La Corte Suprema del Cile ha dato il via libera al contestato progetto multimilionario HidroAysén, che prevede la costruzione di cinque dighe nella Patagonia del sud. Una triste notizia per tutti quei cittadini, la maggioranza, e le tante associazioni in difesa dell’ambiente che considerano questo megaprogetto fatale per l’anima stessa della Patagonia.
I magistrati hanno rigettato il ricorso presentato dai gruppi ecologisti appellandosi alla convinzione che le cinque dighe distruggeranno il fragile equilibrio dell’ecosistema regionale, fatto di preziosi ghiacciai, montagne e laghi. Inutili le centinaia di affollate proteste anche sfociate in episodi di rabbia violenta. Inutili le inchieste che denunciano come il 74 percento dei cileni sia contrario a questo piano idroelettrico. L’intero schieramento politico cileno, dalla destra alla sinistra, vuole HidroAysén e HidroAysén si farà. Manca solo l’approvazione formale del Governo. Se tutto procederà come nei piani delle multinazionali, l’opera inizierà nel 2014 e durerà dieci anni.
Presto, dunque, seimila ettari di terra saranno sommersi dalle acque in nome della necessità del Paese di rifornirsi di energia elettrica sostenibile e poco costoso. E intanto l’italiana Enel – che controlla la spagnola Endesa madrina del progetto – e la cilena Colbún festeggiano la vittoria. Che importa se il Parco nazionale della Laguna de San Rafael rischierà la distruzione e con esso tutte le razze di animali autoctone e protette che ospita; che importa se le cinque mega dighe sui fiumi Pascua e Baker avranno un impatto socio-ambientale enorme di una delle aree di maggior pregio naturalistico del pianeta. A essa è legato, infatti, una rete di trasmissione di energia lunga duemila chilometri per collegare l’Haysen a Santiago.
Ma Daniel Fernández, vicepresidente esecutivo di Hidroaysén, ha spiegato le ragione del progetto a Bbc Mundo: “Chile sta crescendo al 4 o 5 percento e tutte le proiezioni ufficiali e degli specialisti indicano che l’energia andrà di pari passo, quindi sarà necessario duplicare la misura della matrice energetica in dieci o quindi anni, dipendentemente a quanto crescerà l’economia”. E di contro, Patricio Rodrigo, segretario esecutivo del Consejo de defensa de la Patagonia chilena, ha ribattuto “il paese intero ha preso coscienza che la Patagonia cilena è il nostro maggiore patrimonio naturale e che ogni paese dovrebbe rifiutarsi di distruggere il proprio patrimonio naturale”. E non si arrende. Gli ecologisti hanno infatti denunciato che il giudizio della Corte è viziato perché uno dei magistrati, Pedro Pierry, è azionista di Endesa. Un’accusa a cui il magistrato ha risposto in un’intervista al giornale La Tercera, precisando che la sua partecipazione azionaria non riguarda i casi del ricorso.
5 aprile 2012
E-Il mensile on line
IL VIDEO Patagonia senza dighe
di Camilla Martini
Video 1: http://www.youtube.com/watch?v=P4VxX3Xen-M&feature=player_embedded
Video 2: http://www.youtube.com/watch?v=BjBxRXdpi9w&feature=player_embedded
Stella Spinelli, “Cile, la condanna a morte della Patagonia” pubblicato il 05-04-2012 su E-Il mensile on line [http://www.eilmensile.it/2012/04/05/cile-la-condanna-a-morte-della-patagonia/], ultimo accesso 06-04-2012. |