Teia Dos Povos: Movimento delle Comunità Popolari


Testo pubblicato da Teia dos Povos a partire dalla testimonianza di Gelson e Inessa.

“Organizzato in 14 stati brasiliani, il Movimento delle Comunità Popolari (MCP) coinvolge circa 15.000 persone intorno al proprio lavoro e le proprie attività, ripartite approssimativamente in 50 località.

L’obiettivo strategico che difende questo movimento sociale è gettare le basi di un nuovo modo di produzione, una nuova forma di vita che abbia al centro l’idea di Comunità.

Così, realizzano la loro quotidiana pratica politica attraverso il lavoro comunitario, che va dalla costituzione di iniziative di economia collettiva informale, senza padrone né dipendente, fino alla realizzazione di servizi ecumenici, identificati con una Religione Liberatrice, che propone di “ricollegare” le persone tra loro e quanto è comune, quando vivono in comunità. [1]

Storico

Il MCP (Movimento delle Comunità Popolari) ha come obiettivo quello di creare una comunità autonoma, indipendente, in forma orizzontale, con politiche partecipative, ideologia comunitaria ed economia collettiva. Si basa su questi tre pilastri.

Questa idea di creare queste comunità sorse, la formulammo, a partire da uno studio delle esperienze storiche in Brasile di creare forme di autonomia.

Solo che furono totalmente distrutte dal capitalismo, perché è realmente una forma di società differente. Dove tutto è collettivo, tutto è autonomo e indipendente. Si basa sulle necessità della gente di lì.

Le esperienze furono quilombi, il Quilombo dos Palmares fu un’esperienza studiata. E la Repubblica del Guaraní, Contestado, la saga della Mina Morro Velho, Caldeirão a Ceará e Canudos a Bahía.

In queste esperienze storiche, la gente divenne libera e indipendente dal capitalismo selvaggio. Differenti società, anche se furono distrutte.

L’obiettivo del MCP è creare in Brasile questa società autonoma dentro il capitalismo. Per questo deve crescere, trasformarsi realmente in una potenza popolare. E contribuire al cambiamento della società. Questo è l’obiettivo.

Il movimento esiste da molti anni. Sono 51 anni. Cominciò nel 1969. Eravamo un movimento legato alla Chiesa Cattolica, chiamato JAC (Gioventù Agraria Cattolica).

Ma la JAC non realizzò i bisogni delle lotte dell’epoca, un’epoca molto violenta, la Dittatura Militare. Trasformammo la JAC in un movimento di lavoratori rurali chiamato MER (Movimento di Evangelizzazione Rurale).

Questo movimento incominciò a crescere, emigrammo nella città. E nella città non c’era modo di identificarci come MER. Questo avvenne già nel decennio del 1980. La nostra pratica non corrispondeva più solo alle aree rurali. Incominciammo ad identificarci come CTI (Catena di Lavoratori Indipendenti).

Nella città lavorammo attraverso sindacati, lavorammo dentro le fabbriche, ecc. E nel campo si mantenne la medesima richiesta, che era la lotta per la terra, per l’abitazione.

Nel 2001 formulammo questa strategia di creare comunità autonome, liberando aree e sviluppando queste pratiche a partire dalle Colonne.

Incominciammo anche a dare priorità ai quattro settori del popolo: lavoratori della città, quilombolas (città e campo), indigeni e contadini, che non sono indigeni né quilombolas, sono contadini sofferenti, salariati autonomi e rurali.

La comunità si forma con queste persone. Non è con studenti privilegiati di classe media. Il movimento è un movimento operaio, diretto da un lavoratore.

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“Quando abbiamo sviluppato la nostra Strategia di Costruzione delle Comunità Popolari affinché la gente si liberasse, Caldeirão fu, insieme a Canudos (BA), la nostra principale ispirazione.

Oltre alla Repubblica della Comunità Cristiana Guaraní, a Rio Grande do Sul, e il Quilombo dos Palmares ad Alagoas, tra gli altri.

I marxisti hanno sempre considerato interessanti queste esperienze per dimostrare che il popolo brasiliano ha sempre resistito allo sfruttamento.

Ma non hanno appreso nessuna lezione, nel senso di apprendere il cammino della lotta liberatrice.

Hanno preferito copiare le esperienze dei lavoratori europei, che non avevano molto a che vedere con la realtà brasiliana”.

“MCP – Caldeirão: una comunità che ci insegna il cammino da seguire”. Periodico Voz das Comunidades. n° 18, Dezembro de 2012 a março de 2013

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Le colonne

Per consolidare queste esperienze della comunità, abbiamo formulato queste Colonne affinché il nostro lavoro vada al di là dei bisogni della gente.

Le colonne sono: sopravvivenza, religione liberatrice, nuova famiglia, salute, abitazione e urbanizzazione, scuola, sport, arte popolare, casa e infrastrutture.

Oltre ad ogni necessità di questo, sviluppiamo un’azione. Prima, strutturiamo la colonna.

Prendiamo, per esempio, la sopravvivenza.

Organizziamo la banca comunitaria, il GIC (Gruppo di Investimento Collettivo), organizziamo la rete dei mercati, la catena di botteghe di materiali da costruzione. Nidi, scuole.

Realizziamo laboratori, principalmente di cucito, meccanica delle lavatrici, meccanica auto, refrigerazione.

Dal GIC nascono altri gruppi che non sono gestiti dal MCP, ma dagli stessi gruppi.

Prendiamo, per esempio, la Comunità Chico Mendes, a Río de Janeiro, dove abbiamo 3 Gruppi di Investimento Collettivo, oltre ad altri gruppi di creazione di entrate familiari.

Tre persone si uniscono e aprono una panetteria. Chiedono del danaro in prestito al GIC. Allestiscono la panetteria. La panetteria cresce. Paga il GIC. E questo gruppo incomincia a vivere a partire da lì. Non ha più bisogno di uscire dalla comunità per cercare lavoro. Hanno creato il loro proprio lavoro.

Allora, abbiamo l’esperienza di una panetteria, caffetteria, parrucchiere e manicure, trasporto alternativo. Gente che compra un camioncino, un camioncino per il trasporto alternativo, un mototaxi, tutto questo.

Ci sono vari gruppi che si strutturano in base al finanziamento della banca comunitaria.

Così, la comunità si struttura in modo autonomo. Il denaro circola da tutti i lati dentro la comunità. Non va ai capitalisti.

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“I movimenti di massa chiedono allo stato salute, educazione, lavoro. Ma il MCP (Movimento delle Comunità Popolari) crea scuole, salute, lavoro.

Normalmente uno di domanda:

– Quante persone ci sono?

– Ce ne sono 200 mila!

– Bene un movimento forte.

Quanti ci sono nel MCP? Non importa! Sono differenti!”

Raúl Zibechi – in live “10 años del Colectivo Roça”

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Ogni Colonna ha una Direzione, un Coordinatore, un Segretario, un Tesoriere, un’organizzazione per amministrare questa Colonna.

Nella Comunità Chico Mendes, la scuola compirà 23 anni. Attraverso quella sono passati più di 70 insegnanti, tutti della comunità. Oggi abbiamo maestri che sono nati lì, stavano nel nido, quando erano bebé.

La Nuova Famiglia, in cambio, ha un dibattito con le madri che avranno dei figli. Si organizzano conferenze, nel senso di come allevare questi bambini, per non continuare con il mondo della violenza, il mondo delle droghe.

Una discussione e azioni per creare una nuova famiglia, che farà parte della Comunità in modo salutare.

In Salute creiamo gruppi di salute, principalmente salute alternativa. Un fondo di salute affinché le persone abbiano autonomia. Nella comunità, la salute pubblica è precaria, praticamente inesistente. Questa è una delle colonne più difficili da organizzare.

L’Arte Popolare ha balli di gruppi musicali. Lo sport si basa sul motto: “Più importante di vincere è partecipare”. Si organizzano squadre di calcio.

Sempre senza alcol

L’ozio, nella comunità Chico Mendes, per esempio, c’è la tradizione di organizzare tutti gli anni la Festa di Giugno. Sono passati 27 anni. Non mancava mai un anno, eccetto quest’anno a causa della pandemia. Nella Festa di Giugno riunivamo circa 600 persone. E 40, 50 persone partecipano ad organizzare la festa. Tutto questo fatto collettivamente.

La 10a Colonna è l’Infrastruttura. L’organizzazione degli spazi, per rendere fattibile e funzionale questo organismo, nel suo insieme, che chiamiamo Potere Popolare. Di fatto, vogliamo creare Potere Popolare nelle comunità di questi 4 settori del popolo.

Questo è il nostro modo di organizzare comunità.

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“Il GIC (Gruppo di Investimento Collettivo) è sorto dagli stessi gruppi delle Comunità Popolari. Il primo GIC fu creato nel gennaio del 1999 nella Comunità Spazio Matias, Quartiere Feira de Santana (BA).

Il GIC serve a prestare denaro a persone e gruppi della stessa comunità.

Il GIC riscuote dai clienti un interesse più alto di quello che paga agli investitori. Questa differenza di interessi genera entrate. Chi si tiene quelle? Le entrate del GIC vanno in un Fondo Sociale della Comunità e si possono spendere solo per spese di malattia, morte e per pagare la Previdenza Sociale dei membri della Comunità.

Chi valuta il livello di impegno per dare gli aiuti è il coordinamento della Comunità e i membri del GIC”.

“GIC – O que é? Como surgiu? Para que serve? Como funciona?” – Jornal Voz das Comunidades, Ano 3, nº 6, junho de 2008

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La pandemia

Siamo coscienti che questa pandemia è causata dal sistema, dai poteri. E sappiamo la conseguenza di questo, quello che vogliamo, quali sono gli obiettivi. Tutto questo è pianificato dal capitalismo.

Allora, non sono molte le notizie per noi. Abbiamo preso delle precauzioni nelle comunità, riflettendo su tutto il problema che c’è dietro. Ci sono guerre economiche. La guerra non è più per il cannone, il proiettile. Ma in pratica è una guerra. 

Le nostre azioni sono state molte, in molti modi. Tanto cercando di lottare con rimedi casalinghi, come organizzando campagne di solidarietà per i più colpiti.

Abbiamo fatto un progetto con FioCruz, per fare mascherine. Produciamo quasi 7.000 mascherine da distribuire nelle comunità emarginate.

E abbiamo ottenuto una quantità ragionevole per pagare la gente per lavorare nel campo. E produrre panieri di alimenti organici da distribuire alle persone, come parte del lavoro di immunizzazione, per combattere la pandemia.

Con questo, abbiamo pensato di approfittare di questo, che è paternalista, che è assistenzialista, per trasformarlo in un’azione autonoma. Riflettendo su come mantenere gruppi per creare entrate. E cercare altre alternative, per non sciogliere questi gruppi.

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Colonna di religione liberatrice ecumenica

“Senza questa coscienza (religiosa), è impossibile creare Comunità Popolari.

L’individualismo è nemico delle comunità e contrario alla religione. È impossibile essere religioso e non vivere in comunità. Essere religioso e vivere individualmente è inconsistente. La religione e la comunità hanno sempre camminato insieme, tanto prima di Cristo (Antico Testamento) come dopo Cristo (Nuovo Testamento) con i primi cristiani.

Qui in Brasile tutte le esperienze di Comunità Popolari, siano di indigeni, neri o contadini, hanno sempre avuto la religione come ideologia.

La religione non è una forza comunitaria solo quando è nelle mani dei ricchi. Lì si trasforma in uno strumento di divisione e illusione del popolo”.

MCP – Boletim das Comunidades Populares, nº1, Janeiro de 2005

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Separiamo la religione dalla chiesa. Per noi la religione è l’aspetto soggettivo dell’essere umano nella spiritualità. Ogni essere umano ha le proprie domande soggettive, per il fatto che nella vita non ottiene risposte per tutto. Non possiamo comprendere i diversi aspetti della vita né perché esistiamo. Questo è reale, fatto che nessuno può negare.

C’è solo una religione, che è la spiritualità della gente. Le diverse chiese sono istituzioni che lavorano con la religione. E creano tutti i loro rituali, meccanismi, teorizzazioni.

Perché lo chiamiamo religione liberatrice? Perché con questo nostro concetto ci disfiamo di queste chiese. Di queste cose di cui il capitalismo approfitta per alienare e tirar fuori l’essere umano dal vero senso della vita, dalla politica.

A che serve la religione liberatrice?

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“Così come il popolo di Mosè camminò 40 anni nel deserto in cerca della Terra Promessa, noi, per 40 anni, siamo andati a cercare le Comunità ‘Perdute’: Indigeni, Quilombolas, Contadini, Lavoratori e Popolo”.

“O Movimento Comemora seus 40 anos”. Jornal Voz das Comunidades, nº8, março de 2009

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Da quando l’umanità è apparsa nel mondo, è esistita la religione. La parola religione significa RELIGIONE. Ricollegare che? Con chi? Per cosa?

In principio, la religione è servita ad unire i membri di una medesima tribù (Comunità). Se la parola Diavolo significava DIVISIONE, Dio era il simbolo che significava UNIONE. L’unione della Comunità intorno ad un medesimo Dio ha dato la forza per affrontare le proprie difficoltà.

All’inizio della loro esistenza, gli esseri umani hanno sofferto molto per sopravvivere. Come lottare e vincere gli animali feroci per procurarsi il proprio cibo? Come proteggersi dalla pioggia, i lampi e i tuoni? Come trattare malattie che le medicine del rovo non curavano, perché la causa non era fisica? Come sopportare il dolore della morte di un familiare? La religione è servita a rispondere a tutto questo. Pertanto, è stata utile per le comunità primitive.

Siccome la vita dei popoli primitivi era comunitaria, la religione di ciascuna comunità era unica. A differenza di oggi, ci sono varie religioni (chiese) nella medesima comunità.

Nella nostra comunità la Religione Liberatrice non è più una Chiesa. La Religione Liberatrice è un modo di praticare la nostra fede in Dio. È un modo di amare la gente. È un modo di proteggere la natura. È un modo di costruire Comunità di Base, indipendente dalla gerarchia di chiese, partiti politici e dall’economia individualistica.

La Religione Liberatrice è un modo di organizzare gli adulti affinché lavorino, producano, scambino, vendano prodotti e servizi a beneficio di tutti. La Religione Liberatrice è un modo di curare solidalmente i malati e le persone sane affinché non si ammalino. La Religione Liberatrice è anche un modo di organizzare il nostro luogo di residenza per poter vivere con i nostri vicini in pace e sicurezza.

L’Egitto, di cui parla la Bibbia oggi, è il capitalismo che ci schiavizza. Il Mar Rosso, sono i governi che vogliono evitare che la gente continui il proprio viaggio verso la Terra Promessa. La Terra Promessa che cerchiamo è la futura società comunitaria che vogliamo conquistare.

I quattro Settori del Popolo: Indigeni, Quilombolas, Contadini e Lavoratori Urbani, rappresentano oggi le 12 tribù menzionate nella Bibbia.

Uniamo i poveri, le persone di buona volontà e gli studiosi umili, per poter insieme costruire il Regno della Libertà, Giustizia e Pace.

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“Cercando la comunità perduta … la lotta continua fino all’incontro!” fu il motto del 40° anniversario del Movimento delle Comunità Popolari, celebrato nel 2009, ed esprime il suo orizzonte utopico che fa riferimento alle esperienze di vita comunitaria del popolo brasiliano, come quelle sviluppate a Canudos, Caldeirão, Palmares, Sete Cidades das Missões, tra le altre.

E, con radici nella sinistra cattolica, si afferma anche l’ispirazione nel cosiddetto “cristianesimo primitivo”.

Note:

[1] En busca de la comunidad perdida”: historias y recuerdos del movimiento comunitario popular ” Mariana Affonso Penna – Tesi di Dottorato 2016

*Gelson Alexandrino de Souza: Attivista storico, dalla fondazione del Sindacato dei Lavoratori Rurali a Boqueirão dos Cocos (PB) nel 1968, ha partecipato attivamente a tutta la traiettoria del MCP fino ad oggi.

*Inessa Barbosa Lopes: Militante storica del MCP, figlia di due militanti estremamente centrali nella traiettoria del movimento – Janduí de Lima Barbosa, uno dei principali responsabili dell’organizzazione della Comunità Popolare Chico Mendes (una delle più grandi del paese) e João Carlos Lopes, principale teorico e organizzatore del MCP.

*L’originale in portoghese è stato pubblicato in Teia dos Povos.

La «Teia dos Povos» è un’articolazione di popoli, movimenti, territori e organizzazioni che lottano per la Terra, il Territorio e la dignità a partire dal cammino dell’autonomia, le sementi e la cura della Madre Terra.

5 aprile 2021

Desinformémonos

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Teia Dos Povos: Movimiento de Comunidades Populares pubblicato il 05-04-2021 in Desinformémonos, su [https://desinformemonos.org/movimiento-de-comunidades-populares/] ultimo accesso 07-06-2021.

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