La notizia si è diffusa come un lampo nelle reti sociali questa settimana. Nei giorni scorsi, i militari brasiliani avrebbero realizzato una specie di “golpe bianco” nei confronti del presidente Jair Bolsonaro, personaggio sempre più imbarazzante anche per loro ed incapace di fronteggiare l’emergenza del coronavirus.
Ma facciamo un passo indietro.
Tutto è nato da un programma televisivo in Argentina, dove un noto giornalista investigativo, Horacio Verbitsky, ha raccontato che una sua fonte nelle FF.AA. argentine avrebbe ricevuto una telefonata da parte di un alto comandante brasiliano. Al telefono, quest’ultimo avrebbe informato l’argentino che alti gradi delle FF.AA. brasiliane avevano piazzato il Generale Walter Braga Netto a capo della Casa Civil [i] e gli avrebbero affidato pieni poteri (concetto tornato molto di moda). Il suo compito sarebbe quello di prendere le decisioni operative quotidiane ed in particolare la gestione della pandemia del corona virus, visto il negazionismo criminale di Bolsonaro. In altre parole, avere un presidente per la politica ed un generale come presidente operativo.
Peccato che i tempi non tornano, visto che la nomina di Braga Netto è stata annunciata da Bolsonaro lo scorso 13 febbraio, cioè più di un mese fa. Ma si sa, il mondo è disattento, anche su ciò che succede nel gigante Brasile.
Ma andiamo con ordine.
Un governo pieno di militari
Innanzitutto i militari hanno un enorme protagonismo nel governo Bolsonaro sin dall’inizio. Forse neanche ai tempi della dittatura civico-militare (1964-1985) ci sono stati tanti uomini in divisa con incarichi di governo. Lo stesso Bolsonaro è stato militare, il Vice presidente è un generale, il ministro della Casa Civil è un altro generale, 9 ministri sono militari e poi c’è un ministro poliziotto. E oltre alle prime file, anche diverse delle seconde e terze file indossano la divisa, per un totale di circa 2500 uniformati.
Formalmente non è ancora una dittatura militare, ma di certo è un governo “fortemente militarizzato” con un presidente eletto (grazie al carcere di Lula, ma questo è un altro tema). Insomma, non è identico alle dittature civico-militari del passato, ci somiglia molto, ma è più al passo con la modernità di questi tempi.
Secondo. Esistono contraddizioni e conflitti all’interno delle FF.AA. e soprattutto dentro le polizie militari dei diversi Stati. La linea bolsonarista è appoggiata fortemente da molti alti ufficiali, ma anche da livelli più bassi delle gerarchie militari. Inoltre, Bolsonaro gode di un grande appoggio nelle polizie militari dei diversi Stati, che in Brasile sono composte da più di 420.000 uomini [ii]. Si tratta di una forza di combattimento con molta più esperienza militare delle truppe dell’esercito.
Ciò significa che i militari attivi e i riservisti che si oppongono alle “esagerazioni” di Bolsonaro, anche se d’accordo sulla linea generale di comportamento, sono molto cauti. Certo, qualche stelletta può considerarlo un “utile idiota”, ma non è un “presidente banana” che si fa mettere sotto tutela come se niente fosse.
Detto in altri termini, cercare di mettere Bolsonaro sotto completa tutela non è facile. E’ più semplice farlo cadere o metterlo da parte con un impeachment legale o per ragioni mediche. Cosa che non è da scartare. Eppure, nelle ultime settimane ci sono state molte voci sulla “tutela”. Il neo-ministro della Casa Civil, il generale Braga Netto è molto vicino al Comandante in capo dell’esercito, il generale Edson Leal Pujol. E certamente Braga Netto è stato mandato alla Casa Civil per cercare di avere un maggior controllo da parte di quei settori delle FF.AA. che non sono del tutto bolsonaristi o che lo sono sempre meno. Ma, come dicevamo, questo è successo diverse settimane fa, dopo l’ammutinamento della polizia militare dello Stato del Cearà di fine febbraio, le manifestazioni contro il Parlamento e la Corte Suprema degli ultras bolsonaristi e l’inizio della crisi del coronavirus all’orizzonte. Ciò non significa che non possa realizzarsi una “tutela diretta e completa”, ma in caso positivo sarebbe l’antesala di una situazione ancora più confusa.
Quella di questi giorni non sembra né la tutela, né un golpe dei militari gorilla.
In realtà, somiglia a un ballon d‘essai, per preparare psicologicamente il terreno al fatto che, se fosse necessario, il vicepresidente Hamilton Mourão assuma la presidenza. Paradossalmente non ci sarebbero grandi reazioni, perché non verrebbe letta come una spallata dei militari, visto che Mourão è il vicepresidente eletto. Anche se si fa fatica a crederci, Mourão è molto più a destra sia del Gen. Braga Netto che del Gen. Pujol e bruto quanto o forse più di Bolsonaro.
Al di là di come lo vogliamo chiamare, la questione principale è ciò che realmente succederà in maniera accelerata da qui in avanti. Bolsonaro è sempre più isolato ed è alla disperata ricerca di come affrontare la crisi istituzionale, quella economica e la crescente disoccupazione causata dalla parziale quarantena e l’interruzione di alcune importanti attività produttive.
Fame e miseria sono in aumento giorno dopo giorno in Brasile, in particolare nelle favelas dove vivono milioni di persone.
L’impatto del Virus
In Brasile, l’impatto del Corona virus è già estremamente violento e purtroppo sarà drammatico nelle prossime settimane. Nonostante i grandi annunci, l’incapacità del governo di articolare misure concrete è catastrofica. In tutto l’enorme territorio brasiliano pesano i ritardi e la burocrazia, insieme alle pressioni ed ai ricatti per non chiudere le grandi fabbriche da parte dell’élite economica industriale, incurante della salute dei lavoratori. Dopo il golpe istituzionale contro Dilma Roussef del 2016, c’è stato uno smantellamento progressivo delle politiche sociali, anche grazie ad una “riforma” costituzionale che ha proibito qualsiasi incremento nella spesa sociale, di salute ed educazione per i prossimi 20 anni. Si è così smantellata poco a poco la capacità operativa di affrontare l’emergenza sanitaria, e di cura delle malattie (ad esempio l’ AIDS). E lo scontro aperto tra Bolsonaro ed il suo ministro della sanità, Luiz Henrique Mandetta, riempie le pagine dei giornali.
Sul versante economico due sono le iniziative più discusse approvate dal parlamento su proposta dell’ultraliberista “zar dell’economia”, Paolo Guedes. Da un lato, l’autorizzazione al taglio dei salari fino al 70% (con sussidi alle imprese per mantenere I posti di lavoro). Dall’altra il “reddito basico di cittadinanza”, non ancora operativo: 104 euro per 3 mesi, per I’esercito di lavoratori informali che tutti i giorni va in strada per aver qualcosa da mangiare la sera.
Il quadro politico
Sul versante politico, il quadro è in movimento accelerato e sorgono le più diverse alleanze. La più significativa, al “centro”, è rappresentata dal Presidente del Parlamento Federale, Rodrigo Maia che prova ad articolare la destra con i governatori di Sao Paulo e Rio de Janeiro, João Doria e Wilson Witzel. I due, che in passato avevano appoggiato in maniera incondizionata Bolsonaro, oggi sono suoi oppositori, con un occhio alle presidenziali ed alle prese con il governo reale delle loro città, obbligati a priorizzare il problema sanitario, e lasciando l’economia per un secondo momento. Maia cerca altresì di indebolire una destra estrema che grazie all’appoggio a Bolsonaro contava su un 40 % (oggi un 28-30%) e che si mobilita nelle strade aizzando la popolazione a riprendere a lavorare e a criticare i due governatori. Allo stesso tempo, l’iniziativa del “centro” cerca di spiazzare il PT di Lula, il PCdoB e le altre forze della sinistra politica allontanandola da una eventuale alleanza con il centro. Con un documento firmato da molte figure dell’opposizione si chiedono le dimissioni di Bolsonaro, nonostante le titubanze ed il dibattito interno in alcune forze politiche, anche della sinistra, preoccupata di aprire la strada ai militari. Inoltre ci sono da segnalare i tentativi mai sopiti di eliminare il PT dal registro elettorale, con l’accusa di essere una “organizzazione criminale”.
Dal canto loro i movimenti sociali (Frente Brasil Popular e Frente Povo Sem Medo) hanno presentato una loro piattaforma rivendicativa con 60 misure urgenti. Al centro della piattaforma ci sono il rafforzamento della salute pubblica, la garanzia di reddito e di occupazione, la protezione sociale ed il diritto all’alimentazione per tutti, diritto alla casa, riconversione dell’economia e dell’uso delle risorse pubbliche. Bolsonaro è visto come la minaccia principale alla sicurezza ed al benessere ella popolazione e ne chiedono le immediate dimissioni. Certo, la capacità dei settori popolari di reagire con mobilitazioni di piazza in questo momento è fortemente limitata dalla quarantena, ma si moltiplicano le iniziative nelle reti sociali che provano a mantenere organizzazione. E soprattutto nelle grandi città, continuano massicci panelaços (le battute di pentole…) contro Bolsonaro, anche da parte di settori di classe media che lo avevano votato.
In uno scenario difficile da prevedere, è ancora lontana la prospettiva di articolazione tra movimenti sociali e sindacali dal basso, settori del mondo economico (in particolare le PMI) ed un’opposizione parlamentare ed istituzionale, che si batta per un diverso governo.
Nel breve periodo, lo scenario è quello di una crescente instabilità. Con molte contraddizioni al suo interno, l’élite dominante ha però bisogno di ordine e potrebbe ipoteticamente scommettere sull’allontanamento di Bolsonaro e un ricambio con il vicepresidente Mourão. Il re sarebbe nudo, con i militari al governo per la seconda parte del mandato di Bolsonaro e con prospettive ignote, ma troppo simili alla storia dell’America Latina del passato recente.
Dulcis (?) in fundo, rimane l’incognita della posizione degli Stati Uniti, che in questa fase rimangono dietro le quinte.
Finisco con una frase presa in prestito da un noto umorista brasiliano, conosciuto come Barão de Itararé: “Tutto può accadere, anche nulla”.
Note:
[i] Il capo della Casa Civil è il braccio destro del Presidente e nei sistemi presidenzialisti è considerato il ministro più importante, una sorta di ministro coordinatore del governo. Può essere comparato al capo del governo dei sistemi parlamentari, anche se formalmente ciò corrisponde al presidente della Repubblica che allo stesso tempo esercita le due funzioni.
[ii] Nel 2013 erano 425.248 (Fonte IBGE 2013).
7 aprile 2020
Il blog di Marco Consolo
Marco Consolo, “Golpe in Brasile?” pubblicato il 07/04/2020 in Il blog di Marco Consolo, su [http://marcoconsolo.altervista.org/golpe-in-brasile/?fbclid=IwAR3y0hB_ZreMoeCwBfNmvJ9xqc02KaxLTor-UxJmJvaMSv553Ri38HFhPNc] ultimo accesso 15-04-2020. |