Le recenti dichiarazioni del presidente della repubblica, Andrés Manuel López Obrador, sulla presentazione di bambini armati da parte del Coordinamento Regionale delle Autorità Comunitarie dei Popoli Fondatori (CRAC-PF) ad Alcozacán, municipio di Chilapa, sono di somma preoccupazione. Il mandatario ha identificato questo sistema di sicurezza e giustizia comunitaria, che fu creato con molto successo 25 anni fa dai popoli Me’phaa e Na’savi della Costa – Montaña, con gruppi della delinquenza organizzata. Niente di più lontano dalla realtà, i commenti che ha fatto il presidente nella sua conferenza mattutina del passato venerdì 31 gennaio, che la CRAC-PF abbia realizzato una “dimostrazione di presunzione, di prepotenza… (per cui) questi atteggiamenti di prepotenza non servono, non significano nulla, fanno rumore… dovrebbero avere vergogna di fare questo, non saranno applauditi per questo”. È chiaro che questo atteggiamento presidenziale si focalizza contro le organizzazioni criminali che negli ultimi anni si sono rafforzate, a seguito della complicità che prolifera tra i corpi di sicurezza dello stato, alcuni membri dell’esercito messicano e della marina, così come alcune autorità statali e municipali. La segnalazione è stata fatta senza nessuna sfumatura, si va malgrado ciò contro le autorità del CRAC-PF, facendo tabula rasa del prestigio che ha questa istituzione indigena nello stato del Guerrero.
Preoccupa che non forniscano al presidente una veritiera informazione sul lavoro che realizzano i gruppi della Polizia Comunitaria, che si reggono su un regolamento interno e che hanno l’assemblea comunitaria alla base del proprio funzionamento. Deduciamo che gli alti funzionari del gabinetto di sicurezza federale non dispongano di dati degni di fiducia né di una chiara radiografia di quello che sta succedendo nelle differenti regioni del paese, e nel caso concreto, della Montaña bassa del Guerrero. Lo stesso succede con i Tavoli di Coordinamento Statale per la Costruzione della Pace nel Guerrero, dove probabilmente si analizzano i differenti scenari delinquenziali che si sviluppano nelle sette regioni dello stato. È deplorevole che non si abbia il polso di quello che succede in municipi dove c’è un’alta incidenza delinquenziale e dove si trovano varie organizzazioni criminali che hanno preso il controllo territoriale. Intendiamo anche che si seguono puntualmente i fatti di violenza e le denunce che sono fatte che danno il modello per avere una mappa delinquenziale e di conseguenza predisporre azioni di contenimento e prevenzione del delitto.
Lo stesso presidente della repubblica ha espresso che non tutti i governatori stanno seguendo in modo prioritario il problema della violenza e dell’insicurezza, perché molti di loro non partecipano a questi Tavoli di Coordinamento. Non sappiamo se in realtà ci siano carenze nella conoscenza del contesto e nell’informazione che si elabora o, piuttosto, esistono anche interessi macrodelinquenziali che ostacolano le indagini e che mantengono intatto il patto di impunità.
Il peso della parola presidenziale acquista dimensioni inusitate per l’autorità che ostenta come capo della nazione. Le sue opinioni hanno molta forza, al punto che impattano sulle suddette persone. Il giudizio che dà a determinati fatti che succedono nel paese hanno un grande peso di veridicità, perciò, quello che giunge a dire il presidente nelle conferenze mattutine, un grande settore della popolazione lo prende come dati irrefutabili. Il potere che ostenta il presidente non è solo simbolico ma reale, quindi, tutto quello che dice si trasforma in notizia che colpisce nel bene o nel male le persone o le organizzazioni che sono motivo dei suoi commenti. Perciò, la segnalazione che ha fatto della CRAC-PF, non aiuta a chiarire l’ambiente di criminalità, che c’è nella regione di Chilapa e confonde gli attori che sono in questa lotta per il controllo territoriale. Si mettono al medesimo livello i gruppi della delinquenza organizzata, che pullulano nella regione, e le comunità indigene che aderiscono al sistema di sicurezza e giustizia comunitaria.
È importante mettere in risalto che i popoli originari dello stato del Guerrero hanno una cosmovisione che li rende differenti dal resto della popolazione nazionale. Hanno una propria forma di organizzazione sociale, politica e culturale. Come soggetti di diritti, i popoli e le comunità devono essere rispettati in una società multiculturale, pluralista e democratica.
Da prima della formazione dello Stato Nazionale, i popoli indigeni già contavano su un proprio sistema di giustizia, che oggi sopravvive nelle comunità come sistemi normativi interni, che comprendono istituzioni, procedure, principi e lineamenti, per garantire la sicurezza e la giustizia comunitaria. La difesa di questi sistemi oggi è riconosciuta come un diritto dei popoli e delle comunità, da strumenti come la Convenzione 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL).
Su questa linea di rivendicazione dei propri diritti, i popoli indigeni dell’America -e in modo rilevante del Messico- hanno ingaggiato significative battaglie per affermarsi, ricostituirsi e invertire la persecuzione contro i loro sistemi normativi interni. Non si devono trascurare le discussioni che ci sono state nelle Organizzazioni e nei Forum Internazionali come l’OIL, il Forum Permanente, il Meccanismo di Esperti sui Popoli Indigeni che dipende dal Consiglio dei Diritti Umani dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e nello stesso Sistema Interamericano dei Diritti Umani. Con differenti sfumature, sul piano internazionale si è stabilito il diritto dei popoli indigeni di conservare e mantenere i loro propri sistemi normativi.
C’è chi considera che questi sforzi, nel caso del Messico, si siano cristallizzati nella Riforma Costituzionale dall’articolo 2 della Costituzione Politica del Messico dell’anno 2001, che come si sa non è stato sufficiente per riconoscere precisamente i diritti collettivi dei popoli indigeni. Nonostante ciò, è necessario sottolineare che, da prima di questa controriforma, con il degno influsso della sollevazione zapatista del 1994, i popoli indigeni hanno incominciato a rafforzare la proprie forme di organizzazione sociale e politica: nel Chiapas sono stati formati i Caracoles, in altri stati sono sorti giudici indigeni, e nel Guerrero nel 1995 fu formato il Coordinamento Regionale delle Autorità Comunitarie – Polizia Comunitaria (CRAC-PC).
Nello stato il CRAC-PC è un organismo collettivo dei popoli originari, il cui processo di nascita, sviluppo e consolidamento si è trasformato in un sistema di giustizia effettivo e di successo. Le medesime statistiche lo hanno dimostrato riducendo i livelli di criminalità nel territorio comunitario della Montaña e della Costa Chica. I cammini e i paesi dove impera il sistema di giustizia del CRAC oggigiorno sono sicuri; lì si può camminare e dormire tranquillamente, anche quando il funzionamento della Polizia Comunitaria è stato permanentemente oggetto di persecuzione e insulti da parte delle autorità. Per questa ragione, ha ispirato altri progetti di sicurezza e giustizia nel nostro stato e in altri.
Il CRAC sta funzionando da venticinque anni. Conta su un regolamento che ha condensato i sistemi normativi dei popoli indigeni che si trovano nel territorio comunitario, senza asfissiare il dinamismo proprio del diritto comunitario che per sua stessa natura è orale e casistico. Questo regolamento è l’ambito d’azione della Polizia Comunitaria e dei suoi Coordinatori.
Il CRAC imparte giustizia mediante un processo eminentemente orale, immediato, semplice, spedito, basato sulla cosmovisione indigena e la retribuzione comunitaria. È retto dai principi di imparzialità e indipendenza, rispettoso dei diritti umani universalmente riconosciuti. L’azione dei poliziotti e dei coordinatori si sottomette permanentemente ad un esigente meccanismo di rendiconti e di controllo: l’Assemblea comunitaria alla quale le autorità del CRAC si sottopongono.
Oggigiorno il CRAC, con le sue case di giustizia a San Luis Acatlán, Ziltlaltepec, Espino Blanco, Las Juntas ed El Paraíso, è un attore fondamentale del movimento sociale guerrerense e un esempio a livello nazionale della ricostituzione dei sistemi normativi dei popoli indigeni. In mezzo alla crisi di violenza che colpisce il paese, il CRAC brilla come un’alternativa di giustizia e sicurezza con un radicamento comunitario. Il CRAC-PF non è un’organizzazione delinquenziale, non è nemmeno un’istituzione creata dai popoli indigeni per presunzione e prepotenza.
È importante dire che la nascita del CRAC-PF nella regione di Chilapa avviene nell’ambito di sistematiche aggressioni da parte di comunità vicine, a seguito di annosi conflitti agrari e dell’incursione di gruppi della delinquenza organizzata in questa regione, che contano sulla complicità di autorità municipali e statali.
Questo crescente e brutale assedio contro le comunità che si sono riunite intorno al sistema del CRAC-PF, da parte del gruppo della delinquenza organizzata, ha obbligato 16 comunità nauas a prendere la decisione di implementare le misure di sicurezza, raddoppiando la vigilanza alle entrate dei propri paesi e stabilendo una guardia permanente che protegga le famiglie quando si allontanano a fare i loro lavori nel campo. È stato nell’ambito di queste assemblee dove i capi, le madri e i padri di famiglia di Ayahualtempa e Alcozacán hanno deciso di incorporare 19 bambini nelle file della Polizia Comunitaria, come una misura estrema, per far fronte alla violenza criminale. Questa lotta è quella che onora i propri antenati difendendo il proprio territorio e la propria vita, e perciò per nessun motivo “gli dà vergogna”.
Centro dei Diritti Umani della Montaña Tlachinollan
3 febbraio 2020
Tlachinollan
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Centro dei Diritti Umani della Montaña Tlachinollan,“¿Fantoches los indígenas?” pubblicato il 03/02/2020 in Tlachinollan, su [http://www.tlachinollan.org/opinion-fantoches-los-indigenas/] ultimo accesso 07-02-2020. |