Incredibile ma vero. A 4 anni dall’insediamento del governo di Andrés Manuel López Obrador ascoltiamo in una delle sue conferenze mattutine un esplicito riconoscimento del fatto che non pensa più come prima. “Sì, ho cambiato idea, vedendo ora il problema che ho ereditato, come affrontare il problema dell’insicurezza? Sapevo fin dall’inizio e sono assolutamente convinto che la pace sia il frutto della giustizia e questa è la base della politica di sicurezza”.
“Prendersi cura dei giovani, migliorare le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza dei messicani, combattere la povertà, combattere la corruzione, tutto questo lo stiamo facendo, che non sia permessa l’impunità, ma immaginate, cosa avremmo fatto della polizia federale? Come stava? Io credo che sì, si sa che dalla polizia federale sono usciti tutti quelli che ora o stanno in carcere o sono accusati o sono latitanti per delle tremende violazione dei diritti umani”, ha dichiarato il presidente lo scorso 6 settembre.
Essendo messo in discussione sulla sua proposta che la Guardia Nazionale venga assegnata alla Sedena, ha espresso il desiderio che questo nuovo gruppo composto in maggioranza da militari “non si rovini come è successo con la polizia federale”, per questo ha rivendicato la sua posizione “sono convinto che la Guardia Nazionale dipendendo dalla Segreteria della Difesa, come un ramo in più, come la forza aerea, così sarebbe la Guardia Nazionale. Sarà un organismo con disciplina, con professionalità, con onestà e con un comando militare”.
Contrariamente a quello che oggi dichiara come titolare dell’esecutivo, l’allora candidato alla Presidenza della Repubblica nel febbraio del 2012 assunse una posizione progressista, secondo le raccomandazioni degli organismi internazionali dei diritti umani. Dichiarò con fermezza che avrebbe fatto rientrare nelle sue caserme in solo 6 mesi l’esercito se fosse riuscito a vincere le elezioni del 1 luglio 2012. “Non si deve continuare ad esporre l’esercito, né lo si deve indebolire; lo si deve far rientrare mano a mano che la polizia si professionalizza e ci vorranno sei mesi, fino a quando la nuova polizia federale si occuperà di garantire la sicurezza”.
A 10 anni di distanza tutto è cambiato, il presidente Andrés Manuel López Obrador ha scelto di stabilire un nuovo patto con l’esercito messicano ponendo la Guardia Nazionale sotto il comando della Segreteria della Difesa Nazionale, ergendosi come un ferreo difensore della militarizzazione e contravvenendo all’articolo costituzionale 21. Questo ordinamento preserva la natura civile della Guardia Nazionale e la sua incorporazione nella Segreteria della Sicurezza Pubblica e la Protezione Cittadina. La nuova riforma che i deputati e i senatori hanno recentemente approvato attenta a questa norma suprema che poneva una diga alla Guardia Nazionale che dipendeva dal potere civile.
Nell’esposizione dei motivi di questa nuova legge, cerca di differenziare la nuova politica di sicurezza dalla “strategia fallita” che si impose da Felipe Calderon fino ad Enrique Peña Nieto. Manifesta che fu imposta una logica bellica e di sterminio, percependo il cittadino come nemico a detrimento dei suoi diritti umani. Risalta che nella 4T c’è “una radicale trasformazione nella condotta delle persone che fanno parte delle forze armate” facendo riferimento alla presunta diminuzione di denuncie presentate per violazioni dei diritti umani e per azioni letali. Getta le fondamenta, facendo tabula rasa delle gravi violazioni commesse dall’esercito, rivendicandolo come base principale per il consolidamento della Guardia Nazionale.
Viene fatta una difesa ad oltranza del fatto che i militari rispettano la popolazione e che è falso che la loro formazione e i loro modi di agire si traducono in abusi contro i cittadini e le cittadine. Fa appello al grande consenso che ipoteticamente c’è per una Guardia Nazionale trasformata in una corporazione che veglia sulla sicurezza della popolazione. Per chiudere la loro esposizione di motivi tirano fuori l’idea che l’esercito messicano è un esercito popolare e istituzionale, che si differenzia dagli eserciti del cono sud, di origine elitaria.
D’altra parte definisce la delinquenza organizzata come una “forza quasi militare” che è diventata una grande minaccia per la sicurezza nazionale, la popolazione civile e le stesse istituzioni pubbliche. Tutte queste argomentazioni hanno la chiara intenzione di mettere da parte il contenuto supremo dell’articolo costituzione 21.
Per il legislativo l’intervento della Sedena nella formazione e il controllo operativo e amministrativo di detta istituzione di sicurezza risulta conforme al rispetto dei diritti umani, così come alle conclusioni contenute nell’articolo costituzionale 21 e i criteri di giurisprudenza della Suprema Corte di Giustizia della Nazione. È un’argomentazione falsa e una visione equivoca che il potere legislativo cerca di mascherare le azioni della Sedena, per assegnarle il controllo assoluto della Guardia Nazionale. Contravviene in modo flagrante l’articolo costituzionale 21 che alla lettera dice “le istituzioni di sicurezza pubblica inclusa la Guardia Nazionale saranno di carattere civile disciplinata e professionale”. È inammissibile che mediante leggi secondarie si voglia legalizzare la militarizzazione della Guardia Nazionale sbarazzandosi della norma costituzionale, che assegna la Guardia Nazionale alla Segreteria della Sicurezza Pubblica.
L’articolo 12 della Guardia Nazionale rompe con la catena di comando civile stabilendo che la struttura di questa istituzione dipenderà dalla Segreteria della Difesa Nazionale alla quale sarà subordinato il comando della Guardia. Di colpo le legislatrici e i legislatori hanno diluito il carattere civile che deve avere la Guardia Nazionale secondo quanto stabilisce la Costituzione. Questa stretta di dadi si salda con l’articolo 14 stabilendo che “la persona titolare del comando della Guardia Nazionale sarà nominata dalla persona titolare della Presidenza della Repubblica su proposta della Segreteria della Difesa Nazionale”, con questo grande sofisma la Guardia Nazionale si erge come un corpo militarizzato.
L’articolo 13 Bis assegna al segretario della difesa nazionale le seguenti facoltà: (I) esercitare il controllo operativo e amministrativo della Guardia Nazionale. (II) rilasciare i manuali di organizzazione, di procedure e di servizio al pubblico della Guardia Nazionale. (III) elaborare programmi operativi e strategie della Guardia Nazionale. (IV) autorizzare i piani e i programmi a cui fa riferimento l’articolo 15. (V) organizzare la distribuzione territoriale della Guardia Nazionale. (VI) proporre adeguamenti alla struttura organica della Guardia Nazionale. Come dire, tutto il controllo della Guardia Nazionale rimane nelle mani dell’esercito a detrimento di quanto ordina l’articolo costituzionale 21.
L’articolo 21 della Guardia Nazionale propone che nella sua struttura organica si conti su un servizio di indagine ed intelligence, dando facoltà più grandi di intervento in attività di indagine dei delitti ad una polizia militarizza. Attualmente c’è un’azione di incostituzionalità interposta dalla Commissione Nazionale dei Diritti Umani per abrogare questa facoltà della Guardia Nazionale, che è solo di competenza del pubblico ministero. Si estende, inoltre, la giurisdizione militare agli elementi castrensi della Guardia Nazionale che saranno soggetti al regime penale militare quando commettono delitti tipificati nel codice di giustizia militare. Questa estensione della giurisdizione militare contravviene al carattere civile della Guardia Nazionale.
Il presidente Andrés Manuel López Obrador ha proposto che nel bilancio del 2023 si destinino alla Guardia Nazionale la quantità di 34.525.322.298 di pesos in prevenzione, indagine e persecuzione dei delitti. Da un’altra parte si propone che alla Sedena siano destinati 111.911.638.277 di pesos. Che si scorporino dalle spese di 836 milioni per l’aeroporto internazionale Felipe Angeles e altri 4 miliardi e 965 milioni di pesos a sostegno della sicurezza pubblica. Nell’articolo sesto transitorio della Guardia Nazionale si propone che la Segreteria della Sicurezza e Protezione Cittadina “trasferisca in un termine di 60 giorni, le risorse di bilancio e finanziarie per coprire le erogazioni a titolo di servizi professionali e spese operative della Guardia Nazionale”.
Le forze armate oltre ad accumulare potere e risorse milionarie continuano a godere di una totale impunità. La Sedena fa parte delle istituzioni più opache, al punto che è gestita come un piccolo stato dentro lo stato messicano. Le autorità civili si sono sempre subordinate al potere militare e gli trema la mano a indagare delitti nella giurisdizione civile e rifiutandosi di imporre sanzioni esemplari. Il potere giudiziario non si azzarda a toccare l’esercito, perché fa parte delle norme non scritte che i militari siano coperti e siano premiati, come è successo con molti generali che sono stati campioni di gravi violazioni dei diritti umani. Un esempio funesto è quanto successo nello stato del Guerrero.
Sono stati sacrificati i principi internazionali dei diritti umani e la norma costituzionale, in onore di un patto del presidente della repubblica che ha scelto di militarizzare la Guardia Nazionale senza che ci siano controlli né contrappesi civili per chiamare i militari a rendere i conti. La fase oscura della guerra sporca che ha portato lutti in decine di famiglie per le scomparse forzate, le esecuzione extragiudiziarie e molteplici casi di tortura commessi dall’esercito, continua a moltiplicarsi di fronte all’azione letale dei militari, che cercano di imporre il terrore alla popolazione civile che difende i propri diritti e che è trattata come una nemica del regime.
12 settembre 2022
Tlachinollan
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
“El pacto de la 4T con el ejército”, pubblicato il 12-09-2022 in Tlachinollan, su [https://www.tlachinollan.org/el-pacto-de-la-4t-con-el-ejercito/] ultimo accesso 15-09-2022. |