Riconoscimento dei mapuche


Darío Aranda

Sei membri di Campo Maripe sono stati assolti dall’accusa di “usurpare” terre a Vaca Muerta. Festeggiamenti della Comunità Mapuche.

Ieri, imprese petrolifere, governo di Neuquén e possidenti aspettavano una buona notizia dai tribunali di Neuquén: una sentenza “esemplare” contro il popolo mapuche. Ma è successo il contrario. Il giudice di Garanzia, Gustavo Ravizzoli, ha assolto sei membri della comunità Campo Maripe, che sono giunti a processo accusati di “usurpare” la terra che abitano dal 1920. La sentenza è avvenuta nell’ambito dell’avanzata petrolifero-governativa su Vaca Muerta, dove vivono più di trenta comunità indigene. La Confederazione Mapuche di Neuquén (CMN) ha festeggiato la sentenza: “Torniamo nel nostro territorio a festeggiare, a scaricare la tensione di questo processo, a continuare a riaffermare il nostro possesso tradizionale, attuale e pubblico sulla terra che ha visto nascere ciascuno di noi che siamo stati processati in questo infame processo”.

Dopo cinque giornate di testimonianze, il giudice Ravizzoli ha assolto i sei membri della comunità mapuche Campo Maripe, portati in giudizio accusati di “usurpazione” per un fatto avvenuto nel novembre del 2014, nella zona rurale di Añelo, cuore di Vaca Muerta. I denuncianti (Pablo, Andrés e Gilberto Vela) hanno degli accordi commerciali con l’YPF per servitù di passaggio e affermano di avere la documentazione di possesso che data dal decennio dei ’70.

Il giudice Ravizzoli ha spiegato che è stato dimostrato l’ingresso nel lotto in disputa ma non si è potuto determinare che sia stata un’azione dolosa (intenzione di commettere un delitto). E ha ricordato che c’è una causa civile aperta (con la quale si definirà il possesso del terreno).

Gilberto Huilipan, della Confederazione Mapuche, ha ricordato che da secoli il popolo mapuche abita la Patagonia prima dell’avanzata militare (“Campagna del deserto”) e molto prima dell’arrivo delle imprese petrolifere. Nonostante ciò, sogliono chiamarli “usurpatori” del loro stesso territorio. “È stata la prima volta in cui qualcuno di un potere dello stato ha ascoltato la comunità Campo Maripe, la loro storia di dolore e le ingiustizie. Festeggiamo che il giudice abbia messo in chiaro i nostri diritti”, ha affermato Huilipan.

Il procuratore del caso, Marcelo Silva, non ha nascosto la propria posizione pubblica anti mapuche. Durante lo stesso processo ha accusato quelli di Campo Maripe di non essere una comunità né un popolo originario, e ha detto che volevano il territorio per riscuotere denaro dalle imprese petrolifere (la comunità chiede che le imprese si ritirino dalla loro comunità, non accordi economici).

Il negazionismo della pre-esistenza mapuche è stato anche assunto dal segretario per lo Sviluppo Territoriale e dell’Ambiente di Neuquén, Jorge Lara, con una lunga esperienza nel Movimento Popolare Neuquino scontrandosi con le comunità indigene e assumendo posizioni pubbliche (e misure di governo) in sintonia con le richieste delle imprese petrolifere e dei possidenti. Durante il processo, ha testimoniato a favore della famiglia Vela e non ha riconosciuto quelli di Campo Maripe come comunità (nonostante che nel 2014 la Provincia gli abbia concesso la personalità giuridica).

Nel 2015, uno studio (“Rapporto storico antropologico”) sollecitato dal governo provinciale e realizzato da un gruppo interdisciplinare ha stabilito che la comunità Campo Maripe vive nella zona di Añelo da, almeno, il 1927. Il lavoro, di 247 pagine, specifica la storia della comunità, le zone dove abita e le parcelle che le furono strappate (molte delle quali durante l’ultima dittatura militare). Un’altra prova della preesistenza mapuche: il cimitero della comunità è nel terreno in disputa.

La comunità mapuche spiega che i suoi maggiori dispiaceri cominciarono nel 2013, dopo che l’YPF e la Chevron firmarono l’accordo per sfruttare Vaca Muerta (con la controversa tecnica del “fracking” -idraulica-), giusto nella zona conosciuta come “Loma Campana”, che è il territorio del Lof Campo Maripe. È regola del modello estrattivista: l’avanza petrolifera, mineraria e soiera (tra le altre attività) avviene violando la legislazione vigente che lo stesso stato argentino ha approvato.

I difensori Emmanuel Guagliardo e Micaela Gomiz si sono basati sulle leggi che proteggono i popoli indigeni (Trattato 169 dell’OIL, Costituzione Nazionale e di Neuquén, Legge 26160 -che blocca gli sgomberi e ordina di fare i rilevamenti dei territori indigeni-) e hanno rifiutato che il conflitto debba risolversi nel tribunale penale.

Oltre alla famiglia Vela, altri attori che chiedevano la condanna dei mapuche sono stati il governo provinciale e le imprese petrolifere, che vedono le comunità indigene come uno scoglio per l’avanzata dello sfruttamento idrocarburifero. Speravano in una condanna di tre anni di prigione per la comunità Campo Maripe.

Nel caso di Campo Maripe, lo stato provinciale e nazionale non hanno ancora completato il rilevamento del territorio che esige la Legge 26160, sanzionata nel 2006, e che stabiliva che in tre anni dovessero essere rilevati tutti i territori indigeni.

Ieri pomeriggio la Confederazione Mapuche ha emesso un comunicato. Ha considerato come “storica” la sentenza “che riconosce il diritto indigeno” e ha messo in evidenza che la sentenza rompe “la blindatura giuridica” che protegge le imprese petrolifere a Vaca Muerta. Mette in evidenza che il giudice Gustavo Ravizzoli ha insistito sulla legislazione che protegge i diritti dei popoli originari, e che raramente è applicata dal Potere Giudiziario dell’Argentina. “Per la prima volta in molti anni sentiamo come mapuche che i nostri diritti preesistenti erano assunti ed esposti da un’autorità dello stato, come è un giudice. Siamo felici che il Potere Giudiziario metta le cose al loro posto e chieda al potere politico di dimenticarsi dei negoziati e di rispettare le leggi”, ha dichiarato la Confederazione Mapuche.

24 aprile 2019

Página/12

Vaca Muerta

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Darío Aranda, Reconocimiento a los mapuches” pubblicato il 24/04/2019 in Página/12, su [https://www.pagina12.com.ar/189443-reconocimiento-a-los-mapuches] ultimo accesso 30-04-2019.

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