Colombia: Bogotá ad un anno dalla rivolta. Sopra le nuvole, all’altezza dei sogni


Raúl Zibechi

Giungere fino ad Alto Fucha è un viaggio in salita. Uscire da Bogotá verso il sudest, attraversare l’enorme località di San Cristóbal e intraprendere la scalata per addentrarsi nella cordigliera costeggiando il fiume che si snoda in basso. L’intonazione diventa più verde mano a mano che saliamo e più fredda quando ci addentriamo tra le colline.

Siamo nella periferia della periferia di Bogotá. Qui dove la città incontra la brughiera a 3.100 metri d’altezza. Dove la precarietà delle abitazioni svela che migliaia di abitanti hanno dovuto, letteralmente, scalare per trovare un po’ di terreno dove erigere le proprie abitazioni. Tutte autocostruite da famiglie contadine, che continuano a fuggire dalla violenza, e da emigranti venezuelani.

Il modello comune dell’autocostruzione è la verticalità, per utilizzare il terreno. Due piani è il minimo, ma possono essere tre, dipendendo dalla quantità di figli e nipoti che vanno ad ingrossare le famiglie. Il lavoro bisogna inventarlo: la vendita ambulante, riciclaggio del cartone e lavori temporanei insegnano la precarietà della vita dietro i rossi mattoni e i tetti di lamiera.

 

Foto: Felipe Martínez

Ad Alto Fucha vivono circa seimila persone, ma a La Cecilia, questo quartiere incassato tra la brughiera e la valle per la quale scende il fiume Fucha, saranno poco più di mille. Portare l’acqua e la luce alle case è stata tutta una lotta, possibile grazie all’organizzazione di quartiere. Sulla strada principale, sempre verticale, sorge la Casa della Pioggia (di Idee), una costruzione semplice, struttura di canne di bambù o guadua, pareti leggere e tetti trasparenti.

La casa è il centro sociale e culturale di La Cecilia, situata nella riserva forestale dei Colli Orientali di Bogotá. Fu costruita da decine di abitanti del quartiere con un lavoro comunitario che iniziò nel 2012, giusto dieci anni fa.

La zona è ricca di risorse e per la sua posizione è ambita dalla speculazione delle grandi imprese immobiliari, che accarezzano affari con i settori con alti redditi, se riuscissero a derubare gli attuali abitanti. Qualcosa di molto difficile per l’alto livello di organizzazione della comunità e per la chiara coscienza di ciò che è in gioco.

Foto: Arquitectura Expandida

Incontro di movimenti

L’unica sala della Casa della Pioggia è affollata di giovani, bambine e bambini. Devono essere più di 70 persone, che appartengono a 22 collettivi del quartiere e di settori vicini. Sono venuti a condividere e a dibattere, ad ascoltare musica e leggere testi. Di mattina, stavano costruendo uno spazio all’aria aperta con guadua, grossi e lunghi tronchi cavi che, dicono, sono più resistenti del legno.

Dopo pranziamo a casa di Tina, una vicina di casa con porte aperte alla comunità, dove la gente si sente come a casa sua. Questo sì, chi non mangia tutti i piatti che servono, due è il minimo, è rigorosamente rimproverato dalle signore della cucina che sorvegliano i tuoi passi.

Il giro inizia a prendere forma. Sulla porta, un enorme cartello tessuto in lana recita: “Degna Rabbia”. Iván di Huertopía, un collettivo pioniere che sostiene vari orti e ne promuove decine, spiega che Bryan Cárdenas, uno dei fondatori, morì affogato nel Chiapas dopo aver visitato le comunità dell’EZLN. Lo zapatismo ha un posto nei cuori di questi collettivi.

Foto: Huerta Raíces de Montaña

La presentazione di ogni gruppo è agile ma si prolunga per più di un’ora: biblioteche, gruppi di diritti umani, di difesa della natura e del territorio, di donne e di media dal basso, artistici e culturali, di musica popolare, di rapper. La sorpresa l’apporta un gruppo di bambini e bambine: Huerta Raíces de la Montaña.

Si presentano su Facebook per spiegare chi sono e che fanno: “Noialtre, noialtri, le bambine e i bambini della Colectiva Raíces de la Montaña, noi sappiamo d’acqua, noi sappiamo di terra, noi sappiamo di vento, noi sappiamo di fuoco, noi sappiamo d’amore, è per questo che ci nasce dal cuore questo spazio che ha avuto tanti cambiamenti come la nostra esistenza…” (https://bit.ly/3xgqtAH).

Curano uno dei 23 orti urbani di questa zona. Quanti ce ne saranno in tutta Bogotá? E lo fanno giocando e ridendo, come dei bambini/e quali sono.

Foto: Huerta Raíces de Montaña

Resistere per vivere, vivere resistendo

Uno degli anfitrioni, Francelías, spiega che la Casa della Pioggia è “un’aula ambientale aperta autocostruira dalla comunità, perché qui tutto, tutto, lo ha fatto la comunità”. Non lo dice in pubblico, ma ha ricevuto varie minacce di gruppi parapolizieschi, ossia dello stato colombiano, perché a poco più di 30 anni è uno dei referenti del quartiere.

Nel giro spiegano che Huertopía, il collettivo che già da tempo aveva incominciato con la promozione degli orti urbani, si è trasformato al contatto con le comunità, dove ha messo radici e mutando, come succede ad ogni vita che realmente vive.

“L’orto non è solo per produrre alimenti”, spiega Yodi. “Creiamo relazioni sociali, nuove sensazioni e nuovi sensi. L’orto è qualcosa così come arte e pedagogia di educazione ambientale”. Al suo lato, circondata da bambini/e inquiete, Laura aggiunge che “tutto quello che facciamo è riprodurre la vita”. Attiva con i murales, un’arte collettiva che ha guadagnato enorme popolarità con la rivolta dell’anno precedente, dispiegando quello che lei stessa chiama “artivismo”.

Foto: Huertopía

Un poco più serio, Iván aggiunge che “l’orto fa parte di un progetto di resistenza, in relazione con i colli e i fiumi, un luogo d’incontro per resistere”. Un obbiettivo lungamente accarezzato da tutte e tutti i presenti, consiste nel “trasformare i CAI in orti e biblioteche”. I Comandi di Attenzione Immediata (CAI), sono unità territoriali della polizia che sono dispiegati in tutti i quartieri, per mantenere il controllo della polizia sulla popolazione. Negli ultimi anni ne sono bruciati a centinaia e non pochi sono stati trasformati in biblioteche popolari, in tutte le grandi città.

Un militante veterano afferma che durante la rivolta ci fu una relazione diretta tra gli orti e le mense popolari che furono poste nei punti di resistenza. Per la prima volta nella loro vita molti giovani ebbero “tre colpi” in un giorno, tre pasti, un sogno impossibile nella vita quotidiana di coloro che stanno più in basso.

Poco prima di terminare il giro comincia un acquazzone impertinente che colpisce i tetti e ci impedisce di ascoltare gli ultimi interventi. Quando il giro incomincia a disperdersi, sorgono i suoni, prima un rap che denuncia la brutalità della polizia. Un ragazzo si domanda, danzando: “Quanti potrebbero mangiare con quello che vale un’uniforme dell’ESMAD?”. Nei punti di resistenza, dicono, il rap era il suono capace di muovere corpi e coscienze.

Foto: Colectivo Arto Arte

Dopo suona, tranquilla e profonda, la musica andina del Gruppo Moque, ispirata ai ritmi quechua Otavalo. Prima di uscire mostrano le foto della costruzione della Casa della Pioggia, pochi anni fa quando era l’ultima del quartiere. Ora nella parte alta del colle si vedono molte nuove costruzioni, consolidando l’inarrestabile emigrazione contadina.

Facciamo un giro nel quartiere e Francelías ci mostra gli orti che sono intorno alla casa e gli spazi comuni che hanno creato e mantengono, mentre alcuni abitanti del quartiere si affacciano curiosi alle finestre. Mostrando le abitazioni, spiega che durante i primi mesi della pandemia tutte quelle hanno mostrato panni rossi, per segnalare che quella famiglia soffriva la fame. La solidarietà e le mense sono state la risposta del quartiere, di fronte all’insopportabile anomia dello stato.

Guardando verso la montagna, spiega che il collettivo sogna di gestire il possibile parco lineare di Fucha, la collina sopra i due. Non finiscono di sognare, forse perché vivono sopra le nuvole, lontano dal rumore infernale della grande città.

Foto in alto: Arquitectura Expandida

11 aprile 2022

Desinformémonos

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Raúl ZibechiBogotá a un año de la revuelta. Encima de las nubes, a la altura de los sueños” pubblicato il 11-04-2022 in Desinformémonos, su [https://desinformemonos.org/bogota-a-un-ano-de-la-revuelta-encima-de-las-nubes-a-la-altura-de-los-suenos/?fbclid=IwAR27A46ogBUC1rccKlHItMGgljMrb1XFDtDRNMq_MbA8nrHuxcPy5GaczSs] ultimo accesso 15-04-2022.

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