A Dora María Téllez: L’azzurro non si deve toccare


Mónica Baltodano

In modo vendicativo, Ortega ha tenuto Dora María in condizioni di isolamento e oggi pretende condannarla al carcere.

Nell’immensità dell’azzurro nicaraguense, Dora María è, senza dubbio, una delle sue stelle più brillanti. La sua traiettoria nella lotta contro la dittatura somozista fu relativamente breve, ma intensa, decisiva, storica in quell’eroica battaglia , al contrario di dirigenti di lunga traiettoria, ma che non hanno mai fatto nulla di rilevante. Da lì inizia -dalla mediocrità di Ortega e anche della Murillo- l’odio, la sfiducia, la meschinità che tutto prostituisce, e che oggi assesta una nuova e codarda zampata, volendo inutilmente processarla, umiliarla, condannarla, quando Dora María è dell’azzurro che non si deve toccare.

Questo fa parte della sua biografia, composta congiuntamente con la sua testimonianza fatta alla sottoscritta il 13 novembre 1999.

Dora María Téllez nacque a Matagalpa, il 21 dicembre 1955. Dopo essersi diplomata in questa città, si trasferì a León, per studiare medicina. La ricordo nei corridoi di Scienze di Base, con il suo aspetto hippie, disinvolto, d’artista, e il suo acuto senso dell’umorismo, facendosi beffe di tutto, in particolare di sé stessa. Non sembrava, allora, una che si sarebbe impegnata nella lotta. Lei lo spiegò così:

Entrai nel Fronte e nella lotta rivoluzionaria per varie ragioni: la dittatura aveva caratteristiche che erano intollerabili per gente con una certa sensibilità: la repressione politica, la corruzione, la coercizione a ogni tentativo di organizzazione e mobilitazione sociale, la concentrazione di potere politico, il nepotismo e una povertà tremenda; furono le cause per cui io entrai nella lotta rivoluzionaria. In realtà, cominciai nella lotta studentesca.

Continuo ad avere le medesime caratteristiche di allora. Prima si diceva un po’ hippie e ora un po’ pigra; come dire, un po’ fresca. Era anche la moda, ora non si vede gente con i sandali. Credo che uno dei problemi sia prendersi troppo sul serio. La gente che si prende troppo sul serio, in generale sono persone insopportabili, perché non hanno molto senso della vita.

Eravamo una generazione più disposta alla rottura, più disposta al dibattito, più disposta a sfidare, più disposta a cercare cose nuove (…) Noi avevamo un vantaggio: avere un grande ideale, grandi ideali; io sento che i giovani oggi hanno un grande scetticismo. È una generazione diversa da quella a cui noi apparteniamo.

Partecipò alle lotte studentesche del 1973 e nel 1974 entrò nel FSLN. Nel 1975 passò in clandestinità, facendo parte di un gruppo di studenti di medicina scelti dall’organizzazione guerrigliera per frequentare a Cuba un corso di Medicina di Campagna.

Era un corso abbastanza intenso (…) Per quattro mesi ricevemmo anche un addestramento militare.

A Cuba lavorò con la corrente Guerra Popolare Prolungata, il cui responsabile allora era José Benito Escobar, dato che Carlos Fonseca era appena partito per il Nicaragua. A quell’epoca non le dettero molte informazioni sulle divisioni dell’FSLN.

Nel 1976 accompagnò José Benito Escobar in un periplo che cominciò e terminò a Cuba. Viaggiarono con passaporti e identità falsi.

… io conservo ancora il mio passaporto con un’identità ecuadoriana. E per questo, dovetti imparare il nome di tutte le strade di Guayaquil, i cinema, i monumenti pubblici, la storia e la geografia dell’Ecuador.

Passando per il Messico si rese conto delle divisioni del FSLN. In questa traversata, José Benito condivise con lei la visione della necessità di passare all’offensiva e promuovere le insurrezioni. Così, giungendo in Honduras, Dora María entrò in contatto con dei dirigenti della tendenza terzista e fu coinvolta negli addestramenti di combattenti mentre impartiva lezioni sulla medicina di guerra.

… entro in contatto con i dirigenti del Terzismo: c’erano Daniel Ortega e Víctor Tirado. Germán Pomares -El Danto- stava addestrando uno dei gruppi che avrebbero partecipato all’offensiva d’ottobre, e mentre José Benito faceva il suo lavoro, mi misero a sostenere l’addestramento.

Giunse il momento di rientrare a Cuba. Io dovevo rientrare. José Benito aveva assunto l’impegno con i cubani di non essere coinvolti nelle divisioni. José Benito mi spiegò che l’offensiva d’ottobre era un tema di vita o morte: -Se non c’è un’offensiva ora contro la dittatura, il sandinismo muore e la dittatura si consolida a vita -mi disse-. Con questa considerazione, gli chiesi di lasciarmi rimanere, perché nel gruppo che sarebbe andato a combattere, che era di circa quaranta uomini, non c’era nessun medico. Insistetti e insistetti fino a che José Benito accettò. Era il gruppo che si addestrava con Francisco Rivera -El Zorro-.

Il 12 ottobre 1977, fece parte della Colonna del Fronte Nord, la cui missione era attaccare il comando della Guardia Nazionale (G.N.), a Ocotal, operazione fallita perché prima si scontrarono con una pattuglia, che avvisò le forze acquartierate che giunsero a rinforzo. I guerriglieri fecero un’imboscata a San Fabián, con la quale sorpresero la G.N. che subì dodici perdite, tra morti e feriti.

Dopo, la Colonna fu divisa in due gruppi: uno eresse un accampamento alla frontiera con l’Honduras; l’altro, sotto la guida di Germán Pomares, effettuò azioni offensive contro vari comandi della G.N. di vari municipi e aziende di somozisti.

Dora María fece parte di quest’ultimo e, nei giorni successivi, furono protagonisti di attacchi a: Mozonte (15 ottobre), San Fernando (25 ottobre), Hacienda El Volcán (11 novembre), Mi Ilusión (20 novembre), El Amparo (30 novembre), presa di Santa Clara (5 dicembre) e l’imboscata di successo a Puente Lisupo, diretta da Joaquín Cuadra (19 dicembre). Fecero anche azioni di propaganda armata nelle tenute Las Camelias ed El Limón (8 gennaio 1978). In tutti quei mesi, Dora María visse come una guerrigliera con le forze di Germán Pomares nella cordigliera di Dipilto e Jalapa.[1]

Nel marzo del 1978, in una riorganizzazione delle forze che effettuò la tendenza Terzista, Dora María fu inviata a rinforzare il Fronte Interno. Lavorò per un certo tempo a Managua facendo parte della Commissione di Formazione Ideologica, con Óscar Perezcassar -El Gordo Pin-.

Nell’agosto del 1978 fu responsabile politica del Comando Rigoberto López Pérez che occupò il Palazzo Nazionale. Come responsabile politica, la Comandante Dos, si fece carico della negoziazione con cui si ottenne la liberazione di 60 prigionieri politici nelle mani della dittatura somozista.

Rientrò nel paese, lavorò per un certo tempo a Managua, e fu responsabile dell’impulso organizzativo della Gioventù Democratica Nicaraguense, che aveva tra i suoi compiti il lavoro nelle università.

Nell’aprile del 1979, cadendo Roger Deshón, Óscar Perezcassar, Aracely Pérez Darias, Idania Fernández, Carlos Jarquín ed Edgard Lang -quasi tutto lo Stato Maggiore della tendenza insurrezionale di León- Dora María assunse la direzione di questo Fronte per il Terzismo, e dopo fu comandante dello Stato Maggiore del Fronte Occidentale Rigoberto López Pérez, formato dalle tre tendenze del FSLN.

Il Fronte Occidentale comprendeva Chinandega e León. Un giorno prima dell’inizio dell’insurrezione, a Chinandega avvenne un importante rovescio e la stessa città non potè essere liberata fino al 18 luglio. Ma la città di León fu la prima città di rilievo che riuscì a tirar fuori la G.N. dal comando.

La città di León viene liberata fin dal 20 giugno, ma il Fortín de Acosasco rimaneva occupato dalla Guardia. Forse è per questo che si considera che León non fu la prima città liberata in tutto il paese, ma Diriamba.

La piazza di León aveva al comando uno spietato ufficiale chiamato Gonzalo Evertz “Vulcano”. Tirarlo fuori fu abbastanza difficile. Abbiamo tardato diciassette giorni a tirarlo fuori dal Fortín, tra il 20 giugno e il 7 luglio.

Dopo il trionfo della rivoluzione, Dora María fu insignita del grado onorifico di Comandante Guerrigliera. Negli anni 80 fu ministra della Salute e coordinatrice del Comitato di Direzione Dipartimentale di Managua e, senza dubbio, una delle rilevanti figure della Rivoluzione.

Nel 1990 fu eletta deputata per il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale; nel 1995 si separò dal FSLN e organizzò il Partito Movimento Rinnovatore Sandinista (MRS), di cui fu presidente per vari anni.

I membri del MRS avevano dato battaglia all’interno del FSLN per spingerlo, dal punto di vista ideologico, su posizioni di centro sinistra, un po’ nello stile delle terze vie in Europa. Più tardi, avrebbe precisato con dichiarazioni alla rivista Envío: “In questa terza via il riferimento è problematico, non è ideologico (…) La popolazione intende l’impostazione della terza via, perché le dà un messaggio diverso, di equilibrio, di uscire dalla polarizzazione” condannò apertamente i metodi di lotta che promosse Ortega contro il Governo di donna Violeta nelle lotte di strada, erezione di barricate e violenza, e chiese anche una maggiore democratizzazione nelle fila del FSLN.

La risposta del FSLN -già sotto il controllo di Ortega- fu un’odiosa campagna di denigrazione, in modo particolare, contro Dora María, chiudendo le possibilità del dibattito interno. Nel 2008, Dora María iniziò sola uno sciopero della fame, protestando per la cancellazione arbitraria e illegale della personalità giuridica del Partito MRS, dopo in alleanza con il Riscatto del Sandinismo ottenne l’8% dei voti. Lo sciopero non dette risultati, ma la mobilitazione dei suoi votanti e le simpatie che suscitò, mostrò che aveva aumentato il sostegno, che era inaccettabile per l’orteghismo, già deciso a mettersi sul trono del potere a qualsiasi costo. L’autoritarismo andò crescendo, fino a giungere a mostrarsi chiaramente come una dittatura.

Le posizioni di Dora María a capo di questo gruppo politico non dettero luogo a dubbi sull’impegno per la democratizzazione del Nicaragua e l’imperativo di mettere fine alla nuova dittatura, tutto ciò divenne evidente nelle giornate di aprile 2018, che la dittatura si ostinò a continuare a narrare come un tentativo di colpo di stato.

Per questo, al riparo di leggi illegittime, unilateralmente approvate nel dicembre del 2020, effettuarono le retate del 2021, catturandola insieme ad altri dirigenti dell’UNAMOS (prima MRS).

In modo vendicativo e spregevole, il regime ha tenuto Dora María in condizioni speciali di isolamento e ora è una delle prime ad essere sottoposta ad un processo giudiziario senza scrupoli completamente viziato e nullo, di ogni nullità.

Dora María Téllez merita di essere rispettata e accompagnata da tutti i cittadini onesti del Nicaragua. È una delle donne più illustri della lotta contro la dittatura somozista, e oggi continua ad esserlo contro la dittatura di Ortega e Murillo.

Nel 1999 quando la intervistammo nel programma radio Entre todos, le chiedemmo le sue riflessioni finali e le sue parole hanno, fino ad oggi, una grande validità:

Ora ho una riflessione, che ha a che vedere con i giovani. Il paese sta entrando in alcune condizioni diverse da quelle che noi avevamo quando eravamo giovani. Noi troviamo un paese con l’85% di povertà, quasi la metà della popolazione guadagna un dollaro e mezzo al giorno, ci sono tra 800.000 e un milione di nicaraguensi che lavorano fuori del Nicaragua. Siamo un paese che ha come principale caratteristica quella di negare opportunità ai giovani, come dire, che rimane ad un giovane che finisce la primaria se non trova lavoro? Non trova dove mettersi, partecipa alle reti delinquenziali o perde la speranza.

E questo è quello a cui esattamente voglio riferirmi: noi abbiamo apportato o cercato di fare ciò che crediamo conveniente per dare una direzione a questo paese attraverso un corso diverso da quello che ha ora; disgraziatamente, il corso politico sembrerebbe che sia come una roulette, che gira all’indietro e sta cercando di nuovo di erigere una dittatura; e dal punto di vista economico, la povertà è ora completamente intollerabile.

Credo che i giovani, più ora che mai, insieme a noi stessi, siamo obbligati a creare le condizioni affinché il paese offra le condizioni per la gioventù, come dire, che gli stessi giovani devono lottare per le proprie opportunità.

Questo modello politico che abbiamo ora, e quello che stiamo per avere con le riforme costituzionali e la Legge Elettorale, è un modello politico di concentrazione del potere nelle mani del presidente della Repubblica, che ha il controllo del Sistema Giudiziario, ha il controllo di tutto. La concentrazione di potere porta all’intolleranza, alla repressione politica, allontana la partecipazione cittadina. Credo che i giovani, e noi stessi dobbiamo domandare, non livelli di partecipazione cittadina, ma di prendere decisioni cittadine sui temi chiave del paese, nient’altro in termini di rappresentatività, ma direttamente come partecipazione.

Credo che questa sia la stessa cosa che successe a noi anni fa, una richiesta di attenzione ai giovani. La gioventù è in un dilemma fondamentale, deve agire ora, deve mobilitarsi, difendere gli spazi democratici; perché, se no, allora dovremo ricorrere ad un espediente che ora è difficile, come dire: quando si chiudono gli spazi democratici, l’espediente della lotta armata torna ad aprirsi. E credo che noi, che partecipammo alla lotta armata, l’ultima cosa che avremmo voluto è che nuovamente si apra; perché la guerra troncò o sviò o portò per un altro corso, la vita normale di noi giovani, una parte della gioventù che non abbiamo vissuto.

Libertà per le 170 persone prigioniere politiche!

3 febbraio 2022

L’intervista completa (in spagnolo) a Dora María Téllez si può trovare in memoriasdelaluchasandinista.org

[1] La Prensa de los días señalados, Ramírez Sergio, 1989, páginas 159-163.

3 febbraio 2022

Confidencial

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Mónica Baltodano, A Dora María Téllez: Lo azul no hay que tocar” pubblicato il 03-02-2022 in Confidencial, su [https://www.confidencial.com.ni/opinion/a-dora-maria-tellez-lo-azul-no-hay-que-tocar/] ultimo accesso 07-02-2022.

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