Argentina: L’87% delle famiglie dei quartieri popolari vede minacciata la propria dieta


Uno studio di Barrios de Pie rivela la scarsezza nutrizionale della dieta in famiglie di 15 province argentine. In un gruppo familiare su quattro, bambine e bambini hanno smesso di consumare un pasto quotidiano. L’impatto dell’aumento dei prezzi, delle politiche statali e di un modello produttivo che lascia guadagni milionari alle grandi imprese alimentari.

L’87 per cento delle famiglie che abitano in quartieri popolari ha espresso la propria preoccupazione perché gli alimenti si esauriranno nella loro casa per mancanza di risorse. Il dato si desume da uno studio realizzato in 15 province argentine dall’organizzazione Barrios de Pie. La ricerca è stata motivata dal “forte incremento dell’insicurezza alimentare nei quartieri più poveri, causato dall’aumento indiscriminato dei prezzi degli alimenti”. La rilevazione, realizzata nell’ultimo semestre del 2022, è avvenuta in un contesto di una crescita dell’economia nazionale del 10,4 per cento, quando le grandi imprese dell’industria agroalimentare hanno presentato bilanci con guadagni milionari.

Per l’elaborazione dello studio, più di 2300 famiglie sono state intervistate sulla dieta che consumano abitualmente. Il 58 per cento ha risposto che ha dovuto servire porzioni più piccole alle persone adulte, mentre il 33 per cento ha dovuto farlo anche con le bambine e i bambini. Il 46 per cento ha informato che per lo meno un adulto ha smesso di fare uno dei pasti quotidiani per mancanza di risorse, mentre questo si replica per i bambini nel 23 per cento delle famiglie. In altre parole, in una famiglia su quattro le bambine e i bambini hanno smesso di consumare uno dei pasti quotidiani.

Barrios de Pie ha osservato che solo il 17 per cento delle famiglie mangia carne o uova una volta al giorno, così come raccomanda il Ministero della Salute della Nazione. Come dire, l’83 per cento delle famiglie vede leso il suo diritto all’alimentazione ricevendo un apporto proteico con una frequenza minore di quella raccomandata. Il 30 per cento, inoltre, ingerisce questi alimenti solo una volta alla settimana o meno.

Il consumo quotidiano di verdure raggiunge solo il 14 per cento delle famiglie, mentre il 44 per cento le consuma una volta alla settimana o meno. In quanto alla frutta, solo il 19 per cento delle famiglie ha detto di mangiarla quotidianamente e il 37 per cento lo fa una o meno volte alla settimana. Riguardo ai prodotti lattei, solo il 25 per cento li consuma quotidianamente; il 32 per cento, una o meno volte alla settimana.

In questo contesto si propone di sostenere l’Assegno Universale per Figlio, di prorogare la Legge di Emergenza Alimentare (sostegno alla Prestazione Alimentare) e rafforzare gli alimenti negli spazi comunitari. Si menziona, inoltre, la necessità di aumentare la copertura ai maggiori di 15 anni e di approntare politiche specifiche che affrontino la situazione della gioventù, principale vittima della povertà e dell’indigenza nel nostro paese.

I tagli più economici, con più grassi e meno proteine

Secondo questo monitoraggio, il 55 per cento delle famiglie ha informato di mangiare carne tutti i giorni. Ma i tagli di carne vaccina più comprati nei quartieri, per il 73 per cento dei gruppi familiari intervistati, sono quelli ad alto tenore di grasso e di minore costo: falda, macinato, ossobuco e spina dorsale. In quanto al pollo, il 47 per cento dei gruppi familiari mangia alette, carcasse e interiora, tutti tagli ad alto contenuto di grasso. Questi tagli sono l’unico apporto di pollo per il 28 per cento delle famiglie.

Il 21 per cento delle famiglie consuma solo tagli di mucca o pollo di queste caratteristiche. In altre parole, una su cinque famiglie consuma solo tagli ad alto contenuto di grasso e basso in proteine. “Se a questo aggiungiamo la bassa frequenza di consumo di carne e uova che abbiamo descritto nel punto precedente, è chiaro che l’apporto proteico delle famiglie è basso e con grandi proporzioni di grassi saturi”, precisano da parte di Barrios de Pie.

Insicurezza alimentare: dover smettere di mangiare

Nel 1974 la FAO cominciò ad utilizzare il concetto di sicurezza alimentare come il “diritto di tutte le persone ad una alimentazione culturalmente e nutrizionalmente appropriata”, riprendendo documenti internazionali che 50 anni prima già riconoscevano gli alimenti come un diritto fondamentale. Nel decennio seguente, la sicurezza alimentare fu inserita nella Convenzione dei Diritti di Bambine, Bambini e Adolescenti e nelle Conferenze Internazionali della Nutrizione (Roma, 1992 e 1996).

La nutrizionista Patricia Aguirre spiega -in un suo saggio del 2004, “Ricchi magri e grassi poveri. L’alimentazione in crisi”-, che una variabile importante, considerando il caso argentino riguardo all’alimentazione, è che il 90 per cento della popolazione vive nelle città, dove l’autoproduzione di alimenti è limitata dallo spazio. Pertanto, l’accesso al cibo dipende in grande misura dal mercato e dallo stato. “Dal mercato attraverso la capacità di acquisto (la relazione tra i prezzi degli alimenti e le entrate) e dallo stato attraverso le politiche pubbliche che incidono sui prezzi e sulle entrate o agiscono attraverso politiche assistenziali compensando la sua caduta”, dice l’articolo.

Simultaneamente, la Aguirre chiarisce che la povertà nelle famiglie non vuol dire che questa medesima quantità di popolazione cada immediatamente nella malattia e la morte. “Prima, e dipendendo in gran misura dalla sua vulnerabilità, dai suoi saperi e dai suoi poteri: mangeranno diversamente, sostituiranno prodotti cari (frutta, verdure, prodotti lattei, carne) con altri più economici (pane, fedelini, grassi, zuccheri), mangeranno una minore varietà di prodotti e piatti unici (cibo in casseruola), si ‘riempiranno’ di pane e mate e cambieranno il modo di distribuire il cibo tra i membri della famiglia”.

Sono questi tratti quelli che sono resi manifesti nello studio di Barrios de Pie. Il 54 per cento delle famiglie intervistate ha dichiarato di aver dovuto diminuire il consumo di carne, il 49 per cento, di frutta, il 44 per cento, di prodotti lattei e il 43 per cento, di verdure. Riguardo agli alimenti ricchi di carboidrati (patata, patata americana, riso e fedelini), c’è stata una riduzione del consumo del 24 per cento, di fronte a un 35 per cento che lo ha aumentato. “Sono più economici e redditizi anche se nutrizionalmente molto meno convenienti”, dice il rapporto.

Le informazioni presentate descrivono i modelli di consumo degli alimenti, i cambiamenti nel consumo dei medesimi e gli indicatori di insicurezza alimentare in 2381 famiglie di 15 province (Buenos Aires, città di Buenos Aires, Catamarca, Chaco, Córdoba, Corrientes, Jujuy, La Rioja, Mendoza, Misiones, Salta, Santa Fe, Santiago del Estero, Tucumán e Terra del Fuoco).

Lo studio è stato effettuato tra agosto e settembre del 2022. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistiche e Censimenti, nel primo semestre del 2022 il 36,5 per cento della popolazione argentina era povera. C’è stata una minima riduzione dello 0,8 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in un contesto di crescita economica a livello nazionale. In cambio, l’indigenza si è situata all’8,8 per cento, aumentando dello 0,6 per cento rispetto al 2021.

Nelle persone tra 0 e 17 anni la povertà ha raggiunto il 51,5 per cento globale. Disaggregata la cifra per fascia di età, si evidenzia che la povertà colpisce il 47,5 per cento delle bambine e dei bambini tra 0 e 5 anni, il 52,7 per cento di coloro che hanno tra 6 e 11 anni e il 53,4 per cento nella fascia compresa tra i 12 e i 17 anni.

La Prestazione Alimentare -ricorda Barrios de Pie- viene depositata automaticamente nei conti delle famiglie che percepiscono l’Assegno Universale per Figlio, che raggiunge la totalità delle bambine e dei bambini fino ai 14 anni. “Questa politica non copre il settore di giovani dove è più alta l’incidenza della povertà e dell’indigenza”, concludono da parte dell’organizzazione.

Povertà in un contesto di crescita e il profitto delle imprese

Nel periodo analizzato l’economia argentina ha recuperato il 10,4 per cento. Nonostante ciò, si legge nello studio, c’è stato “un forte trasferimento di risorse verso i settori concentrati dell’economia, principalmente mediante il processo inflattivo”.

Secondo l’INDEC, tra il secondo semestre 2021 e il primo del 2022, ci fu un 29,1 per cento di aumento nelle entrate delle famiglie. Ma analizzando il Paniere Base Totale (CBT) si osserva un incremento del 29,0 per cento e del 33,8 per cento per il Paniere Base Alimentare (CBA).

Tra dicembre 2021 e agosto 2022, gli alimenti aumentarono del 60,8 per cento; e aumentarono dell’81,4 per cento rispetto ad agosto del 2021. Il prezzo del paniere basico crebbe del 57,3 per cento da dicembre 2021 e del 75,2 per cento dall’agosto di quel anno. Per Barrios de Pie, questi numeri spiegano la bassa diminuzione della povertà e l’aumento dell’indigenza.

“Per capire le cause di questo fenomeno, è necesario analizzare la catena dell’industria degli alimenti, principali formatori dei prezzi nel nostro paese”, afferma l’organizzazione.

Il rapporto ricorda che, nel 2022, il Resoconto sul Diritto all’Alimentazione dell’ONU ha presentato all’Assemblea Generale una relazione che denuncia la responsabilità del modello agroindustriale sugli indici della fame nel mondo, riferendo che le imprese hanno utilizzato la pandemia per fare profitti e far pressione sui governi affinché blocchino le misure tendenti a garantire il diritto all’alimentazione. Come esempio, cita la lobby imprenditoriale nel nostro paese in relazione alla Legge di Etichettatura Frontale.

Uno studio presentato dal CEPA (2022) prende i bilanci delle principali imprese del paese includendo quelle degli alimenti: Ledesma, Molinos Río de la Plata, Arcor e Aluar. E mostra che le stesse ebbero nel 2021 un guadagno medio di 426 milioni di dollari. Nel 2022 questa media salì a 519 milioni di dollari.

Gli obiettivi della rilevazione sono stati di far conoscere i modelli di consumo familiari di gruppi di alimenti prioritari, indagare sui cambiamenti nei modelli di consumo nell’ultimo anno, informare sul tipo di carni di consumo quotidiano nelle famiglie, rilevare situazioni di insicurezza alimentare grave nelle case e conoscere l’impatto della Prestazione Alimentare sui consumi di alimenti e l’insicurezza alimentare nelle famiglie nel contesto di crescita della povertà.

5 gennaio 2023

Agencia Tierra Viva

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
El 87% de las familias de barrios populares ve amenazada su dietapubblicato il 05-01-2023 in Agencia Tierra Vivasu [https://agenciatierraviva.com.ar/el-87-de-las-familias-de-barrios-populares-ve-amenazada-su-dieta/] ultimo accesso 20-01-2023.

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