Se piango… smetto di essere giornalista?


Daniel Francisco/Damián Mendoza

Nel Veracruz c’è il narcocimitero più grande dell’America Latina che si trova a Colinas de Santa Fe, nell’ultimo periodo di settembre del 2008 si parla di 305 crani e 21 mila frammenti di resti ossei.

El Tigrillo è il cercatore di persone scomparse più giovane del mondo, ha 8 anni, e ha già appreso di cosa odora la terra di morte, già sa che i morti puzzano. In una delle ricerche El Tigrillo trovò una fossa, quando scavarono e trovarono lo scheletro, la prima cosa che domandò a sua madre fu: questo è il mio papà? German Canseco, giornalista del settimanale Proceso, afferma che il libro “Los buscadores” (I cercatori) è un omaggio a coloro che cercano i propri familiari. Per azione o per omissione, postilla, lo stato sta dietro a questo.

Il libro riflette dieci anni di lavoro del gruppo di reporter di Proceso. Nella copertura di questo tema è sorta una domanda “che ci siamo fatti noi vari giornalisti: se piango… smetto di essere giornalista? Credo che per essere giornalista devi essere una buona persona, ti deve importare dell’altro, postilla Canseco.

Jaime Luis Brito, corrispondente di Proceso nel Morelos, dice che nessuno scompare, le persone che chiamiamo scomparse sono persone che il crimine organizzato e il crimine di stato ha utilizzato per qualche tipo di crimine: “Le persone che scompaiono possono scomparire perché le hanno sequestrate, perché sono nella questione della tratta, perché stanno effettuando lavori forzati, anche perché c’è la questione del traffico di organi, perché ci sono reti di prostituzione e di pornografia”.

Aggiunge che non ci sono persone scomparse, ci sono persone che non sono con noi perché stanno venendo utilizzate da qualche gruppo criminale. “Quando uno perde un familiare uno perde la possibilità di piangerlo da qualche parte, di lamentare questa perdita, di cominciare un processo di lutto, come dire, un processo che permetta di elaborare, assumere, questa perdita e darle un senso per la propria vita, nonostante ciò, quando una persona scompare non c’è la possibilità del lutto. Il dolore è un dolore continuo perché la famiglia che perde un familiare, la famiglia alla quale scompare uno dei suoi membri è una famiglia mutilata”.

Precisa che oggi abbiamo circa 40 mila famiglie mutilate, perché in Messico ci sono 40 mila persone scomparse. Alcune di queste famiglie hanno perso più di un familiare. “Non è un tema che succede solo ad alcuni, può succedere a tutti noi”.

Noe Zavaleta, corrispondente di Proceso nel Veracruz, ha detto che “quando nel 2017 chiudemmo questo libro, la cifra di veracruzani scomparsi era di 3.600, gli ultimi rapporti ufficiali segnalano che la cifra è arrivata a 4.050. Una persona ogni quattro che nel paese scompare avviene in territorio veracruzano. Oggigiorno ci sono mille corpi senza identificazione nelle fosse comuni del Veracruz, in cimiteri clandestini, dove la Polizia Ministeriale non può più continuare ad esumare corpi perché non ci sono più medici legali e non ci sono più fosse comuni”.

Nel Veracruz c’è il narcocimitero più grande dell’America Latina che si trova a Colinas de Santa Fe, nell’ultimo periodo di settembre del 2008 si parla di 305 crani e 21 mila frammenti di resti ossei, ha terminato.

Il libro “Los buscadores” (I cercatori) è stato presentato nell’ambito della Fiera Internazionale del Libro Universitario (FILU 2019) dell’Università Veracruzana.

16 aprile 2019

UNAM Global

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Daniel Francisco/Damián MendozaSi lloro…¿dejo de ser periodista?” pubblicato il 16/04/2019 in UNAM Global, su [http://www.unamglobal.unam.mx/?p=63122] ultimo accesso 15-05-2019.

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