“Noi non ci siamo divisi, il partito ci ha dimenticati”


José Antonio Gutiérrez D.

Intervista ad Andrés París, ex-comandante delle FARC, sul lancio del Corpo-Riconciliazione.

Nel settembre del 2019 fu fatto conoscere un video nel quale si vedevano importanti ex comandanti delle FARC-EP in riunitone a Neiva, Huila, con l’Alto Consigliere per la Stabilizzazione, Emilio Archila, e con il direttore dell’Agenzia per la Reintegrazione e la Normalizzazione, ARN, Andrés Stapper [1]. Dietro a questa iniziativa c’erano ex guerriglieri della traiettoria di Andrés París, di Sonia, di Fabián Ramírez. A questa riunione parteciparono smobilitati di tutto il sud, così come alcuni dell’oriente, del Tolima e del Eje Cafetero. In questa riunione fu chiarito che le garanzie del governo per gli ex combattenti e i benefici della reintegrazione non erano condizionati dall’appartenenza o no al partito FARC, un partito nel quale un crescente numero di smobilitati non si vedono rappresentati. Dopo questa riunione venne il lavoro per costruire legalmente questa associazione, che fu fatto il 30 novembre dell’anno passato.

Ora, martedì 17 marzo, si farà l’iniziativa di lancio del Corpo-Riconciliazione. L’evento sarà nell’Aula Magna dell’Università Colegio Mayor de Cundinamarca (Calle 28 #5B-02, Bogotá D.C.). L’iniziativa sarà presieduta dalla presidente del Corpo-Riconciliazione, Omaira Rojas (Sonia) e dalla rettrice dell’Università, Olga Lucía Díaz. Da quando è stata annunciata la scommessa di coloro che cercavano il proprio reinserimento attraverso canali diversi da quelli stabiliti dal partito FARC, c’e chi ha discusso e criticato in modo veemente. Per conoscere meglio la proposta di un Corpo-Riconciliazione, abbiamo intervistato uno dei suoi animatori, Andrés París.

Che è il Corpo-Reintegrazione?

Il Corpo-Reintegrazione è un’associazione legale, un’associazione riconosciuta di noi ex combattenti che ci siamo legati al processo di reintegrazione alla vita civile nello spirito di quanto pattuito a L’Avana. Questo processo nasce a causa della negligenza del governo, unita all’incuria della direzione delle FARC che hanno lasciato centinaia, migliaia di ex combattenti gettati sul bordo dell’oblio.

Noi 13.300 ex combattenti abbiamo firmato la pace. Il governo doveva rispettare la rotta, dove si stabiliva che le risorse per la reintegrazione sarebbero state consegnate all’Ecomún, la cooperativa per la reintegrazione creata dall’accordo. Nonostante ciò, più di 9.000 combattenti stanno venendo assistiti individualmente negli uffici dell’ARN, non dell’Ecomún, fatto che rompe il carattere collettivo della reintegrazione. Questo carattere collettivo, in teoria, andava a rafforzare la struttura di partito.

L’Ecomún non ha né le risorse né le facoltà del governo. Questo avviene in parte per la politica di Pastor Alape, che ha permesso che le risorse della reintegrazione non entrino attraverso l’Ecomún ma alle ONG private che si stanno formando, e allora l’Ecomún sta morendo.

Chi si riunisce nel Corpo-Reintegrazione?

Rappresentiamo circa 2000 ex combattenti che sono usciti dall’abbandono degli spazi di reintegrazione. L’aspettativa, attualmente, è in crescita, nella medesima proporzione in cui è in crescita il deterioramento del partito. Siamo la speranza degli emarginati che lottano per reintegrarsi nella vita legale, così come dicono gli accordi. A Bogotà, per esempio, oggi incontriamo più di 900 ex combattenti. Loro assistettero in massa al nostro incontro di fondazione del 30 novembre 2019, qui a Bogotà.

Ci sono coloro che prospettano che questo progetto starebbe dividendo il partito FARC, che opinione meritano questi commenti?

Questo è un progetto rivendicativo, che ha una stretta relazione con il reinserimento degli ex combattenti. Non è un progetto politico, né una divisione del partito FARC. Noi non ci dividiamo, ma la cosa certa è che il partito ci ha dimenticati e, per questo, esercitando i nostri diritti cittadini, abbiamo deciso di organizzarci. Molti di noi che facciamo parte di questo processo siamo militanti del partito FARC. Io, per esempio, sono della direzione nazionale.

Ci sono settori che ci vogliono convertire nella giustificazione dell’indebolimento del partito, ma la crisi che attraversa il partito è responsabilità dell’attuale direzione che è presieduta da Timochenko, non di noi.

Sfortunatamente, il capo del partito FARC, Timochenko, ha pubblicizzato che siamo frazionisti, anche che facciamo parte delle dissidenze. Queste sono solo calunnie. Per questo rendiamo responsabili Carlos Antonio Lozada e Timochenko di quello che ci può succedere. Il fatto è che hanno già cominciato ad uccidere i nostri associati. Per esempio, la compagna Astrid Conde, che apparteneva alla Coagropaz, nel Huila, è la prima associata che ci hanno ucciso [Astrid Conde è stata assassinata da un sicario il 5 marzo, nel settore del Tintal a Kennedy, Bogotà]. I nostri membri nelle zone stanno ricevendo la medesima pressione del resto degli ex combattenti.

Come si riflette la crisi del partito FARC?

La crisi del partito si riflette nel numero di militanti del partito che è passato da più di 13.000 ad appena 2.600. Molti di questi militanti se ne sono andati nelle città per questo abbandono, che ha un altro impatto, perché il partito FARC sta smettendo di essere una proposta contadina. Oltre al processo di liquidazione fisica, il partito è trasformato ideologicamente e politicamente dall’attuale direzione. Gli tolgono il suo carattere rivoluzionario, radicale, bolivariano, creando un partito di segmenti del partito liberale con segmenti del santismo. Totalmente spogliato del suo carattere leninista, trasformandosi così in un guazzabuglio socialdemocratico e liberale.

Lei crede che questa crisi possa avere una soluzione?

Il partito, attualmente, è sul punto di non poter essere reinventato né rifatto. Noi settori emarginati siamo in attesa del destino finale del partito, ma la sua sorte è segnata: ha smesso di essere un partito rivoluzionario e sembra che l’intenzione del nucleo dirigente sia di farlo finire, così come hanno messo fine alle strutture del partito e della Marcha [Patriótica].

Nonostante ciò, lo spazio politico che la FARC ha costruito in decenni di resistenza non è scomparso. Tocca da lì costruire le proposte che, questa volta dalla legalità, riprendano gli storici obiettivi di questa grande proposta.

L’accordo di pace che abbiamo raggiunto è stato molto limitato, non è stato quasi toccato il tema economico e sociale, è rimasta intatta la dottrina delle Forze Armate. Il partito che sorgerà da questo spazio politico deve toccare tutti questi temi non trattati, e deve anche riprendere la lotta per reclamare tutto quello a cui non si è adempiuto. Questo non è avvenuto solo con le FARC. Il comune denominatore di questo governo è non adempiere con tutto il mondo, non solo con noi.

Noi, distinti settori disarticolati, stiamo lottando per la riorganizzazione di questo progetto rivoluzionario, ma lo faremo questa volta dalla legalità. C’è altra gente che ha proposto la rinascita delle FARC a partire da un’altra forma di lotta, da parte di coloro che sono rimasti alle armi, e di coloro che le hanno riprese a causa degli inadempimenti. Ma noi cerchiamo la rinascita di questo progetto a partire dalla legalità.

Che prospettive vede per questo nuovo progetto politico?

Crediamo che, anche se si può dire che le proposte rivoluzionarie di Marquetalia, del 1964, siano morte, ora le stiamo vedendo resuscitare in Colombia con le profonde scosse sociali. Il panorama politico è pieno di possibilità per la ricostruzione delle avanguardia rivoluzionarie. Il popolo ha delle guide che in questa fase si sono rafforzate. Crediamo che parte di questo cambiamento nello spettro politico della Colombia sia avvenuto grazie alla lotta armata, più all’influsso che il popolo ha ricevuto dal negoziato, sommato a quello che sta succedendo internazionalmente, dove anche, con difficoltà e contraddizioni, stanno sorgendo nuove forze. Dobbiamo organizzare ora, in mezzo a queste possibilità.

[1] https://www.youtube.com/watch?v=VDGe9VIPH8Y&feature=emb_logo

14/03/2020

Rebelión

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
José Antonio Gutiérrez D.Nosotros no nos dividimos, el partido nos ha olvidado” pubblicato il 14/03/2020 in Rebelión, su [https://rebelion.org/nosotros-no-nos-dividimos-el-partido-nos-ha-olvidado/] ultimo accesso 17-03-2020.

, , ,

I commenti sono stati disattivati.