Coordinamento nazionale di guardie e polizie comunitarie, la sfida affinché “non ci comprino, ci cooptino o ci mettano in carcere”


Jaime Quintana Guerrero

“La differenza tra le guardie comunitarie e le autodifese è che le comunitarie si sviluppano dal basso. La sicurezza, la giustizia, la rieducazione, le radio comunitarie, il lavoro con le donne, tutto è dal basso”.

Città del Messico. Le assemblee comunitarie sono il massimo organo di decisione dei popoli. I loro usi e costumi sono la guida per la sicurezza nei propri territori e per lottare contro il saccheggio, sono d’accordo i rappresentanti di guardie, ronde e polizie comunitarie di San Luis Potosí, Guerrero, Oaxaca, Morelos e del Distretto Federale.

Difendere i modi di vita, i boschi e mantenere il tessuto sociale delle comunità, sono principi per sviluppare l’autonomia e l’autogestione mediante il sistema di incarichi, affermano i comunitari di differenti parti della Repubblica riuniti in un seminario realizzato nella Scuola Nazionale di Antropologia e Storia (ENAH).

Miguel Guzmán, consigliere della guardia comunitaria della Huasteca potosina, spiega che il governo, dopo aver trovato differenti minerali naturali sia nel Guerrero che nel San Luís Potosí, quello che vuole è smobilitare le resistenze, e in questo contesto “vengono organizzate le guardie comunitarie, per difendere i nostri territori”, avverte.

In questo momento, spiega, la guardia comunitaria della Huasteca lavora ad una proposta da portare alle diverse comunità e per condividere esperienze in un incontro di guardie comunitarie a Palma, San Luís Potosí, che ha come obiettivo quello di presentare un fronte comune verso lo stato.

Da parte sua, Guillermo Hernández, di Tepoztlán e membro del Coordinamento dei Gruppi Culturali Indigeni, spiega che il Morelos è uno stato con un alto indice di violenza “e per questo dalle assemblee stanno risorgendo i valori della sicurezza comunitaria”.

Nella comunità di Ocotepec, municipio di Cuernavaca, per esempio, si mantiene la ronda comunitaria, “che fino a poco fa non era riconosciuta dalle autorità, ma loro si prendono cura della comunità, con guardie in dieci o quindici sentieri, che vigilano la zona di fronte all’incremento del crimine organizzato”, specifica Hernández.

Un processo simile si vive nella comunità Huatzulco, che l’anno scorso ha annunciato la creazione di una polizia comunitaria, il governo del Morelos ha cercato di impedirlo, ma loro si organizzano per le vie di fatto.

A Tetela del Volcán, zona produttrice di avocado, i produttori di avocado hanno deciso di organizzare i propri gruppi armati, che sono monitorati e lavorano con l’esercito, racconta il comunero del Morelos.

Le reti di Emiliano Zapata formate durante la Rivoluzione Messicana esistono ancora, spiega Guillermo Hernández. “Furono le comunità quelle che fecero la Rivoluzione e crearono Zapata. Le comunità nominarono i propri generali e soldati affinché si unissero ad Emiliano Zapata, e precisamente questo precedente e la lotta di Rubén Jaramillo, è ciò che ora recuperano i popoli.

Nel Distretto Federale, la lotta comunale a Milpa Alta, è per il mantenimento del possesso della terra, che fa parte del processo storico di Milpa Alta, spiega Francisco Pastrana comunero e difensore del bosco. “La zona ecologica del Distretto Federale è molto poca e per questo noi stiamo lottando per proteggere il bosco e affinché i comuneri che lo tutelano siano pagati”. Dal 2002, spiega, a Milpa Alta le comunità organizzano le proprie guardie forestali e di vigilanza.

“Noi abbiamo qualcosa da sorvegliare per la città. La nostra vigilanza è contro il taglio del bosco”, dichiara la guardia comunale, e spiega che loro non sono armati, e che “lavorano solo per spegnere incendi e proteggere il bosco”.

La nostra storia

Nelle comunità della Huasteca nel San Luis Potosí, esiste la figura del governatore tradizionale, che non solo organizza le feste, ma che effettua lavori a favore della comunità. È lui che porta il bastone del comando e rappresenta la comunità, che ha le proprie guardie comunitarie che chiamano in giudizio, durante il quale il governatore tradizionale attua come un giudice per conciliare e risolvere qualche problema della comunità”.

Negli anni novanta, ricorda Miguel Guzmán, “noi effettuammo un Congresso che abbiamo chiamato Nazioni Indigene. Non fu pubblicizzato ma nacque dall’esempio di lotta dei compagni dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, ed ebbe come obiettivo quello di tornare a sancire le nazioni indigene come centro della lotta e come eredi dei bastioni di resistenza”.

“Oggi siamo in una tappa di rinascita del movimento contadino indigeno che a San Luis Potosí non esisteva da molti anni”, spiega l’intervistato e aggiunge che ora stanno cercando nuove strategie di difesa che permettano di fermare l’attuale offensiva. È il contesto in cui risorgono le guardie comunitarie come una strategia di resistenza, aggiunge Guzmán.

Le guardie comunitarie nella Huasteca sono disarmate, e oltre a fare arresti e sorvegliare la regione, risolvono i problemi all’interno delle comunità, e sono una forza di fronte allo stato, precisa il consigliere.

A San Luis Potosí, spiega, le terre sono colpite dai megaprogetti. Uno è la Super Strada, opera che unirà il Golfo del Messico con l’Oceano Pacifico. Per i danni ambientali che causerà questa opera, le comunità hanno deciso di organizzarsi contro il saccheggio.

“È lo stato quello che si oppone alla nascita e alla crescita delle guardie comunitarie nella Huasteca. È uno stato incapace di garantire sicurezza e giustizia ai propri popoli, ma è capace di reprimerli, come dire, da un lato dice di dare pace sociale e dall’altro dà repressione”, spiega Miguel Guzmán.

Dal punto di vista legale, la guardia protegge, non estorce come la polizia statale. Ma lo stato applica anche la divisione. “Pensiamo che il seguente passo per non disperderci è coordinare a livello nazionale tutte le guardie e le polizie comunitarie. Abbiamo bisogno di unirci, e dialogare prima che comprino qualcuno, cooptino altri e mettano in carcere i rimanenti”.

“A noi –spiega– ci hanno proposto di trasformarci in polizie rurali, ma lo rifiutiamo perché perderemmo la nostra legittimità e il nostro processo”. E aggiunge che un’altra differenza con le autodifese “è che non si riceve un salario”. La Guardia Comunitaria è una persona disposta anche a perdere la propria vita per la comunità. Abbiamo un manuale operativo e siamo andati avanti con la disciplina”, assicura.

La CRAC ha prevenuto l’arrivo delle imprese minerarie

Nel Guerrero, da parte sua, in particolare nella Montaña e nella Costa Chica, l’organizzazione della polizia comunitaria conta su 18 anni di esistenza, e nel paese ha il maggior numero di prigionieri politici, informa Pablo Guzmán, ex coordinatore e ora consigliere dell’organizzazione. “Quando noi siamo giunti alla carica, eravamo circa dieci coordinatori, sono giunte anche le imprese minerarie, osservavamo che c’era un controllo aereo, e questo ha messo in allerta la gente”, dice.

Valentín Hernández Chapa, consigliere del Coordinamento Regionale delle Autorità Comunitarie (CRAC) del Guerrero, spiega che nel novembre del 2010, quando si resero contro delle intenzioni delle imprese minerarie, le autorità agrarie e comunitarie analizzarono che quelli avrebbero fatto qualsiasi cosa affinché il governo e le imprese potessero installarsi. “Noi pensavamo che non avrebbero potuto entrare perché nel territorio c’era una organizzazione forte e preparata”, dice, a quel tempo c’erano circa 70 comunità organizzate, in 15 municipi.

Nell’anno 2013, l’ex coordinatore della CRAC, Eliseo del Villar, si mise dalla parte degli interessi del governo di Ángel Aguirre e “oggi stanno agendo come un gruppo paramilitare e stanno reclutando gente delle comunità pagandoli per servire da pistoleri”, avverte Pablo Guzmán.

Pablo Guzmán spiega che “la differenza con le autodifese è che quelle comunitarie si sviluppano dal basso, tutto ha a che vedere con questo, la sicurezza, la giustizia, la rieducazione, le radio comunitarie, il lavoro con le donne, tutto è dal basso”.

28 luglio 2014

Desinformémonos

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Jaime Quintana Guerrero, “Coordinación nacional de guardias y policías comunitarias, el reto para que no nos compren, coopten o nos metan a la cárcelpubblicato il 28-07-2014 in Desinformémonos, su [http://desinformemonos.org/2014/07/una-coordinacion-nacional-de-guardias-y-policias-comunitarias-el-reto-para-que-no-nos-compren-no-nos-coopten-y-no-nos-metan-a-la-carcel/] ultimo accesso 10-09-2014.

 

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