Ci sono quelli che affermano che le più recenti azioni armate dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), come quella perpetrata lo scorso mercoledì mattina nel Catatumbo, che ha avuto un saldo di 9 soldati morti e altri 9 feriti, sono per dare argomenti all’uribismo affinché li utilizzino contro Gustavo Petro e che servono anche ad affondare la politica di pace totale del Presidente a meno di un anno dall’inizio del suo Governo.
Anche se la morte di umili soldati colombiani duole e dà rabbia, questa rabbia non può sostituire la ragione se vogliamo intendere e analizzare i fatti, la dinamica del conflitto del paese e la soluzione. Che l’ELN stia facendo un favore all’uribismo, sì è un’affermazione, ma senza fondamento; piuttosto è un’asseverazione rabbiosa, facile e semplicista.
Il massacro del Catatumbo sembra piuttosto dimostrare il contrario. La guerriglia ci sta ricordando che non maneggia né i nostri tempi né il calcolo politico di Petro, quello stesso che il mandatario dei colombiani non perde di vista allo scopo di non far saltare il quadro della sua governabilità. Detto meglio, il negoziato di pace tra Petro e l’ELN non è di io con io. La pacificazione è tra due o più parti in conflitto. Non si patteggia mai tra amici la fine della guerra, ma tra nemici. Per questo, il presidente della Federazione degli Allevatori e marito della congressista María Fernanda Cabal, José Félix Lafaurie, sta negoziando a nome del Governo colombiano o, detto meglio, dello stato.
L’ELN sembra non fidarsi molto del politico audace e dinamico che è Gustavo Petro; nemmeno i progetti politici del Presidente e di coloro che si sono alzati in armi sono la medesima cosa; se i progetti politici fossero uguali, forse la guerriglia avrebbe abbandonato le armi senza negoziare quando è iniziata la presidenza di Petro.
Bisogna sottolineare qualcosa che è molto certo: Il Presidente della Repubblica non è lo Stato. Vincere la Presidenza della Colombia non equivale a vincere il potere nel paese, come direbbe Petro.
I negoziati di pace non sono solo tra il Governo di Gustavo Petro, ma tra la guerriglia e lo stato colombiano. Suona come una verità lapalissiana. Ma non tanto. Dato che la Colombia continua ad essere uno stato molto uribista. È uno stato guerrafondaio, con alfieri uribisti collocati strategicamente in istituzioni come la Procura Generale della Nazione, ecc. E non diciamoci menzogne: la Colombia non ha una politica di stato di pace. Non esiste nessun cessate il fuoco, né unilaterale né bilaterale.
In politica, soprattutto nella politica elettorale, i nemici non lo sono veramente, tanto meno gli amici sono reali. In politica, a dir la verità, non ci sono amici, ma alleati. Per questo, il fatto che i politici e i governanti stabiliscano delle alleanze con i propri oppositori, anche presunti nemici di tutta la vita politica, è considerato in modo frastornante come parte della dinamica della politica.
È appena normale che il presidente Petro sia furibondo per l’assassinio dei membri delle Forze Militari e perché sente che l’ELN gli sta sabotando -se si può chiamare così- la tabella di marcia del suo Governo. Ma come Capo di Stato deve intendere che la rabbia da sola non basta.
Petro deve intendere che nessuno gli ha detto che sarebbe stato facile dirigere questo disordine organizzato in cui hanno convertito la Colombia.
Il fatto è che questa è una guerra, e la guerra è distruzione. E bisogna fermarla, e non solo con belle dichiarazioni, ma con gesti di pace da parte a parte.
Il paese è in fallimento, e di ogni tipo. Quello che bisogna fare ora è trasformare il lutto per il massacro dei militari nel Catatumbo in voglia di fare una pace vera, dato che bisogna evitare l’assassinio di altri colombiani, perché tutte le morti dolgono. Dobbiamo asciugarci le lacrime e non continuare a piangere sul latte versato, ma provare una volta e un’altra e un’altra ancora fino a trovare le soluzioni alla violenza ciclica che subisce il paese. La frustrazione e la rabbia non sono buone consigliere. Che si perda tutto, salvo la calma per pensare a testa fredda e la voglia di mettere fine a questo sterminio tra noi stessi colombiani. Non perdere di vista la possibilità di un cessate il fuoco delle parti che si affrontano.
31 marzo 2023
Resumen Latinoamericano
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Fernán Medrano, “Colombia. El atentado del ELN en Catatumbo contradice acusaciones del uribismo contra Petro”, pubblicato il 31-03-2023 in Resumen Latinoamericano, su [https://www.resumenlatinoamericano.org/2023/03/31/colombia-el-atentado-del-eln-en-catatumbo-contradice-acusaciones-del-uribismo-contra-petro/] ultimo accesso 05-04-2023. |