Brasile: Un insediamento con una crescita esponenziale


Luís Fernando Vitagliano

Il 1° settembre di quest’anno, circa 500 famiglie organizzate intorno al MTST (Movimento dei Lavoratori senza Tetto) hanno occupato un terreno nella zona metropolitana di São Bernardo do Campo. In due o tre giorni, erano più di 900, dopo 5 mila, e oggi, con due mesi di occupazione, sono più di 8 mila famiglie. La crescita è esponenziale e non si limita unicamente ed esclusivamente a senza tetto che da molto tempo aspettano l’opportunità di una casa. La gente che non riesce a pagare un affitto, il lavoratore molto povero e soffocato dalla recente crisi, miserabili della regione e carenze dei più diversi tipi trovano in quel luogo molto di più di un telo drizzato intorno ad alcuni pezzi di palo. Trovano rispetto e, principalmente, solidarietà. L’occupazione cresce e ha il potenziale per crescere molto. Solo nell’ABC* paolista si stima che 230 mila famiglie non abbiano casa, senza contare coloro che oggi hanno difficoltà a pagare l’affitto o problemi economici originati dalla crisi e dalla perdita di lavoro. Molta gente, inoltre, stanca di lottare e in cerca di uno spazio che permetta di sopravvivere. Come dire, coloro che non trovano nessun rispetto da parte degli organi pubblici, poco a poco l’occupazione si va trasformando in un riferimento di accoglienza.

Ma il diritto privato ha difficoltà a far valere le conquiste della Costituzione Cittadina del 1988. Gli squilibri dello stato sono devastatori: difendendo unilateralmente il diritto alla proprietà senza osservare le diverse carenze nell’area sociale, condanna la popolazione povera del paese ad una vita senza dignità, e la mancanza di accoglienza espelle il lavoratore ai margini della cittadinanza. È necessario intendere che l’occupazione di São Bernardo do Campo non è causa di problemi, è conseguenza di innumerevoli mali sociali. Lì l’organizzazione va al di là della questione della casa. La sua crescita di successo ha a che vedere con l’accoglienza, la solidarietà e l’organizzazione sociale collettiva. Non è possibile percepire le ragioni di come si è trasformata nella maggiore occupazione della storia senza osservare che i modi di trattare hanno come principio il rispetto e la dignità, e la priorità all’attenzione delle necessità umane basilari. Lì, il cibo, il cappotto e i vestiti distribuiti dividono lo spazio con attività culturali, politiche, educative e artistiche. E lì nessuno si lamenta di essere un museo o una esposizione, c’è rispetto e volontà di apprendere e intendere l’arte senza pregiudizi.

Ora, il volontarismo politico, mediatico ed economico sarà implacabile per mettere fine a questo, che va al di là di una comune occupazione e si è trasformato in un esperimento sociale. Avremo seri problemi a rispettare questo ordine di esecuzione. Di fronte a 30 o 40 mila cittadini, quanti sono gli effettivi necessari per lo sgombero del terreno? Facciamo i conti: lo stato di San Paolo ha poco più di 200 mila poliziotti militari. Per un’azione non violenta sarebbe necessario almeno un gruppo di 5 agenti per ciascun manifestante, il che significa che sarebbero necessari tutti gli effettivi di polizia per occupare il luogo e non praticare nello sgombero delle violenze. Questo non succederà e, nel caso di ripresa di possesso, non avverrà in un altro modo che non sia con l’abuso della violenza fisica contro i poveri che sono lì a lottare per un pezzo di dignità. E sappiamo come opera la politica contro i poveri. I precedenti storici per i massacri esistono nei monti. Pinheirinho, a São José dos Campos, è l’ultimo disastro delle autorità pubbliche. Avvenuto nel 2012 erano “solo” 1,8 mila famiglie, ovviamente comparate alle circa 40 mila di San Bernardo. La violenza contro i poveri risale allo sgombero di “Cabeza de cerdo” (Testa di maiale) a Rio de Janeiro alla fine del XIX secolo. Nel 1983, più di 4 mila individui ebbero i propri casolari distrutti in modo codardo e violento dalla giunta comunale della città.

Arraial de Canudos è il riferimento e l’origine di tutto ciò. E fu molto più di un agglomerato urbano volontarista. Aveva organizzazione, modi di agire, ordine sociale. Fu una città formata dalla popolazione povera di fine del XIX secolo che aveva nella figura di Antônio Consejero il suo principale riferimento. Da piccolo villaggio, giunse ad albergare circa 25 mila derelitti che emigrarono nella località in cerca non solo di un rifugio, ma di speranza, accoglienza, dignità che la vita in buona parte delle metropoli brasiliane non permette. Ricordando che nel racconto di Euclides da Cunha (allora inviato speciale di Lo Stato di San Paolo per fare la copertura della guerra dello sgombero) sorge il termine “favela”. Canudos rimaneva dopo il colle della favela, pianta nativa abbondante e che dava il nome alla località, e la parola guadagna le nostre simbologie per descrivere i casolari poveri delle occupazioni disordinate e carenti. Cabeza de cerdo, dopo, a Rio, veniva prima del Morro de la Providencia, con un riferimento diretto alle zone spoglie di Canudos. Ovviamente dobbiamo aver cautela con le comparazioni. Ma, per la dimensione presa, San Bernardo non può essere comparata ad una nuova crisi come quella di Pinheirinho (per rimanere nell’esempio più recente dei molti casi di violenza contro le favelas in Brasile). Solo Canudos attualizzata in termini moderni spiega la forza e il dinamismo dell’occupazione a San Bernardo. E il MTST ha un programma di azioni ben disegnato, ha un’organizzazione interna, sa difendere le proprie conquiste, organizzare la lotta e conta anche sulla guida di Guillermo Boulos, che ha una lettura privilegiata della realtà brasiliana che mancava ad Antonio Conselheiro.

È importante informare ignari dell’élite economica del paese di quanto è ovvio: il MTST non ha occupato quella proprietà per restituirla entro alcuni mesi; nemmeno sotto la minaccia di un’azione violenta. E, alla fine, è importante dire che la dignità di quella gente non crescerà con una esclusione di più di fronte alle molte già praticate dalla società brasiliana contro il proprio popolo che ha più necessità. Non dimentichiamo una delle frasi più ripetute nei Sertões in cui Euclides da Cunha definisce l’abitante del sertão. Anche spargendo preconcetti positivisti, lo scrittore riconobbe: l’abitante del sertão prima di tutto è un forte. Bene, di fronte a tanta oppressione, il brasiliano in genere è prima di tutto un forte e oggi sa che i propri diritti stanno venendo negati, ritirati, sottratti per la bella vita dei redditieri e degli sfruttatori. La forza e il coraggio per riorganizzare la lotta già trovano spazio e la ripresa dello scontro contro gli abusi che crescono nel paese viene solo dal popolo che ha speranza. Non è una casualità che l’occupazione si definisca come un paese senza paura.

-Luís Fernando Vitagliano è un ricercatore politico e professore universitario.

26 ottobre 2017

Caros Amigos

https://www.carosamigos.com.br/index.php/artigos-e-debates/11153-uma-nova-canudos-em-sao-bernardo-do-campo

tratto da Resumen Latinoamericano

*L’ABC paolista è un’area formata dalla sigla di tre città industriali della Regione Metropolitana di San Paolo.

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Luís Fernando Vitagliano, Brasil. Un asentamiento con crecimiento exponencial” pubblicato il 26-10-2017 in Resumen Latinoamericanosu [http://www.resumenlatinoamericano.org/2017/10/26/brasil-un-asentamiento/] ultimo accesso 30-10-2017.

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