Paraguay: 600 poliziotti hanno sgombrato 20 famiglie contadine e hanno distrutto le loro case


Lo scorso 2 maggio la procuratrice Lilian Ruiz di San Estanislao, dipartimento di San Pedro, ha guidato un’operazione dove circa 600 poliziotti hanno sgombrato 20 famiglie contadine insediate da 15 anni nell’accampamento Mbocajaty, zona di Jejui, distretto di Liberación, a 300 chilometri da Asunción.

Questo, secondo le informazioni ottenute dalle famiglie colpite, che hanno segnalato che la procuratrice apparentemente contava su un ordine di ricerca, ma quello che ha eseguito sul terreno è stato uno sgombero con sfratto.

Sempre secondo le famiglie denuncianti, l’operazione ha distrutto 25 abitazioni, 800 metri di linee elettriche installate nel passato dalle famiglie e dallo stesso stato paraguayano, un pozzo artesiano, vari metri di condutture d’acqua, una motopompa e due ettari e mezzo di coltivazioni per l’alimentazione come manioca, mais, banane, ananas, mandarini, susine…

Altre conseguenze sono state, secondo gli informatori locali, la perdita di circa 40 galline delle famiglie, che sono morte o sono scomparse dal luogo.

Comprovata la situazione, saremo di fronte ad un nuovo caso di un agente della procura che oltrepassa le proprie funzioni, realizzando un procedimento come lo sgombero, che riguarda esclusivamente l’ambito civile della Giustizia, e non i procuratori.

Queste irregolarità degli agenti pubblici nel paese sono una pratica generale, e nel passato hanno già generato un profondo impatto sulla società paraguayana e sulla qualità della democrazia in casi analoghi, come quello di Curuguaty, che terminò in un massacro con 17 morti e la deposizione di un presidente della Repubblica.

Le famiglie colpite affermano che le terre fanno parte di una colonia statale chiamata Yoayu Manzana Santa Elena che occupano da 15 anni, per cui già contano su diritti di possesso.

Hanno detto che gran parte dei lotti sono appartenuti nel passato ad una famiglia di agricoltori  il cui cognome era Giménez, che ora sono morti, e che all’improvviso sarebbe apparsa una persona di cognome Ramírez Infante, che si attribuisce la proprietà.

Hanno commentato che l’operazione ha ridotto in mille pezzi la costruzione comunitaria di 15 anni di lavoro e ha lasciato le famiglie al margine di un’altro insediamento vicino, dove attualmente sono ammucchiate e in angoscia.

Hanno anche affermato che nessuna istituzione statale li ha assistiti durante lo sgombero, né li ha orientati in un altro luogo per la ricollocazione, un protocollo umanitario del diritto internazionale dei diritti umani a cui è obbligato lo stato paraguayano.

Che dicono le leggi e i trattati riguardo allo sgombero

Tanto le leggi nazionali come i trattati internazionali ratificati dallo stato paraguayano stabiliscono che lo sgombero deve avvenire solo dopo un processo in una corte di giustizia civile, e che devono essere esaurite tutte le istanze per, possibilmente, non giungere a realizzarlo.

Nel caso fosse inevitabile l’esecuzione, lo stato paraguayano è quello che deve farsi carico della responsabilità della situazione di crisi umanitaria che si genera tra le famiglie sgomberate.

11 maggio 2019

Resumen Latinoamericano

Video: El-Ministerio-Público-ejecutó-un-desalojo-irregular-y-destruyó-25-viviendas-en-San-Pedro-581×400.jpeg

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Paraguay. 600 policías desalojaron a 20 familias campesinas y destruyeron sus viviendas” pubblicato il 11/05/2019 in Resumen Latinoamericano, su [http://www.resumenlatinoamericano.org/2019/05/11/paraguay-600-policias-desalojaron-a-20-familias-campesinas-y-destruyeron-sus-viviendas/] ultimo accesso 16-05-2019.

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