Decine di migliaia di persone sono scese in strada per far cadere la riforma tributaria che vuole evitare la bancarotta del paese con più tasse per le classi medie e basse.
La crisi sanitaria provocata dal coronavirus ha implicato una parentesi nell’ondata di mobilitazioni che scosse la Colombia alla fine del 2019. Un anno dopo, con il 20% di disoccupazione, alti tassi di povertà, una caduta del PIL del 6,8% e la sopravvivenza del paramilitarismo e l’avanzata delle multinazionali sul territorio, sono tornate le proteste contro il governo di ultradestra di Iván Duque. Questo 28 aprile, decine di migliaia di lavoratori, studenti, contadini, indigeni, afrocolombiani sono scesi in strada in un nuovo “sciopero nazionale” contro la politica economica del Governo e la sua gestione della pandemia.
L’elemento scatenante è una riforma tributaria con la quale il Governo vuol affrontare la crisi. Alcuni giorni prima di lanciare la proposta, il ministro dell’Industria, Alberto Carrasquilla, affermava che “la Colombia ha cassa per circa sei o sette settimane”, una situazione compromessa da un voluminoso deficit commerciale, che obbliga, secondo la sua versione, a fare un nuovo indebitamento e una più grande riscossione fiscale per far fronte alle spese correnti dello stato, ma, soprattutto, per pagare gli interessi del debito estero.
Da parte del partito all’opposizione, il Polo Democrático, il senatore Wilson Arias non nega la gravità della situazione e parla della “peggiore crisi economica della storia della Colombia”. Fatto che risulta inaccettabile per questa formazione politica e per ampi settori sindacali organizzati nel Comitato Nazionale dello Sciopero e per una rete di organizzazioni sociali, indigene e contadine è che la maggioranza dello sforzo economico per “riempire la cassa” sarà fornito dalle classi medie e basse.
L’aumento dell’IVA sui prodotti del paniere familiare, sui combustibili, sui prodotti per l’agricoltura e i servizi pubblici o l’aumento delle imposte ai salari tra i 470 e i 690 dollari o maggiori trattenute sulle pensioni medie sono stati alcuni dei punti più contestati in tutti gli ambiti, inclusi alcuni settori dello stesso partito governativo, il Centro Democratico, per attaccare la classe media. Di fronte alla massiccia mobilitazione, il Governo si rifiuta di ritirare la riforma anche se ha lasciato una porta aperta per dimenticarsi gli articoli più lesivi e negoziare la legge “senza linee rosse”.
#ElParoEs🔥| Luego de derribar estatua de Sebastián de Belalcázar, asi recibe la ciudad de Cali al Movimiento de Autoridades Indígenas del Sur Occidente -AISO- #EsElMomentoDeParar28A✊🏾 pic.twitter.com/GhVCACTPZD
— Colombia Informa (@Col_Informa) April 28, 2021
Ma la riforma tributaria non è l’unico tema che ha portato migliaia di colombiani nelle strade e li tornerà a portare questo 29 aprile e anche in un nuovo sciopero nazionale convocato per il 19 maggio. La persecuzione e gli assassinii dei dirigenti sociali -durante quest’anno ne sono stati giustiziati 52- e una gestione della pandemia che garantisca il diritto alla salute e una vita degna ai settori più deboli sono stati altri punti che veicolano le mobilitazioni. È stata anche la penetrazione delle grandi imprese nei territori indigeni e afrodiscendenti, specialmente i piani di far rivivere le Zone di Sviluppo Imprenditoriale, una via per dar più potere alle multinazionali, alle imprese minerarie e agroindustriali, secondo quanto denunciano le organizzazioni indigene e contadine.
Con un comunicato, il Comitato Nazionale dello Sciopero, uno dei principali attori delle proteste, contava fino a 500 municipi mobilitati per il 28 aprile e festeggia che si riprenda il cammino iniziato il 21 dicembre del 2019, con le grandi manifestazioni contro il Governo di Duque.
Lo sciopero nazionale è cominciato all’alba, con fermate e blocchi delle raffinerie e delle strade a Bogotá e Cali, dove membri del popolo indigeno misak abbattuto la statua del conquistatore spagnolo Sebastián de Belalcázar. Nella regione del Cauca, una delle più castigate dal paramilitarismo, la militarizzazione e l’assassinio dei dirigenti sociali, le comunità contadine hanno occupato la Panamericana. Le azioni sono giunte in tutti gli angoli della Colombia, anche se le manifestazioni più affollate ci sono state a Bogotá, Cali e Medellín. Secondo quanto ha pubblicato il quotidiano El Tiempo, due persone sono morte -tra loro uno studente- in scontri con la polizia a Cali e Neiva e 26 persone sono state arrestate.
“Se il popolo marcia durante la pandemia è perché il Governo è più pericoloso del virus”, è stata una delle frasi che la giornata ha lasciato.
29 aprile 2021
El Salto
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Redacción El Salto, “Colombia vuelve a las calles: El Gobierno es más peligroso que el virus” pubblicato il 28-04-2021 in Resumen Latinoamericano, su [https://www.elsaltodiario.com/america-latina/colombia-vuelve-calles-gobierno-mas-peligroso-virus] ultimo accesso 29-04-2021. |