Ecuador: Due percorsi dopo la sollevazione


Raúl Zibechi

Passati quattro mesi dalla magnifica sollevazione indigena e popolare, che ha paralizzato il paese dal 3 al 13 ottobre, che ha messo alle corde il presidente Lenin Moreno ed è riuscita a buttare giù il pacchetto di misure ispirate e dettate dal FMI, il panorama politico incomincia a chiarirsi. Nel bene e nel male.

Da parte del potere, si stanno chiudendo le occasioni aperte ad ottobre. Buona prova di questo sono i massicci acquisti di materiali antisommossa che sta realizzando l’Esercito ecuadoriano, anche se sembrerebbe fuori luogo. Si tratta di centomila bombe lacrimogene, settantamila cartucce con pallottole di gomma, migliaia di fucili per sparare questi proiettili e milleduecento maschere antigas.

L’argomento degli uomini in divisa per realizzare simili acquisizioni, è molto semplice: si tratta di materiale per “operazioni contro le sommossa, le rivolte e di controinsurrezione perché permette di dissuadere i gruppi di manifestanti dal turbare l’ordine pubblico”. In sintesi, il potere pensa che le manifestazioni popolari debbano essere trattate con mano militare.

Per questo si propone di formare più di 200 gruppi di combattimento, integrati da 20 soldati ciascuno, per un totale di 4.000 militari antisommossa per combattere quello che l’ex direttore dell’Intelligence militare chiama “terrorismo urbano e sedizione”. Questa è la risposta del governo di Lenin Moreno alla sollevazione di ottobre.

Da parte sua, il movimento popolare continua nel suo compito di tendere ponti tra settori da quando è stato creato il Parlamento Indigeno e dei Movimenti Sociali, alla fine della sollevazione, più conosciuto come Parlamento dei Popoli. Ora coordina circa 200 movimenti ed è in sessione in diversi luoghi dell’Amazonia raccogliendo le opinioni degli abitanti di Loja, Zamora e Morona Santiago.

Uno dei temi centrali è l’analisi collettiva dell’estrattivismo, che in questa regione si presenta nel suo aspetto di sfruttamento degli idrocarburi e di attività mineraria a cielo aperto. Inoltre si sta socializzando il programma economico che l’anno passato il parlamento aveva elaborato collettivamente.

Jaime Vargas, presidente della CONAIE, ha detto che non ci sarà dialogo con il governo di Lenin Moreno, dopo che l’organizzazione degli indigeni amazzonici aveva denunciato che la sede della Federazione dei Centri Shuar era stata attaccata da circa 80 sconosciuti che l’hanno saccheggiata e hanno lasciato delle guardie ferite.

A mio modo di vedere, il consolidamento del Parlamento dei Popoli sarebbe la principale conquista strategica degli indigeni e dei settori popolari dell’Ecuador, e a questo dovrebbero consacrare i loro principali sforzi. È l’unica istituzione che sul lungo periodo può cambiare la relazione di forze a favore di quelli in basso.

All’interno del campo popolare, bisogna registrare la creazione del Parlamento Plurinazionale delle Donne e delle Organizzazioni Femministe, che ha lanciato una forte critica a delle dichiarazioni misogine di Lenin Moreno, rilevando che “il machismo, è storico e strutturale, non episodico” (https://bit.ly/3891mjM). Il parlamento è stato convocato dall’Ecuarunari, organizzazione quichua della montagna, al quale partecipano varie collettive urbane, movimenti popolari di donne, afrodiscendenti e studentesse.

Il terzo aspetto da analizzare, gira intorno alle dirigenze dei movimenti popolari, tanto indigene come sindacali, che si stanno gettando in massa sullo scenario elettorale. In effetti, il 28 febbraio 2021 ci saranno le elezioni presidenziali e i partiti e i movimenti politici di sinistra, come il Pachakutik e l’Unidad Popular, stanno cercando insieme alle organizzazioni sociali come la CONAIE e il FUT di creare candidature.

Il dibattito è centrato sui candidati, molto di più che sulle strategie di lungo respiro e sui programmi concreti. Per l’esperienza dell’immediato passato, è molto difficile che riescano a ratificare dei candidati unici. Ma la cosa più grave, è che si vuole portare sul terreno elettorale tutto il prestigio accumulato nelle giornate di ottobre.

Il movimento indigeno sarà il nucleo di qualche convergenza elettorale, ma le divisioni interne sono enormi, così come i personalismi che si accentuano quando si parla di candidature. Parafrasando una conosciuta massima, si può dire che tutta la solidità che mostra il movimento popolare, si dissolve nelle urne.

Come ha segnalato in questi giorni una femminista, “speriamo che questo processo di Parlamenti possa far superare le fratture delle elezioni che storicamente abbiamo”.

10 febbraio 2020

Desinformémonos

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Raúl Zibechi, Ecuador: dos caminos después del levantamiento” pubblicato il 10/02/2020 in Desinformémonos, su [https://desinformemonos.org/ecuador-dos-caminos-despues-del-levantamiento/] ultimo accesso 24-02-2020.

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