Cile: Nel plebiscito per una nuova Costituzione vince il “Contro” e perde il male peggiore


Andrés Figueroa Cornejo

Con più del 99% dei voti scrutati, l’opzione che rifiuta la proposta del Consiglio Costituzionale ottiene il 55,76% dei voti rispetto al 44,24% del “A favore”.

Con questo risultato, si rifiuta la proposta di una nuova Costituzione elaborata dal Consiglio Costituzionale e che è stata sottoposta a plebiscito questo 17 dicembre.

I diversi dirigenti hanno già riconosciuto i risultati.

Riguardo alla partecipazione, già si hanno i risultati su quanto avvenuto all’estero che ha mostrato una drammatica diminuzione rispetto ai precedenti processi di voto.

Su un totale di 127.552 elettori aventi diritto di votare all’estero, hanno votato solo 19.550 persone, che rappresenta il 15,33% del registro anagrafico. Bisogna ricordare che all’interno del paese il voto è obbligatorio, ossia, non votare è soggetto a multe.

Questo lunedì 18 dicembre, alle ore 14.00, si riuniranno i collegi scrutatori nei locali designati dalle giunte elettorali. Il delegato della Giunta Elettorale dovrà partecipare personalmente all’inizio della sessione, con l’obiettivo di consegnare le buste chiuse e dirette al Collegio Scrutatore, che contengono gli atti di scrutinio dei collegi elettorali.

Mercoledì 20 dicembre, alle ore 10.00, si riunirà il Tribunale Valutatore delle Elezioni per conoscere lo scrutinio generale e il voto del plebiscito, risolvere le contestazione ed effettuare le rettifiche che sarebbero necessarie.

Intanto, martedì 16 gennaio 2024 scade il termine per concludere il processo di valutazione del Plebiscito Costituzionale.

Venerdì 19 gennaio 2024 è l’ultima data per comunicare al Presidente della Repubblica e al Congresso Nazionale, la sentenza di proclamazione del Plebiscito Costituzionale.

Da parte sua, la ministra dell’Interno dell’attuale amministrazione de La Moneda, Carolina Tohá, al momento di emettere il suo voto, ha dichiarato che, “C’è un processo che il paese ha intrapreso, che è terminato qui e che d’ora in poi quello che ci aspetta è fare un grande sforzo per trarre insegnamenti, per adempiere al mandato del popolo, che sia uno o altro”. In altre parole, la massima rappresentante del governo centrale, dopo il presidente Boric, ha dato per chiusa la possibilità di realizzare un nuovo processo costituente.

Da un’altra prospettiva, l’accademico e storiografo dell’Università del Cile, Sergio Grez, venendo consultato sulla differenza tra il presente processo costituzionale e il precedente, ha risposto che “Questo nuovo processo costituente è diverso dal precedente su molti aspetti, è molto più conservatore, più restrittivo, non ha alcun rapporto con il processo costituente generato dalla ribellione popolare di fine 2019”, e ha aggiunto che, “Nell’attuale processo costituente non c’è praticamente alcuna incidenza da parte dei settori popolari, di coloro che si mobilitarono alla fine del 2019 e agli inizi del 2020. È solo una manovra della casta politica, di tutti i partiti, dall’Unione Democratica Indipendente (UDI) fino al Partito Comunista, con la sola eccezione del Partito Repubblicano, destinata a fregare la sovranità popolare, e a far sì che, una volta di più, sia la casta parlamentare quella che abbia il coltello dalla parte del manico, negando la sovranità popolare, impedendo che il potere costituente originario si dispieghi in modo autonomo, libero e sovrano”.

– Chi ha fatto la proposta costituzionale che ha perso questo 17 dicembre?

“Membri designati dal Parlamento nella Commissione di Esperti, nel Comitato tecnico di ammissibilità e rappresentanti eletti in condizioni molto limitate. Non sono state forze di sinistra, anche se si dichiarano tali. Il ruolo che hanno giocato è stato di accompagnamento secondario rispetto alla maggioranza egemonica di destra e di estrema destra. In realtà, questi progressisti hanno bevuto la propria medicina, si sono cucinati a fuoco lento nella stessa cucina che hanno preparato con l’estrema destra, l’UDI, Rinnovamento Nazionale, o Evópoli attraverso l’Accordo per il Cile”.

Indipendentemente dalla propaganda del sistema di partiti politici istituzionali, una frazione della popolazione ha percepito il plebiscito come una “questione di politici”, ma molto lontani dai gravi problemi sociali che colpiscono il loro quotidiano sopravvivere. Come di solito avviene, non esistendo ancora un movimento popolare potentemente articolato, allora lo stato, la minoranza dominante e gli interessi del Dipartimento di Stato nordamericano hanno lasciato cadere sul popolo lavoratore la crisi e la recessione in corso nel paese, mediante un aggiustamento antipopolare e la ricetta classica del Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Altri settori della popolazione hanno coscientemente rifiutato la versione che hanno considerato propria dell’estrema destra, e hanno confermato l’armatura costituzionale stabilita dal pinochetismo e attenuata da alcune riforme dei presidenti Ricardo Lagos e Michelle Bachelet.

Una cosa certa, è che né il “A Favore” né il “Contro” hanno contato su una partecipazione popolare nell’elaborazione delle proposte da votare, creandosi una falsa polarizzazione sociale tra le due “alternative” che, alla fine del giorno, hanno il segno giuridico delle lotte tra fazioni capitaliste i cui interessi si esprimono in un sistema politico bipartitico, così come ha stabilito Henry Kissinger e si suoi amici per gli Stati Uniti e le sue aree d’influenza, come il Cile.

18/12/2023

Rebelión

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Andrés Figueroa Cornejo, Chile, plebiscito 17D: gana el «En contra» y pierde el mal peor, pubblicato il 18-12-2023 in Rebeliónsu [https://rebelion.org/chile-plebiscito-17d-gana-el-en-contra-y-pierde-el-mal-peor/] ultimo accesso 19-12-2023.

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