Il Primo Tribunale per la Sentenza Anticorruzione di La Paz ha condannato a dieci anni di carcere l’ex presidente di fatto Jeanine Áñez per il caso Colpo di Stato II, in cui è stata giudicata per i delitti di non adempimento ai doveri e di risoluzioni contrarie alla Costituzione e alle leggi.
La Áñez è detenuta dal marzo 2021 e inizialmente è stata accusata per la presunta commissione dei delitti di terrorismo, sedizione e cospirazione dentro il processo denominato Colpo di Stato I, su richiesta della ex deputata del Movimento Al Socialismo (MAS) Lidia Patty.
Inizialmente, nel novembre del 2021, il Pubblico Ministero aveva informato che avrebbe richiesto “la pena massima” di 10 anni contro la Áñez, dopo propose 12 anni di carcere e a maggio di quest’anno il ministro della Giustizia, Iván Lima, ha affermato che la sua condanna può giungere anche a 15 anni di prigione.
Alla fine, lo scorso lunedì, il procuratore generale dello stato, Juan Lanchipa, ha confermato che la commissione di pubblici ministeri, che ha indagato questo caso, chiederà 15 anni di carcere per l’ex mandataria transitoria, mentre la difesa dell’ex mandataria ha sollecitato la sua assoluzione.
Il processo orale contro la Áñez e altri otto coinvolti è cominciato il 28 marzo e nell’ultima esposizione delle arringhe di fronte al Tribunale della Sentenza, l’ex senatrice ha insistito sul fatto che è innocente e ha affermato che “tornerebbe a fare” quello che fece nella crisi del 2019, quando si proclamò mandataria in mezzo al caos politico e sociale dopo un golpe militare.
“Feci quello che dovevo fare, assunsi la presidenza per un impegno, assunsi la presidenza secondo quanto stabilito nella Costituzione, seguendo ciascuno dei passi e rispettando tutto quello che dice; (…) e mi sento molto orgogliosa, e lo tornerei a fare se ne avessi l’opportunità; lo tornerei a fare perché per questo ci eleggono in parlamento, per esserci nelle buone e nelle cattive, per stare in situazioni di tranquillità e in situazioni di violenza, questo è avere un impegno”, ha sostenuto.
Secondo l’imputazione, l’allora seconda vicepresidente della Camera Alta infranse tre articoli del regolamento del Senato per proclamarsi titolare di questo corpo legislativo senza il quorum richiesto.
Dopo lese altri tre del regolamento dei Deputati insediando una sessione illegale dell’Assemblea Legislativa e, alla fine, violò nove norme della Costituzione Politica dello Stato per usurpare la prima magistratura della nazione a scapito della maggioranza parlamentare, il Movimento Al Socialismo.
La sentenza della Áñez è stata annunciata dopo il voto unanime del Tribunale che ha anche condannato al carcere l’ex comandante delle Forze Armate, Williams Kaliman, quello della Polizia, Vladimir Yuri Calderón, e altri implicati. Dovrà scontare la sua condanna nel Centro di Orientamento Femminile di Miraflores, a La Paz.
Durante il golpe e il regime instaurato dalla Áñez, dall’ultradestra e dai comandi militari, in Bolivia si sono registrati massacri delle forze militari e di polizia contro i civili, incluse esecuzioni sommarie che hanno fatto almeno 37 morti e centinaia di feriti.
Il golpe e l’OEA
Nell’ambito dell’IX Vertice delle Americhe, lo Stato Plurinazionale ha denunciato che l’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), partecipò al colpo di stato in Bolivia nel novembre del 2019, consolidando un governo di fatto che represse e utilizzò la forza letale uccidendo 38 persone a colpi d’arma da fuoco.
Il ministro delle Relazioni Estere, Rogelio Mayta, ha chiarito che l’OEA e il suo segretario generale, Luis Almagro, non sono garanti delle istituzioni, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani.
Ha raccontato che l’OEA premette il grilletto contro l’ordine costituzionale con la cosiddetta “osservazione elettorale” nel 2019. “Abbiamo chiesto che ci siano fornite informazioni su questa osservazione, non una volta né due, 11 volte finora. Ma non c’è trasparenza nell’OEA di Almagro. La Bolivia aspetta ancora un’indagine onesta e imparziale su quanto avvenuto in questa presunta osservazione elettorale”, ha precisato il cancelliere Mayta.
“Nella nostra dolorosa esperienza, l’OEA partecipò a eventi come il colpo di stato avvenuto in Bolivia nel novembre del 2019, che consolidò un governo di fatto con una violenta repressione della protesta sociale, con l’uso della forza letale, che mise fine alla vita di decine di boliviani, che criminalmente e contro la democrazia furono assassinati”, ha sostenuto.
Mayta ha chiesto rispetto e l’adempimento del principio di non intervento negli affari interni degli stati, per cui ha messo in discussione l’esclusione dei presidenti di Cuba, Venezuela e Nicaragua. Ha ricordato che il postulato fondamentale della Carta dell’OEA dichiara che ogni paese, ogni nazione, ha il diritto di “scegliere, senza ingerenze esterne, il proprio sistema politico, economico e sociale, e di organizzarsi nel modo che più gli convenga e ha il dovere di non intervenire negli affari di un altro stato”.
“Rifiutiamo per questo il giudizio unilaterale sul fatto che un paese sia o no democratico, perché questa arbitrarietà è antidemocratica in sé stessa, nonostante il discorso che vuole giustificarla. (…) Il fatto che la sede di questo Vertice siano gli Stati Uniti, non gli dà il potere di effettuare esclusioni minando lo spirito della Carta delle Nazioni Unite e di altri documenti fondamentali per le relazioni internazionali”, ha detto.
*Boris Acosta Reyes: Sociologo e giornalista boliviano, collaboratore del Centro Latinoamericano de Análisis Estratégico (CLAE), www.estrategia.la
13/06/2022
Rebelión / CLAE
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Boris Acosta Reyes, “Condenaron a diez años de prisión a Jeanine Añez por golpe contra Evo” pubblicato il 13-06-2022 in Rebelión, su [https://rebelion.org/condenaron-a-diez-anos-de-prision-a-jeanine-anez-por-golpe-contra-evo/] ultimo accesso 20-06-2022. |