Messico: Alt alla criminalizzazione del movimento sociale!


Gilberto López Y Rivas

La criminalizzazione della lotta sociale da parte degli apparati giudiziari dello stato capitalista è stata una costante in Messico. Attraverso questo mezzo “legale”, uomini e donne che resistono alla ricolonizzazione dei loro territori da parte delle compagnie che includono il crimine organizzato, sono incarcerati per delitti comuni, sottoposti a prolungati processi nei quali non si rispetta il dovuto processo, la presunzione di innocenza, si presentano vittime e testimoni secondo le convenienze, e si neutralizza, in questo modo, ogni espressione organizzativa di protesta comunitaria e popolare.

Il recente caso d’arresto e di prigione preventiva dell’avvocata indigena Kenia Inés Hernández Montalván è un paradigmatico esempio dell’uso del Potere Giudiziario per impedire il libero esercizio dei diritti alla libera manifestazione delle resistenze, specialmente quando si chiudono i canali di comunicazione con i tre livelli di governo. Originaria della regione di Ometepec e Xochistlahuaca, Costa Chica del Guerrero, Kenia Inés è di lingua amuzgo, madre nubile di due bambini, di sette e quattro anni, laureata in Diritto nell’Università Loyola del Pacifico, ad Acapulco, Guerrero, e membro, da studentessa, di collettivi solidali con il movimento sociale locale e nazionale. Nel 2017 e 2018 partecipò attivamente alla Casa di Giustizia del Coordinamento Regionale delle Autorità Comunitarie-Polizia Comunitaria (CRAC-PC) a Cochopa, municipio di Ometepec, come consigliera dei diritti umani, sostenendo l’impartizione della giustizia e promuovendo l’unità delle diverse Case di Giustizia del CRAC-PC, disperse dopo il conflitto interno originato, dal 2013, per l’intromissione diretta del governo statale. In questo contesto di scontro indotto dal potere dovette ritirarsi da questo incarico, passando a far parte, tra il 2018 e il 2019, alla riorganizzazione del Comitato di Collegamento del CRAC-PC, nei Beni Comunali di Cacahuatepec, municipio di Acapulco, che era stato duramente represso dal governo statale nel gennaio del 2018, quando furono assassinati cinque poliziotti comunitari e incarcerati più di 30 contadini, membri del CRAC-PC, incluso il portavoce, Marco Antonio Suástegui.

Alla fine del 2018, l’avvocata Hernández Montalván, insieme a rappresentanti di diverse organizzazioni, fonda il Movimento per la Libertà dei Prigionieri Politici nello Stato del Guerrero (Molppeg), che dopo aver realizzato diverse azioni di protesta, e insieme al lavoro giuridico di avvocati del Tlachinollan, ottengono la libertà di tutti i prigionieri nel carcere penale di Acapulco. Con questa articolazione unitaria di organizzazioni della Montaña e della Costa Chica, l’avvocata partecipa al processo di riconoscimento costituzionale dei diritti e della cultura dei popoli indigeni e afromessicani del Guerrero. Nel Molppeg, partecipa alla lotta per la giustizia per Arnulfo Cerón Soriano, membro del Fronte Popolare della Montaña e del Molppeg, scomparso e assassinato nell’ottobre del 2019, a Tlapa, Guerrero.

Questa attivista, di 30 anni, con giovani della Costa Chica, fondano, a metà del 2018, il collettivo Zapata Vive promuovendo progetti di assistenza sociale ed ecologica, così come di solidarietà con altre organizzazioni e movimenti sociali. Riconosciuta dai suoi pari di lotta nella sua qualità di avvocata indigena ottiene la sentenza di condanna del femminicida di Silvia de Jesús, assassinata a Xochistlahuaca.

Nel settembre del 2019 fu costretta ad andare via dal Guerrero, avendo ricevuto minacce di morte per il suo instancabile lavoro di denuncia di abusi e ingiustizie, sollecitando il sostegno del meccanismo di protezione dei difensori dei diritti umani, il quale le concede rifugio a Città del Messico, dove partecipa a diversi sforzi unitari del movimento sociale e della difesa dei prigionieri politici. Partecipò al Secondo Incontro delle Vittime di Gravi Violazioni dei Diritti Umani, portando a termine compiti di sostegno, e al Comitato Internazionale di Solidarietà e per la Libertà dei Prigionieri Politici.

Il passato 6 giugno, Kenia è stata arrestata dalla polizia di Città del Messico, accusata di furto, e posta in libertà dopo pochi giorni, continuando le sue attività di difesa dei diritti umani, e aggiungendo ai suoi compiti di difesa legale delle sue ex compagne, ingiustamente incarcerate, l’ottenimento della libertà di alcune. Il 18 ottobre, è arrestata con violenza vicino al casello di Amozoc, nell’autostrada Messico-Puebla, senza mostrare un ordine di arresto, da poliziotti ministeriali e statali dell’Edomex, reclusa nel carcere penale di Santiaguito, ad Almoloya de Juárez, e trasferita, successivamente, al Reclusorio Federale, a Coatlán del Río, Morelos.

Libertà per Kenia Inés e cessazione della criminalizzazione del movimento sociale!

13 novembre 2020

La Jornada

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Gilberto López Y Rivas¡Alto a la criminalización del movimiento social!” pubblicato il 13/11/2020 in La Jornada, su [https://www.jornada.com.mx/2020/11/13/opinion/021a2pol] ultimo accesso 19-11-2020.

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