Questo vuol dire che il governo colombiano continua a fare passi indietro riguardo ai negoziati di pace con l’ELN. (Nota del traduttore)

Il negoziatore della guerriglia al tavolo di Quito fu il contatto che permise l’inizio della fase pubblica del fallito dialogo con il gruppo sovversivo. Fu anche il canale dei dialoghi che il governo di Álvaro Uribe portò avanti tra il 2006 e il 2007.

Juan Carlos Cuéllar, ex gestore di pace della guerriglia dell’ELN, è stato catturato a Cali, Valle del Cauca. I delitti per cui è stato catturato sono ribellione, omicidio, estorsione e sequestro, furto, falso nel documento, porto illegale di armi, tra gli altri. Gli ordini di cattura contro Cuéllar sono stati riattivati dopo che il presidente Iván Duque gli ha revocato lo status di gestore di pace del gruppo guerrigliero.

La decisione del primo mandatario è stata presa dopo che il passato 17 gennaio 2019, l’ELN aveva fatto un attentato con un carro bomba nella Scuola Generale Santander a Bogotà, con un saldo di 22 cadetti morti. Secondo la Procura, l’autore materiale dell’attentato fu José Aldemar Rojas, di 56 anni, membro di questa guerriglia. Questo uomo, che perse la vita quando eseguì l’attentato, fu l’incaricato di far entrare, con la forza, un fuoristrada caricato con 80 chili di pentolite.

Durante la fallita fase pubblica dei dialoghi di pace che il governo di Santos iniziò con l’ELN, Cuéllar fu una pedina chiave. Fu anche protagonista durante l’installazione del tavolo dei dialoghi a Quito (Ecuador), nel febbraio del 2017. Cuéllar fu un comandante guerrigliero che per 12 anni era stato in prigione e che partecipò all’Avana anche agli incontri segreti di negoziato tra il 2006 e il 2007 con il governo colombiano.

In questo momento, Cuéllar si era unito alla delegazione dell’ELN per la liberazione dell’ex rappresentate chocoano Odín Sánchez ed è uno dei due gestori di pace che la guerriglia ha designato per affrontare l’infruttuosa negoziazione. Cuéllar milita nell’ELN da più di 30 anni, dei quali 13 li ha passati in prigione.

29 dicembre 2019

El Espectador