Nel momento in cui si compiono cento anni dagli assassinii di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht, vale la pena di chiedersi: chi è stato il responsabile di quei crimini? Chi è o chi sono stati a premere il grilletto e con quale autorizzazione lo hanno fatto?
La risposta è tanto chiara quanto drammatica: il governo socialdemocratico di Friedrich Ebert, alleato con i paramilitari del Freikorps (“corpi liberi”) in risposta alla sollevazione operaia in tutta la Germania, in una congiuntura rivoluzionaria come quella che stava attraversando buona parte dell’Europa alla fine della Prima Guerra Mondiale.
I Freikorps erano composti da ex soldati dell’esercito tedesco, con un forte sentimento anti-comunista e anti-operaio, e negli anni seguenti parteciparono a numerosi scontri contro gli operai socialisti e comunisti in sciopero. Di fronte alla “rivolta spartachista” di Berlino nel gennaio del 1919, i Freikorps furono indotti dal ministro della Difesa, il socialdemocratico Gustav Noske, a reprimere gli operai e i comunisti, compresi Liebknecht e Rosa Luxemburg, il 15 gennaio del 1919.
Poco dopo appoggiarono il governo per distruggere la Repubblica Sovietica della Baviera e, con gli anni, molti dei suoi membri iniziarono ad avvicinarsi al nazismo, entrando nel Partito Nazionalsocialista tedesco e nella sua milizia, la SA (reparti d’assalto).
La deriva della socialdemocrazia tedesca verso la repressione che aprì le porte al fascismo, in realtà era cominciata molto prima, sotto il governo del cancelliere Otto von Bismarck, nel decennio del 1880. In quegli anni, le classi dominanti erano ossessionate dal possibile ripetersi di una rivoluzione come quella del 1848 (ricordiamo che Wallerstein sostiene che si è trattato di una delle due rivoluzioni mondiali che hanno cambiato il mondo) e quella della Comune di Parigi del 1871.
Per evitare quella possibilità, un politico conservatore come Bismarck iniziò a compiere i primi passi per la costruzione di un vasto sistema di copertura sociale che successivamente fu seguito da altri paesi del continente. Di conseguenza, furono approvate leggi per l’Assicurazione contro le Malattie (1883), l’Assicurazione per gli infortuni sul Lavoro degli Operai e Impiegati delle Imprese Industriali (1888) e, nel corso del 1889, l’Assicurazione di Invalidità e Vecchiaia. Lo spirito della legislazione sociale emerge da un famoso messaggio di Bismarck: “Il superamento dei mali sociali non si può trovare esclusivamente nel reprimere gli eccessi socialdemocratici, ma anche tramite la ricerca di formule moderate che permettano un miglioramento del benessere dei lavoratori”.
Nello stesso periodo in cui il cancelliere Bismarck introduceva innovazioni con la costruzione di una vasta legislazione di protezione sociale, la prima nel mondo capitalista, tra il 1878 e il 1888 impose le cosiddette “leggi antisocialiste” (proibizione delle attività e dei partiti di segno socialista, di stampa e di raccolta fondi), con l’obiettivo di indebolire il partito socialdemocratico e le organizzazioni della classe lavoratrice che disponeva di cooperative, biblioteche e di un’infinità di associazioni culturali e sociali.
A un secolo di distanza, non dobbiamo solo mostrare la nostra indignazione per l’assassinio di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht, ma trarre qualche insegnamento per far luce sulle attuali resistenze.
Il primo è che la socialdemocrazia (il progressismo o la sinistra) al governo si azzarda a fare quello che la destra non ha la possibilità di realizzare. Perché il progressismo al comando dello Stato ha maggiore legittimità e può sostituire la destra nel lavoro sporco, come ha fatto nel 1919.
La seconda lezione è che per assumere il comando dell’apparato statale, le differenze tra sinistra e destra si sono dovute diluire fino a sparire completamente. La socialdemocrazia tedesca non solo è responsabile dei crimini indicati, ma anche di aver posto tappeti sulla strada del nazismo, distruggendo gli unici che potevano evitare che arrivasse al potere: la classe operaia organizzata. Il problema non è l’atteggiamento di questo o quel dirigente, ma una politica che ha messo al centro l’occupazione dello Stato, da cui non c’è altra possibilità che fare quello che hanno fatto. È una questione strutturale, non di congiuntura o di persone.
Quello che è successo un secolo fa non è solo storia. In América Latina il progressismo sta percorrendo, più o meno, un cammino molto simile: le politiche sociali e la repressione fanno parte di un medesimo processo.
Articolo pubblicato su Desinformémonos con il titolo Contrainsugencia progresista
18 Gennaio 2019
Comune Info
https://comune-info.net/2019/01/controinsurrezione-progressista/
Traduzione di Comune Info: |
Raúl Zibechi, “Contrainsugencia progresista” pubblicato il 14/01/2019 in Desinformémonos, su [https://desinformemonos.org/contrainsugencia-progresista/] ultimo accesso 13-02-2019. |