Demistificare l’inflazione venezuelana: la scappatoia dell’opposizione


L’alta inflazione venezuelana viene usata dall’opposizione e dalla stampa internazionale per accusare Chavez di cattiva gestione economica. Ma il governo bolivariano garantisce la vendita sottocosto di prodotti fondamentali e l’inflazione è spesso gonfiata dalle speculazioni degli imprenditori oppositori.

di Tamara Pearson

Il mio consiglio comunale ha organizzato un Mercal (vendita sottocosto di alimenti da parte del Governo) [La Missione Mercal è stata lanciata nel 2003, la Mercados de Alimentos (MERCAL) è l’azienda statale che la conduce, impiega 85.500 lavoratori e possiede 16.600 centri di distribuzione, www.mercal.gob.ve, ndt] per la nostra comunità per sabato a partire dalle 9.00. Ero lì alle 9.05 e già c’erano circa cento persone in fila. Quando ha iniziato a piovere, nonostante poche persone avessero degli ombrelli, nessuno si è alzato. La coda si muoveva lentamente, la gente chiaccherava e si bagnava, e quando ho raggiunto i tavoli della distribuzione un sacco di cibo era finito.

Ciò nonostante ho avuto 3 kg di pasta, a 2 bs [bolivares, 1 bolivar = 0,175 €, ndt] al kilo (prezzo normale, 6-12 bs/kg), latte a 12 bs (prezzo normale circa 25-35bs), margarina per 2 bs (prezzo normale 6 bs) e alcune altre cose. Quando si considera che la grande maggioranza dei venezuelano spendono tra il 50 e il 90% del loro reddito in acquisti alimentari (a seconda se si è in affitto o meno – questa è l’altra grande spesa), si può capire perché abbiamo sfidato la pioggia e perché i prezzi alimentari e l’inflazione sono argomenti di conversazione qui.

“Il cioccolato è ora sui 22bs, ci credi? Stava a 12bs a Gennaio!”

“Io non compro più tonno, si possono spendere 35bs per uno grande ora.”

“Il negozio X stà vendendo noodles, ma sono a 9bs ora, prima erano a 5″. E così via. Nessuna menzione delle corse di massa ai supermercati quando, dopo sei mesi senza, hanno improvvisamente avuto una fornitura di olio e latte in polvere.

Tra l’opposizione locale e i mass media internazionali inflazione è la parola di moda, e se è cresciuta, il paese è chiaramente in un casino, la vita è senza speranza e il Governo se ne deve andare. Ma l’inflazione è veramente il grande male che viene descritto? Quanto influisce sulla vita dei venezuelani? Quanto è peggiorata, realmente, con Chavez, e cosa il Governo sta provando a fare con essa e la situazione alimentare?

Prima di Chavez, “le sardine erano la nostra carne”.

“Prima [del Governo Chavez] c’era una grande varietà di cibo sui nostri scaffali, ma pochi potevano acquistarlo. Ora possiamo prendere il cibo di cui abbiamo bisogno, ma c’è un po’ meno varietà,” come mi ha detto il mio compagno, Luis Diaz.

Le cose sono peggiorate quando il Presidente Carlos Andrez Perez ha applicato il “pacchetto economico” promosso dal FMI che ha causato massicci aumenti dei prezzi degli alimenti e del petrolio e dei costi dei trasporti, provocando la rivolta popolare conosciuta come Caracazo, nel 1989 A quel tempo anche l’inflazione iniziò a galoppare creando riluttanza ad investire.

“C’è sempre stata scarsità di latte, e veniva comprato sul mercato nero. La maggior parte veniva dalla Nuova Zelanda [dove come oggi, la maggior parte del latte è prodotta localmente], e c’era spesso mancanza di carne e uova, e un sacco di cibo di contrabbando da Colombia e Ecuador. Era tutto molto costoso e i prezzi nei supermercati erano così alti, eravamo abbastanza spaventati” ha continuato Diaz.

“Chi poteva, le classi alte, risolveva i problemi di scarsità comprando al mercato nero, mentre i bambini delle famiglie povere venivano nutriti con l’acqua della pasta,” ricorda.

“C’era uno slogan pubblicitario [di una compagnie di Sardine] negli anni Novanta che diceva ‘Mangia sardiiiiine’ perché essere in grado di comprare carne era come giocare alla lotteria,” dice. “Non era così come è oggi.”

La madre di Diaz dice che gli adecos (del partito d’apposizione Azione Democratica, AD) organizzavano distribuzioni di cibo, vendendolo in piazze e centri comunitari in maniera simile a quella del Mercal di oggi, “ma era molto meno di frequente allora, e solo quelli che avevano la tessera dell’AD potevano comprare il cibo,” dice, aggiungendo che queste distribuzioni erano “merda”, quando ricorda quanto era costoso il latte di contrabbando.

Ora c’è ancora della corruzione, e alcune persone che lavorano per Mercal tentano di vendere ai negozi il loro olio sopra il prezzo calmierato, ma tra una serie di altre politiche del Governo, l’esistenza di Mercal, di prezzi calmierati per certi beni, di programmi alimentari scolastici e sale pasto governative, significa che i bisogni alimentari basici sono ora soddisfatti. Secondo l’Instituto Nacional de Nutricionil consumo medio giornaliero è aumentato dalle 2,200 calorie nel 1998 a sopra le 2,700 calorie nel 2008, superando le raccomandazioni della Fao di 2,300 calorie al giorno, e la malnutrizione è scesa dal 21% del 1998 al 6% del 2007

La vera situazione dell’inflazione

Ciò nonostante, inflazione continua a significare che i prezzi per gli altri beni di consumo e servizi, come tutti i prodotti alimentari non fondamentali, vestiti, prodotti sanitari, affitto, taxi, giocattoli, libri, articoli di cartoleria e così via, salgono su base mensile a base semestrale.

Gli indici dell’inflazione in Venezuela sono stati costantemente in crescita dagli anni Cinquanta, quando, sotto il dittatore Marcos Perez Jimenez, si fermavano all’incirca sul 0,75%, sotto Romulo Betancourt salirono al 1,5%, e quindi al 3,63% durante il primo mandato di Rafael Calderam e con una media di 9,86% con quello di Carlos Andres Perez, 16,7% sotto il presidente successivo, poi 34,1% con quello dopo fino all’impennata del 104,5% e poi 194,3% con i secondi mandati di Carlos Andres Perez e Rafael Caldera. Questi dati sono basati sull’inflazione accumulata – dove il valore annuo dipende dal precedente, ma comunque la tendenza generale, di inflazione crescente, è chiara.

Solo Chavez è riuscito ad invertire questa tendenza. Mentre sotto Caldera l’inflazione annuale era del 70,8% nel 1994, 56,6% nel 1995, 103,2% nel 1996, 37,6% nel 1997 e 30% nel 1998, sotto Chavez, è stata 13,4% nel 2000 e 12,3% nel 2001. Poi c’è stato il colpo di Stato e il sabotaggio petrolifero dell’opposizione, che inoltre accumulò grosse scorte di cibo per renderlo raro sul mercato o disponibile a prezzi fortemente aumentati, comprò grandi quantità di dollari e lanciò una campagna internazionale per scoraggiare gli investimenti stranieri. Quell’anno l’inflazione fu del 31,2% e del 27% l’anno successivo, tendendo a una media del 25% circa all’ano da allora, che una diminuzione record nel maggio 2006 al 10,4%.

A parte i meravigliosi contributi dell’opposizione all’inflazione (accaparramenti continui), l’inflazione in Venezuela è, in una certa misura, inevitabile, a causa delle grandi entrate di denaro conseguenza del suo grande reddito petrolifero, e della sua alta spesa pubblica.

E poi, tra una serie di altre cause, le misure contro l’inflazione sono diventate parte della cultura e delle abitudini venezuelane. Mentre la compagnia di telecomunicazioni statale Movilnet non ha aumentato le sue tariffe per quattro anni, le imprese private piccole e grandi aumentano periodicamente i prezzi a natale, pasqua e nelle vacanze estive (quando le spese aumentano naturalmente). Ogni altro che compra da loro come proprietari di terre, ristoranti e hotel ne seguono l’esempio per non rimetterci.

Una delle più serie conseguenze degli alti indici dell’inflazione in Venezuela, in termini di impatto sulla popolazione venezuelana, è che la svalutazione del bolivar nel corso degli anni combinata con tariffe di scambio monetario fisse ha significato che le importazioni sono artificialmente economiche e le esportazioni non petrolifere sono troppo costose, rendendo difficile al Venezuela differenziare la sua produzione.

E la gente è abituata più a consumare che a risparmiare, visto che il valore dei loro risparmi decresce con l’inflazione. Quindi l’accaparramento di beni è allo stesso tempo causa ed effetto dell’inflazione, visto che le persone sono abituate a comprare più di quello di cui hanno bisogno di un prodotto per evitare di pagare in seguito ad un prezzo più alto.

Un’altro problema è quello del bilancio. Il Governo ha deciso che lo stanziamento giornaliero per studente nel programma alimentare era di 5,7bs, ma il valore non è stato toccato per qualche anno, e i fornitori alimentari hanno avuto difficoltà a garantire cibo a quel prezzo e hanno smesso di farlo. Oppure, il Governo assegna un certo finanziamento a un Consiglio Comunale per risolvere un problema locale, ma quando la somma arriva i costi sono già salliti. Tuttavia, i problemi come questi potrebbero essere facilmente superati se si tenesse più spesso conto dell’inflazione nel bilancio, e fossero effettuate rettifiche con maggiore frequenza.

L’inflazione non è il BIG DEAL che viene fatto passare

Comunque l’area dove l’inflazione è meno importante, in termini di impatto sulla vita delle persone, è quella dei prezzi del cibo e di altri prodotti. Questo perché il Governo regolarmente (una o due volte l’anno) aumenta il salario minimo per portarlo ai livelli dell’inflazione, o sopra di essi, e anche il settore informale aumenta i suoi prezzi per contrastare l’inflazione.

Il potere d’acquisto della gente è effettivamente molto aumentato sotto l’attuale Governo.

Il Pil del Venezuela a parità di potere d’acquisto, secondo le statistiche del FMI, è passato da 82.8 nel 1980 a 136,7 nel 1990 a 204,2 nel 1998 giusto prima dell’arrivo di Chavez alla presidenza, fino a 346,9 lo scorso anno. Se si guarda al grafico del link precedente, si può vedere una salita notevolmente grande negli ultimi dieci anni (con, come sempre, un piccolo avvallamento durante il golpe e lo sciopero petrolifero del 2002-2003).

Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica venezuelano il potere d’acquisto è aumentato del 18% tra 1999 e 2009, e il capo dell’Istituto, Elias Eljuri, ha detto che nel decennio precedente a Chavez c’era stata una diminuzione del 49% dei redditi dei lavoratori. I venezuelani hanno ora il più alto salario minimo dell’America Latina, senza includere gli altri benefici come le tessere alimentari e sanità ed educazione gratuite.

Inoltre alcuni economisti (provenienti da una prospettiva capitalistica) argomentano che l’inflazione è di fatto una buona cosa perché mantiene i salari bassi così come la disoccupazione. Mentre non sono d’accordo che mantenere i salari bassi è qualcosa di buono, il punto è che c’è un credenza fuorviante che l’alta inflazione equivale a una tragedia. La Scuola Austriaca semplicemente definisce l’inflazione un aumento dell’offerta di moneta – una definizione con connotazioni meno negative.

Un inflazione moderata è sempre meglio dei “pacchetti economici” del FMI

Mentre i media privati dentro e fuori il Venezuela creano l’impressione che l’inflazione (e il Governo) è apparentemente la colpa dei prezzi elevati in Venezuela, ci sono fattori in realtà molto più gravi di cui tenere conto, la maggior parte dei quali l’opposizione non vorrebbe ne parlassimo qui – vale a dire, il capitalismo. O più specificatamente, la domanda (che è aumentata drammaticamente nel corso degli ultimi dieci anni come conseguenza dell’aumento del potere d’acquisto), la produzione (compagnie private che sottoproducono e caricano sui costi), lo scopo dell’industria privata di fare profitti piuttosto che soddisfare bisogni, l’uso della terra, o il non utilizzo da parte di ricchi latifondisti, e le tendenze globali che condizionano il Venezuela, come il riscaldamento climatico che provoca siccità e inondazioni, la crisi alimentare globale del 2008, e il continua aumento dei prezzi alimentari che hanno sproporzionatamente colpisto i paesi del ‘terzo mondo’.

Mentre in Venezuela nel 2008, e da allora, ci sono stati accasionali penurie di zucchero, olio, latte o caffè, e cibi importati come il burro di arachidi e il salmone sono estremamente costosi, nel 2008 in Thailandia il prezzo del riso è aumentato da 100$ la tonnellata a 780$ in pochi mesi, e rivolte del cibo sono scoppiate in tutta l’Africa. Un volantino in Egitto ha detto “stiamo morento mentre facciamo la coda per il pane”, e non è un segreto che i prezzi del cibo sono stati uno dei detonatori delle rivoluzioni della Primavera Araba della fine dell’anno scorso e dell’inizio di questo, quando molti dei rivoltosi e dei contestatori di questi paesi accusavano le “politiche di aggiustamento strutturale” del FMI per i continui ed esorbitanti aumenti dei prezzi.

Al momento le Nazioni Unite riportano che 37 paesi affrontano crisi alimentari e i prezzi dei prodotti alimentari fondamentali come grano, zucchero e carne bovina sono tutte schizzati negli ultimi 12 mesi.

L’Onu ha avvertito questo mese che 750.000 persone posson o morire per la corestia in Somalia (mentre in tutto il continente africano solo il 4% della terra agricola è irrigata – non a causa di mancanza d’acqua, ma perché le politiche della Banca Mondiale e del FMI sostengono l’agroindustria e ostacolano investimenti su scala nazionale come quelli che il Governo venezuelano stà praticando con le sue missioni agricole)) e molti haitiani, anche prima del terremoto, mangiano torte di fango, soprattutto perché gli Stati Uniti e gli altri organismi finanziari internazionali hanno distrutto la produzione haitiana di riso per spianare il terreno al riso sovvenzionato statunitense.

L’attuale Governo venezuelano non concederebbe mai una cosa del genere (mentre l’opposizione sarebbe completamente a favore, come hanno dimostrato nel 1989). L’ambasciatore venezuelano alla Fao (Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite), Gladys Urbaneja, ha mostrato nel 2008 il ruolo che i trattati di “libero commercio” e l’invasione dei mercati dei prodotti americani hanno avuto nell’aumento dei prezzi alimentari, così come il problema principale che il cibo è “diventato un altro oggetto del mercato speculativo”.

Il Governo stà combattendo per aumentare l’accesso a beni e servizi su una serie di fronti

Per garantire una buona offerta di alimenti essenziali, l’attuale Governo venezuelano ha intrapreso una serie di iniziative importanti, come la nazionalizzazione dei produttori alimentari colpevoli di accaparramento o speculazione come la catena di supermercati Exito, la creazione di distributori alimentari governativi come Pdval e Mercal, una significativa riforma agraria e, tra altre cose, l’attivazione della terra inutilizzata per aumentare la produzione di beni come riso, soia e carne, e ha creato la Missione Agro Venezuela per incoraggiare e supportare contadini e cooperative agricole. Il Governo ha anche distribuito regolarmente altri prodotti a prezzi calmierati come attraverso i suoi Mi casa bien equipada – casa mia ben attrezzata – per gli elettrodomestici, o le sue “fiere scolastiche” con cartoleria e altri prodotti scolastici alla metà dei prezzi commerciali.

Per cercare di eliminare i problemi e l’insicurezza causati dal “libero” commercio è stata anche istituita una Banca del Sud, una valuta regionale, il Sucre, per non dipendere dal dollaro statunitense, e sviluppata la cooperazione regionale attraverso organizzazioni come Alba, Unasur e Celac.

Queste misure sono le più significative per affrontare alle radici i problemi di accesso ai prodotti basici, ma il Governo considera importante anche combattere l’inflazione. Nel marzo 2007, con un record positivo di bassa inflazione allo 0,7%, soprattutto per la riduzione dell’imposta sul valore aggiunto, Chavez ha detto che era un “trionfo per tutti” visto che “l’inflazione è un problema per tutti, per quelli che sono al governo come per le comunità e il settore privato”.

Molto probabilmente l’inflazione è una questione importante per il Governo a causa della copertura mediatica che riceve e quindi per l’importanza che gli viene assegnata dalla popolazione, per l’effetto reale che ha sulla “fiducia” nell’economia e negli investimenti, e perché l’analisi economica del Governo è spesso un interessante miscela di socialismo e capitalismo o riformismo. Riconosce l’importanza del controllo statale o dei lavoratori sulla produzione, per esempio, ma anche usa come riferimento il Pil – una misura del benessere più capitalista.

Ciò nonostante nel 2008 il Governo ha detto che il suo piano per combattere l’inflazione sarebbe stato quello di stimolare la produzione e moderare il consumo (basicamente decrescendo i prezzi con alta disponibilità di prodotti e bassa domanda). Al tempo stesso il ministro delle Finanze ha spiegato che il settore alimentare è dove il “gap tra consumo nazionale e produzione in generale” era il più largo, perché “il consumo è stato parecchio stimolato da una distribuzione progressista della rendita petrolifera”. Questo approccio è ragionevole, così il Governo ha rigettato quello “neoliberale”, che propone di ridurre la domanda con un “rigido impoverimento”, attraverso la riduzio della spesa pubblica per ridurre l’offerta di denaro, qualcosa che il Governo venezuelano si è rifiutato di fare, anche durante la crisi economica mondiale, quando altri paesi lo stavano facendo.

Un tasso di scambio fisso è un’altra misura tradizionale per combattere l’inflazione, una misura applicata dal Governo fin dal 2003, ma con risultati variabili. Il valore reale della valuta continua ad essere riflesso da quello del mercato nero, che, nonostante i tentativi, il Governo non è stato capace di frenare. Quando il Governo aggiorna il tasso fisso per avvicinarlo ad un più realistico valore del bolivar, come ha fatto nel Gennaio 2010, i risparmi dei lavoratori hanno dimezzato il loro valore. L’aggiustamento ha significato anche un aumento del valore dei petrodollari e una maggiore entrata di denaro, e quindi, se speso dal Governo, un’ulteriore inflazione. Per arginare in qualche modo l’offerta di moneta il Governo ha venduto i titoli petroliferi, ma, alla fine, per spendere meno senza compromettere la spesa sociale, il Governo avrebbe dovuto comprare all’estero, cosa che avrebbe abbassato l’inflazione ma non aiutato la creazione di posti di lavoro. Sotto molti aspetti, si potrebbe dire che l’inflazione conviene.

L’opposizione e la grande stampa internazionale usano l’inflazione come scappatoia

Non c’è nessun dubbio che le grandi imprese, con l’opposizione come loro portavoce, è una delle cause principali dei problemi alimentari e dell’inflazione, con l’accaparramento, i lavori sottopagati, le importazioni a un tasso di scambio fisso ma i prezzi delle merci importate basati su un tasso parallelo molto più costoso, la speculazione sulla valuta, l’incoraggiamento del consumismo, il sostegno alle privatizzazioni e così via. È quindi nell’interesse dell’opposizione (locale e internazionale) usare l’inflazione moderatamente alta del Venezuela come una scappatoia dalle cause reali dei problemi economici della gente, e per creare un clima di insicurezza e malcontento per il Governo bolivariano.

Non solo i media privati qui e all’estero si concentrano più sull’inflazione che su altre questioni economiche, ma insistendo ripetutamente sull’argomento i media privati condizionano la stessa percezione dei venezuelani su quanto veramente l’inflazione li danneggia. Molti venezuelani motivano l’aumento dei prezzi esclusivamente con l’inflazione e considerano l’inflazione come uno dei problemi più grandi del Paese (assieme al crimine, un altro reale, ma esagerato, problema denunciato dall’opposizione). E la causa dell’inflazione? Chavez. Visto che Chavez è responsabile della siccità e del cambiamento climatico, per non parlare della corruzione della polizia negli Stati controllati da governatori dell’opposizione, come potrebbe l’inflazione non essere colpa sua.

I venezuelani lottano per far fronte all’impennata dei prezzi alimentari, l’inflazione più alta dell’America Latina” titola il Washington post, accompagnando il suo articolo con foto di fattorie e ciotole di zampe di gallina. In quest’articolo un venezuelano dice di sentirsi “strangolato dai prezzi”.

“Venezuela tra i paesi con la più alta inflazione del mondo” titola Noticias24, un sito d’informazione venezuelano, citando una relazione del Fmi. E in quest’articolo, titolato “Chi genera l’inflazione” Tal Cual anch’egli venezuelano, accusa il Governo di “provocare” l’inflazione con la sua “indisciplinata politica fiscale”.

La stampa dell’opposizione ignora cause e contesto e crea l’impressione che se i coco pops fossero sempre sugli scaffali tutto andrebbe bene, contando sul credo capitalista che definisce la felicità e il benessere in termini consumistici. La stampa dell’opposzione e mass media esteri come Fox, Cnn e Bbc non menzionano mai le merci sovvenzionate né il sistema sanitario e i programmi scolastici venezuelani, che sono ad inflazione 0% perché sono gratuiti.

Salute ed educazione sono più importanti di Nutella e Mars bars

Il ministro delle Finanze venezuelano Ali Rodriguez, parlando nel 2008, aveva ragione quando diceva “Come il capitalismo di Stato [entra in] un processo di transizione, dobbiamo cambiare la mentalità del venezuelano da una cultura basata sul profitto a una basata sulla produzione. Questo implica la creazione di una nuova etica.”

Quando gli aumenti dei salari eguagliano (o sorpassano) quelli dell’inflazione, l’inflazione non è necessariamente una cosa negativa per i lavoratori o la maggioranza dei venezuelani. Ciò che è importante è il contesto generale e la struttura dell’economia, e chi (quali classi) sono in ultima analisi destinate ad avvantaggiarsene. Quindi è meglio avere un’alta inflazione (che non è iperinflazione, cosa differente) e sistema sanitario universale (come nel caso venezuelano) piuttosto che privatizzato ma con una bassa inflazione – come nel caso della maggior parte degli altri paesi.

Sul lungo termine la soluzione reale all’insicurezza alimentare e all’accesso a beni e servizi è una produzione democraticamente organizzata basata sui bisogni, con prezzi definiti insieme da Stato, comunità organizzate e lavoratori. Ci sono esempi isolati qui e là in Venezuela di parti di questo processo – Consigli Comunali che dicono di cosa hanno bisogno, lavoratori che controllano aziende, etc, ma c’è ancora molta strada da fare. Nel frattempo, dobbiamo essere chiari su cosa garantisce una reale qualità della vita, e non è una Nutella a prezzi bassi.

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da
Tamara Pearson, Demystifying Venezuela’s Inflation: The Opposition’s Red Herring, pubblicato il 30-09-2011 su [http://venezuelanalysis.com/analysis/6528], ultimo accesso 02-04-2012.

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