Dopo le affollate manifestazioni che questo mercoledì 17 sono scese in strada per denunciare il governo corrotto di Jovenal Moise, sembra che l’asse delle richieste abbia fatto un altro passo in avanti, e non è più una protesta per i fondi dirottati della PetroCaribe, ma la gente, anche incollerita dalla repressione della polizia che oggi è costata una nuova vita, chiede direttamente la rinuncia di Moise.
Quella della PetroCaribe è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso giacché il dirottamento dei fondi, che con tanta solidarietà il Venezuela Bolivariano aveva inviato per prestare attenzione ai gravi problemi del paese, logicamente è visto dalla popolazione come un crimine, in un paese dove la sofferenza è qualcosa di quotidiano. Con questo stato d’animo di massa sono sorte queste nuove ribellioni. Che sia chiaro: il popolo non si oppone alla PetroCaribe, al contrario, ma desidera togliersi di dosso i governi corrotti che hanno tradito il gesto del Comandante Hugo Chávez.
Ora la partita fondamentale si gioca in strada. Così una folla ha inondato con i suoi improvvisati striscioni e la bandiera nazionale l’immenso Champ de Mars. E la medesima scena si è ripetuta a Gonaive, Cité Soleil o Jacmel, dove Moise ha dovuto uscire fuggendo come un ratto di fronte all’ira di centinaia di abitanti.
Durante la notte, nella seconda città del paese, Cabo Haitiano, la grande maggioranza dei suoi abitanti continuava ad occupare le strade e la polizia era superata e senza sapere cosa fare. Gli abitanti del luogo insistevano su “che Moise se ne vada” e altri epiteti sui suoi atti di corruzione.
Per questo giovedì si aspettano nuove mobilitazione a Port-au-Prince e anche a Les Cayes, dove mercoledì è stato assassinato un manifestante.
Tutto indica che questa volta, il popolo sia disposto a dire l’ultima parola e ad affrettare il passo affinché la successione di cattivi governi (gli ultimi tre sono stati uno peggiore dell’altro: Preval-Martelly-Moise) non si ripeta e che siano le forze popolari e i movimenti sociali ad avere l’ultima opinione al momento di decidere la direzione del paese. Non è una casualità che questo 17 ottobre, nelle strade con i canti e le parole d’ordine contro il regime, molti facessero appello ad includere come controparte Jean-Jacques Dessalines, il grande patriota antischiavista e lottatore per l’indipendenza. La sua eredità rivoluzionaria continua a sorvolare tutto il territorio haitiano. Molti sono coloro che ricordano quel proclama del 18 novembre 1803, quando il padre della patria proclamò “Libertà o morte”. Quel pronunciamento è diventato carne in centinaia di migliaia di haitiani e haitiane, che oggi non sono disposti a che le truppe d’occupazione della Minustah e le forze repressive dell’attuale governo frenino i loro aneliti di libertà. Come oggi ha detto bene uno dei manifestanti intervistato da una catena messicana: “Abbiamo già sofferto troppo per non avere la dignità di ribellarci, e questa volta non indietreggeremo fino a quando il popolo governerà”.
17 ottobre 2018
Resumen Latinoamericano
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Carlos Aznárez, “Haití: El pueblo en la calle contra el régimen” pubblicato il 17/10/2018 in Resumen Latinoamericano, su [http://www.resumenlatinoamericano.org/2018/10/17/haiti/] ultimo accesso 18-10-2018. |