Argentina, un anno dopo… Intervista a Hugo Yasky, dirigente sindacale nazionale.
Aria di rinnovamento modernizzante per alcuni. Smantellamento dello stato sociale per altri. A pochi giorni dal compiersi il primo anniversario dell’arrivo di Mauricio Macri alla presidenza dell’Argentina “il bilancio della sua gestione è chiaramente negativo” sottolinea Hugo Yasky, segretario generale della Centrale dei Lavoratori dell’Argentina (CTA) in una intervista esclusiva. La CTA, con circa 800 mila affiliati -una delle cinque grandi centrali sindacali del paese-, punta all’unità del movimento sindacale e si colloca nel campo dell’opposizione. La sconfitta elettorale del kirchnerismo del 22 novembre 2015 e l’arrivo di Mauricio Macri al Governo il 10 dicembre dello stesso anno, con un programma politico neoliberale, hanno aperto una nuova fase di cambiamenti in America Latina. Appena alcuni mesi più tardo, la destituzione di Dilma Rousseff (Partito dei Lavoratori) in Brasile ha rinforzato questa tendenza mettendo fine a più di un decennio di governi progressisti in due dei principali paesi del continente.
SF- Dodici mesi di Govenro di Macri. Qual è il bilancio da una prospettiva sindacale?
HY- Assolutamente negativo. I più danneggiati per le misure del nuovo Governo sono stati i lavoratori. Calcoliamo che per la fine del 2016 ci saranno 400 mila persone che hanno perso il proprio lavoro, sia dello stato o dell’attività privata. Per ogni licenziato del settore formale contabilizziamo uno del settore informale che perde il proprio lavoro. Nello stesso periodo c’è una enorme perdita di potere d’acquisto dei lavoratori. Il Governo propone di compensarlo con un buono di 2000 pesos (circa 130 dollari) a fine anno. I nostri calcoli indicano una perdita salariale accumulata in questi dodici mesi tra i 12 mila e i 14 mila pesos (800 a 950 dollari). Costituiscono colpi durissimi ai settori popolari da parte di un Governo dove la maggioranza del suo gabinetto proviene da grandi imprese transnazionali e dove l’insieme delle principali misure economiche e finanziarie sono antipopolari.
SF- Come dire…
HY- Hanno decretato una svalutazione di quasi il 40% della moneta nazionale, fatto che ha liquefatto il potere d’acquisto dei salari. Parallelamente hanno deciso di togliere le ritenute agli esportatori di materie prime -inclusi i due rami principali, come dire grani e carne- che ha comportato un aumento del prezzo interno degli alimenti. Senza dimenticare la decisione di pagare i “fondi avvoltoi” con risorse che avrebbero potuto essere destinate ad attenuare l’effetto delle misure di aggiustamento. E l’enorme aumento dell’indebitamento estero (ndr: intorno a 50 miliardi di dollari) che supera anche quello della dittatura militare degli anni settanta.
SF- Un modello economico che smantella lo stato sociale?
HY- Una delle promesse elettorali di Macri è stata di giungere alla povertà zero. La realtà ci indica che la povertà è significativamente aumentata in questi ultimi dodici mesi. Tutti questi elementi descrivono la politica di shock che applicano. Loro cercano di raffreddare l’economia con l’obiettivo di abbassare l’inflazione. In realtà è come cercare di risolvere la pressione arteriosa di un infermo mettendolo dentro ad una ghiacciaia… Può abbassarsi ma a costo della sua stessa agonia.
SF- Ci sono state reazioni sociali di fronte a questa nuova realtà?
HY- La base sociale, i lavoratori, i settori popolari e anche un settore della classe media, in questi ultimi dodici mesi si sono attivamente mobilitati. Il 24 marzo è stato fatto un corteo di rifiuto dei 40 anni del Golpe del 1976, che è stata la più affollata di queste commemorazioni degli ultimi anni. Il 29 aprile è stato effettuato un corteo congiunto delle centrali sindacali -per il 1° maggio- che è stato di massa. La mobilitazione è riuscita a far promuovere una Legge Anti-licenziamenti che è stata approvata nel parlamento e dopo vietata da Macri che ha continuato a promuovere il proprio programma di aggiustamento con licenziamenti. In questi mesi, il Governo ha dovuto cedere di fronte a conflitti sindacali o sociali, contro la chiusura di imprese ecc. In varie occasioni è tornato indietro rendendosi conto che, al contrario, l’unica opzione che gli rimaneva era la repressione su grande scala e questo poteva significare aprire un Vaso di Pandora esplosivo di tali proporzioni e ha deciso di concedere. Senza dubbio queste mobilitazioni sono il risultato dell’esperienza accumulata nei 13 anni che si sono caratterizzati per una forte partecipazione sociale.
SF- Le prospettive per il 2017…
HY- Alcuni analisti affermano che il vero aggiustamento ancora non è cominciato. Che tutto quello che viviamo è solo una fase iniziale. E che il Governo medita di applicarlo una volta passate le elezioni intermedie dell’anno prossimo che avranno una grande rilevanza per misurare i campi politici. Noi, come sindacalismo combattivo, non possiamo negare che veniamo da una sconfitta elettorale. La nostra grande sfida è che il logoramento sociale che il Governo cerca di acutizzare non finisca con il trasformarci in una semplice espressione di volontarismo politico. Dobbiamo continuare insieme alla gente. Interpretando e dando una risposta all’istinto dei lavoratori di mobilitarsi per difendere le proprie conquiste e le proprie rivendicazioni. Attenti a ogni movimento e segnale che ci lancia la realtà per coadiuvare a modificarla… Analizzando anche il carattere repressivo del Governo che si traduce, per esempio, nella repressione di Milagro Sala e di altri dirigenti sociali arrestati ingiustamente a Jujuy. È un segnale da non sottovalutare. Un avvertimento a tutto il movimento sindacale e sociale. Anche malgrado la reazione della comunità internazionale, incluse le Nazioni Unite, che la considerano una prigioniera politica e chiedono la sua liberazione immediata.
19-11-2016
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Sergio Ferrari, “Un balance claramente negativo” pubblicato il 19-11-2016 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=219373&titular=%22un-balance-claramente-negativo%22-] ultimo accesso 23-11-2016. |