David Harvey (2016), nella sua opera Il nuovo imperialismo, propone come ambito strutturale per comprendere l’attuale fase che attraversa la crisi del modello neoliberale, una lettura dalla doppia ottica nella quale nel territorio operano due logiche interconnesse: la logica del territorio e la logica del capitale. La prima, esemplificata, da un lato, per i poteri legali a tutti i livelli e che implica lo stato del potere, nel caso messicano, necessaria a garantire l’operazione della seconda, la logica del capitale transnazionale, in quanto lo stato costituisce l’ancoraggio fisso che permette la mobilitazione di detto capitale, della sua gestione che, come tale, a sua volta, cerca di aprire e consolidare i mercati finora illegali, gestiti ampiamente non solo da un capitale locale e nazionale, pubblico e privato, garantito dallo stato ma anche dal livello transnazionale. Detti mercati, di traffico di droga, armi, di ogni tipo di mercanzie, anche umana, come la tratta o come la mano d’opera prigioniera, con predilezione per i migranti, le donne, le bambine e i giovani.
Questo compito, per svilupparsi e ancorarsi sul territorio, in gran parte opera sotto il crimine organizzato in collusione con i poteri legali ed è quello che esercita la tremenda violenza organizzata necessaria che questa impresa richiede: sul territorio deve svuotare porzioni di popolazione, lo obbliga a sfollare per appropriarsi delle risorse naturali, di umani ed eliminare ogni ostacolo politico che gli impedisce di operare, e la cattura dei migranti internazionali che storicamente provengono dal Centroamerica e, in modo pronunciato, soprattutto quest’anno, di haitiani. Questo costituisce un banchetto per il crimine organizzato, soprattutto alla frontiera chiapaneca, prima che i migranti si biforchino nel loro cammino verso l’Oaxaca o verso il Golfo del Messico per andare negli Stati Uniti. Non solo il crimine organizzato provoca o si approfitta dei movimenti delle popolazioni sul territorio, ma è anche responsabile di un’enorme diversificazione di perdite umane che si oppongono ai suoi piani: assassinii, scomparse, sequestri, frodi, ecc., sia comunità indigene, contadine, urbane, o contro diversi movimenti sociali, come familiari di vittime, sfollati, giornalisti, attivisti sociali. In Chiapas, oltre all’assassinio di dirigenti locali e comunitari si continuano ad aggiungere assassinii politici, non solo elettorali a livello locale, ma anche di funzionari statali come quello del pubblico ministero della Giustizia Indigena, che indagava il caso di Pantelhó, il 10 agosto di quest’anno.
Questa interpretazione tra ambedue le logiche è ora la diretta responsabile, non solo del tradizionale ruolo dello stato nello storico esercizio dello sterminio selettivo, che nel sud ha sempre avuto il suo obiettivo principale, ma anche dello sterminio di massa che si applica alla popolazione in tutto il territorio nazionale, attraverso modi molto eterogenei, che dipendono dalla forme che assumono le alleanze che si stabiliscono e che vanno cambiando, tra i due ordini o domini sul territorio.
Da molto tempo lo stato e il capitale operano e cercano un avanzamento sostanziale dell’intervento del capitale nel sud del paese: Tabasco, Chiapas, Guerrero, Oaxaca, Veracruz, Yucatán, Campeche. L’interesse è regionale a beneficio di capitali nazionali e transnazionali. Le operazioni sanguinose di gruppi paramilitari e di guardie bianche che storicamente hanno effettuato lo sterminio selettivo in questa zona, soprattutto in Chiapas, Guerrero e Oaxaca, e che oggi sembra che stiano cooperando, sono rafforzate dal crimine organizzato -attraverso, a sua volta, lo scontro tra differenti cartelli- in connivenza con i differenti livelli dei poteri locali, statali e, probabilmente, federale. Il crimine organizzato coopta lì, come sta facendo in altre zone del paese, le comunità in cambio dell’assunzione dei poteri politici in queste comunità. È da questo contesto che deve essere letto il comunicato dell’EZLN, per voce del subcomandante Galeano, prima SubComandante Marcos, che questo stato è sul bordo della guerra civile. Ma non solo per il contesto, direi io, ma questa collusione tra l’ordine delinquenziale o crimine organizzato e l’ordine legale o la logica che opera a partire dallo stato si scontreranno anche con altre logiche territoriali, che Robinson (2017) riconosce nella sua opera America Latina e il capitalismo globale: quella della resistenza dei popoli. Se lo stato, a livello federale, non ascolta questa potente voce, il saldo sanguinoso che staremo per vedere, sarà inenarrabile, e probabilmente, come prevede l’EZLN, sarà il fatto che provocherà l’abbattimento, graduale o rapido della 4T.
Foto: Ángeles Mariscal / Chiapas Paralelo
27 settembre 2021
Desinformémonos
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Myriam Fracchia, “Chiapas hoy, la ejemplificación más acabada de la colusión entre el orden delincuencial y el orden legal” pubblicato il 27-09-2021 in Desinformémonos, su [https://desinformemonos.org/chiapas-hoy-la-ejemplificacion-mas-acabada-de-la-colusion-entre-el-orden-delincuencial-y-el-orden-legal/] ultimo accesso 20-10-2021. |