Salari da pagare, squadracce e uno sciopero nazionale: appunti per intendere perché Chubut arde


La CTERA ha convocato uno sciopero nazionale dopo l’attacco contro i docenti chubutensi che sono stati aggrediti da una squadraccia mentre effettuavano diversi blocchi stradali per salari dovuti. Da parte del sindacato sottolineano a lavaca che l’attacco non ha avuto a che vedere con dei lavoratori petroliferi, che durante i blocchi hanno manifestato la propria solidarietà, ma con dei gruppi di scontro legati al governo provinciale.

Avviene nell’ambito della crisi che da un anno attraversa la provincia e che ha avuto come cornice la rinuncia di tre ministri. Sullo sfondo: la crisi nazionale, il Patto Fiscale che soffoca le casse locali e il modello produttivo di una provincia estrattiva.

“Non possiamo leggere quello che succede a Chubut senza fare una correlazione diretta tra come la crisi nazionale si scarica sulle provincie e il modello produttivo che permette questi dispositivi”. Così sintetizza a lavaca la delegata della Regionale Sud dell’Associazione dei Lavoratori di Chubut (ATECH), Magalí Stoyanoff, la crisi che da un anno attraversa la provincia, che si è aggravata questo mese con i blocchi stradali e che ieri ha aggiunto un nuovo capitolo con l’attacco di una squadraccia alle maestre. Per questo motivo, la CTERA ha convocato uno sciopero nazionale in tutto il paese con mobilitazioni fino all’Obelisco.

Il sindacato distingue rapidamente l’attacco che hanno subito dalla solidarietà che i lavoratori petroliferi hanno dato ai blocchi durante tutto il conflitto. “Non erano petroliferi, era tutta gente al soldo”, dichiarano sulla situazione di terrore che hanno vissuto verso le quattro del mattino: circa 200 persone, con bastoni e incappucciati, sono scesi dai camioncini e hanno bruciato le “casupole” che i docenti avevano eretto per proteggersi dal freddo. “Era una zona liberata: nemmeno un poliziotto”, descrivono.

Che succede a Chubut

Stoyanoff precisa che bisogna riandare al 2018 per intendere questo presente. “L’anno passato tutti noi statali della provincia dovemmo affrontare il pagamento scaglionato che il Governo fece all’inizio dell’anno; lì si dette vita al Tavolo di Unità Sindacale, che coordinava tutti i sindacati statali. Le misure di forza occuparono quattro mesi del primo semestre. Questo raggiunse un certo livello di accordo sul pagamento scaglionato, ma con il rifiuto del governo di aprire commissioni paritarie salariali e un’altra serie di misure, che avevano a che vedere con la flessibilizzazione e che in base ai decreti stavano colpendo aree dell’amministrazione pubblica, questo scenario torna a ripetersi quest’anno”.

Nell’anno elettorale, il governo di Mariano Arcioni (che salì al potere nel 2017 dopo la morte di Mario Das Neves, e che fu rieletto l’anno scorso con il 39,4% dei voti) ha annunciato che non poteva pagare gli stipendi e iniziava così un cronogramma di pagamenti scaglionati che produceva anche conflitti con il lavoro sociale. “Questo significava che il lunedì potevamo avere una copertura, ma non il resto della settimana”.

Come si può valutare questo dato?

Il lavoro sociale è quello che agglutina tutti i lavoratori statali e questo sistema previdenziale è la cassa piccola del Governo, che riconosce di avere un debito di 1,5 miliardi di pesos con la nostra cassa. A questo bisogna aggiungere l’infrastruttura scolastica e le attrezzature: dall’aumento delle tazze di latte per la situazione di fame che stiamo attraversando al fatto che senza riscaldamento in inverno non puoi lavorare. Molte scuole sono senza lezioni per questa negligenza statale.

In agosto i blocchi delle strade e gli scioperi sono aumentati. A metà del mese la Stoyanoff è stata arrestata insieme al segretario generale della Regionale Sud di ATECH, Daniel Murphy. Oggi dice: “Ci inorgoglisce dire che hanno fatto cilecca: la gente si è fatta in quattro con la solidarietà e si sono riprodotti blocchi in località dove non erano pianificati. È diventato chiaro che dovevano fornire qualcos’altro”.

L’estrattivismo sociale

La delegata sottolinea anche che non bisogna separare questa crisi dal modello produttivo della provincia, rappresentato da tre peculiarità:

– “Riguardo al sud della provincia, la produzione di petrolio è, quasi totalmente, nelle mani della Panamerican, e in minor misura dell’YPF. Sono quelle che hanno il maggior fatturato nella provincia in emissione di dollari”.

– “Riguardo al nord della provincia e a Puerto Madryn, abbiamo l’Aluar con alti indici di contaminazione, con l’impresa idroelettrica sussidiata e con molte prebende che la convertono nella seconda in ordine di fatturato nella provincia”.

– “Dopo, latifondisti come Benetton con migliaia e migliaia di ettari, in una situazione in cui la stessa Sociedad Rural ha riconosciuto che non pagano imposte rurali. A questo bisogna aggiungere la pesca, che nonostante i suoi alti e bassi, ha attraversato un periodo molto buono”.

La Stoyanoff descrive questo schema e spiega che da parte del Tavolo di Unità Sindacale è stato promosso un progetto su una legge tributaria di emergenza per tassare i settori della provincia con maggiore potere. “Da parte della provincia si giustificano dicendo che non hanno un soldo. Certo: la ricchezza se la portano via sempre gli altri. Ma non solo ci lasciano la contaminazione, ma anche i passivi”. Dall’inizio del conflitto, ci sono stati tre ministri (Educazione, Salute ed Economia) che hanno rinunciato.

La delegata precisa che la riforma “gratta dove prude”. Che vuol dire? “È quello che facciamo noi docenti quando andiamo in strada per colpire l’attività petrolifera. Che sia chiaro: non è contro i lavoratori né la comunità, ma contro i grandi impresari che sono i primi che fanno appello al governatore, in una provincia che non ha fondi anche perché è rimasta bloccata dal Patto Fiscale del Governo nazionale, che ha passato responsabilità nazionali alle casse provinciali”.

In questo senso, i docenti e gli statali sono tornati in agosto nelle strade. “Abbiamo fatto blocchi di dieci giorni, dove abbiamo raccolto l’enorme solidarietà dell’insieme della comunità che comprende la protesta e che non ci ha richiesto questo mese di lezioni perdute. Questo lo dico con molto dolore, ma non possiamo rendere naturale l’ingiustizia di non riscuotere i nostri salari”.

La Stoyanoff situa in questo intreccio di solidarietà i lavoratori petroliferi. “Non ci stancheremo di ripetere che l’attacco non ha nulla a che vedere con i lavoratori: loro si toglievano gli stivaletti per darli a noi docenti durante i blocchi e così proteggerci dal freddo. Ma anche loro stanno venendo estorti, per la situazione di blocco dei combustibili: un braccio di ferro tra gli operatori della zona con la Nazione per cui hanno minacciato licenziamenti, di sospendere l’attività e di chiudere i posti di lavoro, dove lavorano più di 300 persone. Molte famiglie dipendono da questo”.

I lavoratori statali sono rimasti in questo fuoco incrociato. Da parte del sindacato mettono in discussione il segretario generale del Sindacato del Petrolio e del Gas Privato di Chubut, Jorge Ávila, che aveva istigato alla violenza giacché nei media locali aveva dichiarato che sarebbero “passati sopra ai picchetti”. I sindacati hanno contestato anche il coordinatore del Gabinetto, Federico Massoni, per essere “l’orchestratore dell’attacco della squadraccia”, giacché molti lo hanno individuato al momento dell’attacco. La Stoyanoff: “Sono coloro che hanno fatto ritirare due minuti prima l’unica auto della polizia che c’era durante la giornata, per cui così è stata liberata tutta la zona”.

Dal sud, stavano da tempo chiedendo alla CTERA una misura di forza a livello nazionale. Nel frattempo, nella provincia raccolgono anche la solidarietà di altri sindacati come quello dei Camionisti e dell’UOCRA, che sciopereranno. “È la miglior carta che abbiamo: non siamo isolati. Dopo, decideremo la continuazione delle misure. Per ora, siamo in sciopero fino a questa settimana”.

04/09/2019

lavaca

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Salarios impagos, patotas y un paro nacional: apuntes para entender por qué Chubut arde” pubblicato il 04/09/2019 in lavaca, su [https://www.lavaca.org/portada/salarios-impagos-patotas-y-un-paro-nacional-apuntes-para-entender-por-que-chubut-arde/] ultimo accesso 07-09-2019.

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