Le FARC e il Governo hanno firmato un accordo migliore


Juanita León/Juan Esteban Lewin

Oggi, con un certo anelito e senza che quelli del No avessero potuto leggere quanto pattuito, è stato firmato ed è stato annunciato il nuovo e definitivo Accordo di Pace con le FARC, mettendo così fine all’incertezza sul futuro di quanto pattuito, dopo che lo scorso 2 ottobre l’accordo iniziale era stato rifiutato nelle urne.

Senza aver letto i nuovi testi (che ancora non erano stati pubblicati) e sulla base dei discorsi del capo negoziatore del governo, Humberto De la Calle, e del presidente Juan Manuel Santos, il nuovo patto riflette “gli aggiustamenti e le precisazioni” che le due parti si erano impegnati a fare il giorno seguente alla sconfitta e un grande cambiamento sostanziale: che l’Accordo di Pace non entra più nel “blocco costituzionale”.

Il nuovo accordo riflette soprattutto l’impegno delle FARC per la pace, hanno ceduto su vari punti più di quanto sperato, anche se non su due che erano simbolici per molti che hanno votato per il No: non ci sarà il carcere per i guerriglieri e potranno essere candidati alle elezioni popolari anche se stanno pagando le loro condanne.

Per questo continua l’aspettativa su come risponderanno i promotori del No, e in particolare l’ex presidente Álvaro Uribe, che varie ore dopo l’annuncio continuava a non fissare una posizione.

Gli aggiustamenti

Gli aggiustamenti puntano a tranquillizzare vari settori che hanno votato per il No.

Tranquillizza coloro che hanno votato convinti (e ingannati) che l’Accordo contemplasse una “ideologia di genere” e che attraverso il blocco costituzionale avrebbe riformato il concetto di donna e uomo e di famiglia. Sono stati eliminati i riferimenti alla prospettiva di genere anche se è rimasto esplicito che le donne, che specialmente hanno sofferto per il conflitto, siano trattate con priorità, qualcosa su cui nessuno aveva obiezioni.

La menzione della comunità Lgbti, che era la fonte di preoccupazione dei religiosi, è rimasta solo nel capitolo in cui si dice che nessun gruppo, né per la sua religione, orientamento sessuale o etnico, potrà essere discriminato.

Rendendo esplicito, inoltre, che avranno un ruolo nella politica contro il consumo delle droghe e che nell’attuazione si rispetterà la libertà di culto, attacca il timore che l’attuazione farebbe rivivere pratiche delle FARC contro alcuni dei loro membri. E, come un’allusione alla loro ideologia, parla del rafforzamento della famiglia contadina.

Il nuovo accordo tranquillizza anche gli impresari, specialmente con vari punti si cerca di attenuare i timori degli impresari del campo, tanto latifondisti tradizionali come agroindustriali.

La prima cosa che fa è rendere esplicito il rispetto della proprietà privata -una delle preoccupazioni dei latifondisti-, tranquillizza il timore che attraverso il Fondo delle Terre gli siano espropriate delle proprietà. E, rendendo esplicito che l’attuazione del catasto non modifica di per sé stesso le valutazioni delle terre, diminuisce il fantasma che dovranno ora pagare maggiori imposte di proprietà per i loro latifondi (anche se non lo esclude del tutto).

Riduce anche il timore di non poter fare affari nel campo, chiarisce che se anche l’Accordo si riferisce a programmi a favore dei contadini, non vanno contro altri usi del campo, come il turismo o l’agro-industria.

D’altra parte, si elimina la paura che avevano molti impresari -e su questo Uribe è stato enfatico- di essere vittime di una caccia alle streghe per aver pagato estorsioni ai paramilitari o ai guerriglieri: la giustizia transizionale potrà indagare solo coloro che abbiano avuto una partecipazione determinante nei delitti dei paramilitari (e non un’abituale, come diceva prima, e poteva includere coloro che finanziavano periodicamente anche se non fossero particolarmente danarosi) e potrà servire a chiudere i processi che oggi hanno con la giustizia ordinaria, se non si tratta di crimini gravi (lo stessa cosa che avviene con guerriglieri e militari).

E ha anche aiutato a ridurre il timore che l’accordo obbligasse a mettere più tasse per finanziarne l’attuazione. Per questo è stata allungata la sua attuazione da 10 a 15 anni, per cui ogni anno sarà necessario meno danaro, si è reso esplicito che le spese non potranno ignorare la necessità della sostenibilità fiscale, ed è chiaro che il piano di attuazione dovrà precisare quale sarà la fonte delle risorse, un punto molto difeso da Marta Lucía Ramírez.

Anche i militari, un gruppo che Uribe ha voluto rappresentare nelle sue proposte, hanno di che stare tranquilli: si è ribadito che se contribuiscono con verità e riparazione possono ottenere benefici penali, inclusa la scarcerazione o la fine dei processi penali che hanno relativi al conflitto.

E anche un altro degli attori che è apparso nel dibattito, la Corte Suprema, ha di che calmare i propri timori. Tra questi c’era che la Giustizia Speciale per la Pace non avrebbe avuto un limite determinato nel tempo e che in futuro si potrebbe tornare a costituirla, ora potrà funzionare solo per 10 anni; un altro, che contro le sue decisioni non cambia nessuna risorsa, e ora sono soggette a tutela; e un’altro era la presenza di magistrati stranieri nel tribunale per la Pace, che è stato eliminato.

E risolve anche timori generalizzati, come che attraverso la commissione di protezione e garanzie di sicurezza, si facesse una purga nello stato e si colpisse la sicurezza privata. Per evitarlo, le FARC non staranno più nella commissione e questa non vigilerà più le imprese di sicurezza privata, né rivedrà il curriculum dei funzionari.

Il sostanziale

La rinegoziazione dell’accordo è stata ottenuta soltanto in un mese e mezzo, dopo giornate lunghissime di discussione del gruppo di negoziatori del governo, prima con quelli del No e poi con le FARC.

Il Governo informava i fautori del No e il paese sui progressi che stavano avendo al tavolo di L’Avana. Ma per una ragione che La Silla non ha potuto determinare, all’ultimo momento è stato affrettato l’annuncio dell’Accordo Finale, senza averlo prima presentato a tutti quelli del No ( Marta Lucía Ramírez era fuori del paese) come -secondo quanto hanno detto due di loro- il Presidente aveva promesso di fare.

Così è diventato l’Accordo Finale

La Silla si è consultata con due persone vicine alla trattativa e ambedue sono state d’accordo che il negoziato “non dava nient’altro”, come ha detto una. “È una decisione politica che include molti fattori interni ed esterni”, ha spiegato l’altra.

Una terza fonte, di livello inferiore ma che è stata a L’Avana, ha dello a La Silla che il grande timore era che ogni giorno che passava sarebbe stato più difficile sostenere il cessate il fuoco. Le FARC come quelli del sistema di monitoraggio dell’ONU erano preoccupati perché a volte non giungeva cibo nelle zone di pre-raduno e i guerriglieri non avevano denaro per comprarlo.

Anche da parte dei militari c’era molta tensione perché non sapevano che cosa sarebbe successo e temevano che qualche guerrigliero litigasse con un altro, o sparasse.

Indipendentemente dalla ragione che avessero per annunciare l’accordo oggi, l’impegno è stato evidente. Santos ha convocato con urgenza Álvaro Uribe a Rionegro, Antioquia, per spiegargli quanto concordato e quasi cinque ore dopo l’annuncio televisivo da L’Avana, non erano usciti i testi con i cambiamenti perché quando li hanno annunciati non li avevano pronti.

Nonostante questo gesto dell’ultima ora, dopo la riunione con il Presidente, Uribe si è limitato a chiedere pubblicamente di non firmare ancora l’Accordo, ma non si è ancora pronunciato sul suo contenuto.

Di tutto ciò che hanno chiesto gli uribisti, senza considerare ciò che era apertamente sfacciato come chiedere che fosse riformata la legge della restituzione delle terre del 2011 che non aveva nulla a che vedere con l’Accordo per ritenere la buona fede esente da colpe di coloro che hanno comprato terre saccheggiate, molti dei loro punti sono stati inclusi.

Tre particolarmente significativi.

Uno, che era importante per coloro che hanno votato per il No e che è stato promosso da Uribe, Ramírez e Pastrana, è che le FARC si impegnano a fare un inventario dei beni per riparare con quelli, individualmente e come gruppo, le loro vittime.

Questo era un punto che Sergio Jaramillo e De la Calle erano sul punto di mandare avanti, quando Santos ha inviato la Cancelliera e gli altri negoziatori al “conclave” espresso delle ultime settimane, ed era rimasto fuori. Le FARC lo hanno offerto poco prima del plebiscito, ma non era nell’Accordo. Ora è diventato esplicito.

L’altro, che è stato anche patteggiato in questa riunione delle ultime settimane e che ora è stato rivisto, ha a che vedere con i privilegi “extra” del partito che sorgerebbe dalle FARC, rispetto agli altri partiti.

Mentre nel primo accordo ricevevano un totale del 20 per cento del finanziamento statale, mentre un partito grande riceve circa il 15 per cento, ora le FARC riceveranno lo stesso (la qual cosa è già un importante sforzo, ma corregge una certa disuguaglianza).

E il terzo, che è il punto sul quale le FARC hanno realmente ceduto di più, è che il nuovo accordo non entrerà a far parte del blocco costituzionale. Questo ha implicazioni giuridiche, ma soprattutto politiche.

L’idea del blocco costituzionale era del politico conservatore Álvaro Leyva e consigliere delle FARC, che gli aveva messo in testa che includere tutto l’Accordo dentro la Costituzione fosse il modo di dargli solidità affinché non giungesse il prossimo presidente e rinnegasse quanto pattuito.

Questo punto ha offeso molti politici e giuristi, inclusa la Corte Suprema, che dicevano che la Costituzione era stata riformata attraverso la porta di dietro, ed era una delle principali obiezioni dell’ex presidente Andrés Pastrana e di avvocati come Jaime Castro o José Gregorio Hernández.

Era anche attraverso questo blocco costituzionale che i religiosi credevano che l’ideologia di genere sarebbe rimasta “inserita occultamente” nella Costituzione.

Ora nel blocco costituzionale è rimasto solo ciò che ha a che vedere con il Diritto Internazionale Umanitario (un’idea che De la Calle e Jarmmillo hanno difeso infruttuosamente anche la prima volta, prima che Leyva convincesse il Presidente di includerlo tutto).

Si intende che in questo blocco rimane inclusa l’amnistia, che è fondamentale per tranquillizzare i guerriglieri sul fatto che più avanti li metteranno in carcere.

Ma ora l’Accordo non sarà onnipresente nella Costituzione e solo questo fatto già trasforma quanto rinegoziato in un “nuovo accordo”, per gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale sul plebiscito.

Quello che non si è ottenuto

Delle due concessioni che erano molto simboliche per quelli del No e precisamente per questo più difficili da accettare da parte della guerriglia, una è stata ottenuta parzialmente e l’altra no.

È stato precisato meglio quello della restrizione della libertà. Anche se non è detto esplicitamente che pagheranno una condanna in una colonia agricola né è stata inclusa l’umiliazione che molti avrebbero desiderato, nemmeno sarà certo che avranno tutto il paese come carcere, come dicevano vari di coloro che hanno votato per il No.

Ciò che non è cambiato è stato il tema della eleggibilità. Uribe voleva che coloro che avevano commesso delitti atroci non potessero essere eletti in enti pubblici, e Marta Lucía Ramírez proponeva che lo facessero ma dopo aver pagato la pena.

Nessuna delle due è stata inclusa. Siccome il tema fondamentale del negoziato era l’idea che [le FARC]  cambiassero le pallottole con le urne, negare ai comandanti la possibilità di fare politica era troncare il futuro politico del partito che sarebbe sorto dalle FARC. Come nei partiti tradizionali, le figure conosciute sono quelle che decidono i voti.

La domanda ora sarà se, avendo incluso molte delle proposte del No, i suoi fautori approfitteranno del fatto che il nuovo accordo è migliore per metterci il petto e condividere con la coalizione governativa la bandiera della pace. O se, al contrario, approfitteranno del fatto che non si è riusciti a rinegoziare quanto riguarda il carcere e l’eleggibilità per, senza assumersi il costo dei morti che non ci sarà più, usare l’idea del “coniglio” come bandiera per cercare di ritornare al potere nel 2018.

Dalla strada che sceglierà l’ex presidente Uribe, dipenderà se la nuova fase di applicazione, che ora si mette in moto, sia più o meno facile. Perché, dato il silenzio al riguardo, sembra evidente che non ci sarà un referendum.

13 novembre 2016

La Silla Vacía

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Juanita León/Juan Esteban LewinLas Farc y el Gobierno firmaron un mejor acuerdo” pubblicato il 13-11-2016 in La Silla Vacíasu [http://lasillavacia.com/historia/las-farc-y-el-gobierno-firmaron-un-mejor-acuerdo-58721] ultimo accesso 22-11-2016.

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