– In una riunione tra impresari e autorità di governo, tra loro il presidente Evo Morales, si è concordato di ampliare la frontiera agricola di 250.000 ettari per la coltivazione di due nuove sementi di soia modificata.
– Esperti affermano che l’accordo causerà maggiore deforestazione, oltre ad andare contro alle attuali norme e a significare un rischio per la biodiversità.
Un accordo tra il governo di Evo Morales e gli agroindustriali di Santa Cruz ha dato inizio ad una nuova polemica in Bolivia. Si tratta dell’autorizzazione all’uso di soia geneticamente modificata destinata alla produzione di biodiesel, una decisione annunciata, lunedì 18 marzo, dopo che il vicepresidente, Álvaro García Linera, il ministro degli Idrocarburi, Luis Alberto Sánchez, e il presidente Morales si erano riuniti con gli impresari privati a Santa Cruz de la Sierra.
Il negoziato si propone di ampliare la frontiera agricola di 250.000 ettari addizionali al milione e 300 mila ettari che dall’anno 2004 già esistono per la semina di soia transgenica, quando il governo approvò l’uso di questa coltivazione modificata, ma la cui varietà è differente da quella che si permette con il nuovo accordo.
Questo incremento di territorio servirà a produrre 100 milioni di litri di combustibile vegetale, come ha annunciato il ministro degli Idrocarburi il giorno in cui è stato firmato l’accordo.
Le polemiche non hanno tardato a giungere da parte dei settori che vedono la soia transgenica come un rischio per la biodiversità, oltre a contestare l’aumento della deforestazione e l’illegalità della misura assunta dal governo boliviano.
Boschi a rischio per l’espansione agricola
Per il ricercatore Marco Gandarillas, responsabile dell’incidenza politica del Centro di Documentazione e Informazione Bolivia (CEDIB), la decisione adottata dal presidente Morales è “un attentato contro l’ambiente e la biodiversità”. Secondo quanto sostiene, l’ampliamento della frontiera agricola per la coltivazione di soia transgenica “è una sollecitazione diretta a deforestare boschi e a promuovere l’espansione di agro-negozi sui territori che devono essere destinati alla conservazione o che appartengono a comunità indigene”.
Quello che succede nella Riserva Forestale Guarayos è un esempio di questo -dice Gandarillas- dato che le coltivazioni avanzano praticamente fino al bordo dei boschi primari che questa area protetta ancora conserva. In questo territorio si sono già create tensioni tra il popolo indigeno Guarayo e impresari, contadini, coloni e altri occupanti per seminare e allevare bestiame in terre che per legge hanno un uso strettamente forestale. Il cambiamento del territorio è stato di una tale dimensione che, nell’anno 2017, il governo boliviano ha accordato il ridimensionamento della riserva che abbraccia più di un milione di ettari. La decisione ha provocato la reazione delle comunità native che abitano in questo spazio.
Ma a Gandarillas preoccupa anche che i livelli di deforestazione potrebbero superare la quantità di ettari annunciati dal governo, perché questa misura sarebbe una sollecitazione affinché nuove aree di agro-negozio avanzino su terra a vocazione forestale. “Ci sono esperti che calcolano in 400.000 ettari la deforestazione per questa causa. In Bolivia abbiamo già un tasso di deforestazione di 300.000 ettari annuali”, commenta.
Gary Rodríguez Álvarez, amministratore generale dell’Istituto Boliviano del Commercio Estero (IBCE) a Santa Cruz, afferma che la Bolivia ha “moltissima terra a vocazione agricola” e stima che questo in nessun modo significherà che le coltivazioni di soia invaderanno quelle che non abbiano questa destinazione. “Il governo propone 250.000 ettari, ma a Santa Cruz c’è la possibilità di crescere, tranquillamente, fino ad un milione di ettari addizionali che hanno vocazione agro-produttiva per la soia”. Rodríguez ha aggiunto che potrebbero essere anche presi in considerazione i territori con vocazione agricola di altre regioni del paese.
Un problema per la biodiversità
L’amministratore dell’IBCE a Santa Cruz sostiene che quello che ha fatto il governo è stato di soddisfare una richiesta dei piccoli e medi produttori di Santa Cruz -circa 12.000 in questa regione- che negli ultimi anni hanno avuto problemi come calamità e siccità. Attualmente -continua- l’unica soia autorizzata è resistente ad un tipo di erbicida, ma “gli agricoltori chiedono una coltivazione che tolleri la siccità e che sia anche resistente all’attacco degli insetti”.
Secondo l’Osservatorio Agroambientale e Produttivo (OAP) del Ministero dello Sviluppo Rurale e delle Terre, durante l’ultima campagna agricola la produzione di soia è giunta in tutto il paese a 2,9 milioni di tonnellate. Riguardo alla quantità che si coltiva a Santa Cruz, l’Associazione dei Produttori di Oleaginose e di Grano (ANAPO) indica che nel 2018 sono state 1,2 milioni le tonnellate di soia, di cui l’80% è stato commercializzato nel mercato estero per più di 1 miliardo di dollari.
Dall’altra sponda, Miguel Ángel Crespo, direttore dell’istituzione Produttività Biosfera Ambiente (PROBIOMA) polemizza con la decisione del governo di autorizzare l’introduzione di nuove varietà di soia transgenica perché va contro ciò che indica la Costituzione Politica della Bolivia, così come la Legge della Madre Terra e l’Accordo di Cartagena, tra le altre norme nazionali e internazionali. “Queste norme proibiscono l’introduzione di transgenici”, commenta.
Nell’articolo 255 della Costituzione Politica dello Stato della Bolivia si precisa la proibizione dell’importazione, produzione e commercializzazione di organismi geneticamente modificati e di elementi tossici che danneggino la salute e l’ambiente. Anche la Legge Quadro della Madre Terra e dello Sviluppo Integrale per Vivere Bene, promossa da Evo Morales, proibisce l’introduzione, produzione, uso, liberazione e commercializzazione di sementi modificate che siano corrispondenti a coltivazione originarie della Bolivia e di quelle che attentino al patrimonio genetico, alla biodiversità e alla salute.
Ma l’opposizione di Crespo non solo si sostiene in ambito legale. La sua preoccupazione ha a che vedere con le caratteristiche delle due nuove varietà che saranno utilizzate nel paese per la produzione di biodiesel, perché, afferma, avranno un impatto negativo a causa del fatto che si dovranno applicare pesticidi addizionali a quelli che già si utilizzano nel paese. “Questa soia non solo è resistente al glifosato, come quelle che già si usano in Bolivia, ma è anche resistente al glufosinate di ammonio”.
Il glifosato e il glufosinate di ammonio sono erbicidi che si usano per il controllo della erbacce durante il pre-raccolto della soia o di altre coltivazioni. Il glifosato è stato al centro di polemiche tra scienziati a causa del fatto che ci sono studi contraddittori sui suoi possibili effetti cancerogeni; mentre il glufosinate di ammonio si utilizza anche nelle coltivazioni illecite per la sua capacità di bruciare la pianta.
“Ci sembra un’assurdità che la Bolivia si presti ad autorizzare questi eventi senza portare avanti degli studi. Piuttosto dovrebbe promuovere la riduzione globale dei transgenici esistenti in Bolivia”, ha dichiarato Crespo, che contesta anche che l’aumento della produzione di biodiesel sia un misura favorevole all’ambiente, afferma che per la produzione dei 250.000 ettari si utilizzeranno per lo meno undici milioni di litri di fertilizzanti e 20 milioni di litri di diesel.
Il governo della Bolivia afferma che l’uso della biotecnologia nella produzione di soia ha come unico scopo la produzione di biodiesel, che permetterà di abbassare i costi, ridurre l’importazione e diminuire le sovvenzioni al diesel.
Nelle dichiarazioni ai media boliviani, il ministro degli Idrocarburi, Luis Alberto Sánchez, ha detto che con l’accordo si avanza “con passo fermo” verso la sovranità energetica per la benzina e il diesel, “proteggendo l’ambiente, fornendo un miglior rendimento ai veicoli e generando un risparmio economico tanto allo stato come alle tasche degli utenti”.
9 aprile 2019
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Yvette Sierra Praeli, “Polémica en Bolivia: gobierno decide ampliar frontera agrícola en 250.000 hectáreas para soya transgénica” pubblicato il 09/04/2019 in Mongabay, su [https://es.mongabay.com/2019/04/bolivia-gobierno-soya-transgenica/] ultimo accesso 23-04-2019. |