La pandemia e il sistema-mondo (II parte)


Seconda parte dell’articolo di Ignacio Ramonet.

 

 

 

 

 

 

 

 

Prima parte: https://comitatocarlosfonseca.noblogs.org/post/2020/05/04/la-pandemia-e-il-sistema-mondo-i-parte/

Apoteosi della disinformazione

I grandi mezzi tacciono la solidarietà medica di Cuba mentre realizzano una copertura universale e permanente della pandemia come mai prima d’ora. Per mesi, senza tregua, i principali media di tutto il pianeta ci hanno parlato di un unico tema: il Coronavirus. Sovrainformazione alla potenza mille. Un fenomeno corallo, ipermediatico [86], di tale portata globale non c’era non è mai accaduto. Né quando è caduto il muro di Berlino, né con gli attentati delle torri gemelle di New York…

Allo stesso tempo stiamo assistendo ad una guerra feroce tra diverse fazioni per imporre un racconto dominante su questa crisi [87]. Ciò provoca una vera e propria epidemia di fake news e di postverità. L’OMS ha definito questo fenomeno come infodemia, pandemia di info-falsità. La paura del covid-19, il desiderio di sovrainformarsi e il desiderio di capire tutto ciò che riguarda la peste hanno creato le condizioni per una perfetta tempesta di notizie tossiche. Queste si sono diffuse con uguale o maggiore velocità del nuovo virus. Montagne di bugiardi hanno circolato sui social network. I sistemi di messaggistica mobile sono diventati vere e proprie fabbriche continue di infondati, ingombranti e ingannevoli. In alcuni paesi, si stima che l’88% delle persone che si sono rivolte ai social network per informarsi sulla SARS-Cov-2 siano state infettate da fake news [88].

È noto che le notizie false si diffondono dieci volte più velocemente di quelle vere; e che, anche se smentite, sopravvivono nelle reti perché continuano a essere condivise senza alcun controllo. Molte di esse sono elaborate con impressionante professionalità: testi impeccabili, redazione perfetta ispirata ai mezzi di riferimento più rispettati, immagini molto curate, suono di alta qualità, voce grave e moderata del commento off, montaggio ed edizione nervosi e coinvolgenti, musica soggiogante… Tutto deve dare un’impressione di serietà, di rispettabilità, di solvibilità… È la garanzia di credibilità, indispensabile per sostenere l’inganno. E affinché gli utenti lo capovolgano…

Non bisogna neppure dimenticare che, durante questa interminabile quarantena, in un contesto di incertezza e di emozione, e di fronte al reale bisogno di tutti di comprendere il flagello e di comprenderlo con argomentazioni. Due ingredienti combinati hanno favorito la potente irradiazione delle bugie. Da un lato, la familiarità, la fiducia tra persone che condividono informazioni in una stessa rete. D’altra parte, la ripetizione, la ripetizione di messaggi di identica matrice. Se qualcuno che conosco mi manda un’informazione e se, per varie vie, ricevo le stesse informazioni o versioni molto vicine di quelle informazioni, penserò che sia credibile e che sia vera. Perché mi fido della fonte, e Perché altre fonti corrispondono e lo confermano. Istintivamente dedurrò che, attraverso questi due meccanismi (vicinanza e ripetizione), l’autenticità dell’informazione è verificata. Tuttavia può essere falso. In altre parole, ogni fake news cercherà di rispettare entrambi i requisiti per meglio nascondere o mascherare la sua falsità. È una legge dell’intossicazione mediatica: ogni manipolazione dell’opinione pubblica mediante false notizie deve obbedire a questi protocolli.

Non è possibile fare un elenco esaustivo delle fake news che invadono le nostre reti da quando è iniziata la piaga, ma ricordiamoci che quasi immediatamente cominciarono a proliferare diverse teorie cospirative. Le più diffuse affermavano, come abbiamo già detto, che il nuovo Coronavirus è stato prodotto in un biolaboratorio segreto della Cina (o degli Stati Uniti),  e che è un’arma batteriologica per la guerra tra le due superpotenze…  Altre false notizie altrettanto disparate attestano che il SARS-Cov-2 è stato creato da Bill Gates… O che è stato costruito dalla Cina per sterminare le sue minoranze etniche… O che l’epidemia si è diffusa così rapidamente perché il virus viaggiava sulle merci esportate dalla Cina… O che il covid-19 è una malattia diffusa dai grandi laboratori farmaceutici per vendere vaccini… O che le antenne di telefonia 5G amplificano e rendono più letale il coronavirus [89]… O che il flagello era destinato a rovinare l’economia esportatrice, rivale della Cina, dell’Italia settentrionale… O che esiste già un vaccino… O che il virus è già mutato [90]…

Molte di queste notizie false stanno ancora circolando, replicando all’infinito attraverso fattorie di bots, profili di migliaia di account monitorati da un solo utente. L’obiettivo è quello di mostrare un «grande volume» di messaggi, fingendo che molte persone stanno condividendo o commentando un tema, per manipolare la percezione che si ha di questo tema. Alcune fake news sembrano innocue, ma altre, in particolare quando propagano l’esistenza di un trattamento miracoloso o di un farmaco magico contro il virus [91], possono avere conseguenze letali. In Iran, ad esempio, le reti hanno diffuso una fake secondo cui il metanolo preveniva e curava il covid-19. Conclusione: 44 persone sono morte e centinaia di vittime sono state ricoverate in ospedale per aver ingerito alcol metilico [92]…

Con il panico generale creato dalla pandemia e milioni di persone cercando disperatamente sui loro schermi i dati sul Coronavirus sconosciuto, le “bolle di disinformazione” trovato un ecosistema perfetto per moltiplicarsi all’infinito.  Tutto è stato facilitato anche quando, nel 2016, le principali società di social network hanno modificato gli algoritmi di gerarchizzazione dei messaggi. Da allora, le comunicazioni provenienti da amici e conoscenti hanno la precedenza sui messaggi trasmessi da organizzazioni o mezzi di comunicazione.

In ogni caso, non possiamo più essere ingenui. E credere innocentemente tutto ciò che arriva sui nostri schermi attraverso i social network. A questo proposito, il momentum Coronavirus costituisce anch’esso una spartizione.  D’ora in poi, di fronte al gran numero di notizie false, ogni cittadino deve conoscere le varie piattaforme di verifica che sono a nostra disposizione gratuitamente: ad esempio: Maldita.es e Newtral.es, in Spagna; Factcheck.org, Newsguard e Politifact.com, negli Stati Uniti; o l’alleanza  #Coronavirusfacts, guidata da International Fact-Checking Network (IFCN) del Poynter Institute [93], che riunisce più di cento piattaforme di verifica in settanta paesi e in quaranta lingue [94]; o, Latamchequea che riunisce una ventina di media provenienti da quindici paesi dell’America latina

Inoltre, ci sono molti strumenti gratuiti su Internet per verificare la veridicità di qualsiasi fotografia diffusa dai social network: ad esempio, Tineye, Google Reverse Image Search, Fotoforensics che permettono importanti verifiche come sapere qual è la fonte originale dell’immagine, se già pubblicata in precedenza, quali altri mezzi l’hanno già diffusa, se è stata manomessa e se l’originale è stato ritoccato.

Per rilevare i falsi video che abbondano ugualmente, possiamo ricorrere a Invid, disponibile per i browser Google Chrome e Mozilla Firefox, che permette di decodificare video manipolati[95]. Anche sul sito Reverso -un progetto collaborativo cui partecipano Check-in [96], AFP Factual [97], First Draft [98] e Pop-Up Newsroom [99]- possiamo rilevare i falsi video virali del web [100]. Non ci sono più scuse per lasciarsi ingannare. Almeno questa pandemia ci sarà servita a questo.

Verso un capitalismo digitale?

Un’altra conseguenza comunicativa: con più della metà dell’umanità rinchiusa per settimane nelle proprie case, l’apoteosi digitale ha raggiunto il suo insuperabile zenit… Mai la galassia Internet e le sue molteplici offerte sullo schermo (comunicative, di svago, commerciali) si sono rivelate più tempestive e più invasive. In questo contesto, i social network, la messaggistica mobile e i servizi di microblog -Twitter, Mastodon [101], Facebook, WhatsApp, Messenger, Instagram [102], Youtube, Linkedin, Reddit, Snapchat, Amino, Signal, Telegram, Wechat, WT:Social [103], ecc.- sono stati definitivamente imposti come il mezzo di informazione (e di disinformazione) dominante. Sono anche diventate fonti virali di distrazione perché, nonostante l’orrore della crisi sanitaria, l’umorismo e la risata, come spesso accade in questi casi, sono stati protagonisti assoluti sui social network, legame privilegiato con il mondo esterno e con parenti e amici.

Stiamo passando più ore che mai davanti agli schermi dei nostri dispositivi digitali : telefoni cellulari, computer, tablet o televisori intelligenti… [104]. Consumando di tutto: informazioni, serie, film, meme, canzoni, foto, telelavoro, richieste e pratiche amministrative, lezioni online, videoconferenze, chat,  giochi di console, messaggi… Il tempo quotidiano dedicato a Internet è aumentato [105]. In Spagna, ad esempio, dal 14 marzo scorso, quando è stato dichiarato lo stato di allarme e l’isolamento sociale, il traffico in Internet è cresciuto dell’80% [106]. Tale forte aumento è dovuto in particolare all’eccezionale consumo di streaming video, non solo di servizi video su richiesta, ma soprattutto al fenomeno comunicazionale più caratteristico di questo tempo: le videochiamate via Skype, WhatsApp, Webex, Houseparty [107] e Zoom.

Finora poco conosciuta, l’applicazione di videochiamate Zoom ha registrato, negli ultimi due mesi, una crescita mai conosciuta nella storia di Internet… Da quando è iniziata la pandemia, è l’app più scaricata per iPhone. Lo scorso marzo, il suo aumento di traffico giornaliero è stato del 535%… L’hanno adottata i leader mondiali per le loro videoconferenze; le aziende per organizzare il telelavoro; le università per offrire corsi online; i musicisti e cantanti per creare, in gruppo, le loro coronaclip; gli amici e le famiglie per rimanere virtualmente riuniti durante l’isolamento…

Le cifre sono schiaccianti. Zoom è passato da 10 milioni di utenti attivi -alla fine del 2019- a superare i 200 milioni alla fine di marzo… Per capire cosa significa, ricordiamoci che Instagram ha impiegato più di tre anni per ottenere quel numero di seguaci. Prima dell’espansione del Coronavirus, le azioni di Zoom costavano 70 dollari. Il 23 marzo scorso valevano 160 dollari, ossia una capitalizzazione totale superiore ai 44 miliardi di dollari. Il virus è globale, ma i suoi effetti non sono esattamente uguali per tutto il mondo… In particolare per il principale azionista di Zoom, Eric Yuan, che ora figura nella lista delle «persone più ricche del mondo» con una fortuna stimata di 5,5 miliardi di dollari… [108].

Un altro «vincitore» di questa crisi è anche l’applicazione, molto popolare tra gli adolescenti, Tiktok che registra un aumento fenomenale degli utenti.  Creata dall’azienda cinese di tecnologia ByteDance, Tiktok è un’applicazione social media simile a Likee o Madlipz, che permette di registrare, pubblicare e condividere brevi video -da 15 a 60 secondi- in loop (cioè ripetuti in loop come i GIF [109]) con la possibilità di aggiungere sottofondi musicali, effetti sonori e filtri o effetti visivi.

La quarantena globale sta minacciando, in tutto il mondo, la sopravvivenza economica di innumerevoli imprese di intrattenimento, cultura e tempo libero (teatri, musei, librerie, cinema, stadi, sale da concerto, ecc.). Invece, mastodonti digitali come Google, Amazon, Facebook o Netflix, che già dominavano il mercato, stanno vivendo un grande momento di trionfo commerciale [110]. La massiccia iniezione di denaro e soprattutto di macrodati che stanno ricevendo gli permetteranno di sviluppare in modo esponenziale il loro controllo dell’intelligenza algoritmica [111]. Per dominare ancora di più, a livello mondiale, la sfera comunicativa digitale. Queste gigantesche piattaforme tecnologiche sono le trionfatrici assolute, in termini economici, di questo tragico momento della storia. Questo conferma che, nel capitalismo, dopo l’era del carbone e dell’acciaio, quella della ferrovia e dell’elettricità, e quella del petrolio, arriva l’ora dei dati, la nuova materia prima dominante nell’era postpandemica. Benvenuti nel capitalismo digitale…

Economia: un bagno di sangue

Del resto, il capitalismo va male… Perché si profila la prospettiva di un disastro economico senza pari [112]. Mai si era vista l’economia di tutto il pianeta frenare all’improvviso. I territori attualmente più colpiti -per ora- dal covid-19 sono la Cina e l’Asia orientale, l’Europa e gli Stati Uniti, ovvero il triangolo centrale dello sviluppo mondiale. Milioni di imprese, grandi e piccole, sono in crisi, chiuse, sull’orlo del fallimento [113].  Diverse centinaia di milioni di lavoratori hanno perso il posto di lavoro, in totalmente o in parte [114]… Come in tante occasioni precedenti, i lavoratori meno retribuiti e le piccole imprese pagheranno il prezzo più alto. Cinquecento milioni di persone potrebbero ritrovarsi in povertà [115]. Questa crisi economica, di portata planetaria, non ha precedenti e supererà per intensità e durata quella del 1929. Supera anche per gravità la crisi finanziaria del 2008. La pandemia provoca un generale rifiuto del l’ipercapitalismo anarchico, quello che ha permesso oscene disuguaglianze, che l’1% dei ricchi del mondo possiedano più del restante 99% [116]. Si mettono in discussione anche gli eccessi della globalizzazione economica.

Le Borse, con alti e bassi, sono affondate [117]: «È un vero bagno di sangue!» , ha gridato il broker di una società di gestione patrimoniale [118] di fronte alle storiche perdite dei suoi investitori. I prezzi del petrolio sono scesi in abissi sconosciuti [119]. Lo scorso 20 aprile, sul mercato delle materie prime di Chicago, il barile di riferimento, West Texas Intermediate (WTI), è arrivato a costare 37 dollari [120]… Sì, meno 37 dollari, ossia il venditore pagava al compratore 37 dollari per prendere un barile di petrolio… Un crollo mai visto nella storia… Il che è eccellente per i paesi importatori: Cina, Giappone, Germania, Francia, Corea del Sud… Ma nefasto per gli Stati esportatori molto popolati: Russia, Nigeria, Messico, Venezuela… Un’altra conseguenza negativa: un petrolio così economico può ritardare la necessaria transizione ecologica poiché ciò comporta automaticamente un aumento del prezzo delle energie alternative (solare, eolico, biomassa, ecc.)… L’economia mondiale si addentra in un territorio ignoto [121]. Nessuno ha un’idea precisa delle dimensioni del cataclisma. Come ha detto Kissinger: «L’attuale crisi economica è di un’inedita complessità. La contrazione scatenata dal coronavirus, per la sua alta velocità e la sua ampiezza globale, è diversa da tutto ciò che abbiamo conosciuto nella storia» [122].

L’Unione europea (UE), ad esempio, ha proposto, in un primo tempo, un piano di 25 miliardi di euro per aiutare i paesi membri. La Banca Centrale Europea ha poi parlato di 750 miliardi …! Tale gigantesca ampiezza dà un’idea della dimensione dello sconcerto… Si stima che il PIL dei paesi sviluppati potrebbe crollare del 10%… Molto di più rispetto alla crisi del 29… Uno shock brutale. Agitati, presi dal panico, i Governi praticano una sorta di “keynesismo di guerra”. Devono aiutare i salariati, i contadini, le famiglie, le imprese. E sbloccano urgentemente somme astronomiche per iniettarle nei circuiti finanziari con lo scopo di evitare l’implosione del sistema economico [123]. Anche per impedire, per quanto possibile, che il coronavirus provochi infine più poveri che morti…

Ma il costo sarà inimmaginabile. Con l’aggravante per lo stato che si ridurrà drasticamente il suo gettito fiscale. Il deficit sarà galattico. A livello della zona euro, ad esempio, secondo l’economista francese Jacques Sapir, alla fine di quest’anno il disavanzo raggiungerà un miliardo e mezzo di euro (ossia 1,5 miliardi) [124]. Non l’ho mai visto. Nel caso del Regno Unito, che non è più nell’UE, né nella zona euro, la Banca d’Inghilterra risolverà il problema semplicemente producendo moneta… Ciò che non possono fare né l’Italia, né la Spagna, né la Francia, che sono gli Stati che più avranno bisogno di liquidità. E che sono già sovraindebitati… In queste tre nazioni, l’uscita dall’Unione o dalla zona euro si porrà con forza. Perché Germania, Austria, Finlandia e Paesi Per settimane i bassi si sono rifiutati di concedere crediti senza condizioni (i celebri «coronabond»)… Quando, in parte, i problemi dei sistemi sanitari di Italia, Spagna e Francia sono la diretta conseguenza delle politiche di austerità e dei tagli ai bilanci dei servizi pubblici richiesti da questi quattro partner «austericidi» del nord. Si ricordi che il sud dell’Europa, prima di essere l’epicentro dell’attuale pandemia, fu l’epicentro delle politiche più sadiche [125] di austerità dopo la crisi finanziaria del 2008. Uno ha portato all’altro.

L’Europa, come unione protettiva, ha fallito. Il club comunitario non è stato in grado di rispondere in modo congiunto e multilaterale al dramma umano e sociale che si abbatte sul Vecchio Continente. La gente -in particolare i familiari e gli amici delle migliaia e di migliaia di morti- non lo dimenticherà. «È un modello economico intriso di sangue -denuncia Naomi Klein-. E ora la gente comincia a rendersene conto. Perché accendono la televisione e vedono i commentatori e i politici che gli dicono che forse dovrebbero sacrificare i loro nonni affinché i prezzi delle azioni possano salire…  E la gente si chiede: che tipo di sistema è questo?» [126].

In un momento così tragico e delicato -con la prima secessione dell’Unione europea (la Brexit del Regno Unito) appena inaugurata il 31 gennaio scorso- e di fronte ad una sfida sanitaria così cruciale, il sogno europeo non ha funzionato. Ed era probabilmente l’ultima occasione … Quale destino attende, dopo la pandemia, questa Unione europea non solidale con i suoi soci più fragili, e imprigionata all’interno dai populisti e dagli estremisti di destra?

Il commercio internazionale si è ridotto al livello di un secolo fa [127]. I prezzi delle materie prime hanno rotto il fondo.  Non solo il petrolio, ma anche il rame, il nichel, il cotone, il cacao, l’olio di palma, ecc. Per le economie dei paesi esportatori del Sud, dove vivono i due terzi degli abitanti del pianeta, è una congiuntura devastante. Perché, al crollo delle esportazioni, bisogna aggiungere: la cessazione dei contributi del turismo, e la drastica diminuzione delle rimesse dei migranti colpiti dalla perdita generalizzata di posti di lavoro nei paesi ricchi paralizzati dalla piaga. Ossia, le tre principali risorse dei paesi del Sud crollano… Milioni di persone che, negli ultimi decenni, erano riuscite a far parte di una emergente ‘classe media’ planetaria corrono ora il rischio di cadere nella povertà…

Ma, in questo contesto così poco incoraggiante, anche i capitali hanno cominciato a disertare in massa dai paesi in via di sviluppo. Si stima che dal 21 febbraio 2020, data della prima morte in Italia per il covid-19, fino alla fine di marzo, circa 59 miliardi di dollari siano fuggiti da queste nazioni [128]. Risultato, molte monete sono affondate: il peso messicano ha perso il 25% del suo valore rispetto al dollaro; il real brasiliano e il rand sudafricano il 20%. E tutte le importazioni, in questi paesi, saranno ora più care…

In un contesto così cupo, la cosa più prevedibile è che, quando passerà la pandemia, vari di questi stati indeboliti, rovinati, indebitati, subiranno forti scosse sociali… Anche lì potrebbero esserci bagni di sangue… È anche probabile che in alcune regioni assisteremo ad un disperato fuggi fuggi di migrazioni selvagge verso il Nord… I cui paesi, in quel preciso momento, staranno affrontando da soli le dolorose conseguenze della peggiore crisi della loro storia. Inutile dire che i nuovi migranti, diventati capri espiatori, non saranno accolti bene… Alimenteranno la xenofobia e l’odio dei gruppi di estrema destra in ascesa tanto in Europa come negli Stati Uniti… La storia avverte che i disastri incentivano gli sciovinismi e i razzismi…

Per evitare simili scenari da incubo, si stanno levando molte voci che chiedono l’adozione di varie disposizioni urgenti. Tra queste, la cancellazione del debito dei paesi in via di sviluppo che, prima della crisi, avevano già un altissimo debito estero. E dovevano pagare, entro la fine del 2021, secondo l’ONU, circa 2,7 miliardi di dollari di interessi sul loro debito [129]… Molte personalità e istituzioni stanno chiedendo una moratoria sul pagamento del debito a favore delle nazioni più colpite. La stesso Papa Francesco ha chiesto che, «considerando le circostanze, si affrontino, da parte di tutti i paesi, i grandi bisogni del momento, riducendo o anche cancellando il debito che pesa sui bilanci dei più poveri» [130]. Inoltre, in questo contesto critico, si sta chiedendo che gli Stati Uniti revochino le ingiuste ‘misure unilaterali coercitive’ contro Cuba, Venezuela, Iran, Nicaragua, Siria, ecc.

Deglobalizzare?

La pandemia ci obbliga anche ad interrogarci sul modello economico-commerciale dominante. Da quarant’anni, la globalizzazione neoliberale ha stimolato gli scambi, e sviluppato catene di approvvigionamento transnazionali. La crisi sanitaria ha dimostrato che le linee logistiche di approvvigionamento sono troppo lunghe e fragili. E che, in caso di emergenza come ora, i fornitori remoti sono incapaci di rispondere all’emergenza. Tutto ciò ha dimostrato che, in molti casi, la sovranità degli Stati è molto relativa.

Per estremismo ideologico neoliberale, il mondo è andato senza dubbio troppo lontano nella delocalizzazione della produzione, nella deindustrializzazione e nella dottrina dello «zero stock». Ora, in una situazione di vita o di morte, molte società hanno scoperto, stupite, che per alcune forniture indispensabili -antibiotici, test, mascherine, guanti, respiratori, ecc.- dipendiamo da produttori situati agli antipodi… Che nei nostri stessi paesi si produce molto poco… La «guerra delle mascherine» ha lasciato una molto penosa impressione di impotenza.

A partire dalla crisi finanziaria del 2008, gruppi nazionalisti e populisti di destra -ai quali appartengono, ad esempio, gli elettori di Donald Trump, Boris Johnson, Viktor Orbán e Jair Bolsonaro- stavano manifestando il proprio rifiuto della mondializzazione economica. D’altra parte, dalla fine degli anni 1990, anche i militanti antiglobalizzazione, da punti di vista di sinistra e umanisti, stavano criticando con forza l’ecopredatrice globalizzazione finanziaria, e reclamando ‘un altro mondo possibile’.

A queste due forze, già considerevoli, ora si uniranno le masse di persone scontente per la dipendenza dei loro paesi nel momento di affrontare il cataclisma del covid-19. C’è come la sensazione che, con la globalizzazione, molti governi abbiano rinunciato a dimensioni fondamentali della propria sovranità, della propria indipendenza e della propria sicurezza.

Le pressioni antiglobalizzatrici saranno molto forti dopo la pandemia.  In molte capitali viene messo in discussione il principio di un’economia basata sulle importazioni. Diversi settori industriali saranno senza dubbio rimpatriati, rilocalizzati. Torna anche l’idea di pianificare. Non scandalizza più il ricorso a una certa dose di protezionismo. Il presidente della Francia, Emmanuel Macron, ex banchiere, ha finito per ammettere che «il nostro mondo senza dubbio si spezzerà», ma che è indispensabile «ricostruire un’indipendenza agricola, sanitaria, industriale e tecnologica francese. Dovremo elaborare una strategia basata sul lungo termine e sulla possibilità di pianificare» [131].

Anziché unificare i popoli e incoraggiare la loro reciproca comprensione, la globalizzazione ha favorito gli egoismi, le divisioni e l’ultranazionalismo. La chiusura generalizzata delle frontiere e il ripiegamento nazionale, in nome della protezione contro il covid-19, stanno rafforzando le tendenze unilaterali e nazionaliste alimentate dalla Casa Bianca da Donald Trump e assecondate, per differenti motivi, da altre capitali come Londra, Budapest, Brasilia, Manila, ecc.

Dalle riforme promosse da Deng Tsiao Ping nel 1979, la potenza che ha beneficiato maggiormente della globalizzazione economica è senza dubbio la Cina. Diventata la «fabbrica del mondo», questo paese è oggi l’unica superpotenza in grado di fare da contrappeso, sulla scacchiera mondiale, agli Stati Uniti. Insieme all’Unione Europea, al Giappone e alla Corea del Sud, Pechino rimane uno dei principali sostenitori della globalizzazione. Soprattutto dalla sua adesione, nel 2001, all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Le autorità cinesi ritengono che l’anti-globalizzazione non risolverà nulla e che il protezionismo sia un vicolo cieco perché, in definitiva, nessuno può esportare e tutti rimangono bloccati. Quello che il presidente Xi-Jin Ping ha espresso con le seguenti parole: «Voler spartire l’oceano dell’economia mondiale in una serie di piccoli laghi ben separati gli uni dagli altri, non solo è impossibile, ma anche va controcorrente della storia» [132].

In ogni caso, l’iperglobalizzazione neoliberale sembra ferita gravemente e non è inverosimile prevederne l’indebolimento [133]. Si mette persino in discussione la continuità, nella sua forma ultraliberale, dello stesso capitalismo [134]… Si evoca anche la necessità di una sorta di colossale Piano Marshall mondiale… In ogni caso, questa tragedia del covid-19 spingerà senza dubbio le nazioni verso un nuovo ordine economico mondiale.

Leadership

La maggior parte dei governi ha deluso. Scossi come mai in tempo di pace non hanno saputo essere all’altezza dell’enorme sfida. Né assumere una dei loro principali poteri costituzionali: la responsabilità di proteggere la propria popolazione. Abbondano gli esempi di dirigenti come Boris Johnson, primo ministro del Regno Unito, che, in un primo tempo, prima di essere infettato e ricoverato in terapia intensiva, hanno minimizzato la minaccia… All’inizio Johnson ha scommesso sulla teoria della «immunità del gregge», lasciando che la popolazione britannica si infettasse… Partendo dall’idea che, se il 60 o il 70% della popolazione si contagia, funzionerebbe da tagliafuoco e fermerebbe l’espansione del virus. Finché non ha capito che se morisse ‘solo’ il 3% della popolazione significherebbe, per il Regno Unito, circa due milioni di morti… Altri leader, come Jair Bolsonaro, presidente del Brasile, continuano a mostrare un atteggiamento negazionista e definiscono con risatine la pandemia omicida come una «insignificante piccola influenza»… Forse, quando il coronavirus sarà sconfitto, alcuni responsabili dovranno rispondere di fronte a una giustizia simile alla Corte di Norimberga…

Molti leader si sono concentrati sul dare risposte locali, nazionali, gestendo la pandemia in modo indipendente, senza un vero coordinamento internazionale. Quando è ovvio che nessun paese, per quanto potente, può vincere la pandemia con un impegno esclusivamente locale. Le grandi potenze si sono dimostrate incapaci di coordinarsi a livello globale (che disastro il Consiglio di Sicurezza dell’ONU!) per costituire un fronte comune planetario e collaborare alla ricerca di soluzioni e vie d’uscita collettive alla crisi. Nessuna voce -nemmeno quella del Segretario Generale delle Nazioni Unite, del Dalai Lama, dei Premi Nobel o dello stesso Papa- è riuscita a farsi udire al di sopra del fragore generale della paura e della violenza di questo inaudito scossone.

Se è vero che è in tempi difficili che sorgono i grandi leader storici, questo momento pandemico di stress, di confusione e di scontento è stato caratterizzato, al contrario, dall’assenza di grandi leadership a capo delle principali potenze occidentali. Il disastro ha messo particolarmente alla prova la tempra di alcuni di loro [135]. In particolare, lo abbiamo già sottolineato, Donald Trump che si è guadagnato, per la sua pessima gestione, la distinzione di «peggior presidente statunitense di tutti i tempi» [136]. Per lui e per pochi altri, il nuovo coronavirus ha agito come una sorta di Principio di Peter, spogliandoli delle loro maschere, lasciando a nudo la loro impostura [137] e il loro strepitoso livello di incompetenza…

In questo scenario volatile, altri leader hanno invece mostrato una visione a lungo termine, anticipazione dei fatti e decisione di agire rapidamente. Due sono donne, ed entrambe progressiste: la prima ministra islandese, Katrin Jakobsdottir, femminista e ambientalista del Partito Verde, e la prima ministra neozelandese, Jacinda Ardern, leader del Partito Laburista.

L’Islanda ha seguito una strategia unica nel mondo offrendo a tutta la popolazione test del covid-19 di massa e gratuiti. Quando lo scorso febbraio è stato scoperto il primo caso di coronavirus, già da settimane il paese stava effettuando esami per individuare il germe nei turisti o viaggiatori che tornavano a casa loro. Katrin Jakobsdottir e il suo Governo hanno chiesto a coloro che entravano in Islanda di presentarsi ai centri sanitari per sottoporsi ai test anche se non avevano sintomi. Questo metodo anticipatore di cercare di identificare la SARS-Cov-2, anche prima che apparisse, è stato determinante [138].

In Nuova Zelanda, anche Jacinta Ardern ha preso molto presto decisioni più aggressive che in altri paesi sviluppati, come l’isolamento per un mese di tutta la sua popolazione, e la chiusura totale delle frontiere dell’arcipelago. Il suo obiettivo era quello di cercare la “eliminazione” della malattia, piuttosto che la “mitigazione” che è stata applicata in molti altri paesi. L’idea era di distruggere la curva, non solo di appiattirla [139].

Molti esperti ritengono che l’Islanda e la Nuova Zelanda, insieme alla Corea del Sud, siano le nazioni che hanno affrontato meglio la pandemia. Ma bisogna aggiungere il caso del Venezuela. Anche se i media internazionali dominanti si rifiutano di ammetterlo, il presidente Nicolas Maduro è stato, in Sud America, il leader che più presto ha capito come agire drasticamente contro il patogeno [140]. Grazie alla serie di misure (isolamento, chiusura delle frontiere, indagini volontarie casa per casa, ospedalizzazione di tutti i positivi) decise dal suo Governo -e nonostante l’illegittimo blocco economico, finanziario e commerciale imposto dagli Stati Uniti, e le minacce militari- [141], il Venezuela ha potuto evitare gli errori commessi in Italia, in Spagna o negli Stati Uniti e salvare centinaia di vite [142]. Il «metodo Venezuela» si è rivelato uno dei più efficaci al mondo. L’OMS ha riconosciuto che la cifra di infettati in Venezuela è inferiore, in America Latina, a quella di Brasile, Cile, Ecuador, Perù, Messico, Panama, Repubblica Dominicana, Colombia, Argentina, Costa Rica, Uruguay, Honduras e Bolivia.

A proposito di leadership, è emersa una controversia su quale tipo di dirigenza abbia affrontato meglio la pandemia, se i governi democratici o quelli ‘autoritari’ [143]. È un falso dibattito. In piena lotta contro il virus, con masse di malati che assaltano gli ospedali, e i sistemi funebri collassati a causa dell’eccesso di morti, tutti i governanti, per quanto maldestri siano stati nell’anticipare l’attacco virale, sono stati tutti i giorni sugli schermi dei media a dirigere l’offensiva contro il letale nemico. Come un generale di stato maggiore che comanda la battaglia finale. In nessuna parte c’è stato un ‘momento democratico’. Ma il tempo della fermezza e della determinazione. E questo è piaciuto alle opinioni pubbliche. Si può dedurne da questo che l’era postpandemica vedrà necessariamente il trionfo dell’autoritarismo nel mondo? Non è sicuro. Molti leader autoritari sono stati lenti e goffi di fronte al coronavirus, hanno deluso, hanno nascosto informazioni o mentito: ad esempio, Donald Trump negli Stati Uniti, Viktor Orbán in Ungheria, Jair Bolsonaro in Brasile, Rodrigo Duterte nelle Filippine, Narendra Modi in India, Jeanine Áñez in Bolivia, ecc.

In ogni caso, su scala planetaria, il nuovo patogeno non ha potuto essere immediatamente contenuto e rinchiuso nella zona in cui è comparso. E questi primi giorni di indecisione e sconcerto si sono rivelati decisivi. Il germe è potuto uscire dalla sua zona di origine e, con insolita celerità, conquistare il mondo. Nemmeno i seguaci più convinti delle teorie del collasso immaginavano che tutta l’umanità sarebbe stata colpita con una tale forza in così poco tempo. Sono trascorsi appena quattro mesi dall’istante (dicembre 2019) in cui i primi casi di questa nuova polmonite infettiva sono stati identificati a Wuhan. E in così breve tempo, la peste ha provocato una vera e propria crisi sistemica e un interrogativo sul senso stesso della civiltà umana.

L’incubo che stiamo vivendo ha già cambiato le nostre società. Perturbazioni di ogni tipo -inconcepibili solo poche settimane fa- si stanno verificando in molteplici aspetti della vita sociale, nelle relazioni interpersonali, nella politica, l’economia, i sistemi sanitari, il ruolo dello Stato, le tecnologie, le comunicazioni, le relazioni internazionali… Decine di Stati -anche all’interno dell’Unione europea- hanno chiuso sine die le loro frontiere o le hanno militarizzate. Molti paesi e centinaia di città hanno introdotto il coprifuoco per la prima volta in tempo di pace. Milioni di persone hanno rinunciato alla libertà di movimento. La vita democratica è stata completamente sconvolta. Decine di processi elettorali sono stati posticipati o sospesi. Le Forze Armate più potenti non sfuggono al contagio. Stanno ritirando i combattenti [144], ritirando le navi e confessando di essere inefficienti in questa strana guerra contro un nemico invisibile [145]. Le principali compagnie aeree hanno chiuso i propri voli, lasciando ai quattro angoli del pianeta centinaia di migliaia di viaggiatori [146]. Le competizioni sportive più importanti -compresi i Giochi olimpici, la Lega UEFA dei campioni, il Tour de France- sono state sospese e rinviate. Mezza umanità ora indossa una mascherina protettiva, mentre anche l’altra metà vuole indossarla… ma non le trova.

Come sarà il pianeta quando finirà la pandemia? Il mondo avrà bisogno di voci autorevoli, con carisma e forza simbolica, che mostrino il buon cammino collettivo per iniziare una nuova tappa, come è stato fatto dopo la Seconda Guerra mondiale. L’ONU dovrà riformarsi e far entrare, come membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, nuove nazioni come l’India, la Nigeria, l’Egitto, il Brasile e il Messico, più rappresentativi della realtà del mondo contemporaneo.

Con il fallimento della leadership degli Stati Uniti si apre un pericoloso vuoto di potenza. Il gioco dei troni si rilancia pericolosamente. Anche l’Unione europea, come abbiamo visto, ne è uscita male per la sua deludente mancanza di coesione durante la pandemia. La Cina e la Russia hanno invece consolidato il loro ruolo internazionale assistendo molti paesi travolti dal collasso del proprio sistema sanitario. Hanno aiutato anche gli Stati Uniti! Abbiamo visto immagini insolite: aerei militari russi atterrare in Italia, offrendo medici e distribuendo materiale sanitario. La Cina ha donato a un centinaio di paesi milioni di kit di rilevamento, mascherine, ventilatori polmonari, schermi protettivi e ogni tipo di logistica sanitario. «Siamo onde di uno stesso mare, foglie di uno stesso albero, fiori di uno stesso giardino», dicevano splendidamente i container che la Cina ha offerto a buona parte del mondo. L’influenza internazionale di Pechino è cresciuta.

Futuri

Tutti i paesi del pianeta continuano ad affrontare –allo stesso tempo e per la prima volta– l’attacco di una sorta di alieno… La pandemia va per le lunghe. Ed è possibile che il virus, dopo delle mutazioni, ritorni. Forse il prossimo inverno… Data l’enormità di ciò che sta accadendo, si avvicinano dei cambiamenti. Anche se nessuno sa quali saranno i possibili scenari che si imporranno. Le incertezze sono numerose. Ma è chiaro che può essere un momento di profonda trasformazione.

Le cose non potranno andare avanti così com’erano. Gran parte dell’umanità non può continuare a vivere in un mondo così ingiusto, così disuguale e così ecocidi. Come dice uno dei meme che più sono circolati durante la quarantena: «Non vogliamo tornare alla normalità, perché la normalità è il problema». La ‘normalità’ ci ha portato la pandemia…

Questa esperienza traumatica deve essere utilizzata per riformulare il contratto sociale e progredire verso livelli più elevati di solidarietà comunitaria e una maggiore integrazione sociale. In tutto il pianeta, molte voci ora chiedono istituzioni economiche e politiche più redistributive, più femministe e una maggiore preoccupazione per gli emarginati sociali, le minoranze discriminate, i poveri e gli anziani. Qualsiasi risposta post-pandemica dovrebbe appoggiarsi, come suggerisce Edgar Morin, sui «principi di una economia veramente rigenerativa, basata sulla cura e la riparazione».

Il concetto di ‘sicurezza nazionale’ dovrebbe comprendere, d’ora in poi, la ridistribuzione della ricchezza, una tassazione più giusta per ridurre le oscene disuguaglianze, e il consolidamento dello stato sociale. Si vuole avanzare verso una qualche forma di socialismo. È urgente, a livello globale, la creazione di un reddito di base che offra protezione a tutti i cittadini in tempi di crisi… e in tempi ordinari.

I sistemi sanitari dovranno essere pubblici e universali. Aver gestito gli ospedali come aziende ha portato a trattare i pazienti come merce. Risultato: un disastro sia umano che sanitario. In ogni caso, si è unanimi nel chiedere che il vaccino contro il covid-19, una volta scoperto, sia considerato un ‘bene pubblico mondiale’, e sia gratuito e accessibile a tutta l’umanità. Il nuovo coronavirus ci ha dimostrato che, al momento della verità, medici, infermieri e personale sanitario sono infinitamente più preziosi dei broker o degli speculatori finanziari.

Sarebbe intelligente anticipare anche la prossima crisi climatica, che potrebbe sorprenderci presto come ha fatto il SARS-Cov-2… Fermare il consumismo furioso e porre fine all’idea di crescita infinita. Il nostro pianeta non ne può più. Agonizza. Sta morendo tra le nostre braccia… È imperativo accelerare la transizione energetica non inquinante e affrettarsi ad attuare ciò che gli ecologisti chiedono da tempo, un «Green New Deal», un ambizioso Accordo Verde che costituisca la nuova alternativa economica mondiale al capitalismo predatore.

Ma immediatamente bisogna evitare, come previene Naomi Klein, che sotto gli effetti del ‘capitalismo dello shock’, i sostenitori del sistema -Governi ultraliberali, fondi speculativi, aziende transnazionali, mastodonti digitali- rafforzino il loro dominio e manipolino la crisi per creare più disuguaglianze, più sfruttamento e più ingiustizie… È necessario impedire che la pandemia venga utilizzata per instaurare una Grande Regressione Mondiale che riduca gli spazi della democrazia, distrugga ancora di più il nostro ecosistema, diminuisca i diritti umani, neocolonizzi il Sud, banalizzi il razzismo, espella i migranti e normalizzi la cibersorveglianza di massa.

Per il momento, intere società continuano ad essere confinate nelle proprie abitazioni. Docili, spaventate, controllate, silenziose. Che accadrà quando gli isolamenti saranno stati rimossi? Che cosa avranno rimuginato i popoli durante il loro inedito ‘isolamento sociale’? Quanti rimproveri si sono accumulati contro alcuni governanti? Non è improbabile che assisteremo, qui o là, ad una sorta di scoppi rivoltosi di cittadini indignati -molto indignati- contro diversi centri di potere accusati di cattiva gestione della pandemia…

Alcuni dirigenti sentono già aumentare la rabbia popolare… E dopo aver adottato e difeso per molti anni il modello neoliberale, stanno prendendo coscienza degli errori grossolani del neoliberalismo [147], sia politici e sociali che economici, scientifici, amministrativi… Ora questi politici stanno promettendo ai loro cittadini che, una volta vinta la pandemia, tutto sarà corretto per costruire una sorta di ‘società giusta’. Propongono un nuovo modello decisamente più giusto, più ecologico, più femminista, più democratico, più sociale, meno disuguale…  Certamente, sollecitati dalla situazione, lo pensano sinceramente.

È molto improbabile che, una volta sconfitto il flagello, mantengano tali proponimenti. Sarebbe una vera rivoluzione… E un virus, per quanto inquietante sia, non sostituisce una rivoluzione… Non possiamo peccare da innocenti. Le lotte sociali continueranno ad essere indispensabili. Come dice lo storico britannico Neal Ascherson: «Dopo la pandemia, il nuovo mondo non sorgerà magicamente. Bisognerà lottare per esso» [148]. Perché, passato lo spavento, i poteri dominanti, per quanto abbiano traballato, cercheranno di riprendere il controllo [149]. Con maggiore violenza, se possibile. Cercheranno di farci tornare alla vecchia ‘normalità’. Cioè, allo stato delle disuguaglianze permanenti.

Pensiamo a quello che è successo con la pandemia della «influenza del Kansas» (chiamata malamente «spagnola») che si diffuse in tutto il pianeta tra gennaio 1918 e dicembre 1920. Chi la ricordava prima dell’attuale epidemia, a parte qualche storico? Tutti noi l’avevamo dimenticata… Nonostante che infettò circa 500 milioni di persone -un terzo dell’umanità dell’epoca- e uccise più di 50 milioni di malati…

E cosa successe dopo? L’Europa e gli Stati Uniti costruirono forse la ‘società giusta’?… La risposta è: no. Le promesse svanirono. La maggior parte dei sopravvissuti dell’influenza mortale si affrettò a dimenticare. Un mantello di amnesia ricoprì il ricordo. La gente preferì impegnarsi a vivere la vita con un appetito sfrenato in quelli che furono chiamati i «felici anni venti» (the roaring twenties). Fu il tempo del jazz, del tango, del charleston, del trionfo di Hollywood e della cultura di massa. Un’euforia artificiale e alienante che avrebbe finito per schiantarsi, dieci anni dopo, contro il crack borsistico del 1929 e la Grande Depressione…

In quel medesimo momento, in Italia, arrivava al potere una nuova dottrina. Era destinata ad avere molto successo. Il suo nome: il fascismo… La storia si ripeterà?

L’Avana, Cuba, 22 aprile 2020

Ringraziamenti

Il mio riconoscimento più affettuoso alle amiche e agli amici (Bernard Cassen, Lydia Castro, Camilo Pérez Casal, Miguel Mejía, Ferran Montesa, Marisa Ros e Sandra Sarmiento) che hanno avuto l’enorme gentilezza di rileggere il mio testo -in così poco tempo e in mezzo alle turbolenze di questa quarantena globale-, di correggerlo, emendarlo e di farmi tutta una serie di originali suggerimenti che mi hanno permesso di arricchire il manoscritto e, secondo la mia opinione, migliorarlo considerevolmente. Grazie.

Note:

[1] José Natanson, « Lo imposible », Le Monde diplomatique Edición Cono Sur, Buenos Aires, abril 2020.

[2] Entrevista a Germán Velásquez : « Han privatizado la OMS, la financiación privada condiciona sus decisiones », Cadena SER, Madrid, 25 agosto 2016. https://cadenaser.com/ser/2016/06/16/sociedad/1466079742_072124.html

[3] A principios de abril de 2020, únicamente 9 países (en su mayoría archipiélagos) no tenían casos de covid-19 según las autoridades locales. El País, Madrid, 8 de abril 2020.

[4] No existe (el 22 de abril de 2020) una terapia específica que ‘mate’ al virus o que lo vuelva inofensivo como lo consigue la triterapia contra el retrovirus VIH del Sida. Los tratamientos actuales contra el nuevo coronavirus buscan esencialmente  reforzar el sistema inmune del paciente para ayudarlo a reducir al patógeno.

[5] Hugo Sigman, « La vacuna contra el coronavirus puede demorar de 6 meses a un año y medio », Perfil, Buenos Aires, 26 marzo 2020.  https://www.perfil.com/noticias/salud/coronavirus-hugo-sihman-vacuna-puede-demorar-6-meses-1-ano.phtml

[6] Yuval Noah Harari, « La mejor defensa contra los patógenos es la información », El País, Madrid, 22 marzo 2020.

[7] https://news.un.org/fr/story/2020/04/1067092

[8] Nombre oficial de la enfermedad, atribuido el 11 de febrero de 2020 por la Organización Mundial de la Salud (OMS) y que significa : coronavirus disease 2019 (‘enfermedad por coronavirus 2019’, en español).

[9] Significa : Coronavirus 2 del síndrome respiratorio agudo grave (SARS-CoV-2).

[10] Manuel Ansede, « ¿Salió el coronavirus de un laboratorio ? », El País, Madrid, 17 abril 2020.

[11] Se ha identificado en cambio al paciente 1 en China : un hombre de 55 años residente en la provincia de Hubei fue el primer caso confirmado de covid-19 y se remonta al 17 de noviembre de 2019, semanas antes de que China alertase oficialmente al mundo.

[12] « China acusa al ejército de EE.UU. de instalar el coronavirus », El País, Madrid, 14 marzo 2020.

[13] Clarín, Buenos Aires, 18 abril 2020.

[14] Las redes sociales en Estados Unidos han tratado de acreditar también la tesis (falsa) de que el científico estadounidense Charles Lieber -un genio de las nanotecnologías, profesor en la Universidad de Harvard-, fabricó y vendió a las autoridades chinas el nuevo coronavirus. La detención del profesor Lieber por orden del fiscal general del gobierno de Estados Unidos para el Tribunal de Distrito en Massachusetts, Andrew Lelling, el 28 de enero de 2020, acusado de haber recibido fondos de la Universidad de Tecnología de Wuhan (WUT) por su pretendida participación en el “Plan Mil Talentos” creado por China para reclutar científicos expatriados y extranjeros para sus universidades (lo cual obviamente no tiene nada que ver con el coronavirus) sirvió de pretexto a la fake news que ha circulado mucho…

https://observers.france24.com/fr/20200403-non-scientifique-americain-charles-lieber-covid-19-chine-etats-unis

[15] « Republican senator: It’s time to hold China ‘accountable’ for the coronavirus », Business Insider, 12 marzo 2020.

[16] « Un periodista de la TV argentina acusa a los judíos de crear el Coronavirus », Aurora, Israel, 3 abril 2020 ; y    « Coronavirus : fuerte reacción ante la teoría conspirativa que difundió C5N », La Nación, Buenos Aires, 2 abril 2020.

[17] Consúltese: « El coronavirus y sus bulos: 378 mentiras, alertas falsas y desinformaciones sobre COVID-19 », Maldita.es, 7 abril 2020. https://maldita.es/malditobulo/2020/04/07/coronavirus-bulos-pandemia-prevenir-virus/

[18] Amparo Tolosa, « Acotando el origen del coronavirus SARS-CoV-2 », Genética Médica News, Valencia (España), 1 abril 2020.

[19] Kristian G. Andersen, Andrew Rambaut, W. Ian Lipkin, Edward C. Holmes, «The proximal origin of SARS-CoV-2 », Nature Medicine, 17 marzo 2020.

[20] Roujian Lu, Xiang Zhao, Juan Li, Peihua Niu, Bo Yang, Honglong Wu et al.,   « Genomic characterisation and epidemiology of 2019 novel coronavirus: implications for virus origins and receptor binding », The Lancet, Londres, 30 enero 2020.

[21] Helen Briggs, « Coronavirus: cómo se estrecha el cerco sobre el pangolín como probable transmisor del patógeno que causa la covid-19 », BBC News, 27 marzo 2020.

[22] Léase el excelente estudio de Artur Galocha y Nuño Domínguez, « Así infecta el coronavirus », El País, Madrid, 11 marzo 2020.

[23] El País, Madrid, 14 marzo 2020.

[24] Léase los dos artículos fundamentales de Tomás Pueyo, « Coronavirus : Por qué tenemos que actuar ahora » y « Coronavirus : el martillo y el baile », Página 12, Buenos Aires, respectivamente 16 y 21 marzo 2020.

[25] El Periódico, Barcelona, 26 marzo 2020.

[26] CNN en español, Atlanta, 3 abril 2020. https://cnnespanol.cnn.com/2020/04/03/altos-funcionarios-del-gobierno-trump-dijeron-el-ano-pasado-que-la-amenaza-de-una-pandemia-los-preocupaba/

[27] Causada por el virus H5N1 que también causó la gripe de Hong Kong de 1997 y la gripe de Kansas o « española » de 1918 y sus 50 o 100 millones de muertos.

[28] Léase Ignacio Ramonet, « Los culpables de la gripe porcina », Le Monde diplomatique en español, Valencia (España), julio 2009.

[29] Léase el texto completo del informe (en inglés) : https://www.files.ethz.ch/isn/94769/2008_11_Global_Trends_2025.pdf

[30] Ken Klippenstein, « Military Knew Years Ago That a Coronavirus Was Coming », The Nation, New York, 1 abril 2020.

[31] The Washington Post, Washington, 10 mayo 2018.

[32] El País, Madrid, 31 marzo 2020.

[33] En el prólogo del documento titulado « Un Mundo en peligro : informe anual sobre la preparación mundial para las emergencias sanitarias», elaborado por epidemiólogos y científicos de máximo nivel de todo el mundo, y firmado por Gro Harlem-Brundtland, exdirectora general de la OMS, y Elhadj As Sy, Secretario general de la Cruz Roja Internacional. https://apps.who.int/gpmb/assets/annual_report/GPMB_Annual_Report_Spanish.pdf

[34] Vincent C. C. Cheng, Susanna K. P. Lau, Patrick C. Y. Woo y Kwok Yung Yuen, de la Universidad de Hong Kong, « Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus as an Agent of Emerging and Reemerging Infection », Clinical Microbiology Reviews, Washington, octubre 2007.

[35]https://www.investigacionyciencia.es/blogs/medicina-y-biologia/27/posts/en-2007-la-ciencia-predijo-esta-pandemia-nadie-hizo-caso-18485

[36] Declaración del 2 de diciembre de 2014, durante su visita al National Institute of Health (NIH) en Bethesda, Maryland.

[37] BBC News Mundo, Londres, 23 marzo 2020.

[38] Debate, Barcelona, 2020.

[39] El País, Madrid, 20 abril 2020.

[40] Darío Aranda, « La dimensión ecológica de las pandemias », Página 12, Buenos Aires, 30 marzo 2020.

[41] El Comité Permanente de la Asamblea Popular Nacional (APN), el máximo órgano legislativo de China, tomó el 24 de febrero pasado la decisión de prohibir totalmente el comercio ilegal y el consumo de animales salvajes, como medida para proteger la vida y la salud de la población. Cable de la agencia Xinhua, Pekín, 24 febrero 2020.

[42] Byung-Chul Han, « La emergencia viral y el mundo de mañana », El País, Madrid, 22 marzo 2020.

[43] Ibidem.

[44] Science Magazine, 22 marzo 2020. https://www.sciencemag.org/news/2020/03/cellphone-tracking-could-help-stem-spread-coronavirus-privacy-price

[45] Evgeny Morozov, La locura del solucionismo tecnológico, Clave intelectual, Madrid, 2014.

[46] Max S. Kim, « La app que vigila a las personas en cuarentena por coronavirus », MIT Technology Review, 11 marzo 2020.

[47] « El modelo de Taiwán contra el coronavirus : reacción rápida, tecnología y mascarillas para todos », El País, Madrid, 23 abril 2020.

[48] Russia Today, Moscú, 15 marzo 2020.

[49] La Nación, Buenos Aires, 10 abril 2020.

[50] La Vanguardia, Barcelona, 2 abril 2020

[51] El País, Madrid, 29 junio 2003.

[52] The Economist, Londres, 26 marzo 2020.

[53] https://www.lemonde.fr/pixels/article/2020/04/01/coronavirus-les-francais-favorables-a-une-application-mobile-pour-combattre-la-pandemie-selon-un-sondage_6035233_4408996.html

[54] Léase Ignacio Ramonet, El Imperio de la Vigilancia, Clave intelectual, Madrid, 2016.

[55] La Vanguardia, Barcelona, 11 febrero 2020.

[56] El País, Madrid, 4 junio 2015.

[57] Una medida de higiene propuesta por primera vez en 1847  por el médico húngaro Ignacio Semmelweis.

[58] South China Morning Post, Hong Kong, 22 marzo 2020.

[59] Pero esa victoria presagia lo que les puede pasar a otros países a partir de ahora. Porque, el 13 de abril 2020, las autoridades anunciaron la existencia de 265 nuevos casos importados por avión…

[60] https://chaohanoi.com/2020/03/04/why-vietnam-has-been-the-number-one-country-in-the-world-on-coronavirus/

[61] Vicente G. Olaya, « Escenas de una pandemia de hace 1 500 años que se repiten hoy », El País, Madrid, 11 abril 2020.

[62] El País, Madrid, 2 abril 2020.

[63] Clarín, Buenos Aires, 10 abril 2020.

[64] Léase, « Unos 50 vecinos de La Línea de la Concepción apedrean un convoy de ancianos enfermos por coronavirus », La Vanguardia, Barcelona, 25 marzo 2020.

[65] Léase, por ejemplo, La Vanguardia, Barcelona, 19 marzo 2020 ; cable Europapress, 19 marzo 2020 ; y El País, Madrid, 30 marzo 2020.

[66] En España, el 86% de los fallecidos tiene más de 70 años de edad. RTVE, Madrid, 14 abril 2020.

[67] Dan Patrick, vicegobernador de Texas. El Mundo, Madrid, 24 marzo 2020.

[68] Maurizio Lazzarato, « ¡Es el capitalismo, estúpido ! », El Salto, Madrid, 11 abril 2020.

[69] https://www.clarin.com/mundo/coronavirus-holanda-ancianos-debiles-hospitalizados_0_BV-kOz__z.html

[70] https://okdiario.com/salud/coronavirus-holanda-no-hospitaliza-ancianos-ni-debiles-5372513

[71] CNN en español,  Atlanta, 3 abril, 2020. https://cnnespanol.cnn.com/2020/04/03/opinion-los-verdaderos-heroes-en-la-lucha-contra-el-coronavirus/

[72] BBC News Mundo, Londres, 11 abril 2020.

[73] El País, Madrid, 12 abril 2020.

[74] The New York Times, 6 abril 2020.

[75] La Vanguardia, Barcelona, 26 marzo 2020.

[76] Cubadebate, La Habana, 8 abril 2020.

[77] Il Manifesto, Roma, 18 marzo 2020.

[78] France 24, Paris, 15 abril 2020.  https://www.france24.com/es/20200415-el-personal-sanitario-encarna-el-hero%C3%ADsmo-contra-el-coronavirus

[79] Albert Camus, La Peste (1947), traducción al castellano de Rosa Chacel, prólogo de José Manuel Caballero Bonald, Unidad Editorial, Madrid, 1999.

[80] Entre los cuales : Andorra, Italia (dos brigadas : en Lombardía y Piemonte), Francia (en Guadeloupe, Martinica y Guyane), Catar, Angola, Cabo Verde, Togo, Antigua y Barbuda, Barbados, Belice, Dominica, Granada, Guyana, Haití, Honduras, Jamaica, México, Nicaragua, San Cristóbal y Nieves, Santa Lucía, San Vicente y las Granadinas, Surinam y Venezuela,

[81] Tom O’Connor, « Cuba Uses ‘Wonder Drug’ to Fight Coronavirus Around World Despite U.S. Sanctions », Newsweek, 24 marzo 2020.

[82] Hernando Calvo Ospina, « Une Internationale… de la santé », Le Monde diplomatique, Paris, août 2006.

[83] Cuba cuenta con unos cien mil médicos activos, lo que representa 9 médicos por cada mil habitantes, la cifra más alta del mundo (por ejemplo Alemania, España y Suiza tienen 4/1000 ; Estados Unidos, Israel y Francia 3/1000).

[84] El País, Madrid, 22 marzo 2020.

[85] « Fragmentos del discurso pronunciado por Fidel Castro, en Buenos Aires, en mayo de 2003. », Granma, La Habana, 17 abril 2020.

[86] José Natanson, « Coronavirus e hipertelevisión », Página 12, Buenos Aires, 28 marzo 2020.

[87] Fernando Buen Abad, « Semiótica de la pandemia », Granma, La Habana, 26 marzo 2020.

[88] https://www.dgcs.unam.mx/boletin/bdboletin/2020_318.html

[89] https://www.elmundo.es/tecnologia/2020/04/06/5e8b67bafc6c83372d8b4649.html

[90] El virus no está mutando: la Organización Mundial de la Salud asegura que el virus mantiene una estructura estable. Las variaciones en los síntomas entre personas afectadas están asociadas a patologías previas y la interacción del coronavirus con éstas. Léase Juventud Rebelde, La Habana, 18 marzo 2020.

[91] « Bulos y falsos remedios para ‘prevenir y curar’ el coronavirus », El Periódico, Barcelona, 17 marzo 2020.

[92] Existe un riesgo de muerte entre las 12-36 horas después de la ingestión de metanol.

[93] https://es.qwe.wiki/wiki/Poynter_Institute

[94] https://semanariouniversidad.com/pais/infodemia-la-pandemia-de-noticias-falsas-sobre-covid-19-tambien-cobra-vidas/

[95]83 https://compromiso.atresmedia.com/levanta-la-cabeza/buenas-practicas/herramientas-detectar-fake-news_202001245e2a8b020cf20ef4411cffec.html

[96] https://chequeado.com/tag/falso-en-las-redes/

[97] https://factual.afp.com/

[98] https://firstdraftnews.org/

[99] https://popup.news/

[100] https://www.infobae.com/politica/2019/07/13/fake-news-como-saber-si-una-noticia-es-verdadera-o-falsa/

[101] Rubén Velasco, « ¿Cansado de Twitter ? Prueba estas redes sociales alternativas », Redes Zone, 7 enero 2018. https://www.redeszone.net/2018/01/07/alternativas-twitter/

[102] Facebook, Messenger, Whatsapp e Instagram, « las cuatro applicaciones más descargadas en el mundo en los últimos diez años », pertenecen al grupo Facebook de Mark Zuckerberg, según « App Annie ». https://www.xatakamovil.com/aplicaciones/facebook-dueno-cuatro-apps-moviles-descargadas-decada-app-annie

[103] « Así es WT:Social, la red social  ‘antiFacebook ‘ sin anuncios ni fake news creada por el fundador de Wikipedia », BBC News Mundo, Londres, 20 noviembre 2019.

[104] La Vanguardia, Barcelona, 6 abril 2020.

[105] El Periódico, Barcelona, 19 marzo 2020.

[106] Cable Europapress, Madrid, 21 marzo 2020.

[107] Las descargas de Houseparty crecieron 735 veces durante la última semana de marzo 2020.

[108] La Vanguardia, Barcelona, 11 abril 2020.

[109] Graphics Interchange Format (GIF).

[110] Durante la pandemia, Netflix sumó casi 16 millones de nuevos usuarios. Ahora tiene un total de 183 millones. El País, Madrid, 21 abril 2020.

[111] Dominique Strauss-Kahn, « L’être, l’avoir et le pouvoir dans la crise », Politique internationale, Paris, 5 abril 2020.

[112] El País, Madrid, 12 abril 2020.

[113] « Coronavirus: “Estamos frente a una crisis generalizada del capitalismo democrático mundial y del no democrático, como el de China” », BBC News Mundo, Londres, 30 marzo 2020.

[114] Según la Organización Internacional del Trabajo (OIT) 2,4 mil millones de trabajadores se han visto afectados por el cese de actividad de sus centros de trabajo y unos 195 millones han perdido su empleo, Le Figaro, París, 7 abril 2020.

[115] Léase « Oxfam: el Covid-19 podría llevar a 500 millones de personas a la pobreza », France 24, París, 9 abril 2020.

[116] La Vanguardia, Barcelona, 20 enero 2020.

[117] L’Express, París, 16 mars 2020.

[118] The Wall Street Journal, Nueva York, 27 febrero 2020.

[119] Les Echos, París, 6 abril 2020.

[120]El País, Madrid, 21 abril 2020.

[121] El País, Madrid, 15 marzo 2020.

[122] Henry A. Kissinger : « The Coronavirus Pandemic Will Forever Alter the World Order », The Wall Street Journal, Nueva York, 3 de abril

[123] « EE UU y Europa movilizan 6 billones de euros para combatir el impacto económico del virus », Cinco Días, Madrid, 26 marzo 2020.

[124] https://www.causeur.fr/jacques-sapir-coronavirus-crise-economique-euro-175682

[125] Ignacio Ramonet, « Sadismo económico », Le Monde diplomatique en español, Valencia (España), julio 2012.

[126] https://www.elsaltodiario.com/coronavirus/entrevista-naomi-klein-gente-habla-volver-normalidad-crisis-doctrina-shock

[127] Le Monde, París, 8 abril 2020.

[128] https://www.lopinion.fr/edition/international/coronavirus-monnaies-matieres-premieres-pays-en-developpement-pris-215333

[129] El País, Madrid, 11 abril 2020.

[130] https://www.farodiroma.it/francisco-que-el-senor-permita-alcanzar-soluciones-practicas-e-inmediatas-en-venezuela-orientadas-a-facilitar-la-ayuda-internacional-a-la-poblacion-que-sufre-a-causa-de-la-grave-coyuntura-politica/

[131] Le Monde, Paris, 13 abril 2020.

[132] http://www.amb-chine.fr/fra/zfzj/t1693080.htm

[133] Léase Marcelo Colussi, « Coronavirus, ¿fin de la globalización neoliberal ? », Rebelión, Madrid, 8 febrero 2020 ; y John Gray, « Adiós globalización, empieza un mundo nuevo. O por qué esta crisis es un punto de inflexión en la historia », El País, Madrid, 12 abril 2020.

[134] Léase Slavoj Zizek, « El coronavirus es un golpe a lo Kill Bill al sistema capitalista », [esferapública], 18 marzo 2020.

[135] En América Latina, podríamos citar, entre otros, a Jair Bolsonaro (Brasil), Lenín Moreno (Ecuador), Iván Duque (Colombia),  Sebastián Piñera (Chile)…

[136] Max Boot, « The worst President. Ever», The Washington Post, 9 abril 2020.

[137] Abel Prieto, El rey desnudo, Granma, La Habana, 10 de abril 2020.

[138] BBC News Mundo, Londres, 10 abril 2020.

[139] BBC News Mundo, Londres, 9 abril 2020.

[140] https://www.telesurtv.net/news/venezuela-coronavirus-balance-segundo-dia-cuarentena-20200317-0026.html

[141] Léase « Estados Unidos despliega buques frente a Venezuela », Deutsche Welle, Berlín, 2 abril 2020.

[142] Léase « Venezuela pionera en combatir el coronavirus en Suramérica », TeleSur, Caracas, 22 de marzo 2020.

[143] BBC News Mundo, Londres, 9 abril 2020.

[144] « Francia retira a sus soldados de Irak por el coronavirus », cable EFE, 26 marzo 2020

[145] William Serafino, « Coronavirus y tormenta política en el Pentágono: Las claves de una crisis inédita », Cubadebate, La Habana, 14 abril 2020.

[146] BBC News Mundo, Londres, 6 marzo 2020.

[147] Atilio Borón, « La pandemia y el fin de la era neoliberal », CLACSO, 3 abril 2020.

[148] Neal Ascherson, « After the crisis, a new world won’t emerge as if by magic. We will have to fight for it », The Guardian, Londres, 19 abril 2020.

[149] Serge Halimi, “¡Ahora mismo!”, Le Monde diplomatique en español, Valencia (España), abril 2020.

NODAL

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Ignacio Ramonet, “La pandemia y el sistema-mundo” pubblicato il 22/04/2020 in NODAL, su [https://www.nodal.am/2020/04/la-pandemia-y-el-sistema-mundo-por-ignacio-ramonet/] ultimo accesso 04-05-2020.

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