Argentina: Dopo le manganellate e i proiettili di gomma, a Córdoba sono stati liberati gli arrestati


Adriana Meyer

“Ci invade una grande preoccupazione per l’applicazione del protocollo nella provincia”, ha dichiarato l’APDH regionale Córdoba. I cinque manifestanti arrestati durante il cacerolazo duramente represso sono stati imputati di disobbedienza e ostruzione.

Prima sono usciti i fratelli Rodrigo e Agustín Savoretti, verso le 16.30, e due ore dopo sono stati liberati Juan Celli, Santiago Cabral e Máximo Ciambella, dopo essere stati 17 ore detenuti nell’Unità di Contenzione dell’Arrestato (UCA). Erano stati arrestati dopo la repressione della Polizia di Córdoba di fronte al Patio Olmos, nel centro della capitale provinciale, dove veniva realizzato un cacerolazo di protesta contro il Decreto di Necessità e Urgenza (DNU) del presidente Javier Milei. Appena usciti hanno trovato l’abbraccio di familiari, amici e compagni. Intorno, ripetevano in coro “libertà, libertà, ai prigionieri che hanno lottato” e nelle loro mani veniva sgualcito ordine giudiziario di scarcerazione. L’episodio repressivo è stato il primo a livello provinciale dopo l’introduzione del cosiddetto protocollo antipicchetti da parte della ministra della Sicurezza Patricia Bullrich.

Come in numerose città di tutto il paese, giovedì notte ha avuto luogo un importante cacerolazo nel centro di Córdoba, dove più di 3000 persone erano presenti per opporsi agli aggiustamenti di Javier Milei e al mega DNU. Hanno manifestato pacificamente fino a quando la Polizia cordobese ha cercato di effettuare uno sgombero con gas, manganellate, proiettili di gomma e spintoni. Nonostante questo, il grosso dei manifestanti è rimasto nel luogo fino a quando c’è stato un secondo attacco dei poliziotti, che avevano l’ordine di “liberare la carreggiata”. Il cacerolazo era cominciato nella piazzetta ma la quantità di gente che era arrivata ha fatto sì che straripasse verso la strada.

La Polizia di Córdoba -provincia governata dal peronista Martín Llaryora, successore di Juan Schiaretti- ha represso dopo le ore 22.00. Oltre ai feriti, ci sono stati cinque arresti, tra loro un giovane di 17 anni. Un’ora più tardi, nella zona del Patio Olmos c’erano ancora circa 1500 persone.

Tra i prigionieri c’è stato un giornalista del media cooperativo Enfant Terrible, Rodrigo Savoretti, insieme a Ciambella, Celli, Cabral e Agustín Savoretti, fratello di Rodrigo, che fa anche parte della commissione dei familiari e amici di Facundo Rivera Alegre, scomparso nel 2012. Mentre, Celli e Cabral sono militanti della gioventù del PTS-Fronte di Sinistra. Il Tribunale Federale 2, presieduto dal giudice Alejandro Sánchez Freites, e il procuratore Ernesto de Aragón, avevano in primo luogo sollecitato lo sgombero del Patio Olmos. I giovani manifestanti sono stati imputati di ostruzione di mezzi di trasporto e resistenza all’autorità. Per uno di loro ci sono anche lesioni. Sono intervenuti gli avvocati della CTA Córdoba.

“Rendiamo responsabile il governo provinciale e quello nazionale di qualsiasi cosa gli succeda”, ha detto questa notte Viviana Alegre, madre di Facundo Rivera Alegre, di fronte al luogo dove erano detenuti. Mentre, dal Centro di Studi Legali (Cels) hanno sottolineato che “per quanto il governo aumenti le minacce alle organizzazioni, le proteste non si fermeranno”, e si sono domandati “fino a che livello di violenza sono disposti ad arrivare”. Da parte loro, altri organismi di diritti umani hanno sottolineato la componente repressiva della polizia cordobese ricordando che fu responsabile dell’assassinio di Blas Correa, nel 2020.

Il ministro della Sicurezza provinciale, Juan Pablo Quinteros, non ha spiegato se l’azione di polizia ha avuto l’avallo del suo ministero. Giorni addietro in una riunione organizzata dal Comipaz (Comitato Interreligioso per la Pace), Quinteros aveva riaffermato che “Córdoba non aderirà al nuovo protocollo nazionale antipicchetti, elaborato da Patricia Bullrich”. Tutto indica che in tribunale e in procura hanno inteso il contrario.

Contro il protocollo Bullrich

L’Assemblea Permanente regionale per i Diritti Umani Córdoba ha ripudiato “la repressione di polizia sui manifestanti”. In un comunicato firmato da Mabel Edith Sessa, Luis Baronetto, Alfredo Schclarek Curutchet e Carlos Vicente, l’organismo ha chiesto “l’immediata liberazione dei detenuti per l’azione repressiva illegale e antidemocratica della polizia della provincia”. Nella sua descrizione dei fatti ha dichiarato che “membri della Polizia di Córdoba si sono mossi verso quel settore, cominciando a perseguire e far violenza sui manifestanti, sparando proiettili di gomma, a manganellate e utilizzando gas al peperoncino”, per cui “si configura come un’azione repressiva di estrema gravità, che viola fondamentali Diritti Costituzionali, e che decisamente ripudiamo”.

L’APDH Córdoba ha sottolineato: “Come difensori del rispetto dei diritti umani e dei valori della democrazia, ci invade una grande preoccupazione per l’applicazione nella nostra provincia, delle misure emanate dal Ministero della Sicurezza della Nazione mediante la norma della Risoluzione 943/2023 dove chiaramente in modo incostituzionale si stabilisce un protocollo per il mantenimento dell’ordine pubblico davanti al blocco delle vie di circolazione, di fronte al legittimo esercizio di marciare e alla protesta sociale, autorizzando l’intervento delle Forze di Polizia e della Sicurezza Federali, che fosse applicato stanotte a Córdoba, in una protesta pacifica e replicata in varie province, senza che ci sia stata repressione nelle altre parti del paese”.

L’organismo ha dichiarato che “è noto, a Córdoba si è legittimata una sorte di criminalizzazione della protesta sociale contro dirigenti sindacali e delle organizzazioni sociali, da parte del precedente governo e dell’attuale, anche di settori del potere giudiziario, con imputazioni e processi contro i manifestanti; come anche il piano di reprimere i settori che protestano contro gli aggiustamenti e per migliorie delle condizioni di vita con queste misure incostituzionali da parte del governo nazionale, avallate da quello locale”.

Da ultimo, la sede cordobese dell’APDH ha detto che “in una provincia dove gli indici di povertà, indigenza e inflazione sono uno dei più alti dell’Argentina, criminalizzare e reprimere i settori popolari diminuisce le garanzie costituzionali come sono il diritto a manifestare e alla libertà d’espressione. Stiamo denunciando queste pratiche illegali di repressione, spionaggio verso le organizzazioni e i dirigenti popolari, oltre i compiti di intelligence da parte della polizia ogni volta che di realizza qualche manifestazione, che include l’azione di infiltrati e di personale in borghese”. E ha concluso: “In queste epoche dove la democrazia viene minacciata da settori negazionisti che rivendicano il terrorismo di stato e le sue pratiche, da parte dell’APDH Córdoba intendiamo che debbano essere realizzate azioni politiche che coinvolgano tutti i settori della società civile, affinché Nunca Más (Mai Più) ci siano regimi o politiche antidemocratiche che violano i Diritti Umani”.

23 dicembre 2023

Resumen Latinoamericano

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Adriana Meyer, Después de los palazos y balas de goma, liberaron a los detenidos en Córdoba, pubblicato il 23-12-2023 in Resumen Latinoamericanosu [https://www.resumenlatinoamericano.org/2023/12/23/argentina-debut-del-protocolo-represivo-de-milei-bullrich-y-llaryora-en-cordoba/] ultimo accesso 24-12-2023.

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