Un popolo che già non ha paura


Giorgio Trucchi

L’Honduras vive una delle peggiori crisi della sua storia recente. Una crisi che, lungi dall’essere risolta, si acuisce ogni giorno di più, lasciandosi alle spalle una scia di morti, feriti e detenuti.

Il prossimo 27 gennaio, il presidente honduregno Juan Orlando Hernández si insedierà per il secondo mandato consecutivo. Secondo l’autorità elettorale, il dirigente politico avrebbe vinto le elezioni con l’1,5% (meno di cinquantamila voti) di vantaggio su Salvador Nasralla.

Il candidato dell’Alleanza d’opposizione contro la dittatura assicura di essere stato vittima di brogli elettorali, grazie alla quale il presidente Hernández vuole rimanere al potere, ignorando la volontà del popolo honduregno e violando la Costituzione (in Honduras la rielezione è proibita).

La denuncia della colossale frode elettorale è stata accompagnata da una costante mobilitazione sociale, che è stata repressa senza pietà dai corpi di sicurezza dello Stato, in particolare dalla Polizia militare dell’ordine pubblico e dai militari. L’opposizione ha convocato una settimana di mobilitazione generale che coincide con i preparativi per l’insediamento di Hernández e del nuovo Parlamento.

Il Comitato dei familiari de detenuti scomparsi in Honduras, Cofadeh, segnala nel suo secondo rapporto che sono già 30 le persone assassinate in meno di due mesi, più di 200 i feriti e più di 1000 le persone arrestate.

Tra il 20 e il 22 di gennaio sono state uccise altre 4 persone, tra cui Telmo Villareal e Ramón Fiallos, entrambi assassinati a colpi di arma da fuoco nel nord del paese durante le manifestazioni contro i brogli elettorali. Organizzazioni contadine della zona del Bajo Aguán denunciano che centinaia di soldati stanno invadendo le loro comunità.

Sabato 20 è stato anche catturato Edwin Espinal, noto attivista della Resistenza. Agenti incappucciati della Polizia militare l’hanno condotto in un carcere di massima sicurezza per poi essere rinviato a giudizio per direttissima, accusato senza prove di delitti che potrebbero costargli molti anni di carcere.

I primi due giorni di mobilitazione nazionale sono stati di forte repressione. La violenza di Stato è stata condannata dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e da organizzazioni nazionali.

Anche i giornalisti e i mezzi di comunicazione non allineati con il governo sono stati oggetto di campagne di discredito, pressione e di persecuzione sui social network. Durante la repressione a Villanueva, uscita orientale della capitale, Dassaev Aguilar, corrispondente di HispanTV, è stato raggiunto da una bomba lacrimogena sparata direttamente al corpo, subendo una grave lacerazione dei muscoli della gamba.

Senza paura

Malgrado la violenza, la gente non smette di protestare, esige che sia riconosciuta l’ampia vittoria di Salvador Nasralla. L’Alleanza d’opposizione pretende che si realizzi un audit internazionale del sistema informatico del Tribunale supremo elettorale e che si apra un tavolo di trattativa con mediatori internazionali, che potrebbe sfociare nella realizzazione di nuove elezioni con supervisione internazionale.

Una soluzione, quest’ultima, prima proposta e poi lasciata cadere dal segretario generale dell’Organizzazione degli stati americani Luis Almagro, a seguito della pubblicazione del secondo rapporto della Missione d’osservazione elettorale di questo organismo multilaterale.

Secondo la Moe-Oea le elezioni sono state di “bassa qualità” per una serie infinita di irregolarità, incongruenze e contraddizioni. Per questo dice di non potere affermare “che i dubbi sul processo elettorale siano stati chiariti”, né sapere con certezza chi abbia vinto.

Il popolo è in piazza, resiste in tutto il paese, sfida un “presidente” estremamente debole, con un futuro macchiato dalla frode e con uno scarsissimo riconoscimento a livello internazionale, se si esclude il governo degli Stati Uniti, che vede in Juan Orlando Hernández un difensore senza scrupoli dei suoi interessi.

Il popolo e le forze progressiste saranno in grado di approfittare di questa situazione?

Traduzione di Giampaolo Rocchi

22/01/2018

Rel-UITA

Traduzione di Giampaolo Rocchi:
Giorgio Trucchi, Un pueblo movilizado” pubblicato il 22-01-2018 in Rel-UITAsu [http://www.rel-uita.org/honduras/un-pueblo-movilizado/] ultimo accesso 25-01-2018.

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