale, di quanto noi peruviani pensassimo. Ci diede, allora, una chiara visione internazionalista.

In prospettiva:

Per concludere, bisogna dare uno sguardo allo scenario che si apre davanti ai nostri occhi.

In Perù, proprio oggi si combatte una dura battaglia. Il nostro popolo, ha avuto ricche esperienze nel passato. Ha registrato progressi e subito sconfitte. Ma in sostanza, è cresciuto moralmente e politicamente, e ora vede il futuro in altre condizioni quando riesce a battere la mafia che ha saputo tenere nelle proprie mani gli stratagemmi del potere.

In ampi settori sociali si afferma l’anima nazionale. Il processo di Velasco Alvarado, la costante lotta dei lavoratori, lo sforzo per elevare la coscienza politica delle masse, che si sviluppa da diverse trincee, e il crescente sguardo verso lo scenario continentale, aiuta il nostro popolo ad abbandonare il letargo in cui è stato immerso negli ultimi decenni. E ora, ritorna sul sentiero con lo scudo al braccio. La lotta sarà dura. E probabilmente, non sarà breve. Ma ci sarà: il nostro popolo non ha altra via.

Lo stesso avviene con altri popoli del nostro continente. Il processo emancipatore latinoamericano avrà progressi e arretramenti; ma -come diceva Marx- la storia continuerà ad avanzare a spirale e, pertanto, affermando i migliori valori dell’umanità.

In essa, le idee di Mariátegui dovranno fruttificare. Ci chiameranno all’azione per un mondo più felice e più giusto. In esso, in prospettiva, si affermerà il pensiero dell’Amauta.

Lima, 28 ottobre 2018

Resumen Latinoamericano

Nota del traduttore:

*Amauta: maestro, saggio, dal quechua amawt’a.

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Gustavo Espinoza M., Perú. Los siete ensayos de Mariátegui desde una perspectiva actual” pubblicato il 28/02/2018 in Resumen Latinoamericano, su [http://www.resumenlatinoamericano.org/2018/10/29/peru-los-siete-ensayos-de-mariategui-desde-una-perspectiva-actual/] ultimo accesso 16-02-2021.

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