Perché hanno ucciso Camilo Catrillanca?


Hervi Lara B.

Il popolo mapuche del territorio del Cile abitava tra il fiume Choapa al nord e le isole di Chiloé al sud. Dopo una lunga resistenza alla conquista spagnola, i mapuche si videro obbligati a ripiegare verso il sud, riuscendo a mantenere per più di due secoli la frontiera sul fiume Bío-Bío.

Nel 1641, il re di Spagna, con il Patto di Quilín, riconobbe l’inviolabilità del territorio e l’autodeterminazione mapuche al sud di questo fiume, il quale fu ratificato dal Parlamento Generale di Negrete del 1803. Più tardi, la nascente Repubblica del Cile, nel 1825, con il Trattato di Tapihue, stabilì che non avrebbe violato questa frontiera.

Nonostante ciò, a metà del XIX secolo questo impegno fu trasgredito dallo Stato del Cile mediante la “Pacificazione de La Araucanía”, termine eufemistico per chiamare l’occupazione del territorio a sud del fiume Bío-Bío per incorporarlo all’agricoltura, sradicando i mapuche in riduzioni (villaggi di indigeni convertiti al cristianesimo, ndt) attraverso “titoli di mercede”, rimanendo così confinati in 500 mila ettari, questo è, il 5% del loro territorio originale. L’altro 95% delle terre fu consegnato ai coloni stranieri e cileni. Successivamente, continuarono ad essere vittime di saccheggi mediante intimidazioni e farse giudiziarie, aumentando il loro processo di pauperizzazione.

Tra il novembre del 1868 e il maggio del 1869, tredici divisioni dell’esercito si addentrarono nel cuore del Wallmapu abbattendo tutto quanto trovarono sul loro passaggio. Secondo delle testimonianze, in questa guerra di “terra bruciata” o “guerra di sterminio”, bruciarono più di duemila case delle tribù guerriere, la maggior parte colme di cereali per il sostentamento, oltre al furto di più di 20 mila capi di bestiame, razziati dai soldati verso i recinti di Angol, Nacimiento e Los Angeles. In altri termini, questo attacco da parte dello stato cileno fu un saccheggio e un bagno di sangue: “Si catturava il mapuche che si poneva davanti e si assassinavano donne, anziani e bambini, senza alcuna distinzione. A volte, questi ultimi erano presi prigionieri e inviati nelle città di Concepción, Chillán o Santiago. Lì alla fine erano ripartiti come “ragazzini” e “ragazze” per il servizio domestico di famiglie aristocratiche”. (Cayuqueo, P., “Historia secreta mapuche”, Catalonia, Santiago de Chile, 2017, pag. 301).

Recentemente nel 1967, la Legge di Riforma Agraria N° 16.640, permise un incipiente processo di recupero delle terre e di sostegno creditizio. Durante il governo dell’Unità Popolare del Presidente Salvador Allende, fu creato l’Istituto di Sviluppo Indigeno e furono restituiti alle comunità mapuche 200.000 ettari. Ma la dittatura militare interruppe il processo di Riforma Agraria e i suoi partecipanti furono perseguitati. Le terre furono restituite agli antichi padroni, alcune assegnate e altre passarono in mano dello stato e di capi militari.

Nel 1978, il dittatore Pinochet emanò il DL 2.568 che stabilì la lottizzazione delle terre comunitarie dei mapuche, stabilendo che “gli appezzamenti risultanti dalla divisione delle riserve smetteranno di essere considerati terre indigene, e indigeni i loro padroni e aggiudicatari”. Così si è cercato di annichilire la cultura mapuche, a cui si è aggiunta l’espansione forestale che ha rimpiazzato i boschi nativi con migliaia di migliaia di ettari di monocolture di specie forestiere, come il pino e l’eucalipto, con nocive conseguenze ecologiche.

Il crimine di Camilo Catrillanca è in episodio in più nel processo di sterminio del popolo mapuche. Questo giovane mapuche di 24 anni era un “obiettivo” vigilato dai Carabinieri del Cile, secondo la “Esposizione coordinamento zona controllo ordine pubblico”, dell’Unità di Intelligence Operativa Specializzata dei Carabinieri (UIOE), la medesima che fu scoperta produrre prove false contro dirigenti mapuche, che hanno perseguitato e incarcerato nella cosiddetta “Operazione Uragano”.

Catrillanca era stato un rilevante dirigente studentesco nel liceo di Pailahueque (Ercilla), il cui locale è stato trasformato nella caserma delle Forze Speciali dei Carabinieri.

Il Rapporto dell’Intelligence di Polizia identifica Camilo Catrillanca come un dirigente dell’Alleanza Territoriale Mapuche, accusata di essere responsabile della violenza nell’Araucanía. Aveva un ruolo importante nella sua comunità in difesa dell’identità culturale. Per questo gli hanno sparato alla schiena e lo hanno ucciso: così come avvenne durante la “Pacificazione dell’Araucanía” del XIX secolo, per imporre la “civilizzazione” e il “progresso” del sistema capitalista è necessario sterminare coloro che mantengono vivo lo spirito del popolo, perseguitando il movimento di rivendicazione mapuche, attribuendogli dei delitti comuni per sminuire la loro lotta, perseguitando e incarcerando i dirigenti più lucidi, come lo era Camilo Catrillanca.

Dal 1993, la legge N° 19.253 proibisce “la vendita e l’affitto delle terre indigene vicine ai centri urbani, per liberalizzare il suolo mapuche e autorizzare ai loro tradizionali padroni la vendita e l’affitto di terra a privati”. In questo momento, parlamentari di destra hanno chiesto la modifica di questa legge, fatto che permetterebbe gli investimenti immobiliari. In questo ambito si inserisce il Piano Araucanía dell’attuale governo, portato avanti dall’ex cancelliere, ex presidente della Confederazione della Produzione e il Commercio e oggi ministro dello Sviluppo Sociale, accompagnato dal presunto “interesse benefattore” della grande imprenditoria verso il territorio mapuche.

La politica della “carota” per coloro che accedono alle offerte del mercato. Il “bastone”, per coloro che rivendicano l’autonomia territoriale, come il Coordinamento Arauco-Malleco (CAM), il Weichan Auka Mapu (WAN), la Resistenza Mapuche Malleco (RMM), e l’Alleanza Territoriale Mapuche (ATM).

La “pacificazione” dell’Araucanía è continuata e continueranno i crimini degli agenti dello stato fino a quando questo riconoscerà che “l’autodeterminazione non implica uno stato indipendente per ogni popolo, nemmeno implica che i gruppi senza stato facciamo solo ricorso ai diritti individuali dei propri membri. Piuttosto, i popoli come tali, inclusi i popoli indigeni con le loro proprie strutture politiche e sociali, devono partecipare a tutti i livelli, pienamente e allo stesso modo alla costruzione e al funzionamento di tutte le istituzioni di governo sotto le quali vivono”. (James Anaya, Relatore Speciale dell’ONU sulla Situazione dei Diritti Umani e le Libertà Fondamentali degli Indigeni).

Santiago del Cile, 29 novembre 2018.

Fonte: El Ciudadano on line

30/11/2018

Alai

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Hervi Lara B.¿Por qué mataron a Camilo Catrillanca?” pubblicato il 30/11/2018 in Alai, su [https://www.alainet.org/es/articulo/196891] ultimo accesso 12-12-2018.

, ,

I commenti sono stati disattivati.