Honduras: L’incubo delle “Città Modello”


Giorgio Trucchi

Durante il primo semestre del 2011, il Congresso Nazionale dell’Honduras ha riformato vari articoli della Costituzione e approvato un regolamento per la creazione delle Regioni Speciali di Sviluppo (RED), popolarmente conosciute come “città modello” (charter cities).

Ideate e promosse dall’economista statunitense Paul Romer, le RED proiettano il “sogno” di grandi zone di territorio nazionale con un altissimo grado di autonomia, offerte a tempo indefinito al capitale multinazionale per creare lavoro. Per molti, questo sogno si è già trasformato in un incubo.

Secondo lo Statuto costituzionale, le RED usufruiranno di un regime territoriale speciale, avendo una loro personalità giuridica, un proprio codice giuridico, un proprio sistema di amministrazione, un sistema migratorio e una sua regolamentazione legale.

Avranno, inoltre, un loro proprio bilancio e il diritto di riscuotere e amministrare i loro propri tributi, di determinare le tasse che percepiranno per i servizi che prestano, di stipulare ogni tipo di contratto e di negoziare i loro debiti interni o esteri.

Di fronte ad una decisione che mostra di essere un rozzo tentativo di attenuare la grave crisi politica, economica e sociale originata a seguito del colpo di stato del 2009, l’Associazione dei Giuristi per lo Stato di Diritto ha presentato un ricorso di incostituzionalità contro il decreto legislativo che ha creato le RED.

Per i giuristi, il decreto attenterebbe contro i precetti basilari stabiliti nella Costituzione, come la forma di governo e la sovranità nazionale.

“Nelle RED appaiono poteri autonomi che fanno le veci dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario, cosa che è del tutto incostituzionale. Consegnando, inoltre, parte del territorio nazionale in modo indefinito a stranieri, si sta violando la sovranità del paese”, ha dichiarato a Sirel, Jari Dixon, ex procuratore e membro dell’associazione che ha promosso il ricorso.

Dopo quasi un anno dalla sua presentazione, la Corte Suprema di Giustizia non ha ancora emesso un verdetto.

Dixon ha detto che “già esiste un parere del Pubblico Ministero che decide che il decreto è incostituzionale, nonostante ciò la Corte si trova sotto una forte pressione da parte del Congresso Nazionale e del potere esecutivo, affinché dichiari fuori luogo il ricorso”.

Firme

Di fronte alle incertezze che si sono prodotte a seguito dell’approvazione del decreto che crea le RED, vari settori della popolazione honduregna hanno deciso di appoggiare la misura adottata dall’Associazione dei Giuristi per lo Stato di Diritto, e hanno iniziato una raccolta di firme su tutto il territorio nazionale.

“Con questo decreto non solo si sta attentando contro la sovranità nazionale, ma si sta creando uno stato dentro un altro stato, senza nessuna consultazione della popolazione che vive nelle zone e che sarà colpita dal progetto”, ha detto Miriam Miranda, coordinatrice dell’Organizzazione della Fratellanza Negra Honduregna (OFRANEH).

Secondo la dirigente garífuna, già esisterebbero piani per installare le RED sulla costa dell’Atlantico honduregno, danneggiando gravemente più di 24 comunità garífuna, il popolo miskito e le famiglie contadine.

OFRANEH ha anche informato dell’esistenza di un memorandum di intesa firmato tra il governo dell’Honduras e l’impresa coreana Pohang Iron and Steel Company (POSCO), la terza impresa metallurgica a livello mondiale, per iniziare a lavorare sullo studio di fattibilità dei progetti.

“Vogliono consegnare enormi quantità di terra al capitale straniero affinché faccia investimenti senza nessuna restrizione. E si sta gestendo tutto in assoluto segreto, senza dialogare e dibattere in modo serio e responsabile con il popolo honduregno.

Abbiamo già visto come nel passato hanno consegnato il territorio per lo sfruttamento minerario, i megaprogetti idroelettrici e turistici, l’espansione delle monocolture, la produzione manifatturiera.  Una volta di più si sta privilegiando l’interesse del capitale straniero sui diritti del popolo”, ha dichiarato Miranda.

Per la dirigente garífuna, questa nuova forma di “colonialismo mascherato” nasconde anche l’interesse del capitale multinazionale di installarsi nelle zone dove si concentrano le risorse naturali del paese.

“In nome dello sviluppo, l’Honduras è in vendita, e questo non è altro che il riflesso di uno stato fallito, che dopo il colpo di stato non ritrova la propria istituzionalità”, ha concluso la dirigente garífuna.

01-08-2012

Rel-UITA

da Lista Informativa Nicaragua y más

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da:
Giorgio Trucchi, “Honduras: La pesadilla de las ‘Ciudades Modelo’pubblicato il 01-08-2012 in Lista Informativa Nicaragua y más, su [http://nicaraguaymasespanol.blogspot.com/2012/08/honduras-la-pesadilla-de-las-ciudades.html] ultimo accesso 24-10-2012.

 

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