Dopo il pañuelazo (sfazzolettata) federale del 19 febbraio e l’affollata mobilitazione dell’8 marzo, il vasto movimento femminista è tornato a prendere il volo, questa volta, all’ottava presentazione del Progetto di Legge di Interruzione Volontaria della Gravidanza.
Laboratori di formazione e banchetti di materiali e scambio hanno scandito la giornata di lotta che da mezzogiorno ha occupato le strade nelle vicinanze del Congresso. È che “mai abbiamo lasciato le strade né i quartieri”, spiegano da parte della Campagna Nazionale per il Diritto all’Aborto Legale, Sicuro e Gratuito.
E certamente, questo si vedeva: dai quartieri, dai sindacati, dai centri di studio, dal lavoro, dall’interno del paese, dalle proprie case, giungevano migliaia di donne con il fazzoletto verde, adolescenti, bambine, identità dissidenti, brillando di verde, dipinte di verde… Qualcosa molto di più di un simbolo mistico, un segnale di forza nell’identità, strapieno di ragioni: la difesa della vita e l’emancipazione delle donne. Centinaia di migliaia nelle strade un’altra volta per lottare per i propri diritti irrinunciabili.
Tra grancasse, canti, striscioni e cartelli, le femministe nel loro percorso sono andate coltivando l’effervescenza, che nel pomeriggio, già era un fatto politico; di vitalità, di intransigenza al patriarcato, di ribellione organizzata.
Progetto di legge
Gli articoli del progetto di legge di interruzione volontaria della gravidanza (IVE) presentati questo 28 maggio, in occasione del Giorno Internazionale di Azione per la Salute delle Donne, sono stati discussi ed elaborati dalla Campagna Nazionale per il Diritto all’Aborto Legale, Sicuro e Gratuito (attiva dall’anno 2005).
Il progetto stabilisce come soggetto, con diritto ad interrompere una gravidanza, le donne e le identità con capacità di avere una gestazione, potendo accedere ad un aborto legale e sicuro fino alla 14a settimana di gestazione, in modo gratuito negli ospedali e nei centri sanitari pubblici.
In fondo -hanno spiegato da parte della Campagna-, “il dilemma che si presenta non è aborto sì o no, ma continuare con l’aborto clandestino o approvare l’aborto legale”.
“Per questo lottiamo affinché sia legale”, “perché legale o illegale le ragazze abortiscono ugualmente e mentre le classi alte abortiscono in silenzio e nei dollari, le ragazze povere sono quelle che muoiono”, hanno affermato.
L’aborto deve essere una materia di sanità pubblica: si tratta “dell’aborto legale per non morire, di anticoncezionali per non abortire ed educazione sessuale per decidere”, hanno aggiunto.
Il progetto specifica, inoltre, che al di là delle 14 settimane le persone possono accedere all’interruzione legale della gravidanza quando si tratta di violenza o di rischio di vita o di salute integrale. E si stabilisce la depenalizzazione completa per coloro che decidono di abortire.
D’altra parte, la Campagna Nazionale ha presentato una serie di rivendicazioni e di progetti politici, come la separazione di Stato e Chiesa: “Stato Laico ora”. La Chiesa, hanno argomentato quelle che hanno convocato, ostacola il progresso sociale che il femminismo sta cercando di promuovere a livello internazionale. Hanno spiegato, inoltre, che una delle sfide è che la maternità sia il prodotto non dell’ordine, ma del desiderio.
Con una nuova scusa del governo: “Per la poca attività del Congresso davanti alle elezioni, l’aborto non sarà dibattuto quest’anno”.
È stato approvato nelle strade
“Le strade sono entrate nel Congresso”, hanno ribadito le convocanti durante la conferenza stampa realizzata prima di consegnare il progetto, dando una lezione di come le frontiere tra il “dentro” al recinto parlamentare e il “fuori”, le strade, sfumano e si trasformano, quando i progetti sono presi in mano da coloro che sentono, vivono e subiscono le problematiche sociali. Quando la presa di potere e la costruzione di potere, si scontra, polemizza e critica, nello stesso momento in cui costruisce forze e proposte.
“Aborto legale ora”: perché è una questione di Diritti Umani, perché è una questione di giustizia sociale, hanno affermato da parte della Campagna, allo stesso tempo hanno descritto i maltrattamenti e il disprezzo che subiscono le donne che abortiscono dalle istituzioni pubbliche (soprattutto ospedali), la condanna criminale della giustizia e la stigmatizzazione sociale.
Il pañuelazo percorre il mondo
In 50 punti del territorio nazionale, le braccia agguerrite di migliaia di donne hanno sollevato il fazzoletto verde facendo scoppiare un PAÑUELAZO che ha oltrepassato i limiti territoriali statali, raggiungendo 70 località di tutto il mondo; un fenomeno eccezionale di cui ci sono pochi precedenti, tra i quali spicca l’8 marzo.
Il pañuelazo ha percorso il mondo, dimostrando l’unità e la persistenza che stanno sviluppando le lotte femministe che intrecciano reti, collettivi e solidarietà, sfidando il patriarcato e il machismo.
Una nuova battaglia vinta per la storia di questo movimento che emerge dalle viscere della società.
Video: Gladys Quiroga – Foto: María Torrellas (Resumen Latinoamericano)
28 maggio 2019
Resumen Latinoamericano
Video: WhatsApp-Video-2019-05-28-at-5.34.59-PM.mp4
Video: WhatsApp-Video-2019-05-28-at-6.10.42-PM.mp4
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Valeria Fariña, “Argentina. Presentan nuevamente el proyecto de Ley del aborto: Una multitud lo aprobó en las calles” pubblicato il 28/05/2019 in Resumen Latinoamericano, su [http://www.resumenlatinoamericano.org/2019/05/28/argentina-presentan-nuevamente-el-proyecto-de-ley-del-aborto-una-multitud-lo-aprobo-en-las-calles-fotoreportaje/] ultimo accesso 30-05-2019. |