Messico: I 27 anni del CRAC-PC, “fino a quando non sarà fatta giustizia ai nostri diritti”


San Luis Acatlán, Guerrero, 14 ottobre 2022. Tutto incominciò come un grido disperato di fronte alla violenza prodotta dalle bande di assaltatori. Successivamente l’insicurezza aumentò con i gruppi della delinquenza organizzata. I sentieri nelle montagne non solo erano sinuosi, ma altamente pericolosi. La preoccupazione crebbe nelle comunità indigene e afromessicane.

La polizia comunitaria sorge dalle assemblee un 15 ottobre del 1995. Autorità di 34 comunità e rappresentanti di sei organizzazioni sociali concordarono di formare il Coordinamento Regionale delle Autorità Comunitarie – Polizia Comunitaria (CRAC-PC). Secondo la breve rassegna storica che il coordinatore del CRAC-PC, Raúl de la Cruz Cabrera, ha condiviso la principale causa della nascita della polizia comunitaria nella regione fu la grave insicurezza che soffrivano nei sentieri e nelle strade.

Le comunità erano devastate tra i solitari burroni e le colline. Nessuno se ne prendeva cura, nessuno le ascoltava. Non c’era nemmeno qualcuno con cui protestare perché le autorità erano assenti, di più, non c’erano nella mappa dello stato del Guerrero. I tre livelli di governo non garantivano la sicurezza nelle comunità indigene e afromessicane. “Le comunità Me’phaa, Na Savi, Nahuas e meticcia che andavano dalla Montaña a San Luis Acatlán per vendere i propri prodotti ed effettuare gli acquisti del paniere familiare lo facevano rischiando la propria vita”.

“I nostri fratelli Me’phaa e Na Savi della Montaña Alta subivano sulla propria carne la sferza della violenza che dispiegavano le bande assaltatrici che operavano con la compiacenza delle autorità e della classe di notabili della Costa Chica. Furono vari gli assassinii e le donne violentate sessualmente senza che nulla potessero fare”, ha dichiarato il coordinatore del CRAC-PC dalla casa di giustizia di San Luis Acatlán.

Le autorità comunitarie dovettero sollecitare l’intervento dei governi per frenare la violenza che colpiva le comunità, ma nessuno ci fece caso. I solleciti di commissari e commissariati furono archiviati, impolverati dalla burocrazia statale. Per questo incominciarono a realizzare assemblee regionali, per trovare dei modi per risolvere il grave problema di insicurezza. Alla fine, i popoli decisero di unificare le polizie dei popoli e di affrontare direttamente le bande delinquenziali.

Raúl de la Cruz Cabrera racconta che “vari assaltatori furono arrestati e consegnati al pubblico ministero. Con impotenza i popoli videro che senza grandi complicazioni gli assaltatori venivano liberati. Ci mettevamo più noi a portarli che i pubblici ministeri e i giudici a lasciarli andare, e tornare più arrabbiati per continuare ad attaccarci. Per questa ragione, i popoli continuarono a cercare altri modi per risolvere il problema. Alla fine decisero di applicare i propri sistemi normativi per fornire sicurezza, applicare la giustizia e rieducare i detenuti come lo facevano ancestralmente i nonni”.

A 27 anni di giustizia comunitaria, con la parola saggia delle comunità indigene e afromessicane sono diminuiti gli indici di violenza. Il sistema di giustizia comunitaria si è esteso a 215 comunità, in 29 municipi dello stato del Guerrero. Ci sono cinque case di giustizia situate a San Luis Acatlán, Espino Blanco, municipio de Malinaltepec, Zitlaltepec, municipio de Metlatonoc, El Paraíso, municipio de Ayutla de los Libres, e Caxitepec, municipio de Acatepec.

La polizia comunitaria conta su un regolamento interno per applicare la giustizia. Gli sforzi per creare regole morali ci sono stati per le sagge e i saggi delle comunità. Nella giustizia comunitaria non ci sono intoccabili. “quello a cui tocca, paga, sia chi sia e le nostre autorità sono esempi di onestà, ma chi si allontana dal cammino della giustizia è immediatamente tolto dall’assemblea dei popoli”. “Il nostro sistema di giustizia è stato un successo. È riuscito ad abbassare del 90 per cento l’indice dei delitti.

Per molto tempo il governo ci ha accusati di non contare su dati obiettivi di questa percentuale di incidenza dei delitti, nonostante ciò, in anni recenti per l’ondata di violenza che colpisce in altre regioni, è noto che la nostra regione sia l’unica che si trova in pace, senza che ci siano fatti di violenza equiparabili ad altri luoghi. Per citare alcune esempi, non ci sono sfollati nelle comunità dove siamo presenti, il flusso commerciale si sviluppa senza alcun problema, le persone transitano per la zona senza che ci siano fatti di violenza che li colpisca, i servizi di salute, educazione e trasporto funzionano con precisione senza che siano sospesi per fatti di violenza. Insomma, gli indici di omicidi e sequestri sono minimi”, ha detto Raúl de la Cruz.

Nonostante i lavori di sicurezza che effettua la polizia comunitaria c’è una profonda preoccupazione da parte dei governi neocoloniali di tutti i partiti che si rifiutano di riconoscere i diritti come popoli indigeni e afromessicano. “I governi del PRI e del PRD della passata amministrazione hanno realizzato una controriforma che ha bocciato i nostri diritti conquistati con la Legge 701 di riconoscimento dei diritti e della cultura dei popoli e delle comunità indigene. Nell’anno 2019 realizzammo una consultazione nella quale abbiamo dialogato, analizzato e dibattuto nei nostri popoli e comunità per vedere come volevamo essere riconosciuti nella costituzione locale dello stato del Guerrero. Questo sfociò in un’iniziativa di legge che fu presentata a dicembre dell’anno passato senza che le deputate e i deputati di allora la inoltrassero nel legislativo, al contrario, la lasciarono nel congelatore legislativo. Da parte loro, l’esecutivo e l’attuale legislativo rimangono nell’indifferenza e sono tornati a realizzare consultazioni false e viziate, inoltre, realizzano riforme sommamente regressive che si allontanano da quello che dispongono i trattati internazionali in materia e la stessa costituzione federale”, protestano le autorità comunitarie.

Le autorità comunitarie hanno messo in chiaro che queste sono le loro terre e che l’invasore e i notabili se le sono prese. In questi giorni i governi neocoloniali continuano a far sanguinare le comunità, e si dimenticano di riconoscere i loro diritti. Nonostante ciò, da 27 anni hanno deciso di esercitare il proprio diritto all’autonomia e alla libera determinazione. La polizia comunitaria continuerà sulla strada dell’organizzazione per seminare speranze affinché le famiglie indigene e afromessicane raggiungano i propri sogni. Fino a quando non sarà fatta giustizia ai nostri diritti.

15 ottobre 2022

Tlachinollan

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
A 27 años de la CRAC-PC: Hasta que el respeto a nuestros derechos se haga justiciapubblicato il 15-10-2022 in Tlachinollansu [https://www.tlachinollan.org/a-27-anos-de-la-crac-pc-hasta-que-el-respeto-a-nuestros-derechos-se-haga-justicia/] ultimo accesso 21-10-2022.

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