“Oennegismo” neoliberale e costituente in Cile?


Andrés Kogan Valderrama

A proposito dell’articolo scritto da Lucía Sepúlveda Ruiz “Smascherando gli ‘Indipendenti non neutrali’” (1), nel quale mostra i legami imprenditoriali delle figure più conosciute di questo gruppo, che cerca di portare una lista per la prossima elezione di convenzionali costituenti, diventa importante riflettere sul ruolo che negli ultimi 30 anni hanno giocato le grandi ONG in Cile.

Mi sembra che la critica proposta dalla Sepúlveda, quando denuncia il finanziamento che hanno ricevuto grandi ONG, come lo sono Casa di Cristo, America Solidale e TECHO, da parte di grandi imprese, non sono casi isolati, ma parte di un processo molto più profondo, di convergenza tra distinti attori provenienti dalle élite e dal mondo privato.

Propongo questo, giacché l’irruzione dell’ “oennegismo” in Cile, dal decennio dei 90 in poi, è stato completamente funzionale alle politiche neoliberali promosse negli ultimi decenni dalla classe politica. Da lì il fatto che la cosiddetta auge del Terzo Settore, non sia altra cosa che la privatizzazione delle domande della società, dove organizzazioni come la Banca Mondiale e la Banca Interamericana di Sviluppo, sono state in tutti questi anni le loro principali promotrici.

Sebbene il caso della Fondazione Teleton, sia forse il bambino simbolo dell’abbandono dello stato, attraverso una solidarietà di mercato, diffusa dalla concentrazione dei grandi media e sostenuta dai grandi gruppi economici del paese, la sua espansione è andata aumentando grazie alla cosiddetta RSI (Responsabilità Sociale Imprenditoriale).

Una Responsabilità Sociale Imprenditoriale che è stata usata da grandi imprese attraverso queste ONG, per promuovere il consumo, ridurre imposte e pulire la propria immagine, mentre queste organizzazioni della società civile si sono dedicate a creare e implementare programmi sociali a detrimento di un settore pubblico, particolarmente municipale, che si trova completamente definanziato.

È così come la RSI è stata lo strumento perfetto, insieme alle AFP (Amministratrici di Fondi Pensione), per sostenere una crescita economica basata sulla vendita di risorse naturali, senza misurare i suoi impatti sociali e ambientali. Questo giacché le AFP investono il denaro di tutte e tutti i cileni in queste medesime imprese estrattive, che dopo cercano di ridurre le imposte attraverso donazioni a grandi ONG, fatto che fa parte strutturale del modello.

La crociata di sradicamento della povertà, promossa da queste medesime ONG finanziate da grandi imprese minerarie come Barrick, Anglo American, Collahuasi, Minera Los Pelambres, dove figure come Benito Baranda e Felipe Berríos sono diventate tanto conosciute pubblicamente, non è stato altro che una “focopolítica” (a differenza dello stato del benessere di sinistra, lo stato liberal-residuale pensa a diritti e politiche focalizzati sui settori insolventi, ndt) minimalista e completamente sconnessa dalle comunità e dai territori (2).

Da lì il fatto che cercare di mettere fine alla povertà a spese dell’approfondimento di una società di consumo bancarizzata e piena di conflitti socioambientali non solo non è sostenibile, ma non è desiderabile per le grandi maggioranze che si sono sollevate dall’ottobre dell’anno 2019.

Per questo la critica ai partiti politici tradizionali, finanziati anche da grandi gruppi economici, non può essere confusa con un’idea depoliticizzata della democrazia, che vede quanto è indipendente dai partiti come qualcosa di buono in sé stesso, giacché non lo fa meno neoliberale.

A sua volta, bisogna anche differenziare queste grandi ONG, piene di conflitti d’interesse, da molte altre organizzazioni piccole e critiche di governi ed imprese, che hanno dato un forte contributo al paese. I casi della Fondazione Sole e l’Osservatorio Latinoamericano dei Conflitti Ambientali (OLCA), tra molte altre, non solo sono state critiche con la classe politica imperante, ma anche dei grandi gruppi economici esistenti.

Per tutto quanto detto precedentemente, e come ha prospettato bene il Movimento per l’Acqua e i Territori (MAT), la prossima elezione di convenzionali costituenti nei vari distretti sia un’opportunità storica per scegliere dei candidati indipendenti, non solo dai partiti politici tradizionali, ma anche dal potere imprenditoriale, clericale, mediatico e di tutti coloro che hanno cercato di portare il paese su un cammino senza ritorno, dove l’affare di pochi ha finito con il sequestrare la democrazia del paese.

(1) Articolo disponible in https://oplas.org/sitio/2021/01/04/lucia-sepulveda-ruiz-desenmascarando-a-los-independientes-no-neutrales-en-chile/

(2) Vedere libro “Colonialidad, minimalismo y focopolitica: El caso de la ONG TECHO en Argentina, Córdoba”. Disponibile in https://oplas.org/sitio/wp-content/uploads/2020/10/Colonialidad-Minimalismo-y-Focopolitica.-El-caso-de-la-ONG-Techo-en-Cordoba-Argentina.pdf

*Andrés Kogan Valderrama. Sociologo nel Municipio di Lo Prado. Diplomato in Educazione per lo Sviluppo Sostenibile. Master in Comunicazione e Cultura Contemporanea. Dottorando in Studi Sociali dell’America Latina. Membro del Comitato Scientifico della Rivista Iberoamérica Social. Membro del Movimento per il Buon Vivere Globale https://buenvivir.global/. Direttore dell’Osservatorio Plurinazionale delle Acque www.oplas.org.

14/01/2021

Rebelión

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Andrés Kogan Valderrama¿“Oenegismo” neoliberal y constituyente en Chile?” pubblicato il 14/01/2021 in Rebelión, su [https://rebelion.org/oenegismo-neoliberal-y-constituyente-en-chile/] ultimo accesso 29-01-2021.

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