Il Governo Bolsonaro cammina verso l’abisso


Raúl Zibechi

C’è sempre più preoccupazione nei circoli finanziari internazionali per la sorte del presidente brasiliano Jair Bolsonaro e le sue riforme a causa della concomitanza di turbolenze politiche nella regione e nel suo stesso paese.

La preoccupazione è in relazione con i cosiddetti tempi politici. Si considera che il primo anno di Governo sia la chiave per intraprendere riforme, giacché dopo le inerzie e gli ostacoli dello stesso sistema tendono ad essere maggiori, in particolare quando si avvicinano tempi elettorali.

L’influente giornale britannico Financial Times, si domanda se a Jair Bolsonaro sia già passata l’ora di fare le riforme di cui il Brasile ha bisogno.

Secondo il quotidiano inglese, la finestra di opportunità c’è stata tra il gennaio del 2019, data in cui Bolsonaro ha assunto la presidenza, e le elezioni municipali del 2020. Il giornale si domanda se il presidente “soccomberà di nuovo alla sua abitudine di deludere gli investitori”.

I mercati finanziari globali hanno accolto con euforia il Governo di Bolsonaro, fatto che si riflette nell’impressionante rialzo della borsa (Bovespa), che durante il suo primo anno si inerpicata al di sopra dei 100.000 punti, scalando quest’anno un 30%.

I mercati si aspettano molto di più da un ottimo alunno della scuola neoliberale di Chicago. Rimangono da essere applicate la riforma della pubblica amministrazione e soprattutto una semplificazione del sistema tributario che gli impresari considerano una questione irrinunciabile, giacché è molto severo e burocratico.

I margini del Governo brasiliano sono stati in pericolo quando il ministro dell’Economia Paulo Guedes, il più fervente difensore delle riforme, ha ammesso la necessità di frenarle per timore di un contagio della situazione che si vive nella regione.

In effetti, giorni addietro, Guedes ha dichiarato a Washington che nessuno dovrebbe sorprendersi se in Brasile ci fossero delle manifestazioni come quelle che avvengono in Cile e il suo Governo reagirebbe imponendo un nuovo Atto Istituzionale-5. Si tratta di un decreto della dittatura militare che concesse alle Forze Armate l’autorità di chiudere il Congresso e sopprimere l’opposizione.

Uno dei più importanti oppositori a questa misura è l’ex presidente Fernando Henrique Cardoso, che nel decennio del 1990 applicò un rigoroso programma neoliberale ed è attentamente ascoltato dal mercato finanziario.

Ancor di più, già sorgono voci anche dentro il sistema finanziario che dubitano che Bolsonaro approverà le riforme che ha promesso, giacché “come legislatore non ha mai appoggiato questo tipo di cambiamenti”. In questo settore si estende il timore che la piccola crescita che si registra, di appena l’1% del PIL, dopo anni di recessione, sia danneggiata da una politica senza direzione come quella che affronta Bolsonaro.

Nella menzionata conferenza stampa a Washington, dopo essersi riunito con Donald Trump, Guedes ha ammesso anche che l’ondata di proteste nella regione ha portato il suo Governo a paralizzare la riforma amministrativa e tributaria.

Le luci rosse si sono accese a Brasilia quando è scoppiata la protesta in Cile, considerato il paese modello nella regione nell’applicazione di misure neoliberali. Uno dei figli di Bolsonaro, Eduardo, deputato federale, ha segnalato prima del ministro dell’Economia la possibilità di far tornare a galla il decreto della dittatura.

È evidente che nel Governo ci siano timori. Bolsonaro ha inviato al parlamento un progetto di legge per garantire l’impunità dei militari, dei poliziotti federali e degli agenti della forza nazionale durante operazioni che siano effettuate nell’ambito della legislazione Garanzia di Legge e Ordine.

Questo, in un paese dove gli agenti di polizia già da molto tempo uccidono impunemente. Gli studi realizzati nello stato di Río de Janeiro, evidenziano che più del 90% delle morti provocate da poliziotti e militari non sono indagate e finiscono archiviate dalla giustizia. Da quando si è insediato il governatore bolsonarista Wilson Witzel (da gennaio ad ottobre), sono state uccise 1.546 persone, la cifra di letalità poliziesca più alta da quando ci sono registri, a partire dal 1998.

La situazione in Brasile si incammina verso il fallimento del Governo di Bolsonaro, fatto che si traduce nella necessità di cercare o di creare un nemico interno per incolparlo di un sicuro fallimento elettorale. Ma c’è qualcosa di più.

La prima, è che un Governo che frena il proprio programma stella di riforme per timore di un’esplosione sociale è necessariamente un Governo debole. Le ragioni di questa debolezza bisogna cercarle nel modo in cui è giunto al potere: una valanga di voti poco consolidati, trainati da promesse impossibili da mantenere in una situazione di profonda crisi economica, sociale e politica.

Tutti i dati indicano che il bolsonarismo si stia riducendo al suo nucleo duro, intorno al 30% dell’elettorato. Una cifra molto importante che permette di concludere che questa corrente non scomparirà, ma che avrà enormi difficoltà a ripetere fra tre anni. È la debolezza intrinseca della forza che Bolsonaro guida che provoca scivoloni come quelli segnalati.

La seconda consiste nel fatto che tanto il sistema finanziario come quello politico considerano che la situazione regionale sia esplosiva, che dopo quanto successo in Cile può succedere qualsiasi cosa in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. È esplosa la cittadella neoliberale, l’oasi, come ha detto il presidente Sebastián Piñera, i paesi con situazioni più delicate possono prepararsi al peggio.

In Brasile le milizie di Bolsonaro hanno perfetta coscienza che sono una nidiata di intrusi nel sistema politico brasiliano, che sono cresciuti in modo geometrico e, soprattutto, che qualsiasi  scivolone può farli tornare ad una opposizione dalla quale mai hanno creduto di uscire. Insomma, sono opportunisti che si sono fatti una posizione in una situazione estremamente critica.

Credo che tanto la sinistra come l’opposizione di centro-destra brasiliane, stiano smussando gli spigoli più taglienti del bolsonarismo, quando ancora non ha compiuto il suo primo anno. Quello che ancora non sappiamo è che farà la strada. Sarebbe un’ironia della vita che un movimento che è cresciuto quando milioni hanno occupato dall’anno 2013 le strade, sospinti dall’ultradestra, cadesse per la medesima medicina che lo ha portato al potere.

04.12.2019

Sputnik

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Raúl Zibechi, El Gobierno Bolsonaro camina hacia el abismo” pubblicato il 04/12/2019 in Sputnik, su [https://mundo.sputniknews.com/firmas/201912041089530563-el-gobierno-bolsonaro-camina-hacia-el-abismo/] ultimo accesso 18-12-2019.

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