articolo di David Venegas, alebrije
Oaxaca de Magon, Città della resistenza, 7 settembre 2010.
Nel 2009 il comando unificato delle forze degli Stati Uniti pubblicò una relazione che metteva in guardia sulla possibilità di un rapido e repentino collasso di due stati molto importanti per la sicurezza e gli interessi dell’imperialismo yanqui, e che indicava la necessità di un intervento diretto dell’esercito dell’impero in questi due paesi quando si fosse arrivati a quel punto. Uno degli stati falliti menzionati è il Messico.
C’è una accelerata perdita di sovranità ed una chiara intromissione dell’impero yanqui sul territorio nazionale, da questa dichiarazione pubblica di stato fallito http://www.elsiglodetorreon.com.mx/noticia/407357.mexico-y-pakistan-los-focos-rojos-del-planeta.html con la quale gli yanqui hanno minacciato la classe politica messicana, e soprattutto l’estremamente debole governo di Felipe Calderón, affinché accettasse senza fiatare tutte le imposizioni tendenti a salvaguardare gli “interessi nordamericani” nel paese, come la guerra contro il narcotraffico e l’iniziativa Mérida, fino alle indagini che l’esercito nordamericano fa sotto copertura nel paese per trarre informazioni di prima mano sul territorio nazionale con il possibile scopo di progettare strategie anti-insurrezionali http://www.jornada.unam.mx/2009/03/28/index.php?section=opinion&article=024a1eco che sono state denunciate da una comunità indigena zapoteca della sierra nord di Oaxaca. La follia della guerra preventiva è tra noi. Specialisti come sono nell’approfittare della debolezza e delle situazioni degli altri, per favorire i propri interessi imperialisti, gli yanqui hanno visto nel debole ed illegittimo governo di Felipe Calderón l’opportunità perfetta, come mai prima, per avanzare nel Messico postrivoluzionario nelle loro mai abbandonate ambizioni di conquista del Messico. La Guerra è Pace è uno dei tre principi fondamentali dello stato totalitario rappresentato da George Orwell nel suo romanzo 1984 come finzione. Nella realtà d’oggi il mezzo fondamentale e per eccellenza dell’impero per mantenere la “pace mondiale”, che significa il mantenimento dei propri interessi imperialisti, è la creazione della guerra. La Guerra è Pace.
Così come la guerra contro il terrorismo islamico fornisce all’impero il pretesto per invadere paesi del medio oriente per spogliarli della loro ricchezza petrolifera o strategica, come Irak, Afganistan o Pakistan – questo ultimo, insieme al Messico nella lista degli stati falliti – e la lotta contro la proliferazione nucleare gli da il pretesto per minacciare la guerra a paesi indipendenti e ricchi di petrolio come la repubblica islamica dell’Iran, la guerra contro il narcotraffico gli da il pretesto per invadere e proteggere i propri interessi imperialisti nei ricchi territori dell’America Latina dove sono anche presenti forti movimenti per la liberazione dei propri popoli dalle catene del capitalismo e dell’imperialismo yanqui. Di fatto la guerra contro il narcotraffico in Messico serve all’impero per dissimulare il reale obiettivo della sua guerra, il contenimento del crescente scontento sociale che potrebbe provocare un cambio di regime nel paese. Questo è chiaramente dimostrato nei telegrammi segreti che nel 2006 inviarono a Bush il precedente ambasciatore in Messico, Tony Garza, i falchi del pentagono e la CIA, quando i popoli di Oaxaca organizzati nell’APPO occuparono le strade per lottare per la giustizia, la pace e la dignità http://www.milenio.com/node/312716 e quando milioni di messicani optarono per un moderato cambiamento all’imperante modello neoliberale depredatore, eleggendo Andrés Manuel López Obrador nelle elezioni presidenziali di quell’anno http://www.elsemanario.com.mx/opinion/news_display.php?story_id=42905. Il terrore che gli ha provocato la possibilità che l’insurrezione dell’APPO si estendesse a tutto il paese gli fece prendere le misure preventive che oggi patiamo. La Guerra è Pace.
La guerra contro il narcotraffico intrapresa da Felipe Calderón garantisce gli interessi della governabilità capitalista, di cui hanno la necessità l’oligarchia messicana ed i suoi capi, e l’oligarchia yanqui che governa il mondo. Questa guerra ha fornito a Felipe Calderón il movente e la governabilità interna, non tanto con il consenso sociale che questa guerra ha tra i messicani, ma per l’imposizione di una militarizzazione che a causa del terrore impedisce il libero esercizio della protesta sociale. Principalmente nel nord del paese sono morti per i proiettili dell’esercito messicano studenti, lavoratori, bambini e donne, basti ricordare, e mai sarà troppo, i bambini Martín e Brayan assassinati in un posto di blocco dell’esercito a Tamaulipas http://www.jornada.unam.mx/2010/04/07/index.php?article=005n1pol§ion=politica ed anche il recente omicidio, da parte dei militari che “combattono” il narcotraffico, di un padre e di suo figlio nello stato del Nuevo León http://www.jornada.unam.mx/2010/09/07/index.php?section=politica&article=003n1pol. I lavoratori non si debbono preoccupare per i cambi di regime politico ed economico, ma di salvare le proprie vite e quelle di propri figli. La Guerra e Pace.
Allo stesso tempo questa guerra è una delle molte guerre che l’imperialismo yanqui sostiene fuori dalle sue frontiere per proteggere i propri interessi e l’integrità territoriale nello stesso momento in cui costituiscono fonti permanenti di risorse per il suo complesso industriale-militare, che è chi governa realmente a Washington, non è una casualità che il maggiore fornitore di armi e munizioni ad ambedue le parti di questa guerra siano i fabbricanti di armi statunitensi che con l’iniziativa Mérida forniscono armi allo stato messicano nello stesso momento in cui vendono armi al suo nemico, il narcotraffico, attraverso le migliaia di armerie che esistono nella frontiera comune http://www.jornada.unam.mx/ultimas/2010/09/07/proceden-de-eu-19-mil-armas-vinculadas-con-crimenes-en-mexico-reporte. La Guerra è Pace.
Il recente assassinio di 72 immigranti latinoamericani nello stato di Tamaulipas, probabilmente per mano di narcotrafficanti http://www.jornada.unam.mx/2010/08/26/index.php?section=politica&article=002n1pol, rivela l’indignante ruolo di cortile posteriore che è stato imposto a tutto il popolo del Messico. Oggi tutto il territorio nazionale è l’enorme frontiera che separa gli Stati Uniti dall’America Latina, ed i crimini razzisti e di odio che non vogliono commettere nel loro stesso paese vengono fatti in Messico di fronte agli occhi pieni di orrore di tutti e tutte http://www.jornada.unam.mx/2010/08/31/index.php?section=opinion&article=020a2pol . La Guerra è Pace.
L’ultima picco di questi preparativi per una deliberata invasione del Messico da parte degli Stati Uniti lo troviamo nella dichiarazione della segretaria di stato nordamericana, Hilary Clinton, http://www.jornada.unam.mx/ultimas/2010/09/08/carteles-de-droga-en-mexico-se-comportan-cada-vez-mas-como-la-insurgencia-clinton. Questa notizia stampa pubblicata sul giornale La Jornada deve far accendere le luci d’allarme di tutti i messicani e le messicane. Nello stesso momento in cui negli Stati Uniti si acutizza la follia antimessicana, con l’approvazione della legge razzista SB 1070 dell’Arizona e quando il movimento bianco di destra “tea party” rifiuta i messicani, gli islamici ed ugualmente gli omosessuali, questo stesso paese si mostra sollecito nell’ “aiutare” sempre più il governo del Messico nella sua guerra contro il narcotraffico che non ha lasciato in tutto il paese altro che una scia di sangue. Anche se il maggiore consumatore di droghe del mondo sono gli Stati Uniti e tre armi su quattro recuperate ai narcos in Messico provengono da rivendite situate lungo la frontiera di questo paese, al colmo della ipocrisia e dell’opportunismo imperialista, il governo statunitense prepara una colombianizzazione del paese, ciò significherebbe una reale invasione che ha come obiettivo non impedire il traffico di droghe ma impedire la reale possibilità di un cambiamento di regime in Messico. Si ponga particolare attenzione alla frase pronunciata dalla generosa donna che perdonò Bill Clinton e Monica Lewinsky “Affrontiamo una crescente minaccia da parte di una ben organizzata rete di narcotraffico che in alcuni casi sta facendo causa comune con ciò che potremmo ritenere insurrezione in Messico e Centroamerica”. Ossia, per loro sono sempre più la stessa cosa le bande del narcotraffico che i gruppi ed i movimenti sociali che cercano un cambiamento nel paese. Allora non aspettiamoci un trattamento differente.
La classe politica messicana e l’oligarchia non hanno nulla da temere da una invasione nordamericana, da molto tempo i loro interessi sono intimamente legati a quelli dell’impero. Dalla firma del TLCAN nel 1994 da parte di Carlos Salinas, suo maggiore guru, l’oligarchia messicana si è incamminata verso il proprio destino ed ha deciso di mantenersi fedelmente alleata all’impero yanqui per i secoli dei secoli. Nordamericanizzare il Messico a scapito dell’America Latina. Nei momenti in cui le borghesie nazionali di altri paesi, che precedentemente erano anche lacché degli yanqui, stanno cercando protezione ed alleanze con i nuovi imperi che “pacificamente” emergono come Russia e Cina, che cercano anche alleati per un probabile scontro imperialista. È una menzogna che in una invasione nordamericana tutti i messicani e le messicane si uniranno per difendere il paese, indipendentemente dalla classe sociale e dall’ideologia. Di fronte ad una potenza straniera l’esercito messicano è privato delle capacità difensive. Nonostante le sue dimensioni è una appendice dell’esercito degli Stati Uniti e non è preparato ad una situazione di guerra in caso di una invasione straniera. Di fronte a questa possibilità l’esercito si disarticolerebbe in una serie di guerriglie che in teoria dovrebbero contare sull’appoggio della popolazione per difendere il paese. La stessa popolazione che loro oggi torturano, massacrano e violentano http://www.lajornadaguerrero.com.mx/2007/03/28/index.php?section=opinion&article=002a1soc. Non questa volta. La Guerra è Pace.
È necessario che i movimenti sociali di tutto il Messico considerino questa possibilità. La lotta per la libertà mai è stata facile e ancor meno per noi così lontani da dio e così vicini ai gringos. A differenza di cento anni fa oggi contiamo su milioni di fratelli e sorelle messicani e messicane emigrati negli Stati Uniti a causa della catastrofe economica portata in Messico dalla totale integrazione con l’impero. Allo stesso modo, la crisi economica generale che attraversa il capitalismo mondiale ha portato una maggiore ingiustizia e violenza dell’impero contro il popolo lavoratore, la qual cosa ha dato origine ad un grande scontento tra gli stessi lavoratori e lavoratrici statunitensi, e per la prima volta nella sua storia, la parola capitalismo non è più un dogma di fede che fa saltare tutti dalla gioia dietro di sé. Madri lavoratrici nordamericane bianche che si dichiaravano orgogliosamente conservatrici piangono sulle bare dove i loro figli bianchi tornano dalle guerre imperialiste in Irak e Afganistan insieme ai corpi dei neri, degli asiatici e dei latini. Anche se con poca chiarezza e con il rischio di essere cooptato dai movimenti populisti di destra e razzisti come i tea party, il lavoratore nordamericano ha per la prima volta nella sua storia la possibilità di costruire la propria coscienza. Al di là delle nostre frontiere esistono forti movimenti di emigranti che lottano per i propri diritti. Dobbiamo vedere in loro dei fratelli e delle sorelle ed anche degli alleati. Se l’oligarchia messicana ha legato una volta e per sempre la propria sorte all’imperialismo yanqui, noi lavoratori e lavoratrici messicani non siamo disposti a rinunciare al nostro sogno di giustizia, libertà, dignità e pace per sempre, per tutti e tutte, credo che giunto il momento tutti e tutte sapremo cosa fare. Termino con un frase del risorto comandante Fidel Castro. “Se vuoi la pace preparati a cambiare la tua coscienza”.
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da |
David Venegas, “Guerra es Paz” traducido para Vocal por S., pubblicato il 08-09-2010 su [http://vocal.saltoscuanticos.org/?p=221#more-221], ultimo accesso 28-09-2010. |